Bubbiano

Bubbiano

 

Comune a sud-ovest di Milano, conta circa 2.423 abitanti (dato aggiornato al dicembre 2015) distribuiti su una superficie territoriale che si aggira intorno ai 3,04 kmq, 2,50 dei quali sono parte del Parco Agricolo Sud Milano.
L’amministrazione comunale è retta da una giunta, che ha in una lista civica la forza politica di maggioranza e in Patrizia Cantoni la figura del sindaco

Da vedere

Chiesa parrocchiale di Sant’Ambrogio
Costruita tra il XIV e il XV secolo e oggetto di successivi interventi di ristrutturazione e ampliamento, si trova nel centro del paese, affacciata su piazza Vittorio Veneto. L’alta e imponente facciata occidentale, caratterizzata da muratura in cotto a vista, senza finestre e con sottogronda decorata da una serie di archetti pensili, è in parte inglobata negli adiacenti edifici parrocchiali che delimitano a sud-ovest la piazza. Lungo il fianco settentrionale s’innalza lo slanciato campanile a pianta quadrata, ben visibile anche dalla campagna intorno, coronato in cima da cinque grandi statue, che si ergono su una balaustrata in pietra, raffiguranti il Salvatore e quattro angeli nell’atto dell’annunciazione.

Feste

La festa patronale coincide con l’ultimo fine settimana di agosto. Organizzata dall’amministrazione comunale, col coinvolgimento della parrocchia e delle associazioni locali, prevede un nutrito programma di eventi: oltre alle celebrazioni religiose (tra cui la messa per le vie del paese in onore dei santi patroni Eugenio Fermo Luciano e Saveriano), manifestazioni folkloristiche, mostre pittoriche, stand gastronomici e varie iniziative ludiche e d’intrattenimento animano strade e piazze del paese.

Comune a sud-ovest di Milano, conta circa 2.423 abitanti (dato aggiornato al dicembre 2015) distribuiti su una superficie territoriale che si aggira intorno ai 3,04 kmq, 2,50 dei quali sono parte del Parco Agricolo Sud Milano. 
L’amministrazione comunale è retta da una giunta, che ha in una lista civica la forza politica di maggioranza e in Stefano Cantoni la figura del sindaco.
 
 
 
 
Da vedere

Chiesa parrocchiale di Sant’Ambrogio

Costruita tra il XIV e il XV secolo e oggetto di successivi interventi di ristrutturazione e ampliamento, si trova nel centro del paese, affacciata su piazza Vittorio Veneto. L’alta e imponente facciata occidentale, caratterizzata da muratura in cotto a vista, senza finestre e con sottogronda decorata da una serie di archetti pensili, è in parte inglobata negli adiacenti edifici parrocchiali che delimitano a sud-ovest la piazza. Lungo il fianco settentrionale s’innalza lo slanciato campanile a pianta quadrata, ben visibile anche dalla campagna intorno, coronato in cima da cinque grandi statue, che si ergono su una balaustrata in pietra, raffiguranti il Salvatore e quattro angeli nell’atto dell’annunciazione.

 
 
Feste 
 
  • La festa patronale coincide con l’ultimo fine settimana di agosto. Organizzata dall’amministrazione comunale, col coinvolgimento della parrocchia e delle associazioni locali, prevede un nutrito programma di eventi: oltre alle celebrazioni religiose (tra cui la messa per le vie del paese in onore dei santi patroni Eugenio Fermo Luciano e Saveriano), manifestazioni folkloristiche, mostre pittoriche, stand gastronomici e varie iniziative ludiche e d’intrattenimento animano strade e piazze del paese.

Binasco

Binasco

 

Situato a sud di Milano, il comune conta circa 7.177 abitanti (dato al febbraio 2014) e si sviluppa intorno al naviglio pavese ed in prossimità del casello autostradale dell’A7. L’estensione territoriale è di circa 3,89 kmq, 1,65 quelli che rientrano nel Parco Agricolo Sud Milano.
L’amministrazione comunale è retta da una giunta guidata da una lista civica, con Riccardo Benvegnù nel ruolo di sindaco (rieletto nel maggio 2017).

 

segreteriasindaco@comune.binasco.mi.it
www.comune.binasco.mi.it

 

Da vedere

 

Castello Visconteo
Edificato dai Visconti tra il XIII e il XIV secolo sui resti di una più antica fortificazione, il castello sorgeva al centro di un importante snodo viario tra Milano e Pavia.
Costruito a scopo difensivo, il castello Visconteo, durante il Ducato, divenne anche luogo residenziale in grado di offrire sicura dimora al signore e a vari personaggi di corte nei loro spostamenti all’interno di un dominio ormai saldamente controllato; tuttavia, in tempi di relativa tranquillità non venne mai meno la sua funzione primaria, cioè quella di caposaldo militare e di luogo di detenzione. Su tutto il circondario, che militarmente faceva capo al vicariato di Binasco, stazionavano stabilmente gli armigeri ducali e i comuni vicini erano tenuti a fornire il vitto e l’alloggiamento alle truppe e ai loro comandanti, oltre che provvedere al foraggiamento degli animali al seguito.
Dal punto di vista architettonico, la struttura presenta il tipico aspetto dei castelli viscontei di pianura. Ha pianta quadrangolare allungata, con alte mura merlate in laterizi a vista a cingere un’ampia corte centrale. È ipotizzabile fosse protetto da quattro alte torri angolari quadrate (oggi ne rimangono solo due e ciò lascia aperto il dubbio che l’edificio sia rimasto in realtà incompiuto), nonché circondato da un ampio fossato. L’ingresso principale è collocato in cima ad un piccolo ponte/rivelino. Il cortile presenta un porticato e una loggia, probabilmente di epoca più tarda.
Situato nel centro del paese, il castello è oggi sede dell’amministrazione comunale di Binasco e di altri uffici pubblici.

 

Chiesa dei Santi Giovanni Battista e Stefano
Le fondamenta dell’attuale chiesa parrocchiale furono gettate nel 1750. Sorge dove precedentemente vi era la chiesa di Santo Stefano. I lavori, diretti dall’architetto Giulio Gallori, furono ultimati solo nel 1787, nonostante sulla parete esterna dell’edificio si trovi scolpita la data 1783. Il coro ligneo con stalli in noce, che corona l’abside, apparteneva alla chiesa di Santa Maria in campo, dov’era stato collocato a partire dal 1596, per volontà di Pietro Consalvo de Mendoza, feudatario di Binasco. Venne trasferito nella chiesa parrocchiale dopo il 1805, anno in cui il convento francescano fu soppresso e divenne possesso del Demanio.
Negli anni 1934-35 vennero eseguiti lavori di restauro, con anche l’arricchimento di pregevoli pannelli, opera del trevigliese Giacomo Bellotti, su disegno del pittore e decoratore binaschino Luigi Migliavacca. Vi sono raffigurati i quindici misteri del Rosario, il miracolo della neve del beato Baldassarre Ravaschieri da Chiavari, la vista della beata Veronica a Papa Alessandro VI e l’incontro tra il beato Gandolfo Sacchi e San Francesco d’Assisi. Dallo stesso convento provengono la balaustra, che ora delimita l’altare della Madonna del Rosario e lo stemma dei Mendoza, murato a sinistra dell’ingresso, inciso nel marmo nel 1592 a ricordo dei lavori di ampliamento dell’abside, fatti eseguire da Pietro Consalvo nella chiesa di Santa Maria in Campo.
All’interno della chiesa si possono ammirare altre due pregevoli opere d’arte provenienti da Santa Maria in Campo: una è l’effigie in rilievo della Madonna col Bambino, risalente alla prima metà del Quattrocento, esposta sul lato sinistro dell’altare della beata Veronica; l’altra è il pancone, situato sul lato sinistro del presbiterio. Il medaglione della grande cupola al centro della navata ospita, invece, un affresco del pittore Schieppati. Eseguito tra il 1784 e il 1788, rappresenta la gloria di S. Stefano davanti al Cristo. Sulle quattro vele sottostanti Luigi Migliavacca affrescò, nel 1945, gli Evangelisti. All’arte del Migliavacca si devono molti dei restanti affreschi e tutto l’ornamento decorativo. Sopra l’altare, che conserva le spoglie della beata Veronica, si trova infine la pala, proveniente dal convento Santa Marta di Milano, opera tardo secentesca del perugino Luigi Pellegrini, detto Scaramuccia.

 

Feste
•    Ogni fine estate si rinnova l’appuntamento col settembre binaschino, un calendario di manifestazioni culturali, sportive e religiose, che si articolano dalla fine di agosto ad ottobre inoltrato, coinvolgendo le varie associazioni locali.
•    A partire dal 2013, la Proloco di Binasco ha istituito la Giornata Storica, che si svolge ogni anno intorno alla fine di maggio e che vede il Castello Visconteo far da teatro alla rievocazione di un episodio tratto dalla storia del paese.

Basiglio

Basiglio

 

Situato nell’area sud-ovest di Milano, Basiglio conta circa 7.780 abitanti (dato al febbraio 2014), distribuiti tra il nucleo urbano principale e le frazioni Borgo di Vione, Cascina Colombaia e Milano 3. La sua estensione territoriale è di circa 8 kmq, 6,26 dei quali rientrano nell’ambito del Parco Agricolo Sud Milano.
L’amministrazione comunale è retta da una giunta che ha nella lista civica Insieme la forza politica di maggioranza e in Lidia Reale la sindaca (in carica dal 28-5-2013).
basiglio@postacert.comune.basiglio.mi.it
www.comune.basiglio.mi.it

 

Da vedere

 

Cascina Vione
Cascina Vione è un borgo storico, il cui perimetro è delineato da strade e corti che ne costituiscono il confine naturale con una fitta rete di rogge navigabili, tra le quali la roggia Speziana e Olona. Si sviluppa in una struttura chiusa di forma quadrangolare. con due ingressi principali e portali settecenteschi. Gli spazi interni sono organizzati in otto cortili suddivisi funzionalmente, dove si trovano la chiesa di San Bernardo e un antico mulino (ora sede della biblioteca comunale).
Ex grangia fondata nel XIII secolo dai monaci cistercensi dell’ abbazia di Chiaravalle, ha mutato corpo ed essenza a causa di un piano di recupero del Comune di Basiglio con la società immobiliare Residenze Vione.

L’esistenza del borgo è attestata già nel 1086, come possedimento della famiglia De Villiono. Nel 1240 ci fu il passaggio di proprietà ai monaci dell’abbazia di Chiaravalle, che ne fecero una grangia. Nel Quattrocento avvenne, poi, la cessione al monastero di Sant’Ambrogio di Milano. Fu comune autonomo fino al 1725, quando venne annesso a Basiglio.

 

Chiesa di Sant’Agata
Non si hanno notizie certe sulla sua edificazione, anche se è collocabile, con ogni probabilità, nella prima metà del XVI secolo. Consacrata il 14 giugno del 1545 a opera del padre domenicano Melchiorre Crivelli, Vescovo Suffraganeo e capo del tribunale dell’Inquisizione di Milano, è la chiesa principale del paese, dedicata alla santa patrona Sant’Agata.

 

Milano 3
Si tratta di una cittadella residenziale, che sorge a nord del centro storico di Basiglio. Progettata dopo la metà degli anni 70, fu edificata tra il 1980 e il 1991 dalla società Italcantieri, del gruppo Edilnord, su modello di quanto già realizzato con Milano 2, a Segrate. Si sviluppa su un’area di 155 ettari, pari a 1.550.000 metri quadrati, l’85% dei quali è costituito da spazi verdi, il 10% coperto da abitazioni e il 5% da strade rigorosamente divise fra carrozzabili e ciclopedonali, che, grazie ai numerosi ponti, non s’incrociano mai. Milano 3 rappresenta la frazione più importante e popolosa del comune di Basiglio.  

 

Feste

La festa patronale di Basiglio ricorre solitamente intorno al secondo fine settimana di settembre. Per l’occasione, dal venerdì alla domenica, è previsto un fitto calendario di eventi ludici e d’intrattenimento musicale, oltre a mostre d’arte, ai mercatini per le vie del paese e alle celebrazioni religiose, che ruotano intorno alla chiesa di Sant’Agata. Promossa dall’amministrazione comunale, la festa vede coinvolte anche le numerose associazioni e attività commerciali del paese ed offre la possibilità di visitare luoghi d’interesse, quali Cascina Vione e l’annessa chiesa di San Bernardo Abate.

Bareggio

Bareggio

 

Comune dell’area ovest di Milano, conta 17.438 abitanti (dato a febbraio 2014) e ha una estensione territoriale di 11,29 kmq: di questi, 6,48 kmq rientrano nel perimetro del Parco Agricolo Sud Milano. 

L’amministrazione comunale è retta da una giunta di centrosinistra, sostenuta da una lista di centro-destra e in Linda Colombo la sindaca (in carica dal giugno 2013).

comune.bareggio@pec.regione.lombardia.it 

www.comune.bareggio.mi.it 

 

Da vedere

 

Palazzo Visconti di Modrone

Costruito nel 1647 per volontà del conte Melchiorre Gerra, feudatario di Modrone, è senza dubbio il monumento storico più significatvo del paese. L’accesso era un tempo situato sotto un arco monumentale, inserito nella cinta delimitante la proprietà e sovrastato dallo stemma dei Visconti di Vimodrone: due leoni addossati ad una torre, ancora oggi visibile nella parte interna dell’ingresso. La facciata è ancora quella originale, contraddistinta da un portico a tre arcate, chiuso su quelle laterali da due piccole balaustre barocche di marmo.

La struttura padronale era circondata di alcune corti rustiche dedicate all’allevamento dei bachi, alla produzione di seta e all’allevamento di piccolo pollame. 

Nella parte interna, un grandioso scalone barocco, con balaustra e colonnine di granito, conduceva alla dimora dei proprietari. Sul soffitto è possibile ammirare un pregevole affresco raffigurante due puttini che sostengono lo stemma della famiglia.

Nel 1836 il palazzo divenne proprietà della famiglia Radice Fossati, mentre nel 1977, quando versava ormai in uno stato di degrado, venne acquisito dall’amministrazione comunale, che, dopo aver completato le necessarie opere di restauro, vi stabilì la sede degli uffici comunali.

Villa Marietti

Risalente al XVIII secolo, è contraddistinta da un lungo viale d’accesso, che conduce a un arco, dove ancora si possono ammirare pregevoli, seppur frammentarie, tracce di pitture ad affresco. L’abitazione padronale, parallela all’ingresso, si sviluppa su due piani ed è dotata di una torretta belvedere.

Nell’ala destra dell’edificio, un portico colonnato e architravato porta a un ponticello sovrastante il vicino Fontanile Barona, che scorre parallelamente alla lunghezza dell’edificio e che un tempo attraversava il giardino della villa. Questo lascia supporre che, in passato, la struttura fosse adibita ad attività agricole, forse legate alla presenza di una congregazione religiosa.

Villa Radice Fossati

Di origine seicentesca, fu costruita per volontà della famiglia milanese dei Gallina. Nel 1836, alla morte di Francesco, ultimo discendente della famiglia, venne rilevata da Luigi Radice Fossati. La villa è ancora oggi di proprietà dei Radice Fossati.

L’edificio si sviluppa sui tre lati di un cortile che, attraverso un vialetto delimitato da leoni di pietra su pilastrini, conduce alla strada principale del paese. La facciata è contraddistinta da un portico, oggi chiuso da vetrate protettive, ma un tempo aperto e collegato al vero corpo dell’abitazione. Sempre sulla facciata, si possono ammirare splendide volute e decorazioni in stile barocco. Gli affreschi delle sale interne sono contraddistinti da delicati motivi floreali e paesaggistici, con ninfe e putti, posizionati sulla parte superiore delle pareti, a cornice degli splendidi soffitti cassettonati. 

Dietro la villa si trova una scuderia con colonne in granito, sostenenti un soffitto architravato, che custodisce la collezione delle carrozze di famiglia dei Radice Fossati, collocabili tra fine Ottocento e inizio Novecento. Il giardino retrostante ospita un complesso insieme di alberi secolari. 

Villa Vittadini

Il progetto iniziale è legato alla famiglia Villa di Desio, la quale, nel 1798, si appropriò di un terreno circostante il Fontanile Barona per l’edificazione di una strada che collegasse la chiesa parrocchiale con la cascina di proprietà. Nell’Ottocento, i Villa si imparentarono coi conti Vittadini, ai quali passò la proprietà del palazzo.

Gli ultimi eredi dei Vittadini vendettero la villa a un’impresa edile, che vi ricavò appartamenti, oggi residenze private. Una volta superata la cancellata d’ingresso, realizzata in ferro battuto, si trovava, in origine, un vasto cortile contraddistinto da file d’alberi lungo i lati della struttura. Sul lato sinistro, un portone, decorato da una cornice riportante il monogramma V della famiglia Vittadini, dava accesso a un piccolo cortile di forma quadrata, attorno al quale si sviluppava poi il resto dell’edificio. La parte settentrionale, quella più antica del complesso, era collegata alla villa dei Radice Fossati ed è ancora oggi contraddistinta da una facciata con un portico tripartito e una torretta belvedere.

L’ingresso si apre su un atrio decorato con affreschi settecenteschi ed ottocenteschi, rappresentanti paesaggi di stile neoclassico, motivi che ricorrono anche nelle sale del primo piano e del pianterreno. Il portone di sinistra del complesso principale dava, un tempo, accesso ad un sontuoso ed elegante parco all’inglese, contraddistinto da statue di divinità greche e romane, ma oggi irrimediabilmente distrutto.

Chiesa parrocchiale dei Santi Nazaro e Celso

Non si hanno date certe sulla sua edificazione, ma è attestata già in documenti del XIII secolo. Anticamente la chiesa era sottoposta all’amministrazione della Collegiata di San Vittore di Corbetta, nell’ambito dell’omonima pieve. Vi si sarebbe poi staccata come parrocchia già a partire dal XII secolo, conservando inoltre il privilegio di godere della giurisdizione diretta della Basilica di Sant’Ambrogio di Milano, che qui possedeva diversi fondi agricoli e terreni. Questa predominanza è oggi ricordata anche dalla frusta di Sant’Ambrogio, che è possibile ammirare trasversalmente allo stemma comunale di Bareggio. 

La chiesa subì notevoli modifiche nel corso dei secoli, assumendo la conformazione attuale intorno al 1893, a conclusione delle importanti opere di ammodernamento avviate nel 1727. Dell’antica chiesa romanica restano oggi solo alcune tracce nella torre campanaria. Esternamente, la facciata presenta una struttura tipicamente barocca, tripartita, sormontata da un grande timpano ricongiunto ai lati della chiesa, con due volute terminate da angeli annuncianti dotati di trombe. Due nicchie accolgono le statue dei Santi Nazaro e Celso, inframezzati da una lapide con la dedicazione della chiesa.

L’interno, anch’esso di stampo puramente barocco, presenta un complesso di tre navate, di cui la maggiore è di grandezza quasi doppia rispetto alle laterali. Le pareti sono perlopiù bianche, mentre il tripudio di stucchi e di colori si distingue all’altezza del cornicione e dei capitelli corinzi che decorano le lesene e la parte superiore della chiesa. A perpendicolo dell’altare, sul soffitto, un affresco settecentesco, realizzato in un riquadro stuccato, rappresenta Il martirio dei Santi Nazaro e Celso.

Chiesa di Santa Maria alla Burghiera

Antica struttura, risalente al 1482, questa piccola chiesa è situata nel contesto rurale di cascina Brughiera. Si trattava, in origine, di un tempietto a forma quadrata, voluto dal preposito del vicino monastero agostiniano di San Pietro all’Olmo, Giovanni Crivelli, che lo dedicò alla Vergine col nome di Fonte delle Grazie. Attorno al 1700 la chiesetta fu ingrandita, nel rispetto però della parte antica. Fu in quel periodo che comparve anche il campanile, lineare e di forma quadrangolare. A 500 anni dalla sua costruzione, la chiesetta è tornata al proprio splendore grazie a recenti opere di restauro. Santa Maria della Brughiera è un prezioso scrigno di pregevoli affreschi quattro-cinquecenteschi. 

Chiesa di Santa Maria della Neve

Situata in via Battisti, la chiesa di Santa Maria della Neve è un pregevole edificio secentesco in mattoni a vista, alternato con parti intonacate o stuccate, e dotato di un piccolo campanile. 

In occasione del giubileo del 2000, l’edificio è stato sottoposto ad un totale restauro. Tra gli interventi, la sostituzione del semplice finestrone sovrastante il portale d’ingresso con una grandiosa opera di vetreria ispirata alla celebrazione dell’anno giubilare.

Fontanile Nuovo di Bareggio

La Riserva Naturale Fontanile Nuovo, localizzata nel Comune di Bareggio, è stata classificata come Riserva Naturale “parziale biologica”, ai sensi dell’articolo 37 della L.R. 86/83, dalla delibera del Presidente del Consiglio Regionale del 15 novembre 1984 n. III/1799 e la gestione dell’area è stata affidata alla Provincia di Milano. Successivamente, con l’istituzione del Parco Regionale Agricolo Sud Milano (L.R. 24/90), la gestione della Riserva Naturale “Fontanile Nuovo” è stata trasferita al Parco (art. 22).
Il sito è caratterizzato dalla presenza di habitat seminaturali inseriti in una matrice di zone coltivate e aree prative. Il fontanile, che si sviluppa in senso nord-sud, in un’area di matrice prettamente agricola, ed il boschetto circostante rappresentano da un lato un’importante testimonianza storico-culturale e dall’altro una comunità di organismi viventi varia ed originale che dà vita ad un’insostituibile oasi in un ambiente in cui prevale la monotonia della monocultura del mais.
In questa riserva è presente un sentiero didattico con un una bacheca introduttiva, un capanno di osservazione, tre punti di sosta ed avvistamento, alcuni cartelli didattici ed un “quadrato permanente” per l’osservazione dell’evoluzione naturale della vegetazione.

Parco Arcadia

Le origini del Parco Arcadia risalgono ai primi anni 70 per volontà dell’amministrazione comunale. Su un’area iniziale di 60.000 mq vennero piantumate 1.560 piante. Oggi il parco si estende per 20.000 mq e conta un patrimonio arboreo di circa 3.000 esemplari. Al suo interno si possono distinguere, sommariamente, due ambienti: il bosco, che si sviluppa intorno alle sorgenti dei fontanili Laghetto e Barona; e il prato, che occupa la maggior parte del territorio. 

La diversità di biotopi che compongono il territorio del Parco Arcadia ha consentito di ospitare al suo interno molte specie animali con esigenze ecologiche differenti. Il fontanile Laghetto, in particolare, costituisce un habitat molto favorevole alla vita di numerosi organismi animali e vegetali. Le sue acque, infatti, mitigano il clima di inverni ed estati nelle aree circostanti, mentre la ricca vegetazione, che si sviluppa all’interno delle acque stesse e lungo le rive, assicura abbondante cibo e rifugio a pesci, uccelli e rettili. Tra gli uccelli, i più numerosi sono quelli della famiglia degli anatidi: anatre, cigni ed oche. 

Aperto tutti i giorni, con orari che variano a seconda della stagione (consultabili sul sito dell’amministrazione comunale), il parco è percorso da sentieri sterrati e non, che permettono di raggiungerne ogni angolo. Lungo questi percorsi sono disposte panchine per il riposo, tavoli per pic-nic e fontanelle. All’ingresso, una struttura di accoglienza, che ospita tra l’altro la sede dell’associazione Amici del Parco, comprende anche una sala didattica. All’interno del Parco sono disponibili alcune strutture sportive, tra cui un campo da calcio e un’arena cementata per pattinatori. 

Feste 

 

La domenica precedente il 19 marzo, ricorrenza di San Giuseppe, si tiene la Fiera di Primavera: piazza San Martino e le vie limitrofe si colorano con le bancarelle di vari prodotti enogastronomici e florovivaistici.

La prima domenica di giugno si tiene la Festa delle Ciliegie, occasione in cui si celebra la raccolta di tali frutti, che ha storicamente rappresentato un momento significativo per Bareggio e i suoi abitanti.

Il 28 luglio si celebrano, attraverso funzioni religiose e iniziative legate alla parrocchia, i santi patroni Nazario e Celso.

Ogni primo novembre si rinnova, invece, l’appuntamento con la Fiera d’Autunno: piazza Cavour e dintorni ospitano bancarelle con prodotti legati alla stagione.

 

Assago

Assago

 

 

Comune situato nell’immediato sud-ovest di Milano, conta circa 8.949 abitanti, distribuiti su una superficie territoriale di 8,14 kmq, 3,63 dei quali sono compresi nell’area del Parco Agricolo Sud Milano.
L’amministrazione comunale è retta da una giunta di centrodestra, con Graziano Musella nel ruolo di sindaco.


Da vedere

 

Chiesa di San Desiderio
La chiesa ha origini duecentesche ed è stata trasformata nel 1400, del cui secolo conserva molti caratteri, anche se nel 1700 è stata sopraelevata ed allungata. All’interno sono custoditi affreschi quattrocenteschi (La Natività e la Madonna col Bambino, San Sebastiano e San Rocco, San Antonino, il patrono della chiesa e del paese), attribuiti a Bernardino Luini e scuola.
La prima descrizione accurata risale al 1566, anno della visita pastorale del cardinale San Carlo Borromeo. Da questa data in poi le notizie riguardanti la chiesa provengono da accurate descrizioni, spesso corredate anche da rilievi eseguiti durante le visite stesse. All’interno, la chiesa si presenta con un’unica navata separata dal presbiterio e da una balaustra.

 

Cascina Villa Borromeo
Complesso di origine settecentesca, tra cui spicca Villa Borromeo, un tempo casa padronale, oggi è sede dell’amministrazione comunale. La struttura si trova nel centro cittadino e comprende anche cascina Castello, che ospita la biblioteca comunale e il nuovo centro civico. Ne faceva parte anche la cascina Cortegrande, rimasta attiva sino alla fine degli anni ‘70 del secolo scorso, trasformata poi in area residenziale.

 

Cascina Bazzanella
Edificata intorno al XVII secolo, è la cascina più grande presente sul territorio di Assago. Caratterizzata da una casa padronale con portico e colonne in pietra, oggi risulta inattiva, ma in passato arrivò ad ospitare più di quaranta famiglie. Originariamente l’area della cascina Bazzanella (presente già nel catasto settecentesco) comprendeva due soli insediamenti rurali, il primo di notevoli dimensioni era situato dove ora insiste l’attuale cascina, l’altro corrispondeva all’ex monastero di Monte Gaudio.

 

Feste

 

• Nel mese di maggio si tiene il tradizionale Palio delle Quattro Cascine, evento che si articola in dieci giorni di festa. Il tutto scandito dai giochi che vedono le quattro contrade storiche (contrada del Gallo, contrada del Cavallo, contrada dell’Ape e contrada della Rana) contendersi il Palio.  
• A cavallo della terza domenica del mese di settembre, sin rinnova l’appuntamento con la Sagra di Fine Estate. Dal venerdì sera sino all’intera giornata di domenica, una serie di manifestazioni animano l’intero paese, coinvolgendo le associazioni locali e la parrocchia.
• L’ultima domenica prima della festività di Natale, si tiene la Festa di Natale, con il mercatino natalizio, esibizioni di artisti di strada e vari allestimenti folkloristici, come la casa di Babbo Natale, dove i bambini possono consegnare la loro personale letterina dei desideri.

Arluno

Arluno

 

Comune dell’area ovest di Milano, conta 11.882 abitanti (dato del gennaio 2015), distribuiti su una superficie territoriale di circa 12,35 kmq, di cui solo 0,20 kmq rientrano nel perimetro del Parco Agricolo Sud Milano.
L’amministrazione comunale è retta da una lista civica, con Moreno Agolli nel ruolo di sindaco (in carica da maggio 2014).

protocollo@pec.comune.arluno.mi.it 

www.comune.arluno.mi.it

 

Da vedere

 

Chiesa dei Santi Pietro e Paolo
Fu edificata tra il 1762 e il 1769 a opera di Giulio Gallori, futuro soprintendente al progetto del Duomo di Milano. A commissionarla, il cardinale Giuseppe Pozzobonelli, arcivescovo di Milano, nonché membro della famiglia feudataria del territorio su cui sorgeva Arluno. La chiesa rimase a lungo proprietà dei Pozzobonelli.
La struttura presenta, sia esternamente sia internamente, forme e stili settecenteschi, con esempi di architettura scenografica, quali la facciata barocca, le splendide vetrate dell’abside (in stile rococò) e l’altare maggiore in legno, decorato con puttini laccati di bianco ad affiancare le colonne doriche, che fanno da copertura al tempietto del tabernacolo. Anticamente la costruzione disponeva anche di un ossario, che venne demolito nel 1852, assieme al campanile, poi sostituito con quello attuale (su progetto di Ambrogio Lomeni). Ai lati dell’altare sono visibili due affreschi del pittore Gaetano Barabini. L’affresco della cupola è invece attribuibile al pittore arlunese Rodolfo Gambini e al fratello Giuseppe. La chiesa ospita moderni portali bronzei realizzati dalla religiosa e artista suor Angelica Ballan.
Altro tratto caratteristico della chiesa arlunese è il sagrato, contraddistinto da una lunga balaustra in colonnine di granito (detta popolarmente la sbàra d’Arlügn) a racchiudere l’intero piazzale. Questa balaustra venne realizzata nel XVIII secolo, in sostituzione del filare di gelsi che occupava, in origine, la piazza. Nell’epoca precedente l’edificazione della chiesa, parte del piazzale era adibita a cimitero del borgo, poi trasferito fuori dai confini dell’abitato, secondo le direttive dell’Editto di Saint Cloud, emanato da Napoleone agli inizi dell’Ottocento. Nel 1936, durante i lavori di rifacimento del selciato antistante il sagrato, la “sbara” originale fu rimossa. L’opera è stata poi ripristinata nel corso dei lavori di restauro, completati nel 1996.

 

Palazzo Pestalozza (ex Palazzo Pozzobonelli Scala)
Situato in piazza Pozzobonelli, in pieno centro storico, l’edificio, oggi noto come Palazzo Pestalozza, ha cambiato denominazione diverse volte nel corso degli anni (dapprima Palazzo Pozzobonelli Scala, poi Palazzo Valentini, Villa Pestalozza e ancora Palazzo Pestalozza-Dal Verme).
La costruzione, di origini settecentesche, fu realizzata per volere del marchese Pozzobonelli. Contraddistinto da rimaneggiamenti ottocenteschi di stile neoclassico, il palazzo presenta un tipico impianto formale a “U”, con i corpi laterali congiunti da una lunga cancellata in ferro battuto e tre portoni nell’area della casa padronale, completati lateralmente da due ali terminanti sulla pubblica via, sormontate da timpani e dotate di balconcini.

 

Villa Bolognini
Edificata tra il 1689 e il 1714 dal marchese Giuseppe Bolognini, già proprietario, all’epoca, della vicina Cascina Poglianasca, la villa si configura secondo i canoni delle classiche cascine lombarde, col corpo padronale centrale e rialzato, evidenziato da un portico al pian terreno e da una serie di sei finestre ad arco all’altezza del piano superiore.
Nel 1937, in seguito alla morte di Luigi Bizozzero, ultimo erede delle fortune dei marchesi Bolognini, il complesso passò all’Ospedale Maggiore di Milano, che lo cedette prima all’associazione Amici di Giovanni Marcora e poi alla Fondazione Giuseppe Restelli Onlus, la quale ancora oggi vi accoglie una serie di cooperative e associazioni operanti nel sociale.
Fatto costruire agli inizi del Settecento dalla famiglia Pozzobonelli, fu residenza di Silvio Pellico intorno al 1816, durante il periodo trascorso ad Arluno come precettore dei figli del conte Luigi Porro Lambertenghi. Successivamente la residenza passò prima a Francesco Prada, poi ai padri rosminiani, che ne fecero un centro di studi religiosi fino al 1860, quando il neo costituitosi comune di Arluno acquistò il palazzo per farne la sede degli uffici comunali e della scuola elementare del paese. Nel 1925 la struttura divenne proprietà del Cotonificio dell’Acqua, che l’adibì ad abitazione per i propri dipendenti.
La struttura presenta un ingresso che dà sul corso principale tramite un portone a botte. All’interno si trova un piccolo cortile porticato, che si apre con una struttura a “U”. Qui si notano le decorazioni a fasce di intonaco, in rilievo sulla facciata, a conferirle suddivisione e movimento. Sul lato a sud della struttura, affacciato sul parco di piazza Europa, è presente una meridiana. A spiccare sull’intero complesso è, infine, la torretta panoramica, un tempo usata anche come piccionaia.

 

Collegio delle Figlie del Sacro Cuore
Edificio realizzato a partire dal 1854, il Collegio delle Figlie del Sacro Cuore fu l’insediamento locale di questa congregazione, nonché prima scuola elementare per ragazze, sede dell’oratorio femminile e di varie associazioni religiose femminili. Fu presso questo istituto che Santa Francesca Saverio Cabrini, oltre a diplomarsi maestra, maturò la propria vocazione religiosa.
Il complesso è arricchito dalla presenza di un quadriportico a quarantaquattro campate, che si articola su tre piani. La struttura è attualmente sede dell’oratorio parrocchiale.

 

Molino Moroni Mario
Storico Molino ad acqua sulle sponde del Canale Villoresi, fu costruito da Ercole Moroni, che lo mise in funzione intorno al 1892. Da allora è sempre stato gestito dai discendenti della famiglia Moroni. Fino alla metà del secolo scorso, all’interno della struttura si trovava anche una ghiacciaia. Con lo sviluppo industriale, tuttavia, il paese ha perso la sua vocazione agricola e il mulino, di conseguenza, è caduto in disuso. Resta comunque una struttura storica del paese, che dà anche il nome a una delle contrade partecipanti al tradizionale palio cittadino.

 

Parco del Roccolo
Istituito nel settembre 1994 e riconosciuto da Regione Lombardia come Parco Locale di Interesse Sovracomunale, il Parco del Roccolo si estende per 1.595 ettari (circa 16 Kmq), a cavallo tra i comuni di Arluno, Busto Garolfo, Canegrate, Casorezzo, Nerviano e Parabiago. Nel 2014 Il comune di Pregnana Milanese, comune capofila, il comune di Arluno, il c omune di Vanzago, il Parco del Roccolo e il WWf  Italia hanno vinto il bando di Fondazione Cariplo per sviluppare il progetto della connessione ecologica dei propri territori: obiettivo è la tutela della biodiversità tramite una proposta di connessione ecologica territoriale che parte dai territori dei comuni di Arluno, Pregnana Milanese e Vanzago, posti nel Parco Agricolo Sud Milano, per congiungersi con i territori del Parco del Roccolo, attraverso il territorio del Bosco WWF di Vanzago.
Gran parte della superficie del parco (circa l’80%) è destinata all’attività agricola. Vi si coltiva prevalentemente mais, grano, frumento, avena, orzo, soia; diffusi anche prati per produzione di foraggio. Della rimanente superficie territoriale, circa il 9% è occupata da aree boschive, mentre la restante comprende la rete irrigua, alcune aree estrattive e i percorsi di viabilità interna.
Tra le aree boschive di maggiore pregio sono da segnalare quelle in località Brughierezza (tra i comuni di Casorezzo e Busto Garolfo), il Bosco del Roccolo (comune di Canegrate) e i Boschi di Arluno; molto diffusi sono i filari e le siepi a bordo dei canali e delle strade bianche.
Una testimonianza della pratica agricola è rappresentata dalle numerose cascine dislocate nel territorio del parco, alcune delle quali di grande interesse storico, tipologico e costruttivo.

 

Cascina Frisasca
Struttura agricola del XVI secolo, fu dapprima patrimonio dei nobili Svirigo, per poi passare, nel 1574, tra le proprietà del Monastero delle Veteri di Milano. Intorno al 1750 fu quindi ceduta al Deputato all’Estimo del Comune di Arluno, Gerolamo Pogliani. Nel corso del XIX secolo vi furono altri passaggi di proprietà, l’ultimo dei quali, nel 1895, a favore di Angelo Belloni di Busto Arsizio.
Fino a metà degli anni ’70, Cascina Frisasca mantenne la sua natura agricola, ospitando un’ottantina di persone. Ristrutturata negli anni ’80, risulta oggi tra le 4 cascine di Arluno inserite nel piano regionale di conservazione ambientale.

 

Cascina Poglianasca
Situata sulla strada SP229 che collega Arluno al comune di Pogliano Milanese, se ne ha traccia storica a partire dalla metà del XVII secolo, quando risultava divisa tra i signori Daverio e Varesi (proprietari delle due corti a est della strada) e gli Osio (cui apparteneva quella ad ovest).
Nel 1689 le 2 corti dei Daverio e dei Varesi vengono acquistate dai signori Menati, mentre la proprietà degli Osio viene venduta al marchese Giuseppe Bolognini, il quale vi annette ulteriori terreni acquistati. Il marchese fa, inoltre, costruire un altro cortile ed edifica una chiesetta dedicata a Sant’Antonio da Padova, in luogo della piccola edicola di San Bernardo, che custodiva all’epoca la tomba dei fondatori della cascina. Nel 1714 viene terminata, all’interno del cortile della chiesa, l’elegante villa dei Bolognini, caratterizzata da un portico a 4 colonne al pianterreno e da una veranda a colonnine ed archi al piano superiore. Al Bolognini succede, nella proprietà della cascina, la famiglia Pizzotti di Vigevano. Nel 1775 però, tutti i beni dei Pizzotti vengono acquistati dal Visconte di Rosate, che nel 1812 vende al signor Guido Riva.
Nel 1825 la chiesetta dedicata a Sant’Antonio da Padova viene sostituita da una nuova e più grande chiesa dedicata ai Santi Gervaso e Protaso, tutt’oggi esistente.
Dopo altri passaggi di proprietà, che hanno coinvolto la famiglia Radice e i Bizzozzero, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, il complesso divenne, nel 1937, patrimonio dell’Ospedale Maggiore di Milano.
L’intera proprietà passò infine alla Fondazione Marcora, che attraverso quattro aste pubbliche, tra il 1985 ed il 1999, ha acquisito i 9.000 mq di immobili e i 37.000 mq di terreni. Qui, a seguito di lunghe e impegnative opere di ristrutturazione, la Fondazione ha stabilito la sua sede.

 

Cascina Gomarasca
Già esistente nel 1500, dapprima come patrimonio dei Crivelli di Magenta, poi come residenza della famiglia Oldani, nel 1700 la cascina passò ai Casati, che la cedettero, a loro volta, a Giovanni Battista Pecchio (o Pechio). Terza cascina del paese per importanza, verso il 1800 passò ai Sala di Milano. Nel 1835 ne divenne quindi proprietario Giovanni Battista Limito, il quale, nel 1838, fece restaurare la chiesetta in onore di San Giovanni Battista, già attestata nei documenti del Catasto Teresiano del 1722. Il 25 ottobre 1840, al completamento delle opere di restauro, curate dall’architetto Ambrogio Lomeni, autore anche del Campanile di Arluno, la chiesa venne riaperta al culto.
In seguito, la cascina fu oggetto di altri passaggi di proprietà, l’ultimo dei quali, nel 1924, a favore della famiglia Cusaro. La cascina, tuttora abitata, si trova sulla strada provinciale 34, al confine con Vittuone.

 

Feste

 

• L’appuntamento più importante e sentito del paese è, senza dubbio, il Palio delle Contrade. La quarta domenica di settembre, dopo la tradizionale sfilata per le vie del paese, le sette contrade arlunesi si sfidano in una serie di competizioni sportive. Ne viene determinata una classifica, sulla base della quale si decreta la vincitrice.
• Il terzo sabato di settembre si tiene la storica Sagra della Busécca, piatto tipico della tradizione lombarda, a base di trippa. Il clou della festa è rappresentato dal pranzo, solitamente allestito nel centro anziani, ma per l’intera giornata vie e strade del paese ospitano anche la tradizionale Fiera delle Merci.
• Il terzo sabato di marzo ha solitamente luogo la Fiera di marzo, con mercanti ed espositori di vari prodotti enogastronomici, florovivaistici e non solo. Coinvolte anche le associazioni sportive e culturali attive sul territorio.
• L’ultimo sabato di giugno ha luogo la Notte Bianca, col suo programma di concerti e avvenimenti culturali fino alle ore 3.