Vigevano-Malpensa: obiezioni e contrarietà al progetto “alternativo” proposto dalla Città Metropolitana

 

Vigevano-Malpensa: le contrarietà
al progetto “alternativo”
proposto dalla Città Metropolitana

Lo scorso 18 gennaio, una delegazione dei nostri Comitati ha avuto un incontro con la consigliera delegata della Città Metropolitana, Arianna Censi. Erano presenti anche tre tecnici della Città Metropolitana, tra cui l’ingegnere Marco Daleno.
Abbiamo chiesto lo stato di fatto dell’ipotesi progettuale “alternativa” della Città Metropolitana al progetto ANAS Magenta/Albairate/Vigevano. La consigliera Censi ci conferma che l’ipotesi alternativa sulla quale gli Enti Locali avrebbero raggiunto un accordo contemplerebbe la definizione contestuale e preventiva…

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L’outlet di campagna a Locate sta cancellando il paesaggio rurale del Parco Sud

L’outlet di campagna a Locate
sta ormai cancellando
il paesaggio rurale del Parco Sud 


Un paio d’anni fa, una raccomanda dei legali di Locate District si scagliava contro la nostra associazione per un articolo in cui sottolineavamo lo scempio del territorio che comporta un outlet costruito in piena campagna. La lettera affermava che offrivamo “una ricostruzione del tutto distorta”… “laddove invece si tratta di un’iniziativa che persegue un bilancio attivo sotto il profilo sociale, paesistico e ambientale…”.
Ma se è vero che buona parte dei 300mila mq previsti per l’outlet andranno ad occupare un’ex area industriale, è altrettanto vero che il territorio circostante è da sempre a vocazione agricola e rurale, con le campagne, le cascine del Parco Sud e il Santuario Santa Maria alla Fontana. Quest’ultimo, recentemente inserito tra i beni del patrimonio del Fai (Fondo Ambiente Italiano), dista soltanto poche centinaia di metri dal cantiere dove si sta costruendo l’outlet: quale sarebbe il beneficio paesistico e ambientale per questo antico santuario? Persino la relazione tecnica dell’Ente Parco Agricolo Sud Milano era chiara: “Lo sviluppo massimo di altezza dei fabbricati sarà pari a 12 m. Si tratta quindi di un’opera importante dal punto di vista planovolumetrico che, a dispetto di ogni possibile mitigazione, è destinata a cambiare lo skyline dell’area, nonché a modificare in modo radicale la visuale dal punto di vista del Santuario”.  Concludiamo riportando il giudizio complessivo dell’impatto della struttura evidenziato, nel medesimo documento, dall’Ente Parco Agricolo Sud Milano: “In generale, la presenza di grandi strutture di vendita in ambito agricolo è estranea ai rapporti che esistono tra gli elementi tipici del tipo di paesaggio e induce effetti estetico-percettivi legati alla sensazione di estraneità dell’opera al contesto, che si traduce nella perdita di valore paesaggistico dell’insieme”.
Non siamo contrari allo sviluppo, all’innovazione: ma è davvero nuovo costruire ancora outlet? Forse il commercio online potrà mettere la parola fine a questo insensato modo di concepire il progresso. (Foto ass. Parco Sud del 16.1.2016)

Dopo 70 anni, ancora irrisolto il mistero della fabbrica dei veleni voluta da Mussolini a Cerro

 

Dopo 70 anni, ancora irrisolto
il mistero della fabbrica dei veleni
voluta da Mussolini a Cerro

La Soprintendenza alle Belle Arti e Paesaggio di Milano ha apposto recentemente il vincolo sull’arco (nella foto di Roby Bettolini) che troneggia sopra la vasta area dell’ex Saronio di Riozzo di Cerro al Lambro, fabbrica voluta da Mussolini per produrre gas bellici, in funzione fino al 1945, e costruita a circa un km dalla Chimica Saronio di Melegnano, che tra gli anni ’30 e ’60 produceva coloranti. Eppure, aggregandoci a quanto dichiarato da Italia Nostra Sud Est Milano, quell’area avrebbe dovuto avere ben altro vincolo, e già dagli anni Cinquanta: quello dell’inedificabilità totale, fin quando non fosse stata bonificata.
La chimica di Riozzo è chiusa da circa 70 anni ed è tuttora di proprietà del Demanio Militare. E mantiene la sua “celebrità” per essere tuttora uno scrigno di veleni: circa 240mila mq di suolo e sottosuolo estremamente contaminati da veleni militari e non solo, e su cui sono cresciuti tutt’attorno palazzine, capannoni, parchetti pubblici e piste ciclabili. Ma i sindaci di Cerro al Lambro e di Melegnano…

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In cascine e borghi del Parco Sud un weekend di fuochi e tradizioni per la festa di S. Antonio abate

 

In cascine e borghi del Parco Sud
un weekend di fuochi e tradizioni
per la festa di S. Antonio abate

Molti di coloro che lottano per la difesa del territorio qualche volta, scoraggiati, hanno pensato che non resta che affidarsi ai santi. Ma non è questa la ragione per cui tante persone si ritrovano gremite intorno ai falò, che numerosi brillano nelle notti invernali per rivivere le tradizioni rurali della festa di Sant’Antonio Abate. Infatti, i Falò e l’eventuale annessa benedizione degli animali sono un’usanza quanto mai diffusa anche nelle campagne del Parco Sud. Lo testimonia anche Wikipedia, che alla voce falò cita: “nel territorio circostante Milano si accendono in prossimità del 17 gennaio ricorrenza di S. Antonio abate. Il fuoco costituisce uno degli attributi iconografici legati alla figura di questo santo, al punto che ad alcune patologie caratterizzate da sfoghi cutanei viene dato ancora oggi il nome ‘fuoco di S. Antonio’. La tradizione dei falò è tuttora viva nel Parco delle Cave e nel Bosco in Città (ambedue nel Parco Sud) si accompagna abitualmente a canti popolari, danze e alla degustazione di vin brulé. Da secoli, presso Linterno e numerose altre cascine dell’ovest milanese, fa parte della tradizione il trarre auspici dal movimento della ‘barba’ del santo, ovvero dalla fine sospensione di materiale incandescente che i contadini producono smuovendo con forche da fieno la brace del falò quando la fiamma viva del materiale combustibile si è spenta”. Quest’anno, complice l’emergenza inquinamento dell’aria, alcuni organizzatori si sono posti il quesito se organizzare o meno il falò. A Cascina Linterno è stato scelto…

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A Basiglio si va al voto per uno pseudo referendum sul PGT “Ahimé, troppo tardi giungesti”


A Basiglio si va al voto
per uno pseudo referendum sul PGT
“Ahimé, troppo tardi giungesti”

A Basiglio si ritorna alle per un referendum urbanistico. Capitanata da Eugenio Patrone, l’amministrazione ha vinto le elezioni amministrative nel maggio del 2013 sfruttando l’impopolarità del devastante PGT (Piano di Governo del Territorio) adottato dalla precedente giunta Cirillo. La nuova giunta aveva inserito al primo posto nell’elenco del suo programma, un referendum consultivo sul PGT per tentare di fermare i faraonici piani edilizi.Ma sono dovuti passare oltre 2 anni e mezzo per decidersi ad indire la consultazione popolare: molta, troppa acqua è passata sotto i ponti e i cittadini non si ricordano più nemmeno cosa sia un PGT, acronimo che aveva imparato a masticare grazie al lavorio della nostra associazione, unitamente al comitato locale dei Basitos, poi in gran parte confluito nella lista civica Officina di Basiglio, che ha espresso l’attuale amministrazione comunale: volantini, banchetti informativi e assemblee per quasi due anni al fine di fare conoscere l’impatto e la voracità di verde del piano urbanistico sulla qualità della vita. Sintetizzando: un incremento del consumo di suolo -oggi terreni verdi e alberati- vicino al 20%, con un aumento della popolazione prossimo al 36%.
Così, a oltre metà mandato, lo scorso 16 dicembre, il Consiglio comunale ha votato a favore dell’indizione di un referendum urbanistico, dandosi tre mesi di tempo per chiamare alle urne i cittadini di Basiglio. Certo che fare banchetti informativi in pieno inverno è davvero dura. E non è facile riprendere…

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L’inquinamento preoccupa davvero anche Forza Italia ora favorevole alla “cura del ferro”

 

L’inquinamento preoccupa davvero
anche Forza Italia
ora favorevole alla “cura del ferro”

 

La schiera degli ambientalisti a favore di una mobilità sostenibile si amplia? Oggi, 10 gennaio 2016, apprendiamo da Il Giornale che gli Azzurri, co-fautori con il centrosinistra delle grandi infrastrutture autostradali della Lombardia -da Teem, a Brebemi, Pedemontana, Toem, Vigevano-Malpensa ecc- per superare il problema delle città ridotte a camere a gas puntano sulla cura del ferro, ovvero migliaia di km di linee metro da sviluppare a Milano e nella città metropolitana. Nell’articolo, Fabio Altitonante, consigliere regionale e coordinatore comunale di FI, ci spiega che la città deve ridarsi una dimensione europea. “Pensiamo alle nostre infrastrutture: la lunghezza delle nostre linee metropolitane è di circa 100 km, a Parigi è di 220 km, mentre a Londra di 460 km. Per questa ragione dobbiamo incentivare una visione politica di ‘rete’ con tutti i Comuni dell’area metropolitana, capace di immaginare uno sviluppo univoco e integrato delle infrastrutture. Quindi vogliamo nuovi prolungamenti delle metropolitane, come ad esempio la linea M3 fino a Paullo, la M2 fino a Vimercate, e la M5 fino a Settimo Milanese. E poi anche fino a Monza. Chiediamo un biglietto quasi gratuito per i residenti che già pagano circa 1,5 miliardi di tasse; incentivi per chi sostituisce le vecchie caldaie e un piano straordinario per la messa a norma degli edifici pubblici e per la sostituzione dei mezzi di trasporto pubblici euro 3”. Bene le parole, ora però si passi all’azione…(foto tratte da www.lebonbon.fr)

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