RiMaflow, fabbrica autogestita di Trezzano
il 6 e 7 fa la ripassata di pomodoro
ma soprattutto salva l’occupazione
Un rapporto pubblicato in Francia dimostra che le imprese autogestite da cooperative di lavoratori sono in aumento in tutti i paesi europei e che la loro capacità di sopravvivenza resta piuttosto alta. Il loro punto di forza? Mettere in comune saperi e decisioni. Non tutti sanno che nel Parco Sud, a Trezzano sul Naviglio, esista una realtà emblematica: Rimaflow, impresa da due anni autogestita dai lavoratori.
Per creare reddito e occupazione ci si è rivolti verso attività capaci di coinvolgere il territorio e i suoi abitanti: si va dal riuso/ricliclo agli sgomberi e traslochi fino alle autoproduzioni e vendita di prodotti bio a km 0 del Parco agricolo Sud Milano e dei produttori Associati che difendono l’ambiente e i diritti dei lavoratori. La prossima iniziativa è fissata per il 6 e 7 settembre: nella fabbrica si farà una grande autoproduzione di passata di pomodoro, la RiPassata di RiMaflow, con i pomodori biologici e solidali a km. 0, un modo per riscoprire l’autoproduzione, ma anche il mangiar sano in alternativa alla grande distribuzione organizzata. Chi vuole dare una mano e trascorrere una giornata in amicizia? Si può comunicare la propria partecipazione sulla pagina eventi di facebook. Occorrono almeno 2.000 bottiglie di birra vuote da 66 cl da lavare e sterilizzare: chi può recuperarne (da bar, pizzerie, centri sociali, ecc) le può portare in via Boccaccio, 1 a Trezzano oppure telefoni a Gigi 335.121.3067.
RiMaflow, fabbrica autogestita di Trezzano
il 6 e 7 fa la ripassata di pomodoro
ma soprattutto salva l’occupazione
Un rapporto pubblicato in Francia dimostra che le imprese autogestite da cooperative di lavoratori sono in aumento in tutti i paesi europei e che la loro capacità di sopravvivenza resta piuttosto alta. Il loro punto di forza? Mettere in comune saperi e decisioni. Non tutti sanno che nel Parco Sud, a Trezzano sul Naviglio, esista una realtà emblematica: Rimaflow, impresa da due anni autogestita dai lavoratori.
Per creare reddito e occupazione ci si è rivolti verso attività capaci di coinvolgere il territorio e i suoi abitanti: si va dal riuso/ricliclo agli sgomberi e traslochi fino alle autoproduzioni e vendita di prodotti bio a km 0 del Parco agricolo Sud Milano e dei produttori Associati che difendono l’ambiente e i diritti dei lavoratori. La prossima iniziativa è fissata per il 6 e 7 settembre: nella fabbrica si farà una grande autoproduzione di passata di pomodoro, la RiPassata di RiMaflow, con i pomodori biologici e solidali a km. 0, un modo per riscoprire l’autoproduzione, ma anche il mangiar sano in alternativa alla grande distribuzione organizzata. Chi vuole dare una mano e trascorrere una giornata in amicizia? Si può comunicare la propria partecipazione sulla pagina eventi di facebook: https://www.facebook.com/events/1496735290563922/. Occorrono almeno 2.000 bottiglie di birra vuote da 66 cl da lavare e sterilizzare: chi può recuperarne (da bar, pizzerie, centri sociali, ecc) le può portare in via Boccaccio, 1 a Trezzano oppure telefoni a Gigi 335.121.3067.
Chi sono quelli della RiMaflow
Un gruppo di lavoratrici e lavoratori, in grande maggioranza licenziati dalla Maflow di Trezzano sul Naviglio, chiusa definitivamente nel dicembre 2012, ha recuperato la fabbrica, riconvertendola da automotive verso il riuso e il riciclo di apparecchiature elettriche ed elettroniche e sta dando vita a una vera e propria Cittadella dell’altraeconomia. L’Associazione Occupy Maflow, che prende il nome dai grandi movimenti di questi anni contro le politiche economiche e sociali liberiste dominanti (da Occupy Wall Street agli Indignados, dalle primavere arabe a Gezy Park, alle lotte di lavoratori e studenti contro il ricatto del debito e le dittature dei mercati), coordina tutte le attività che si svolgono all’interno di RiMaflow, la Rinascita della Maflow, che è anche il nome della Cooperativa onlus che si occupa di riuso e riciclo.
“Riappropriandoci del nostro lavoro -spiegano nel loro sito– stiamo attuando una riconversione ecologica della fabbrica. Vogliamo costruire una linea di produzione per la gestione delle apparecchiature elettriche ed elettroniche obsolete. E creare una fabbrica aperta al tessuto sociale capace di catalizzare le pratiche di riuso e riciclo e promuovere la riduzione degli impatti ambientali. Ad oggi abbiamo instaurato attraverso il nostro GAS Fuorimercato un positivo rapporto con i produttori locali fornendo loro una logistica per la distribuzione dei prodotti biologici e autofinanziandoci con piccole produzioni agro-alimentari come la Ripassata (passata di pomodoro) ed il Rimoncello (un gustoso limoncello). Abbiamo avviato un Mercatino dell’usato e stiamo organizzando una ciclofficina e varie attività artigianali per creare opportunità di lavoro anche per altri disoccupati. Come autofinanziamento organizziamo anche spettacoli ed attività culturali (musica, teatro, corsi, ecc.) con l’apertura di un bar e una piccola ristorazione per chi opera all’interno della fabbrica”.
Un filosofia che salva l’occupazione
L’obiettivo, come detto, è quello di realizzare una cittadella dell’altra economia dove attività produttive ed attività sociali si incontrano per resistere alla crisi e promuovere iniziative in rottura con il modello economico liberista. “Non crediamo -aggiungono- di essere un modello riproducibile in ogni contesto, il sistema produttivo è talmente peculiare e l’autogestione talmente complessa che la cosa sarebbe impossibile. Quello a cui miriamo è la diffusione di un nuovo modo di intendere la produzione. Un ragionamento da declinare alle situazioni specifiche. Al centro di questa concezione si trova l’autorganizzazione dei lavoratori, il più alto livello di sostenibilità ecologica conseguibile e la partecipazione del tessuto sociale alla vita di fabbrica. Ma sta alle singole esperienze trovare le forme e i modi per far si che ciò si realizzi”.
L’esperienza della Rimaflow di Trezzano è un esempio economia civile e solidale di cui oggi c’è bisogno più che mai. È un’economia fatta di cooperazione e di attenzione alle comunità coniugata in chiave ecologica. Un esempio coraggioso di “riconversione” occupazionale fatta con l’inventiva, trasformando un sito industriale in crisi in un luogo di aggregazione e risorsa per il territorio.