Carpiano
Situato a sud di Milano, il comune conta circa 4.106 abitanti (dato del 31.1.2015), distribuiti tra il nucleo urbano principale e le frazioni Arcagnago, Draghetto, Francolino, Ortigherio e Zunico. Coi suoi 17,24 kmq, 15,68 kmq dei quali afferenti Parco Agricolo Sud Milano, Carpiano è tra i comuni con la maggiore estensione territoriale dell’area sud Milano.
Dal maggio 2014 ad amministrare il comune è una giunta retta da una lista civica, con Paolo Branca in carica come sindaco.
comune.carpiano@pec.regione.lombardia.it
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Da vedere
Chiesa di San Martino Vescovo
Dedicata a San Martino Vescovo, che insieme a Santa Maria Maddalena è santo patrono del paese, la chiesa risale al XIV secolo. Nel corso del secolo successivo venne quasi del tutto ricostruita, assumendo l’aspetto che conserva ancora oggi. La facciata esterna è realizzata in cotto e sormontata da cinque pinnacoli in mattoni decorati con una croce in ferro. L’esterno fu impreziosito da opere marmoree provenienti dalla Certosa di Pavia e successivamente dal protiro a pianta quadrata. Quest’ultimo è caratterizzato da colonne tortili in marmo di Candoglia (lo stesso del Duomo di Milano, oltre che della Certosa di Pavia), che sostengono una copertura a falde, con intradosso a semisfera sormontata dalla statuetta della Vergine. L’interno, suddiviso in tre navate, con quella centrale più alta delle laterali, è piuttosto povero di opere artistiche: molti dei dipinti che vi erano conservati risultano, infatti, pesantemente deteriorati o del tutto scomparsi.
Castello di Carpiano
La storia del castello di Carpiano iniziò nel lontano 1549, quando i suoi abitanti, i Padri Certosini, riedificarono la struttura nella sua forma originaria. Dopo essere appartenuto alla famiglia milanese dei Pusterla (il nome deriva dalle Pusterle, le porte d’entrata di Milano) prima e a Gian Galeazzo Visconti poi, fu donato, proprio da quest’ultimo, all’ordine dei certosini che avevano sede nella Certosa di Pavia. Il loro avvento mutò la struttura da castello fortificato a grangia-castello, dalla forma rettangolare e con quattro torri angolari (oggi ne sono visibili soltanto tre). Con la sottomissione del Ducato di Milano da parte dell’Impero Austriaco, gli ordini religiosi vennero sciolti e, nel 1782, il castello e i suoi territori vennero donati dall’imperatore Giuseppe II d’Asburgo-Lorena al barone Giovanni Alessandro Brambilla, generale e chirurgo pavese alla corte dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria e successivamente, nel 1859, vennero venduti al conte Giacomo Mellerio. Alla morte di quest’ultimo, tutti i suoi beni, compreso il castello e i territori annessi, vennero lasciati all’Onorevole congregazione del legato Pio Mellerio, divenuta poi Onorevole congregazione di Carità (nel corso degli anni divenuta nota come E.C.A. e poi con l’attuale sigla II.PP.A.B). Sul fianco della torre di sud-ovest si trova una loggetta creata con le piccole colonne tortili (provenienti dal protiro posto all’esterno della chiesa) e pareti ancora oggi affrescate. L’entrata al castello – una volta completamente affrescata con la figura della Vergine della Certosa di Pavia, di rose del Carmelo e di gigli della convalle – è una pseudotorre molto più bassa delle altre torri, dotata di ponte levatoio sul fossato che circondava il castello. Nei pressi dell’entrata si trovava anche la porta che conduceva alla foresteria, da un lato, e dall’altro le scale che conducevano alle sale del piano superiore. Opposte alle sale si trovavano le stalle. Sul lato corto si trovavano, invece, le sale del refettorio, il chiostro e l’oratorio dedicato a San Brunone (protettore e fondatore dell’Ordine Certosino), consacrato nel 1645, dove ancora oggi sono visibili diversi affreschi e un passaggio voltato con raffigurazioni riguardanti il crisma radiante circondato da medaglioni (al centro) e l’Annunciazione (sulla lunetta). Tutte le decorazioni in marmo (provenienti dalla Certosa di Pavia, alcuni dei quali si presume siano opera di Giovanni Antonio Amadeo) e gli affreschi presentano la scritta GRA CAR (visibile anche nella chiesa) che significa GRAtiarum CARthusia. Ancora oggi sono visibili e ben conservati, al pian terreno, particolari locali, come la ghiacciaia con copertura a cupola e sale caratterizzate da coperture voltate a crociera. Le sale del piano superiore sono tutte dipinte in bianco e rosa e dotate di grossi camini, visibili anche all’esterno grazie ai comignoli gotici sul prospetto sud.
Cascina Arcagnago
Piccolo complesso rurale costituito da una piccola corte principale e da una corte colonica, cascina Arcagnago sorge nell’estremo sud-est del territorio di Carpiano, in una zona agricola confinante col territorio del comune di Locate di Triulzi. A sud del complesso passa la trafficata strada provinciale 40 (Binasco-Melegnano), mentre nelle immediate vicinanze si trova la SP (ex-SS) 412 della Val Tidone.
La struttura del complesso non è immediatamente leggibile, in quanto gli edifici che la compongono si trovano lungo i due lati della strada che attraversa l’aggregato rurale. La casa padronale e alcuni portici sono raccolti intorno a una piccola corte, mentre le stalle delle manze e quella dei cavalli, insieme ad alcuni portici, si trovano all’esterno, oltre la strada. Tale disposizione è l’esito di varie trasformazioni succedutesi nel tempo. A lato della corte se ne trova una seconda più recente (prima metà del XX secolo), formata dalle abitazioni coloniche e dai rustici dei coloni. La casa padronale, ottocentesca e dall’aspetto che ricorda più una villa, ingloba probabilmente in parte il vecchio granaio, a ridosso dell’andito d’ingresso alla corte. La villa, di due piani, con camini e solai lignei, si affaccia su un piccolo giardino.
Già di proprietà dei Marchesi Lasso di Castiglia e, successivamente, dei marchesi Corio, del Collegio Elvetico e dell’Ospedale Maggiore di Milano, il complesso della cascina corrisponde storicamente a parte del nucleo abitato di Arcagnago che, insieme a Gnignano, risulta collocato nella pieve di San Giuliano fin dalla metà del Trecento. L’edificio storico, descritto nella mappa del Catasto Teresiano del 1722 e parzialmente demolito prima del 1854, era ancora presente nel 1901. La demolizione totale del fabbricato risale ad anni recenti: si è costruita la stalla grande, che occupa l’area centrale dell’abitato. Oggi cascina Arcagnago è un’azienda agricola con abitazioni, stalle e rimesse per attrezzature e mezzi da lavoro.
Zunico
Un tempo appartenente alla Pieve di San Giuliano Milanese, Zunico è oggi la principale frazione di Carpiano, del cui territorio rappresenta l’estremità più a nord. Qui sorge anche l’omonima cascina, risalente al XVI secolo, e l’oratorio di Sant’Ambrogio, con l’annessa chiesetta.
Piccolo centro abitato di antica origine, nel 1751 contava 120 residenti, mentre nel 1805, in piena età napoleonica, la popolazione salì a 339 unità. Un ulteriore incremento demografico si registrò nel 1809: dopo aver incorporato Videserto, gli abitanti salirono infatti a 527. Nel 1811 la località visse quindi la sua prima esperienza di annessione al Comune di Carpiano, sulla base di un decreto reale, anche se, in seguito all’istituzione del Regno Lombardo-Veneto, tale unificazione venne annullata. Un censimento del 1853 conteggiò, invece, 418 residenti.
In seguito, il Comune di Zunico passò come tale sotto il nuovo governo italiano, ma subito fu presentata la proposta di riproporre l’antico modello napoleonico, considerato più razionale. Il relativo progetto di legge fu approvato dal parlamento italiano e sancito dal re il 20 febbraio 1862. La sua attuazione sulla Gazzetta Ufficiale fu tuttavia posticipata all’11 dicembre, per non frazionare il bilancio, e divenne effettiva a partire dal 1 gennaio 1863.
Feste
• Sono due le feste patronali in calendario: quella di Santa Maria Maddalena, che ricorre intorno alla terza settimana di luglio, con una serie di iniziative ed eventi (di carattere sociale, culturale e religioso) che si protrae all’incirca per dieci giorni, e quella di San Martino (11 novembre).
• Da qualche anno la Pro Loco carpianese promuove la Festa in Strada. Fissata generalmente all’inizio di maggio, coinvolge il tessuto associazionistico del paese ed è dedicata al volontariato. Non a caso, viene chiamata anche Festa del Volontariato e delle attività positive del territorio, con un ricco programma di iniziative a tema e locali e ristoranti del paese che allestiscono tavoli e panche all’aperto, proponendo menu dedicati.
• Il primo fine settimana di ottobre si svolge, invece, la Festa del Riso, sempre a cura della Pro Loco, col patrocinio dell’amministrazione comunale e il coinvolgimento di varie associazioni locali. Stand gastronomici, giochi e intrattenimento per bambini, esibizioni di danza e spettacoli musicali animano le principali strade e piazze del paese per le intere giornate di sabato e di domenica. La festa prevede anche l’esposizione di macchine agricole, auto d’epoca e rievocazioni in costume relative alla filiera del riso, cui le tradizioni del territorio sono fortemente legate.