Per fare cassa i Comuni
si vendono anche i boschi
e il consumo di suolo avanza
Ormai, con il patto di stabilità imposto dal governo, la fantasia degli amministratori non ha più freni: si arriva persino a vendere boschi. A Serra San Bruno, vomune in provincia di Vibo Valenzia, nella seduta del consiglio comunale del prossimo 25 marzo si delibererà di mettere all’asta (in pratica, cedere all’industria del legno) 2.600 esemplari selezionati nei boschi secolari dell’Archiforo, inseriti in un parco regionale e sito di importanza comunitaria. Tra questi alberi c’è anche un abete bianco, che potrebbe essere il più grande d’Europa. Fortunatamente l’opposizione sta montando, e non solo localmente.
Eppure di soldi sperperati da amministrazioni e governo si ha notizia quotidianamente: dagli abusi dei rimborsi ai consiglieri regionali -festini a base di champagne, mutande, sigarette- ai vitalizi e pensioni del Trentino (il record è dell’ex assessore della Südtiroler Volkspartei Sabina Kasslatter Mur, quattro legislature sulle spalle, con lo stratosferico vitalizio di un milione e 425mila euro), alle autostrade pagate dal governo direttamente ai privati -330 milioni per la Tem, 360 alla Pedemontana Veneta, sgravio fiscale per Pedemontana Lombarda pari a 400 milioni. E, ancora, i 450 milioni per l’allegra gestione della città di Roma.
Per fare cassa i Comuni
si vendono anche i boschi
e il consumo di suolo avanza
Ormai, con il patto di stabilità imposto dal governo, la fantasia degli amministratori non ha più freni: si arriva persino a vendere boschi. A Serra San Bruno, vomune in provincia di Vibo Valenzia, nella seduta del consiglio comunale del prossimo 25 marzo si delibererà di mettere all’asta (in pratica, cedere all’industria del legno) 2.600 esemplari selezionati nei boschi secolari dell’Archiforo, inseriti in un parco regionale e sito di importanza comunitaria. Tra questi alberi c’è anche un abete bianco, che potrebbe essere il più grande d’Europa. Fortunatamente l’opposizione sta montando, e non solo localmente.
Eppure di soldi sperperati da amministrazioni e governo si ha notizia quotidianamente: dagli abusi dei rimborsi ai consiglieri regionali -festini a base di champagne, mutande, sigarette- ai vitalizi e pensioni del Trentino (il record è dell’ex assessore della Südtiroler Volkspartei Sabina Kasslatter Mur, quattro legislature sulle spalle, con lo stratosferico vitalizio di un milione e 425mila euro), alle autostrade pagate dal governo direttamente ai privati -330 milioni per la Tem, 360 alla Pedemontana Veneta, sgravio fiscale per Pedemontana Lombarda pari a 400 milioni. E, ancora, i 450 milioni per l’allegra gestione della città di Roma.
E sono 450milioni anche i mq di terreno da edificare in Lombardia
Con tutto ciò non si vuole negare che vi siano Comuni “onesti”, i quali, nonostante i grandi sforzi per tagliare le spese si trovano vicini alla bancarotta. Ma molti dei Comuni lombardi, senza guardare al consumo di suolo e a tutte le sue conseguenze, per rimpinguare le proprie casse, hanno realizzato Piani di Governo del Territorio degni di un periodo post bellico: nei Pgt di 1.186 comuni lombardi (ne mancano all’appello ancora 350) è previsto di edificare su ben 450 milioni di metri quadrati di territorio. Un territorio che già soffre pesantemente di dissesto idrogeologico, dovuto soprattutto alla cementificazione. Una recente inchiesta sul dissesto idrogeologico nel nostro paese e il nuovo rapporto Ance-Cresme indicano che la situazione è drammatica: tra il 2002 e il 2014 ci sono stati ben 328 morti ed enormi danni economici. Le frane, gli smottamenti e le alluvioni in Italia continuano ad aumentare: da poco più di 100 eventi l’anno tra il 2002 e il 2006 si è arrivati ai 351 del 2013 e ai 110 eventi soltanto nei primi 20 giorni del 2014.
Per la Lombardia, le ultime stime indicano che 580.000 lombardi vivono in aree a severo rischio idrogeologico: in tali aree risultano infatti localizzati ben 99.000 edifici residenziali, di cui un sesto nella sola provincia di Pavia. Aree che interessano il 9% della superficie regionale, e che sono dislocate nel territorio amministrato dal 60% dei comuni lombardi. In queste aree poi non si trovano solo residenze, ma anche attività produttive, scuole e ospedali: complessivamente sono oltre 50.000 gli insediamenti esposti, che occupano quasi 200.000 addetti. Particolarmente allarmante è il dato relativo a scuole, ospedali e imprese: ben 623 scuole, 50 ospedali e oltre 5.000 industrie sono localizzati in aree ad elevato rischio.
Qualcuno crede che i Piani di Governo del Territorio abbiano tenuto conto di questo dissesto? E delle conseguenze sulla qualità della vita?
Quale freno dalla regione Lombardia
Lo scorso febbraio, la giunta lombarda ha approvato una proposta di legge per la riduzione del consumo del suolo e il riuso dei terreni edificati. Il testo, ancora in discussione, accoglie le normative europee che fissano l’obiettivo di azzerare il consumo del suolo entro il 2050 e prevede, tra l’altro “misure relative alla rigenerazione urbana, al dimensionamento degli strumenti urbanistici e la creazione di aree destinate ad attività agricola.”
A noi pare che si chiuda la stalla quando i buoi sono già scappati: se non si interviene sulla legge regionale del 12/2005, che ha lasciato mano libera ai Comuni di pianificare 450milioni di mq di edifici, centri commerciali e via dicendo, come si può dar credito a una legge che predica di non consumare suolo? A questo aggiungiamo che anche le autostrade e le superstrade invadono i campi agricoli ed erodono territorio fertile. E il duo Lupi-Maroni, con l’ottimo accompagnamento del PD, ce la canta quotidianamente e con ritmi incalzanti su quanto ne vogliono ancora asfaltare.
La nostra associazione seguirà l’iter della nuova legge regionale presenziando ai lavori della commissione. Speriamo che prevalga il buonsenso.