Morti e devastazioni?
Repetita non iuvant,
e va avanti la cementificazione!
Perché il decreto Sblocca Italia sta suscitando tanta preoccupazione da parte della società civile, mentre da parte degli imprenditori si esulta o si tace? La ragione è che il tutto si risolve a favore degli immobiliaristi, degli imprenditori edili, autostradali, degli speculatori del cemento (vedi articolo). Pardon, dimenticavamo che per Squinzi, presidente Confindustria, tutto questo è ancora poco: “Dal punto di vista concettuale i contenuti del provvedimento sblocca Italia sono condivisibili. Il problema è la quantità e la reale disponibilità dei fondi per sostenere questi investimenti, ad esempio quelli per le infrastrutture”. E per il dissesto idrogeologico? Lo Sblocca Italia prevede “650 milioni di euro e opere idriche (depuratori, reti e collettori fognari)” a fronte dei 40 miliardi necessari stimati dalle Regioni!
Morti e devastazioni?
Repetita non iuvant,
e va avanti la cementificazione!
Perché il decreto Sblocca Italia sta suscitando tanta preoccupazione da parte della società civile, mentre da parte degli imprenditori si esulta o si tace? La ragione è che il tutto si risolve a favore degli immobiliaristi, degli imprenditori edili, autostradali, degli speculatori del cemento (vedi articolo). Pardon, dimenticavamo che per Squinzi, presidente Confindustria, tutto questo è ancora poco: “Dal punto di vista concettuale i contenuti del provvedimento sblocca Italia sono condivisibili. Il problema è la quantità e la reale disponibilità dei fondi per sostenere questi investimenti, ad esempio quelli per le infrastrutture”. E per il dissesto idrogeologico? Lo Sblocca Italia prevede “650 milioni di euro e opere idriche (depuratori, reti e collettori fognari)” a fronte dei 40 miliardi necessari stimati dalle Regioni!
Morti e devastazioni? Repetita non iuvant
Da evidenziare che lo Stato spende, attualmente, ben 2 miliardi di euro ogni anno solo per tamponare i danni, ovvero intervenire dove non se ne può fare a meno, dopo un incidente o l’ennesima emergenza maltempo. Eppure i cambiamenti climatici sono un dato di fatto e sarebbe urgente intervenire per ridurre l’impatto delle attività antropiche sul clima per non peggiorare ulteriormente la situazione. Basti pensare che dal 1910 (alluvione sulla Costiera Amalfitana) al 2000 (alluvioni su Marche, Piemonte, Val d’Aosta, Liguria e Lombardia) gli eventi funesti gravi, con danni e vittime, si verificavano, mediamente, ogni 6,2 anni. Dal 2000 al 2014 (alluvioni di Emilia, Toscana, Sardegna, Veneto e Lazio comprese) la media è drasticamente crollata ad 1 anno.
L’Italia è ormai un Paese martoriato dal dissesto idrogeologico. Le aree ad elevata criticità rappresentano il 9,8% della superficie nazionale e riguardano l’89% dei comuni, su cui sorgono 6.250 scuole e 550 ospedali. “Il riscaldamento globale – spiegano dal Centro Euro Mediterraneo sui cambiamenti climatici – porterà a un’inevitabile recrudescenza dei fenomeni estremi. Le regioni hanno stimato un fabbisogno di 40 miliardi di euro per la messa in sicurezza del territorio, cui però il governo nell’ultima Legge di Stabilità ha destinato appena 180 milioni per i prossimi tre anni”.
A questo si aggiunga il continuo e devastante consumo di suolo, che, tra l’altro, riduce drasticamente il potere di assorbimento della acque: dal 1956 a oggi il suolo consumato è aumentato del 156% a fronte di un incremento della popolazione del 24%. Attualmente in Italia, ogni cinque mesi -ma i dati sono aggiornati solo al 2012- viene cementificata una superficie pari al comune di Napoli, un dato che mette in luce le responsabilità dell’uomo per queste catastrofi. E non intendiamo snocciolare qui i dati che mettono la Lombardia tra le regioni più scellerate in tema di consumo di suolo, già oggi la più urbanizzata d’Italia. Con l’orgoglio di quei politici, locali e non, che si vantano di avere asfaltato le pregiate terre agricole per far posto a inutili e costosissime autostrade.
La sola grande opera che serve al territorio
Ma allora perché continuare a cementificare il nostro Bel Paese? Perché non investire nella salvaguardia e messa in sicurezza del territorio?
Non è un business su cui investire? Noi riportiamo l’opinione di Ermate Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera, “È ora che chi ci amministra prenda coscienza che la messa in sicurezza del territorio è la sola ‘grande opera’ che serve al Paese per tutelare il nostro fragile suolo, garantire maggiore sicurezza ai cittadini e attivare migliaia di cantieri, con ricadute importanti anche sull’occupazione”. Parole al vento, visto che Realacci le ha pronunciate circa un anno fa: ben prima del devastante decreto Sblocca Italia.
Fonti: Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA); Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica (IRPI CNR); Istat; Progetto Aree Vulnerate Italiane (AVI); Sistema Informativo sulle catastrofi idrogeologiche; Istituto Nazionale di Urbanistica; Centro Ricerche Economiche e Sociali di Mercato per l’Edilizia e il Territorio (CRESME); Ministero dell’Ambiente; Centro Euro Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC).