Parco Agricolo Sud Milano, l’anno che verrà
Le luminarie e la corsa agli acquisti possono eccitare o deprimere. Lo stesso dicasi se ci si mette a fare il punto sullo stato del Parco Agricolo Sud Milano: i nuvoloni non mancano, ma c’è anche tanta energia positiva che scorre.
Partiamo dalla delimitazione dei confini del Parco Naturale nel Parco Agricolo Sud Milano. Per l’Ente Parco doveva essere una passeggiata, un atto previsto dalle leggi regionali e, a 28 anni dalla istituzione del Parco Sud, un atto dovuto. Si sta invece trasformando nella messa in discussione del nostro Parco. C’è, neanche troppo sotto traccia, un massiccio passaparola di fake news (bufale) che sta sobillando gli agricoltori: …nel costituendo Parco Naturale non potrete continuare a fare l’agricoltura che volete e chissà quali nuove vessazioni… E in tanti, troppi comuni, gli agricoltori stanno incontrando i sindaci, chiedendo di bloccare l’iter. Alcune associazioni agricole stanno cavalcando il malcontento della base, fomentandolo a loro volta. Forse perché in questo contesto politico, stanno cercando nuovi interlocutori politici, forse per questioni di concorrenza interna. Insomma, il Parco Sud è improvvisamente diventato il focalizzatore di tutte le pretese inefficienze e imposizioni: …le autorizzazioni non arrivano mai…non si può dare la caccia alle nutrie… Ci aspettiamo dall’Ente Parco parole chiare, che mettano fine a questa ondata emotiva e al mare di falsità circolanti.
Anche sui megaprogetti di viabilità, i nuvoloni non contano. E stiamo forse di fronte a una nuova emergenza, legata alla nascita come funghi di nuovi poli logistici. Terreni agricoli vengono spazzati via da alti capannoni, vasti ognuno decine di migliaia di metri quadri, con annessi megaparcheggi per tir e furgoni. Qualche nome? A Lacchiarella ci hanno messo l’occhio Carrefour (il polo che serve tutta l’Alta Italia) e Zust-Ambrosetti, ma quasi ogni operatore è ormai presente o ha mire in un’ampia fascia del sud Milano, da Carpiano a Calvignasco, e ancor più nel nord Pavese, dove diversi altri comuni stanno cambiando letteralmente faccia. E volete che la Regione, con i nostri soldi pubblici, non corra a supportare con nuove superstrade la distruzione di campi e natura? Bisogna, da parte dei cittadini avveduti, mantenere alta la pressione, come hanno fatto coloro che continuano a battersi al Tar per bloccare la Vigevano Malpensa. Certo, la logistica serve –meglio se inserita nelle aree industriali dismesse- come pure la riqualificazione delle strade esistenti per risolvere i problemi di mobilità esistenti. Ma il Parco Sud ha ben altre vocazioni di sviluppo.
Parlavamo di cittadini sensibili, e il pensiero corre ai gruppi che si sono costituiti in Sentinelle del Parco Sud. Il degrado del territorio è ampio, ma loro -con determinazione e fiducia- si danno da fare e qualche risultato lo si porta anche a casa: lo sa ad esempio qualche carrozziere che ha smesso, grazie a multe salate, di far “smaltire” i suoi rifiuti in campagne e rogge. Un grazie di cuore alle Sentinelle, unitamente a coloro che, in veste istituzionale, danno loro un grande aiuto: le GEV, le guardie venatorie, le polizie locali, sino a coloro che gestiscono i corsi d’acqua e reti fognarie, ascoltando le richieste dei cittadini e cercando di porre rimedio. Per meglio focalizzare la lotta al degrado ambientale, nei primi mesi del prossimo anno organizzeremo degli incontri per arrivare a definire proposte operative su come combattere le mini discariche o l’avvelenamento delle acque delle rogge: metteremo le esperienze dal basso al servizio dei decisori politici.
La fine di quest’anno ha visto infine l’avvio della collaborazione a un progetto scuola lavoro con due classi del liceo artistico milanese Boccioni. Ci confronteremo per i prossimi tre anni con dei giovanissimi e cercheremo di far comprendere loro l’importanza e le tante sfaccettature del territorio del sud Milano. Forse daremo più sensibilità a futuri architetti e urbanisti, ma anche se non arriveremo a tanto, sarà una bella occasione per metterci in gioco, per cercare di comprendere i giovani, che potranno mantenere lo status quo o modificare in maniera sostanziale l’atteggiamento verso ciò che ci circonda: la natura, il creato, il prossimo.
Troppe speranze? Forse, ma siamo a Natale e a fine anno. E poi qualche segnale potrebbe esserci. Come quello di questo video, dove una voce giovanissima, quasi infantile, ha parlato con autorevolezza ai leader mondiali e alle nostre coscienze. Il 2019 sarà un anno di sfide: affrontiamole insieme. Intanto, un caro augurio a voi e ai vostri cari.