Il j’accuse dei cittadini
“basta inerzie sui veleni
nei terreni di Carpiano e Landriano”
E’ passato un mese dalla denuncia della consigliera regionale M5S Iolanda Nanni sulla grave vicenda dei 12 ettari di terreni agricoli coltivati a Carpiano e Landriano e gravemente contaminati con diossine, metalli pesanti e sostanze genotossiche. Ma nessuna risposta è arrivata. I cittadini, fortemente preoccupati, non ci stanno e ieri sera, 23 ottobre, in tanti hanno affollato la sala della frazione di Pairano (Landriano) per chiedere a gran voce risposte. All’assemblea, indetta dal Comitato ambiente “Cittadini per il territorio di Landriano”, pur invitati, i sindaci dei comuni coinvolti hanno preferito disertare l’incontro, aperto dalla dettagliata e preoccupante relazione del professor Paolo Ferloni (il secondo da destra nella foto), docente di chimica, fisica ambientale dell’Università di Pavia. È dal 2006 che diversi studi commissionati dalla Provincia di Pavia al Centro di Ricerche Europeo di ISPRA evidenziano la gravità dell’inquinamento di questi terreni che tutt’oggi sono coltivati e i cui prodotti sono immessi sul mercato.
Il terzo Rapporto di ISPRA, redatto nel 2011 per la Regione Lombardia, descriveva una situazione gravemente compromessa, probabilmente per sversamenti pirata nei terreni della Cascina Calnago, a cavallo tra i confini di Carpiano e Landriano.
Eppure, incredibilmente, nulla si è mosso…
Il j’accuse dei cittadini
“basta inerzie sui veleni
nei terreni di Carpiano e Landriano”
E’ passato un mese dalla denuncia della consigliera regionale M5S Iolanda Nanni sulla grave vicenda dei 12 ettari di terreni agricoli coltivati a Carpiano e Landriano e gravemente contaminati con diossine, metalli pesanti e sostanze genotossiche. Ma nessuna risposta è arrivata. I cittadini, fortemente preoccupati, non ci stanno e ieri sera, 23 ottobre, in tanti hanno affollato la sala della frazione di Pairano (Landriano) per chiedere a gran voce risposte. All’assemblea, indetta dal Comitato ambiente “Cittadini per il territorio di Landriano”, pur invitati, i sindaci dei comuni coinvolti hanno preferito disertare l’incontro, aperto dalla dettagliata e preoccupante relazione del professor Paolo Ferloni (il secondo da destra nella foto), docente di chimica, fisica ambientale dell’Università di Pavia. È dal 2006 che diversi studi commissionati dalla Provincia di Pavia al Centro di Ricerche Europeo di ISPRA evidenziano la gravità dell’inquinamento di questi terreni che tutt’oggi sono coltivati e i cui prodotti sono immessi sul mercato.
Il terzo Rapporto di ISPRA, redatto nel 2011 per la Regione Lombardia, descriveva una situazione gravemente compromessa, probabilmente per sversamenti pirata nei terreni della Cascina Calnago, a cavallo tra i confini di Carpiano e Landriano.
Eppure, incredibilmente, nulla si è mosso. “Il centro di ricerca di ISPRA -come sottolineato ieri sera da Iolanda Nanni (a destra nella foto)- ha riscontrato la contaminazione nel 2007. Ebbene, solo a novembre 2011, c’è stato il primo incontro tecnico in Regione in cui peraltro si confermava che l’area veniva regolarmente utilizzata dai conduttori a fini produttivi (specificatamente mais) e che NON vigevano limitazioni d’uso sui terreni interessati. A questo incontro i COMUNI interessati erano assenti. Poi inspiegabilmente c’è un vuoto assoluto fino al 31 maggio 2015 quando si avvia in Regione la Conferenza dei Servizi, gravemente in ritardo rispetto alle indagini di ISPRA del 2007, nonché ancora in alto mare e lacunosa sotto il profilo documentale. In questa sede, l’azienda proprietaria dei terreni ha presentato uno studio che ARPA giudica così: “si ritiene quanto presentato non sufficiente ed esaustivo”. ARPA ha infatti prescritto tutta una serie di maggiori e più diversificati controlli nonché aggiuntive misure per la bonifica. Stavolta, erano assenti la Provincia di Pavia e l’ASL di Pavia.”
Cosa succede in Regione
“A questo punto -ha proseguito Nanni- abbiamo ritenuto doveroso, a distanza di un mese, depositare una nuova interrogazione per chiedere i motivi di tale ingiustificato ritardo e soprattutto per evidenziare all’Assessorato Regionale competente la presenza di alcune criticità su come è stata condotta la Conferenza dei Servizi. Siamo a un nulla di fatto: dopo 8 anni dalla scoperta della contaminazione dei 12 ettari di terreno, non c’è ancora né un piano di bonifica definitivo, né un divieto di coltivazione, né l’avvio di monitoraggi sull’area. Nulla di nulla. Naturalmente non c’è ancora neanche una risposta alla mia interrogazione del 14 settembre scorso, quando sollevai il caso in Regione.”
“All’interno dell’interrogazione – ha continuato Nanni – chiediamo conto alla Regione del perché ISPRA non sia stata convocata alla Conferenza dei Servizi e ascoltata per un autorevole parere anche sulla perizia di parte. Risulta infatti che Regione Lombardia abbia preso per buoni i contenuti dello studio di parte, commissionato dalla proprietà, considerandolo come punto di partenza del cosiddetto “piano di caratterizzazione” (documento necessario per avviare la bonifica). La presenza di ISPRA è tanto più importante perché, fra ciò che dice lo studio di parte e ciò che rileva ISPRA, c’è una grave divergenza sulle cause della contaminazione: lo studio di parte le individua nello stato delle acque dei corsi adiacenti i terreni, mentre ISPRA parla di possibile “spargimento pirata” di rifiuti tossici e pericolosi. Sono due cose ben diverse che necessitano di approfondimento da parte di Regione, possibile solo attraverso monitoraggi aggiornati e l’interlocuzione con ISPRA. A ciò si aggiunga un altro dettaglio non da poco: mentre ISPRA individua ben 12 ettari di terreno contaminati, lo studio della proprietà li circoscrive a soli 2 ettari. Ora cosa succederebbe se la Regione prendesse per buono lo studio di parte che circoscrive l’area da bonificare a soli 2 ettari senza controllare gli altri 10?”.
“ISPRA inoltre denunciava la possibile contaminazione delle falde acquifere: più tempo si aspetta a fare la bonifica, più alta è la probabilità che gli inquinanti si infiltrino nelle falde, sarebbe opportuno che Regione attivasse subito un monitoraggio costante e strutturale delle falde. Infine non è comprensibile il motivo per cui le Autorità competenti, e in particolare il Sindaco non abbiano ancora emesso un’ordinanza per vietare la coltivazione e l’allevamento sui terreni incriminati: proprio su questo punto intendo sollecitare nei prossimi giorni il Sindaco di Carpiano”, ha concluso Nanni.
Tra i vari interventi, numerosi hanno evidenziato la criminale inerzia delle amministrazioni comunali coinvolte, che pur avendo i poteri di sequestrare l’area e vietare le coltivazioni, nell’interesse della salute pubblica, non hanno mosso un dito.
La gravità della situazione è evidente: dall’assemblea si è levata una voce unanime per ottenere il sequestro dei terreni, monitorare costantemente lo stato dei terreni e vietare le coltivazioni fino all’avvenuta bonifica. L’Associazione per il Parco Sud Milano svolgerà un ruolo attivo per sostenere le sacrosante ragioni dei cittadini.