Ambiente di città: luci ed ombre dal rapporto Ispra SNPA
Città in transizione verso la sostenibilità ambientale:
cresce la mobilità dolce, ma anche il consumo di suolo
Il rapporto Ispra SNPA mostra la fragilità del territorio
Rapporto Censis testimonia grave inefficienza degli acquedotti (e degli amministratori)
Reti idriche nazionali colabrodo:
nel 2014 perso oltre il 37% di acqua. Ora si supera il 40!
I nostri politici ne sono i responsabili
A livello mondiale è in crescita scarsità delle risorse idriche. Entro il 2025 si prevede che metà della popolazione del pianeta vivrà in condizioni di “stress idrico”. L’Italia, che si può considerare un Paese ricco d’acqua, intanto ne spreca enormi quantità a causa di infrastrutture carenti, obsolete e inadeguate: tra il 2008 e il 2012, dalle reti acquedottistiche, andava perso il 37,4% di questo bene prezioso, ormai definito “oro blu”. A rilevarlo era il 48° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2014, che evidenziava come, rispetto all’ultimo rilevamento, le perdite si fossero incrementate del 5,3%. In pratica, rispetto alla totalità dell’acqua che viene immessa in rete, più di un terzo sparisce. Il dato del 2014 sulle perdite di rete ci caratterizza come una vera e propria anomalia tra i grandi Paesi europei: queste erano infatti pari al 6,5% in Germania, al 15,5% in Inghilterra e Galles, al 20,9% in Francia. Nella pubblicazione, il Centro Studi Investimenti Sociali spiega come ciò costringa ad “aumentare il prelievo di acqua alla fonte, impoverendo la risorsa ed esponendo alcuni territori a cronici disservizi”.
Inoltre, il 20% delle acque reflue, viene smaltito senza essere depurato, portando inquinamento nei mari, fiumi e laghi: per la mancata depurazione delle acque reflue – ricorda il Censis – l’Italia già avuto due condanne in sede europea, in quanto una quota consistente di popolazione (il 15%, con punte del 22% nel Mezzogiorno) non è allacciata ad alcuna rete fognaria e il 30% non è collegato a un impianto di depurazione. Anche nei Comuni capoluogo il 10% della popolazione non è servito da depuratore. “Rischiamo di pagare multe salate per il mancato adeguamento degli scarichi dei nostri agglomerati urbani, ma soprattutto sono a rischio la salute dei cittadini, l’ambiente e l’economia turistica”, rileva il Centro Studi.
Un deficit infrastrutturale che richiederebbe ingenti investimenti, come, nel 2017, ha stimato Utilitialia, la confederazione che riunisce i gestori dell’acqua. “Il fabbisogno totale di investimenti, per adeguare e mantenere la rete idrica nazionale, è di circa 5 miliardi all’anno. Troppo alto con le attuali tariffe: attualmente per l’Italia ci si attesta in media a circa 32-34 euro per abitante all’anno, mentre sarebbe necessario arrivare al livello minimo europeo, cioè almeno 80 euro per abitante all’anno; in Francia sono a 88, nel Regno Unito a 102 e in Danimarca a 129 euro”. (altro…)