Mediglia

Mediglia

 

 

 

Comune dell’area est milanese, conta 2.152 abitanti (dato aggiornato all’agosto 2016) distribuiti tra il nucleo storico principale e le frazioni Triginto, Robbiano, Mombretto, Bustighera, San Martino Olearo, Vigliano e Bettolino. La superficie territoriale si estende per circa 21,95 kmq, 18,67 dei quali sono parte del Parco Agricolo Sud Milano.
L’amministrazione comunale è retta da una giunta, che ha in una lista civica di centrodestra la forza politica di maggioranza e in Paolo Bianchi il sindaco (riconfermato nel suo secondo mandato nel giugno 2016).

 

Da vedere

 

Cascina Melegnanello
Si tratta di un grande complesso a corte quadrilatera chiusa, situato nella campagna agricola di Mediglia e visibile dalla strada provinciale 139, che attraversa il territorio da nord a sud. La struttura originaria risale al XVIII secolo, anche se, nel corso degli anni, ha subito alcune trasformazioni. Intorno al 1854, la cascina, all’epoca costituita da un fabbricato a L occupante i lati nord e ovest di una grande aia, venne ampliata con la costruzione di un corpo di fabbrica, che ne chiuse la corte lungo il lato est. Nuovi porticati vennero, inoltre, aggiunti all’antico edificio, lungo i prospetti affacciati sull’interno della corte. Nel corso della seconda metà dell’Ottocento vi furono anche demolizioni parziali che coinvolsero sia il lato nord-ovest, lungo il quale venne costruito un nuovo edificio isolato dal resto della costruzione, sia l’angolo sud-est, dove venne ricavato un passaggio verso l’esterno della corte.
Attualmente la struttura è costituita dalla casa padronale, l’abitazione del fattore, l’essiccatoio, il granaio e altri spazi di servizio, tra cui il caseificio e le stalle delle vacche e dei cavalli. A prevalere sono i materiali tradizionali, come i tetti con travi in legno, e i fronti, a intonaco piano, decorati con fasce marcapiano e cornici dei vani finestra realizzate in mattoni pieni.

Cascina Pizzo
Struttura risalente al XVIII secolo, i cui campi si estendono per circa 180 ettari, nel cuore del Parco Agricolo Sud Milano. Con ben dieci ettari destinati alle serre, la cascina è oggi una fiorente azienda agricola, orientata alla produzione e alla vendita di frutta e ortaggi di stagione.

 

Cascina Maiocca
Complesso rurale costituito da due corti, è situata nell’estremo sud del comune, al confine con quello di San Giuliano Milanese, segnato in questo punto dal corso del fiume Lambro. La struttura, risalente al XVIII secolo, è costituita dalla casa padronale, case coloniche e ambienti di servizio, quali le stalle, i magazzini e la rimessa dei trattori. La cascina, in anni recenti oggetto di interventi di ampliamento, è attualmente un’azienda agrituristica.

Chiesa di Santo Stefano protomartire
Situata nella frazione Triginto, documenti storici ne attestano la presenza già attorno alla seconda metà del XIII secolo. Secondo quanto attestato da Lombardia Beni Culturali “Nel 1749, durante la visita dell’arcivescovo Giuseppe Pozzobonelli nella pieve di San Giuliano, nella chiesa parrocchiale di Triginto risultava estinta la confraternita senza abito del Santissimo Sacramento. Entro i confini della parrocchia di Santo Stefano protomartire esistevano a quell’epoca gli oratori di San Rocco in Mediglia, dei Santi Vito e Modesto in Robbiano, di San Bernardo in Melegnanello, della Beata Vergine Maria in Bruzzano (Visita Pozzobonelli, Pieve di San Giuliano).
Verso la fine del XVIII secolo, la parrocchia di Santo Stefano di Triginto, che estendeva la propria giurisdizione anche su Mediglia, possedeva fondi per 119.4 pertiche (circa 78mila mq)”.

 

Chiesa di Santa Maria Assunta
Già citata in documenti che risalgono al XIII secolo, si tratta della chiesa parrocchiale della frazione Bustighera. Fu oggetto, tra il XVI e il XVII secolo, di visite pastorali da parte degli arcivescovi di Milano, a seguito delle quali subì modifiche ed ampliamenti.

 

Feste

 

Durante i primi due fine settimana di settembre si tiene la Festa Popolare della frazione Triginto. Si tratta di una tradizione consolidata da oltre quarant’anni, con un programma di iniziative, tra cui spettacoli, mostre, eventi culturali, giochi e balli popolari. A spiccare è, inoltre, l’offerta enogastronomica, con lo stand allestito per l’occasione, dove vengono preparati piatti della tradizione popolare.
• Il secondo fine settimana di ottobre è, invece, festa patronale nella frazione Mombretto. Anche qui, eventi, spettacoli e momenti ludici animano vie e piazze del borgo, col coinvolgimento dei commercianti e delle associazioni attive sul territorio.

Locate di Triulzi

Locate di Triulzi

 

 

Locate di Triulzi conta 9.962 (censiti a dicembre 2014) e si estende su una superficie totale di 12 Kmq. Di questi, sono ben 10,48 kmq (ovvero, l’87% del totale) i territori che ricadono nell’area del Parco Agricolo Sud Milano. L’abitato si compone di un nucleo centrale e di due frazioni: Gnignano (a sud del paese, direttamente confinante col comune di Landriano e, quindi, con la provincia di Pavia) e Moro (piccolo centro abitato, che sorge a ridosso del fiume Lambro meridionale).
L’amministrazione comunale è retta da una giunta di centro-sinistra, guidata dal sindaco Davide Serranò (eletto nel 2015 dopo due mandati da assessore della precedente giunta Preli).
comune@pec.comune.locateditriulzi.mi.it
www.comune.locateditriulzi.mi.it

 

Da vedere

Santuario Santa Maria ad Fontem
Questo storico santuario sorge in un contesto agricolo-rurale, fuori dal centro abitato, con l’omonima cascina a fargli da cornice. Il primo colpo d’occhio è per il campanile, costituito da mattoncini a vista, che svetta coi suoi circa 35 metri di altezza. Il porticato d’accesso presenta, invece, delle volte impreziosite da affreschi che raffigurano episodi con protagoniste alcune figure sacre legate al santuario. All’interno, troviamo la chiesa superiore e quella inferiore, entrambe fatte erigere dalla famiglia Trivulzio a cavallo tra il XV e il XVI secolo. Nella chiesa inferiore, più piccola e più antica, si può ammirare l’affresco di una Madonna con Bambino attribuito a un artista vicino a Leonardo. Santa Maria ad Fontem deve il suo nome ad un’antica fonte d’acqua ritenuta miracolosa e presidiata fin dal XIII secolo da un’edicola dedicata alla Madonna. Il culto delle acque miracolose è stato rinverdito negli anni in cui la peste bubbonica imperversava in Lombardia. A Locate si registrò una minore incidenza dell’epidemia. Molti cittadini trovarono cure e conforto nei locali posti sul retro della chiesa inferiore, dotati di vasche per la raccolta delle acque della fonte, e si attribuì dunque a questo il “miracolo” della ridotta mortalità dovuta alla peste. Dopo essere stato sotto la gestione dell’ordine monastico dei “Servi di Maria”, il santuario divenne di proprietà statale e svuotato di tutte le sue funzioni sacre: era il 1799. Ne seguì un periodo di grave degrado, finché la famiglia Trivulzio non riuscì a tornarne in possesso. Nel 1842, poi, la principessa Cristina Trivulzio di Belgiojoso riaprì le porte della chiesa ai fedeli e nel secolo successivo ebbero luogo le operazioni di restauro, cui si devono gran parte dei reperti storici e artistici ammirabili oggi.
Attualmente il santuario è di proprietà privata, ma ospita spesso funzioni religiose e, in alcune occasioni, eventi d’interesse storico e culturale. Come accaduto nel marzo 2014, quando Santa Maria ad Fontem è stato inserito nel programma delle ‘Giornate FAI -Fondo Ambiente Italiano – di Primavera’, con visite guidate aperte al pubblico. Il santuario è stato recentemente incluso, infatti, nei beni patrimonio del FAI, il e apre integralmente al pubblico (con possibilità di accedere anche ai locali che ospitano le vasche di raccolta dell’acqua della fonte) ogni anno, in occasione della cosiddetta “Festa della Fontana”, ricorrenza festiva che coinvolge l’intero paese di Locate di Triulzi e che si celebra in primavera, in coincidenza con la domenica dell’Ascensione.
 
Castello Trivulzio
Progettato come corte rustica per amministrare le terre del contado, fu edificato a partire dal XIII secolo. Del periodo più antico si conserva la planimetria generale e due finestroni (oggi murati) antistanti la piazza; del XIV e XV secolo sono i soffitti a cassettoni che coprono la maggior parte dei vani oggi esistenti. Il grande torrione del lato settentrionale, risalente al XV secolo, è stato realizzato in laterizio a vista con tre finestroni gotici in pregevole cotto lombardo, con decorazioni rinascimentali riconducibili, per la loro fattura, al chiostro grande della Certosa di Pavia. Nei secoli successivi gli interventi si sovrapposero e seguirono le mode del tempo. Oggi restano ammirabili solo alcuni brandelli di affreschi cinquecenteschi e decorazioni settecentesche.
Tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento il palazzo subì le più importanti trasformazioni. Sul lato ovest fu costruita un’importante galleria neoclassica con grandi finestroni che si affacciavano sul nuovo parco all’inglese, sopra di essi vi è una lunga teoria di stemmi nobiliari sormontati da una trabeazione classicheggiante. All’inizio della galleria vi era la cosiddetta “sala della musica” che fungeva da cerniera fra la residenza nobile e la galleria stessa. La trasformazione del parco, della sala della musica e della galleria è riconducibile per tradizione al Pollack, allievo prediletto del Piermarini. Al piano terreno è tuttora conservato il grande salone, affrescato in stile neo-rococò con richiami romantici e floreali. Qui, all’interno di grandi medaglioni, sono ritratti i Trivulzio più illustri. A spiccare è il profilo della Principessa Cristina, il personaggio che diede maggior lustro a Locate per fama, ingegno, lungimiranza ed opere sociali.
Oggi l’edificio è frazionato in varie proprietà private e, a causa delle continue manomissioni e trasformazioni, versa in condizioni contrastanti, al punto che risulta difficile leggerne la struttura e le funzioni del passato.

 

Corte Salazar
Edificata nel XII secolo come fortezza per difendere i territori di Locate di Triulzi e Milano dagli eserciti nemici di Lodi e Pavia e dagli Imperatori Svevi, la corte permette ancora oggi di ammirare tratti dell’arte costruttiva e decorativa di quel tempo, quali gli archi e i finestroni rettangolari con decorazioni in terracotta. La corte è stata, in seguito, sede della Pretura per i giudizi penali. Locate di Triulzi aveva, infatti, una vasta giurisdizione sul territorio. Per molti anni il Castello ospitò le carceri della Regia Pretura di Locate di Triulzi.
In uno dei locali del castello si può ammirare il pregevole affresco, risalente alla fine del XII Secolo, detto “Madonna del Sarone”.

Cascina Nesporedo
Situata nella periferia est di Locate, lungo la strada SP164, che attraversa le campagne in direzione di San Giuliano Milanese, questa storica cascina è oggi una fiorente azienda agricola, gestita dalla famiglia Cornalba, che vanta una dinastia di agricoltori di più generazionale, a partire dal 1870.  Oggi l’azienda si dedica alla produzione e alla vendita diretta di carne, uova, latte crudo appena munto (con punto di distribuzione self-service), riso, farro, miele, uova, formaggi, salumi e frutta di stagione. Cascina Nesporedo è, inoltre, aperta a visite guidate, e ospita anche eventi e ricevimenti personalizzati e attività didattiche.  

Cascina Resentera
Situata a sud del centro abitato di Locate e raggiungibile attraverso percorsi campestri, Cascina Resentera si presenta come una classica struttura rurale, con un’aia attorno alla quale si sviluppano le stalle con le mucche, gli spazi abitativi e i cicli produttivi legati alle attività agricole. La cascina è, infatti, un’azienda agricola gestita dalla famiglia Fedeli ed è nota soprattutto per la produzione e la vendita diretta di riso.

Cascina Tappa
Questa cascina sorge sulla vecchia strada della Fontana, storicamente percorsa dai pellegrini di mezza Europa per recarsi al Santuario Santa Maria ad Fontem.
Il nome Cascina Tappa sembra essere dovuto al fatto che si trattasse di un ideale luogo di sosta, dove trovare ristoro e provvedere, al contempo, al cambio dei cavalli.
Il primitivo nucleo di Cascina Tappa risale al 1500 ed è situato nella parte nord-occidentale dell’attuale complesso, dove si trovavano la maggior parte delle camere.
Nel corso dei secoli, poi, vennero aggiunti altri edifici, che ne determinarono l’odierna struttura a quadrilatero, tipica delle cascine lombarde.
Un tempo feudo della Principessa Cristina di Belgioioso, da anni Cascina Tappa e la vicina Cascina Tappino sono note per la loro attività di floricoltura. Le specie maggiormente coltivate sono peonie (in diverse varietà) e rose. Nonostante la maggior parte delle colture si sviluppino in campo aperto, sono presenti anche delle serre, destinate a particolari varietà floreali.
Un’intera area di Cascina Tappa è stata recentemente oggetto di ristrutturazione e adibita ad alloggio agrituristico.

Cascina Venturina
Il corpo antico della cascina risale al XV secolo, mentre le stalle e le altre strutture sono state costruite successivamente. L’edificio ripropone l’esempio tipico della cascina lombarda a pianta quadra e presenta ai piani inferiori i porticati, gli essiccatoi, i silos, i ricoveri per i macchinari e le scuderie, oltre alle abitazioni dei proprietari e dei contadini.
Oggi Cascina Venturina è condotta come fondo agricolo, gestito da una famiglia fittabile. L’attività agricola è orientata alla coltivazione di riso e mais. Da decenni, invece, è stato dismesso l’allevamento di bestiame da latte e da carne, con le stalle trasformate in scuderie dove alloggiare i cavalli destinati alle attività di equitazione, sia amatoriale che agonistica (salto e dressage).

 

Feste

L’evento principale è la cosiddetta Festa della Fontana, che coincide, da calendario, con la domenica dell’Ascensione di Gesù Cristo (cinque settimane dopo Pasqua). Fulcro della festa è il Santuario Santa Maria ad Fontem, all’interno del quale vengono celebrate la messa e le funzioni religiose legate alla ricorrenza. Per l’occasione, le vie del paese vengono invase dalle bancarelle di artigiani e mercanti e degli hobbisti locatesi, che espongono i loro manufatti. Un’altra area viene, invece, adibita a Luna Park sin dai giorni che precedono la festa. Il santuario, inoltre, resta aperto al pubblico per l’intera giornata, dando modo di visitarne anche le parti normalmente non accessibili. Sino a qualche anno fa, durante la settimana precedente la domenica della festa, si tenevano varie iniziative, quali, ad esempio, la tradizionale biciclettata per le vie del paese, con il rituale della benedizione delle bici presso il Santuario. Negli ultimi anni, tuttavia, la festa ha subito un ridimensionamento, con le celebrazioni religiose e le iniziative pubbliche ridotte alla sola giornata di domenica.

Liscate

Liscate

 

 

Comune dell’area nord-est milanese, conta 4.095 abitanti (dato del dicembre 2015) distribuiti su una superficie territoriale di 9,37 kmq. Di questi, 6,80 kmq rientrano nel perimetro del Parco Agricolo Sud Milano.
L’amministrazione comunale è retta da una giunta che ha nella lista civica Noi per Liscate la forza politica di maggioranza e in Lorenzo Fucci il sindaco.

 

Da vedere
Chiesa dei Santi Giorgio e Lorenzo
Edificata nel 1180 su un insediamento romano, è attestata come parrocchia negli atti delle visite pastorali compiute, tra il XVI e il XVIII secolo, dagli arcivescovi di Milano e nella pieve di Settala. Conserva al suo interno lo stile romanico originario, mentre l’esterno è stato oggetto, nel secolo scorso, d’importanti opere di restauro, che ne hanno modificato profondamente l’aspetto.

Cascina di Mezzo
Situata nell’area agricola a sud della strada statale 39, Cascina di Mezzo è un complesso di ridotte dimensioni, risalente al XVIII secolo. Il suo fronte principale, costituito dalla casa padronale, da alcune abitazioni e dalla grande stalla, definisce una corte lunga e stretta aperta verso quella più ampia posta ad est. Quest’ultima è definita, sul lato nord, dalla stalla grande (ora ristorante agrituristico), a est dall’ex granaio e a sud da un nuovo capannone funzionale alle attività dell’azienda agricola. Sul fronte ovest si trova l’ex fabbricato dei servizi colonici, che verso est si attesta su una piccola corte definita dall’edificio delle abitazioni coloniche. Dal 1988 il complesso è stato oggetto di un’azione di recupero conclusasi in anni recenti. Al suo interno la proprietà ha allestito un museo agricolo, costituito da una collezione di mezzi agricoli d’epoca – quali aratri, trattori e macchine a vapore – perfettamente conservati e funzionanti.

Cascina Besozza
Situata anch’essa nell’area agricola a sud della strada statale 39, si tratta di un complesso rurale organizzato principalmente intorno a un cortile quadrilatero, composto da vari corpi edilizi: casa padronale, case coloniche, stalla ed edifici di servizio. A ridosso del cortile principale sorge una seconda stalla e l’antico mulino. La struttura presenta murature perimetrali in laterizio, solai in legno o a voltine in laterizio, putrelle in ferro e tetti a capanna in tegole di cotto su orditura lignea. Attestata già in documenti storici del Settecento, la sua conformazione attuale è l’esito di ampliamenti avvenuti principalmente fra il 1854 e il 1865, con una corte più ampia e regolare, delimitata a nord-est dall’edificio delle case coloniche e a sud-est dalla nuova stalla, per la cui costruzione sembra essere stato in parte demolito il mulino. Attualmente il complesso della cascina Besozza conserva sostanzialmente la configurazione di inizio Novecento, eccettuato il recente capannone attestato lungo il lato sud-ovest; a sinistra si trovano l’ingresso principale alla corte e le abitazioni coloniche, costruite esternamente al complesso, intorno agli anni ’70 del XX secolo.

Feste
• La festa patronale, dedicata alla Madonna del Rosario, è tradizionalmente celebrata a marzo, in coincidenza della quinta domenica di Quaresima. Oltre alle celebrazioni religiose, per l’occasione sono previste iniziative d’intrattenimento di vario genere, tra cui rievocazioni storiche. Vi è purtroppo anche una mostra di uccelli rapaci, coi falconieri a tenere mini-corsi di falconeria.
• Intorno alla terza domenica di ottobre si svolge la Festa d’Autunno, con esibizioni musicali, mostre, sfilate, mercatini, oltre a momenti ludici e allo spazio-ristorante allestito per l’occasione e aperto per l’intera giornata.

Lacchiarella

Lacchiarella

 

 

Situato a sud di Milano, il comune conta 8.853 abitanti (dato a febbraio 2014), distribuiti tra il nucleo urbano principale e le frazioni di Casirate Olona, Mettone e Villamaggiore. Notevole l’estensione territoriale: circa 25 kmq, 17,82 kmq dei quali afferenti al Parco Agricolo Sud Milano.
L’amministrazione comunale è retta da una giunta che ha nella lista civica Lacchiarella Bene Comune la forza politica di maggioranza e in Antonella Violi il sindaco (in carica dal 25-5-2014).
protocollo@pec.comune.lacchiarella.mi.it
www.comune.lacchiarella.mi.it

 

Da vedere

 

Rocca Viscontea
L’origine della Rocca risale intorno alla metà del X secolo, all’epoca delle invasioni degli Ungari o Magiari, che erano penetrati in Italia spingendosi sino a Pavia. Lacchiarella era un paese agricolo autosufficiente e aveva nella Rocca, con il suo ponte levatoio, le torri merlate e il fossato intorno, un baluardo essenziale per la sua difesa. Dopo l’anno mille, la Rocca fu interessata dai numerosi scontri tra milanesi e pavesi per il possesso del territorio (famosa la battaglia di Campomorto e la distruzione della Pieve di Decimo), che vide poi l’affermazione di Milano e il consolidamento del suo dominio. Da allora le sue sorti rimasero legate alle vicende storiche del territorio milanese, che, nel periodo tra il XIII e il XV secolo, fu dapprima dominato dai Della Torre o Torriani, poi dai Visconti ed in ultimo dagli Sforza. Subì quindi diversi passaggi di proprietà, fino al 1837, quando fu acquisita da Giuseppe Antonio Beretta, che ne cambiò profondamente fisionomia e destinazione d’uso.
Fino alla metà degli anni ‘60 la Rocca era un centro vitale per le attività cittadine: qui si tenevano, infatti, feste, balli e attività ricreative che coinvolgevano l’intera comunità ciarlasca. Nei saloni sottostanti vi era la sede di una cooperativa di consumo.
In anni più recenti, la Rocca iniziò a manifestare in maniera evidente i segni del tempo e necessitava di significativi interventi di manutenzione, che avrebbero richiesto risorse impensabili per la società proprietaria. Dal 1992 l’amministrazione comunale manifestò l’interesse all’acquisto dell’immobile: quando entrò in possesso dell’immobile cominciò a elaborare un progetto di recupero. I lavori di ristrutturazione furono avviati nel 1999 per concludersi definitivamente agli inizi del 2003.
La Rocca è oggi sede della Biblioteca Comunale, mentre al piano rialzato si trovano la Sala Consiliare, una sala a volta destinata alla celebrazione dei matrimoni civili e la sede della Pro Loco. Al primo e al secondo piano sono stati realizzati uffici e sale riunioni che, dal 2014, ospitano parte degli uffici comunali.
Un ampio terrazzo si affaccia su piazza Risorgimento, mentre il camminamento perimetrale, sito all’ultimo piano dell’edificio, offre una suggestiva vista panoramica del paese.

 

Cascina Coriasco
È un’antica struttura risalente alla metà dell’XI secolo, tempo in cui sorgeva l’omonimo borgo. Secondo lo scrittore Teodoro Cavallotti, Cascina Coriasco fu teatro della drammatica storia d’amore tra Zarina, figlia di Matteo Visconti, signore di Milano, e Riccardino Langosco, dell’omonima famiglia di conti di Pavia, nemici dei Visconti. In seguito (intorno al 1300) divenne proprietà delle monache dell’ordine delle Sorelle Umiliate.
Di proprietà del comune da oltre vent’anni, la cascina è stata completamente ristrutturata attraverso due interventi principali: il primo risale al 1996/97 e ha interessato la parte esterna e il caratteristico porticato; l’altro, più recente, ha riguardato l’area interna, con particolare riferimento all’antica stalla, da cui è stato ricavato un ampio salone adatto a ospitare mostre, eventi e cerimonie.
Ancora di proprietà comunale, Cascina Coriasco, con i suoi portici e l’ampio giardino, è spesso teatro di eventi sia pubblici sia privati. Dal 2012 è gestita dalla Cooperativa Sociale Cascina Bianca di Milano, che l’ha resa anche un ristorante dove si tengono pranzi nuziali, cerimonie e banchetti, nell’ambito di un progetto che riguarda soprattutto il reinserimento lavorativo e sociale di ragazzi affetti da problemi di autismo.

 

Chiesa prepositurale di Santa Maria Assunta
La piccola chiesa parrocchiale fu costruita nel 1430 su un’area acquistata dai conti Mezzabarba di Pavia. Inizialmente fungeva da parrocchiale provvisoria, in luogo della chiesa di San Martino, scomoda da raggiungere per gli abitanti di Lacchiarella.
La chiesa fu completamente ricostruita dopo il 1584, anno in cui San Carlo Borromeo stabilì di trasferire la parrocchia del borgo di Decimo a Lacchiarella. Per edificare la nuova struttura fu utilizzato il materiale recuperato dalla demolizione della vecchia chiesa. Leggenda vuole che, essendo il costo del trasporto eccessivo, gli abitanti di Lacchiarella costituirono una fila umana lunga sino al borgo di Decimo, passandosi di mano in mano tutto il materiale. I più facoltosi, i fittabili ed i negozianti misero a loro disposizione carri e cavalli, grazie ai quali, tra le altre cose, venne trasportato il dipinto della Madonna delle Grazie, ancora oggi esposto presso l’altare della navata destra. Oggi rappresenta la chiesa principale di Lacchiarella.

 

Oasi naturalistica di Lacchiarella
Per gran parte proprietà del Comune, si tratta di un’area di circa 40 ettari, che rientra nel perimetro del Parco Agricolo Sud Milano. Si può raggiungere dalla SP40 Melegnano-Binasco oppure dalla strada comunale per Villamaggiore, utilizzando il percorso ciclo-pedonale ricavato sul lato est dell’Oasi.
Nata dalla volontà dell’editore Federico Ceratti e con il supporto tecnico del naturalista Luigi Andena su un gruppo di fondi in precedenza destinati a uso agricolo, l’area è andata incontro ad un rapido processo di rinaturalizzazione. Qui si possono trovare ambienti estremamente rari nella pianura agricola e l’avifauna, che costituisce una delle principali attrattive dell’Oasi in ogni periodo dell’anno.
Oltre a ospitare varie iniziative didattiche, l’Oasi è visitabile previa prenotazione all’Ufficio Ecologia del Comune di Lacchiarella.

 

Feste

 

A rendere famosa Lacchiarella è il tradizionale appuntamento con l’Autunno Ciarlasco, una festa popolare che coinvolge l’intero paese e che funge da attrattiva per migliaia di turisti e curiosi ogni anno. Si tratta di una manifestazione, che vede gli abitanti dei sette cantoni storici del paese sfidarsi in una serie di prove: dalla corsa con lancio delle uova alla corsa coi trampoli, sino al momento clou, ovvero la corsa delle oche. Ognuna di queste sfide contribuisce ad assegnare un punteggio, sulla base del quale viene delineata la classifica, che decreta infine il cantone vincitore del Palio. Istituito nel 1976, l’Autunno Ciarlasco è un appuntamento molto sentito dai lacchiarellesi, che vi si dedicano con preparativi che durano anche mesi.  
La manifestazione si svolge nell’arco di tre settimane, solitamente a partire dall’ultimo fine settimana di settembre alla seconda domenica di ottobre e si stima che porti in paese ogni anno circa 20.000 visitatori.
Sono le domeniche, in particolare, a trasformare Lacchiarella in un paese in festa. Le bancarelle di commercianti e hobbisti e i gazebo delle varie associazioni e organizzazioni locali animano l’intera giornata, mentre strade e piazze sono invase dai profumi e i colori degli stand gastronomici, presso cui i vari cantoni offrono le loro specialità.

 

Gudo Visconti

Gudo Visconti

 

 

 

Comune dell’ovest milanese, conta 1.667 abitanti (dato del dicembre 2015) distribuiti su una superficie territoriale che si aggira intorno ai 5,98 kmq. Di questi, 5,42 kmq rientrano nel perimetro del Parco Agricolo Sud Milano.
L’amministrazione comunale è retta da una giunta che ha nella lista civica 5 punti per Gudo la forza politica di maggioranza, con Omar Cirulli nel ruolo di sindaco (in carica dal maggio 2014).

 

Da vedere

 

Castello
La struttura sembra risalire al XIV – XV secolo. Come documentato da una mappa catastale del Cinquecento, si trattava di un edificio fortificato, con impianto quadrangolare caratterizzato da quattro torrioni agli angoli e da un fossato di cinta esterno alle mura, ricalcando così la struttura delle più note fortificazioni viscontee, numerose nella zona a Sud di Milano.
Verso la metà del Seicento, l’intera area venne acquisita dalla Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, che adibì il castello a residenza del proprio rappresentante legale sul territorio.
All’inizio dell’Ottocento, il Castello venne venduto, insieme ad altri possedimenti, a Gottardo Calvi. In quell’occasione vengono redatte interessanti descrizioni degli ambienti. Da quella datata 24-3-1809, allegata all’atto di vendita risulta comunque difficile un confronto con lo stato attuale, viste le numerose successive modifiche e demolizioni.
Particolarmente curiosa è la vicenda del corpo di fabbrica situato al centro del complesso: da immagini fotografiche precedenti al 1970, appare come un edificio di pianta rettangolare, con eleganti finestre archiacute dalle decorazioni in cotto e camini sporgenti, che ad alcuni studiosi hanno richiamato alla memoria la Bicocca degli Arcimboldi. Si tratta probabilmente di una delle parti originarie del castello, evidentemente demolita nel corso dei più recenti interventi di ristrutturazione. Sembrerebbe che, nel corso di queste opere, si sia preferito evitare la demolizione della struttura originale, optando piuttosto per una modifica dei livelli d’uso e della forma delle aperture.

 

Chiesa dei Santi Quirico e Giulitta
L’intitolazione ne prova l’antica origine: il culto dei due Santi, madre e figlio martirizzati in Oriente, è già diffuso in Italia nel V secolo, di solito al seguito dei Bizantini che in molte regioni hanno avuto il controllo del territorio per tutto l’Alto Medioevo. In ogni caso, nulla resta oggi di quelle origini, ma non meno interessante è ciò che si presenta oggi ai nostri occhi: un edificio riedificato a partire dal ‘500, a seguito della visita di S. Carlo nel 1573.
La facciata è un elemento che certamente spicca per qualità e imponenza; se anche Pellegrino Tibaldi non ne fosse il progettista, certamente tibaldiana è la cultura che l’ha creata: il portale è assai vicino alla sua chiesa di S. Fedele a Milano, così l’impostazione generale con la terminazione triangolare (timpano) e i decori di riempimento, oltre alla sovrapposizione di strutture di sostegno (lesene). Il grande architetto che fra gli altri ha meglio interpretato le volontà del Cardinale Carlo Borromeo, ha probabilmente fornito un progetto per questa facciata che però appare più tarda, come si può notare dalla forma della finestra sopra il portale, dai decori curvi (volute), ma soprattutto dalla terminazione sopra la finestra centrale che è tipica delle realizzazioni del Richini, altro importantissimo architetto che ha lavorato anche ad Abbiategrasso nella chiesa di San Bernardino. Questi elementi decorativi si trovano, in particolare, in alcun sue opere milanesi quali il portale del Seminario, il Palazzo Durini, la facciata di Santa Maria alla Porta e molte altre.
Si può dunque ipotizzare una ripresa del disegno di cultura tibaldiana all’epoca di Federico Borromeo e completato entro il 1630, epoca alla quale si possono datare anche gli affreschi che decorano l’interno della Cappella del Battistero. Mentre infatti all’epoca di San Carlo non esisteva ancora una Cappella vera e propria, con la visita di Federico era già stata costruita: gli affreschi che si possono ammirare mostrano un Battesimo di Cristo, Santi e il Padre Eterno nella volta. Affreschi di cultura tardo cinquecentesca, chiaramente controriformista, tuttavia interessanti per qualità e perché probabilmente erano inseriti in una generale volontà di abbellire l’intero edificio che, iniziato nel ‘500, era a quell’epoca incompiuto: sopra l’altare maggiore un’Annunciazione coeva agli affreschi del Battistero, in parte coperta da una finta finestra, proverebbe questa ipotesi; dunque nel ‘600 sarebbero stati terminati i lavori di rifacimento, ma nel ‘700 altri interventi hanno aggiunto stucchi e decori sia all’interno che all’esterno, nell’intento di aggiornare e uniformare l’insieme. (tratto da ParcoNavigli.com).

 

Cassinetta dei Ronchi
Si tratta di una delle numerose cascine del territorio, la cui proprietà si estende su una superficie di circa 60 ettari. Oggi è una fiorente azienda agricola, improntata soprattutto alla coltivazione del riso.
Da alcuni anni, tuttavia, è stato avviato un profondo processo di revisione dell’attività, con l’implementazione di allevamenti di tipo non intensivo e la trasformazione delle carni orientata alla produzione e alla vendita diretta di salumi. Le nuove attività, con l’estensione al pubblico di lavorazioni in precedenza effettuate solamente per uso familiare e delle quali sono state mantenute le caratteristiche peculiari, hanno anche condotto alla ristrutturazione e al recupero funzionale di parte degli edifici della cascina, destinati altrimenti a essere inutilizzati. Come il macello, realizzato recuperando e ristrutturando quella che era la vecchia abitazione del casaro, figura sempre presente nelle cascine di una volta. L’edificio, posto nelle immediate vicinanze della porcilaia, ha mantenuto, evidenziandoli, i caratteri architettonici tipici delle strutture rurali della bassa milanese: coperture in coppi e travi di legno, inserti di mattoni a vista, facciate intonacate e tinteggiate del tipico giallo milano.
Nel corso di questi ultimi anni si è attuata anche una costante valorizzazione dell’ambiente naturale circostante il complesso agricolo, realizzando interventi di riqualificazione paesaggistica, tuttora in corso. Ne sono un chiaro esempio la quercieta posta sul versante nord dell’azienda o il percorso naturalistico in fase di realizzazione, che, in circa 2 km di tracciato, consente di avere una visione d’insieme degli aspetti caratteristici dell’antica campagna lombarda.
L’azienda svolge anche attività di fattoria didattica, organizzando visite guidate e laboratori formativi allo scopo di far conoscere ai più piccoli la realtà del mondo agricolo.

 

Feste

 

La ricorrenza più sentita è senza dubbio la Fiera di San Costantino. Si tratta della festa patronale e viene celebrata il primo fine settimana di settembre. Le iniziative, a cura dell’associazione locale La Viscontina e col patrocinio dell’amministrazione comunale, prevedono vari eventi: mercatini di prodotti artigianali, tornei sportivi, concerti e stand gastronomico in piazza, con possibilità di cenare assaporando i piatti tipici del territorio. A tutto questo si affiancano le tradizionali funzioni religiose e la sfilata in costumi storici per le principali vie e piazze, che rievoca momenti di storia e aspetti legati alla tradizione contadina del paese.

Gorgonzola

Gorgonzola

 

 

Comune dell’area nord-est milanese, conta 20.266 abitanti (dato aggiornato ad aprile 2016) distribuiti su una superficie territoriale che si aggira intorno ai 10,69 kmq. Di questi, 3,93 kmq sono parte del Parco Agricolo Sud Milano. Caratterizzato dall’attraversamento del Naviglio Martesana, il paese è noto anche per avere dato il nome all’omonimo formaggio, insignito del marchio Dop (Denominazione origine protetta).
L’amministrazione comunale è retta da una giunta con una lista di centro-sinistra con Angelo Stucchi sindaco (in carica dal 2013).

www.comune.gorgonzola.mi.it

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Da vedere
Palazzo Freganeschi-Pirola
Affacciato su piazza della Repubblica e con approdo al Naviglio Martesana, si tratta di una delle architetture più importanti del paese. I primi documenti storici risalgono al XVIII secolo, quando il palazzo risultava proprietà della nobile famiglia cremonese dei Freganeschi. Nel XIX secolo passò alla nobildonna Maria Bianchi di Sambrunico, per poi divenire -agli inizi del XX secolo- proprietà della famiglia Pirola. Nel corso dei secoli, l’edificio fu oggetto di diversi interventi che ne hanno modificato sia l’aspetto esterno sia quello interno. Recenti operazioni di restauro hanno permesso di riportare alla luce numerosi affreschi, realizzati in particolare sulle pareti e sulle volte degli ambienti più rappresentativi. Tra questi, citiamo le decorazioni del piano terra raffiguranti episodi di carattere mitologico, quali Il mito di Demetra ed Eros e Antares.
Oggi l´edificio (in parte di proprietà comunale) si sviluppa su tre piani ed è preceduto da un pronao monumentale risalente al periodo neoclassico (XVIII-XIX secolo), costituito da quattro colonne di granito sorrette da una semplice trabeazione (struttura orizzontale sostenuta da colonne; si compone di architrave, fregio e cornice) e sormontato da un timpano triangolare. Il carattere neoclassico, di cui il pronao (la parte anteriore) è l´elemento più rappresentativo, è riconducibile all’architetto Simone Cantoni, che tanto contribuì, con le sue opere, alla qualificazione del paese.

 

Corte dei Chiosi (o dei Chiostri)
Situata in via Piave, con ogni probabilità è quanto rimane dell’antico Convento delle Umiliate, costruzione del XIII secolo e all’epoca dimora dell’omonimo ordine religioso, soppresso nel luglio 1568 per ordine di Papa Pio V. Da allora il convento subì diverse trasformazioni, sino a presentarsi com’è oggi, costituito cioè da un portone d’ingresso, attraverso cui ci si affaccia su una costruzione caratterizzata da quattro archi a sesto acuto, al piano terra, e due finestre, sempre a sesto acuto, al primo piano. In onore degli Umiliati e dell’impronta che hanno lasciato sul territorio, sino al XVIII secolo si celebrava la Fiera di Sant’Erasmo. A caratterizzarla era la commercializzazione del lino, la cui produzione fu introdotta proprio dagli Umiliati e che, anche a distanza di anni, continuò a essere una delle principali attività di Gorgonzola.

 

Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio
È stata edificata tra il 1806 e il 1820 in luogo del più antico edificio sacro, per volontà testamentaria del duca Gian Galeazzo Serbelloni (1744-1802), signore di Gorgonzola. Nelle sue volontà testamentarie, il duca indicò in Simone Cantoni, architetto di fiducia già del padre Gabrio e autore, tra l’altro, del palazzo Serbelloni di Milano, la persona incaricata di curare il progetto della nuova chiesa. I lavori, avviati nel giugno del 1806, proseguirono anche dopo l’improvvisa morte dell’architetto Cantoni, colpito da malore durante un sopralluogo al cantiere nel 1818 e sepolto nel mausoleo che lui stesso aveva progettato. Il progetto venne quindi affidato all’architetto milanese Giacomo Moraglia e fu consacrato nel 1820.
Le opere di completamento e decorazione, tuttavia, proseguirono per buona parte dei decenni successivi (il pronao al centro della facciata, ad esempio, è del 1881).
L’edificio presenta uno stile neoclassico, con la facciata rialzata rispetto al sagrato e un grande porticato, che continua oltre i due lati della chiesa, caratterizzato da un grande pronao centrale con trabeazione sorretta da quattro grandi colonne corinzie in travertino di Baveno. Sui lati sorgono due corpi simmetrici fra loro: a destra, l’Oratorio della SS. Trinità, completato a metà ottocento; a sinistra, il Mausoleo Serbelloni, fatto costruire già nel 1776 a opera dell’architetto Cantoni. Nel lato posteriore della chiesa svetta, coi suoi 46 metri d’altezza, il campanile. Quest’ultimo, tra il 2015 e il 2016, è stato oggetto d’importanti interventi di restauro.
L’interno, a croce latina, si presenta a navata unica, con ampio transetto coperto da cupola e abside munita di deambulatorio. Le quarantadue semicolonne sporgenti dalle pareti e le quattro colonne libere che reggono il coro svolgono la doppia funzione di sostegno strutturale e di scansione ritmica dello spazio. Tutti i volumi sono raccordati ed enfatizzati dalla grande cupola, impostata su quattro vele e avvolta, all’esterno, da un tiburio ottagonale-
La volta della cupola, il catino absidale, gli arconi e i capitelli delle colonne sono decorati da motivi a stucco realizzati da maestranze ticinesi, coordinate dall’architetto Cantoni. La luce, irrompendo dai finestroni diafani, pervade l’unica navata, ed è valorizzata dai toni pastello delle colonne rosa, dagli intonaci giallini e dagli stucchi candidi.
L’artista più celebre che fu chiamato a dare il suo contributo all’abbellimento della nuova chiesa è stato Benedetto Cacciatori (1794-1871), carrarese di origine, ma milanese per formazione e professione. Sono opera sua, per esempio, tutte le dodici sculture in pietra poste nelle nicchie delle pareti (dottori della Chiesa, evangelisti, profeti), i due angeli in marmo di Carrara dell’altare maggiore e i bassorilievi raffiguranti gli episodi del Vangelo. Degni di nota sono anche i due pulpiti in legno di noce, in stile Impero, e i fregi dorati dell’altare maggiore, opera di Domenico Moglia (1782-1867), maestro dell’Accademia di Brera. L’altare maggiore e i confessionali, invece, sono stati disegnati dallo stesso Cantoni. (ripreso in parte da Wikipedia)

 

Santuario Madonna dell’Aiuto
Si tratta del più antico luogo di culto del paese. La chiesa, in principio dedicata a San Pietro, era con ogni probabilità parte del Convento delle Umiliate. La leggenda vuole che sia stata in seguito dedicata alla Madonna dell’Aiuto perché il vescovo di Bobbio, che era solito trascorrere le sue vacanze a Gorgonzola, vi portò il dipinto attuale posto sopra l´altare maggiore, ovvero una riproduzione della Madonna venerata nel santuario di Bobbio. All’interno si può ammirare l’altare secentesco in marmo, con ai due lati le statue in gesso colorato di San Pietro e Paolo. La chiesa è stata oggetto di opere di restauro e arricchita da una Via Crucis lignea di pregevole fattura. Come ricordo dei secoli passati rimane solo uno sbiadito quadro in cui si può leggere S. Jacob, conosciuto come il protettore dell’ordine claustrale dei Serviti.

 

Palazzo Serbelloni
Costruzione databile intorno al XVI secolo, come testimonierebbe il 1571 indicato su un portale in pietra, sorge a sud del Naviglio Martesana. Dal 1802 il palazzo è stato denominato Sola Busca: è caratterizzato da un ampio giardino, oggi adibito a parco pubblico, e da un ponte di legno che conduce a un’altra costruzione sulla riva opposta.

 

Torretta del Parco
Concepita in origine come torre di un castello d’epoca medievale, fu in seguito acquisita dalla famiglia Serbelloni, che nel XVI secolo divennero signori di Gorgonzola. I Serbelloni trasformarono quello che era un castello di concezione militare in un palazzo gentilizio di città, con annesse corti e costruzioni per lo stoccaggio dei prodotti agricoli e per luogo dedicato ai cavalli. La torre perse quindi la sua caratteristica difensiva e divenne un ornamento del palazzo stesso, cui è collegata attraverso delle porte utilizzate ancora oggi.
La torre ha una struttura quadrata e si articola su quattro piani. Tra un piano e l´altro presenta piccole finestre strombate, che richiamano architettonicamente l’originario stile medioevale. La struttura muraria termina con un tetto di coppe rosse su cui, fino a pochi anni fa, svettava una banderuola che segnava la direzione del vento. I gradine delle scale interne (125 totali, di cui gli ultimi 14 a chiocciola) sono di pietra e hanno una ringhiera di ferro battuto ad aste. L´ultimo piano della torre è un locale quadrato, con pavimento in cotto lombardo e finestre su ogni lato.

 

Ospedale Serbelloni
Si tratta di un’altra opera riconducibile alle volontà testamentarie di Gian Galeazzo Serbelloni: riteneva  che la nuova chiesa parrocchiale e l’ospedale fossero due opere fondamentali per il paese. I lavori di realizzazione iniziarono nel giugno 1848, sotto l’egida di Luigia Serbelloni, figlia del duca Gian Galeazzo. Il progetto fu affidato all’architetto Giacomo Muraglia, che lo concepì seguendo lo schema dei palazzi signorili del tempo. Muraglia, tuttavia, tenne conto anche delle indicazioni dei medici, adattando dunque l’impronta stilistica della struttura alle esigenze del ricovero. A questo si deve, per esempio, l´accortezza a non far sorgere l´edifico in prossimità delle vie più frequentate o del naviglio, così come la disposizione dei vani, realizzata secondo le tendenze più avveniristiche della metà XIX secolo, e la sala operatoria accanto alle infermerie. Caratterizzata, a livello stilistico, da un portale d’ingresso con un ben congegnato insieme di classicheggianti colonne e archi e attrezzata con le più moderne metodologie strutturali, si trattò di un’opera grandiosa per l’epoca, capace di offrire ricovero a un gran numero di pazienti e di far fronte così alle numerose patologie infettive che flagellavano la popolazione del tempo.
Non in grado di tenere il passo delle nuove tecnologie ed esigenze dettate dalla scienza medica, la struttura è andata incontro, nel secolo scorso, ad un inevitabile periodo di decadenza. Oggi, tuttavia, nei rinnovati locali sorge una struttura sanitaria che offre molte prestazioni al territorio. Resta però indubbia la particolare storia di questo nosocomio, tutto realizzato, migliorato e ampliato, negli anni, grazie alle generose donazioni non soltanto dei fondatori Serbelloni, ma di tante altre famiglie, associazioni ed opere religiose, che ne hanno fatto una specie di monumento alla beneficenza e alla solidarietà.

 

Feste
• L’evento più importante è la Sagra del Gorgonzola. Istituita nel 1998 per celebrare questa eccellenza della gastronomia italiana, ha riscosso da subito un grande successo, fungendo da richiamo per visitatori e turisti da ogni parte d’Italia e oltre. La sagra si tiene solitamente durante il terzo fine settimana di settembre ed è caratterizzata, oltre che dalla proposta di degustazioni e menu a tema, a cura dei vari ristoranti e locali del paese, da un programma ricco di eventi: dai convegni alle mostre, dai laboratori didattici alle rassegne di artigianato artistico. E ancora: concerti, balli, sport e spettacoli per qualsiasi età.
• Altro appuntamento di consolidata tradizione è quello con la Fiera di Santa Caterina. Istituita nel 1785 come fiera-mercato di bestiame e di prodotti legati all’agricoltura, si svolge intorno al 25 novembre, giorno in cui si celebra questa santa. Nonostante non abbia più l’impronta agricola delle origini, la fiera resta uno degli appuntamenti più sentiti e radicati dell’intera zona est milanese. Negli ultimi anni si sono registrate oltre 100.000 visite nei giorni della festa, quando per le principali vie e piazze del paese si snodano bancarelle di mercanti da ogni parte d’Italia, che propongono i più svariati articoli: dolciumi, oggetti da regalo, abbigliamento e tante altre curiosità.