Una goccia di bellezza
per il quartiere Quarto Oggiaro
il Comune restaura
la settecentesca villa Caimi
Villa Caimi fu costruita nel ‘700 con una grande parco attorno. Di proprietà del Comune dal 1996, da allora non è mai stato fatto nulla di concreto per la sua riqualificazione. Ora il Comune intende investire circa 1 milione 700 mila euro che, unita a contributi privati, consentirà il recupero di questo luogo da troppo tempo abbandonato.
Non siamo nel Parco sud, ma le immagini di questa villa rimandano alle case padronali delle antiche cascine: una similitudine che ce la rende vicina. Siamo a Quarto Oggiaro, quartiere che un tempo faceva parte del comune di Musocco ed era costituito da un gruppo di case e cascine intorno a Villa Caimi, una villa patrizia collegata alla più grande Villa Scheibler e alla chiesa dei Santi Nazaro e Celso, costruita alla fine del Settecento. Negli anni cinquanta furono realizzate le prime case popolari, e in breve tempo questa zona divenne uno dei più grandi quartieri di edilizia popolare di Milano.
Una goccia di bellezza
per il quartiere Quarto Oggiaro
il Comune restaura
la settecentesca villa Caimi
Villa Caimi fu costruita nel ‘700 con una grande parco attorno. Di proprietà del Comune dal 1996, da allora non è mai stato fatto nulla di concreto per la sua riqualificazione. Ora il Comune intende investire circa 1 milione 700 mila euro che, unita a contributi privati, consentirà il recupero di questo luogo da troppo tempo abbandonato.
Non siamo nel Parco sud, ma le immagini di questa villa rimandano alle case padronali delle antiche cascine: una similitudine che ce la rende vicina. Siamo a Quarto Oggiaro, quartiere che un tempo faceva parte del comune di Musocco ed era costituito da un gruppo di case e cascine intorno a Villa Caimi, una villa patrizia collegata alla più grande Villa Scheibler e alla chiesa dei Santi Nazaro e Celso, costruita alla fine del Settecento. Negli anni cinquanta furono realizzate le prime case popolari, e in breve tempo questa zona divenne uno dei più grandi quartieri di edilizia popolare di Milano.
Un po’ di storia
Villa Caimi, al numero 42 di via Aldini, comprendeva, oltre alla casa padronale, una cascina con corte e parco; al cortile si accedeva per un viale alberato e un arco d’ingresso (oggi quasi inghiottito dalla vegetazione) fiancheggiato dalle costruzioni destinate a stalle e fienili.
Alla fine degli anni ’80 la villa fu ceduta al Comune: in cambio la proprietà -dagli anni ’20 apparteneva ai Finoli- ottenne il permesso di costruire, nelle immediate vicinanze, un grande complesso residenziale. Il consiglio di zona (allora n. 20) cercò di opporsi alla colata di cemento, che sottraeva al quartiere una bella fetta di verde e alcune antiche cascine, ma fu inutile. I Finoli vendettero quindi il complesso alla società Parco del Vivaio, che si riuscì a inserirsi nel cosiddetto “piano integrativo” (legge Verga, 1986) e a lottizzare l’area. La convenzione firmata con l’Amministrazione prevedeva la costruzione di 30 mila metri cubi di abitazioni e 150 box, e la cessione al Comune della Villa Caimi e parte del terreno, 7.800 metri quadri in tutto, da destinare a uso pubblico. La cascina fu distrutta e sorsero i nuovi edifici. All’epoca il Comune promise che con i soldi degli oneri di urbanizzazione avrebbe ristrutturato la Villa. Invece tutto andò in rovina.
I tanti ospiti del ‘900
Il complesso di Villa Caimi Negli anni ’30, la villa ospitò un orfanotrofio femminile, affidato alle Suore del Preziosissimo Sangue. Durante la seconda guerra mondiale la villa accolse molti cittadini sfollati. Nel 1948 gli ex onorevoli Giuseppe Lazzati e Giuseppe Dossetti ne fecero una sorta di eremo per il loro gruppo di laici consacrati, i Milites Christi, di cui faceva parte anche il fratello dei proprietari della villa, Guido Finoli. Dopo il ritiro di Dossetti dalla politica, nel 1956 la villa divenne un pensionato Acli per i lavoratori che venivano da fuori Milano; anche l’Opera Bonomelli, che la gestì in seguito, la utilizzò per ospitare circa 150 italiani immigrati dal Veneto e dal Sud Italia.
Nel 1963 il pensionato fu chiuso, e da quel momento iniziò il degrado della villa.
Come sarà “reinventata”
Cultura, piccole attività artigianali e commerciali, ma anche spazi per giovani e studenti. Sono queste le linee guida per il recupero della Villa, definite nella delibera approvata lo scorso 21 dicembre dalla Giunta: saranno alla base del bando che il Comune aprirà nei primi mesi del 2014.
“Vorremmo che questa antica villa torni ad essere luogo vivo – ha dichiarato la vicesindaco De Cesaris -. Villa Caimi Finoli potrebbe essere molto adatta per offrire ospitalità a studenti, avviare esperienze di co-housing, di artigianato e piccolo commercio, oltre che dare spazio ad attività culturali e servizi. La villa, durante il ‘900, è stata un luogo di incontro e ospitalità: negli anni ’30 era un orfanotrofio, negli anni della seconda guerra mondiale accolse cittadini sfollati, negli anni ’50 italiani immigrati a Milano da altre regioni. E poi, è importante ricordare che è un luogo storico per la nostra città, perché qui, per alcuni anni, si sono svolte le riunioni di riflessione e confronto sul destino sociale e politico del Paese del gruppo di Giuseppe Dossetti”.
Ci auguriamo che il restauro sia conservativo e punti a recuperare la struttura alla sua antica bellezza. Quella bellezza che, senza dubbio, è la principale caratteristica che il mondo riconosce all’Italia. E di cui la moderna Quarto Oggiaro è oggi carente.