Crisi? Non per il consumo di suolo!
In 3 anni divorata un’area
grande come 5 città

Non accenna a diminuire la superficie di territorio consumato: tra il 2010 e il 2012 sono stati ricoperti altri 720 kmq, un’area pari alla somma dei comuni di Milano, Firenze, Bologna, Napoli e Palermo. In termini assoluti, si è passati da poco più di 21.000 kmq del 2009 ai quasi 22.000 kmq del 2012. Tutto questo, nonostante la crisi. A dimostrarlo è anche la velocità con cui si perde terreno che, contrariamente alle aspettative, non rallenta e continua procedere al ritmo di 8 mq al secondo. E, sorprendentemente le infrastrutture viarie consumano più dei palazzi. Lo rileva l’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ente pubblico di ricerca collegato al ministero dell’Ambiente, che nel convegno svoltosi oggi 26 marzo a Roma, ha presentato un Report sul consumo di suolo in Italia, evidenziando come gli impatti negativi del consumo di suolo siano ormai ben conosciuti a livello scientifico ed è quindi urgente porre un freno ai fenomeni dell’espansione urbana e della progressiva cementificazione del territorio, che causano la perdita, spesso irreversibile, di una preziosa e limitata risorsa ambientale.

Crisi? Non per il consumo di suolo!
In 3 anni divorata un’area
grande come 5 città

Non accenna a diminuire la superficie di territorio consumato: tra il 2010 e il 2012 sono stati ricoperti altri 720 kmq, un’area pari alla somma dei comuni di Milano, Firenze, Bologna, Napoli e Palermo. In termini assoluti, si è passati da poco più di 21.000 kmq del 2009 ai quasi 22.000 kmq del 2012. Tutto questo, nonostante la crisi. A dimostrarlo è anche la velocità con cui si perde terreno che, contrariamente alle aspettative, non rallenta e continua procedere al ritmo di 8 mq al secondo. E, sorprendentemente le infrastrutture viarie consumano più dei palazzi. Lo rileva l’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ente pubblico di ricerca collegato al ministero dell’Ambiente, che nel convegno svoltosi oggi 26 marzo a Roma, ha presentato un Report sul consumo di suolo in Italia, evidenziando come gli impatti negativi del consumo di suolo siano ormai ben conosciuti a livello scientifico ed è quindi urgente porre un freno ai fenomeni dell’espansione urbana e della progressiva cementificazione del territorio, che causano la perdita, spesso irreversibile, di una preziosa e limitata risorsa ambientale. L’ISPRA, per ottimizzare la propria “mappa del consumo di suolo in Italia” ha messo a punto un’applicazione per accogliere segnalazioni anche da “utenti esterni al Sistema nazionale per la protezione” di nuove zone consumate (clicca qui per saperne di più).

Infrastrutture più delle case consumano il suolo

Ma non è solo colpa dell’edilizia se “perdiamo terreno”. In Italia si consuma suolo anche per costruire infrastrutture, che insieme agli edifici ricoprono quasi l’80% del territorio artificiale (strade asfaltate e ferrovie 28% – strade sterrate e infrastrutture di trasporto secondarie 19%), seguite dalla presenza di edifici (30%) e di parcheggi, piazzali e aree di cantiere (14%).
Tutto ciò ha una forte incidenza sui cambiamenti climatici: la cementificazione galoppante ha comportato dal 2010 al 2012, l’immissione in atmosfera di 21 milioni di tonnellate di CO2 – valore pari all’introduzione nella rete viaria di 4 milioni di utilitarie in più con una percorrenza di 15.000 km/anno – per un costo complessivo stimato intorno ai 130 milioni di euro.

La maglia nera a Lombardia e Veneto

A segnalare l’avanzata del cemento a discapito delle aree naturali e agricole è sempre l’ISPRA che, con questo Report, ricostruisce l’andamento – dal 1956 al 2012 – del consumo di suolo in Italia. L’indagine analizza i valori relativi alla quota di superficie “consumata”, fornendo un quadro completo del fenomeno.A livello regionale, Lombardia e Veneto, con oltre il 10%, mantengono il “primato nazionale” della copertura artificiale, mentre Emilia Romagna, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia si collocano tutte tra l’8 e il 10%. I comuni più cementificati d’Italia rimangono Napoli (62,1%), Milano (61,7%), Torino (54,8%), Pescara (53,4%), Monza (48,6%), Bergamo (46,4) e Brescia (44,5).
L’ISPRA sottolinea come la trasformazione del suolo agricolo in cemento non produca impatti solo sui cambiamenti climatici, ma anche sull’acqua e sulla capacità di produzione agricola. In questi 3 anni, tenendo presente che un suolo pienamente funzionante immagazzina acqua fino a 3.750 tonnellate per ettaro (circa 400 mm di precipitazioni), per via della conseguente impermeabilizzazione abbiamo perso una capacità di ritenzione pari a 270 milioni di tonnellate d’acqua che, non potendo infiltrarsi nel terreno, deve essere gestita. Ma viste le frane e le alluvioni sempre più frequenti. siamo ben lontani dal poter affermare che il fenomeno è sotto controllo.

Consumare suolo costa caro

È stato stimato che il costo della gestione dell’acqua non infiltrata in Italia dal 2010 al 2012 sia dell’ordine di 500 milioni di euro (realizzare e gestire fognature costa). C’è di più. Il consumo di suolo ha rilevanti impatti anche sull’agricoltura e quindi sull’alimentazione: solo per fare un esempio, se i 70 ettari di suolo persi ogni giorno fossero stati coltivati esclusivamente a cereali, nel periodo 2010-2012 avremmo impedito la produzione di 450.000 tonnellate di cereali, con un costo di 90 milioni di euro ed un ulteriore aumento della dipendenza italiana dalle importazioni.
Il rapporto, realizzato da un ente governativo, fa sentire gli ambientalisti meno isolati nelle loro opinioni. “Il Report dell’ISPRA -si legge nel comunicato stampa dell’Istituto- non si configura soltanto come raccolta di dati e informazioni validate, rese interoperabili e condivise, ma sarà un tassello fondamentale, con il contributo di tutti gli altri soggetti istituzionalmente preposti, per fornire una visione complessiva dei processi fisici, chimici e biologici che governano il suolo e l’ambiente nella sua totalità, a supporto di chi dovrà decidere e operare scelte in questi settori”.
Un documento di cui dovrebbero tener conto anche i nostri amministratori: sindaci che hanno approvato devastanti Piani di Governo del Territorio dei comuni e la Regione, con la sua scriteriata politica di nuove superstrade e autostrade.
Chissà se i nostri politici lo leggeranno… o preferiranno continuare ad abbuffarsi di cemento?

 

Crisi? Non per il consumo di suolo! In 3 anni divorata un’area grande come 5 città

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