Pieve Emanuele, 7 milioni
per bruciare 200mila mq agricoli
con gravi ripercussioni
anche sui comuni limitrofi
In un Paese tanto devastato dal cemento come l’Italia, con una tutela del suolo quanto mai debole, la speculazione non dorme mai. Ecco un altro esempio, questa volta a Pieve Emanuele.
La sintesi è: su un’area agricola di circa 200.000 mq prenderà corpo un ulteriore complesso dell’Humanitas: il Campus di Pieve. Sarà cementificato, per il momento, il 50% dell’area: edifici alti fino 30 metri, composti da strutture ospedaliere (chissà perché continuano a tagliare i posti letto degli ospedali pubblici), residenze, attività di ricerca, parcheggi. Il tutto avrà un impatto devastante sul traffico, che si riverbererà anche sui comuni circostanti, non invitati a un tavolo allargato per decidere. Ma questo garantirà alle casse di Pieve Emanuele un introito di 7 milioni di euro, a rate di 1 milione l’anno. La solita svendita del bene comune, il territorio, per coprire i buchi di bilancio.
Pieve Emanuele, 7 milioni
per bruciare 200mila mq agricoli
con gravi ripercussioni
anche sui comuni limitrofi
In un Paese tanto devastato dal cemento come l’Italia, con una tutela del suolo quanto mai debole, la speculazione non dorme mai. Ecco un altro esempio, questa volta a Pieve Emanuele.
La sintesi è: su un’area agricola di circa 200.000 mq prenderà corpo un ulteriore complesso dell’Humanitas: il Campus di Pieve. Su un’area agricola di circa 200.000 mq prenderà corpo un ulteriore complesso dell’Humanitas: il Campus di Pieve. Sarà cementificato, per il momento, il 50% dell’area: edifici alti fino 30 metri, composti da strutture ospedaliere (chissà perché continuano a tagliare i posti letto degli ospedali pubblici), residenze, attività di ricerca, parcheggi. Il tutto avrà un impatto devastante sul traffico, che si riverbererà anche sui comuni circostanti, non invitati a un tavolo allargato per decidere. Ma questo garantirà alle casse di Pieve Emanuele un introito di 7 milioni di euro, a rate di 1 milione l’anno. La solita svendita del bene comune, il territorio, per coprire i buchi di bilancio.
Critiche e criticità anche per i comuni limitrofi
Gli aspetti del progetto, inserito nel Piano di governo del territorio (Pgt) di Pieve e con un Piano attuativo già presentato al Comune in data 6 agosto da Humanitas, evidenziano importanti carenze ne valutazione da parte della giunta: il consenso all’uso di suolo vergine agricolo, un piano della viabilità assolutamente inadeguato, un accanimento a rimpinguare le casse comunali tramite gli oneri di urbanizzazione.
Il primo punto, l’utilizzo di suolo agricolo, è contestabile poiché, come confermato da Legambiente che aveva a suo tempo presentato osservazioni in tal senso al Pgt, proprio limitrofa all’area agricola vi è una zona totalmente industriale altrettanto estesa, con tutta una serie di capannoni vuoti e semivuoti, che avrebbe potuto essere recuperata con il progetto Campus dell’Humanitas.
La viabilità, poi, è un fattore addirittura devastante per tutta l’area: l’Humanitas, infatti, è in origine -fine anni 90- una clinica di ridotte dimensioni realizzata in un’area di Rozzano incuneata con Fizzonasco e nel budello viabilistico tra Basiglio e Milano. Negli anni, la clinica è praticamente raddoppiata portando con sé gravi criticità viabilistiche. Un ulteriore ampliamento della clinica privata su un’area di 200mila mq -cui si deve aggiungere il fatto che Rozzano, Basiglio e Pieve hanno messo sulla carta uno sviluppo edilizio che comporta un incremento della popolazione del 36% per i primi due comuni e del 23% per Pieve- non potrà che comportare conseguenze di traffico e di inquinamento ingestibili.
Il sindaco di Pieve Emanuele, in campagna elettorale (nel 2012) aveva dichiarato che il progetto Campus di Pieve avrebbe visto la luce solo dopo avere risolto le criticità viabilistiche! E lo aveva confermato anche all’Associazione per il Parco Sud Milano, che a lui aveva chiesto un incontro, avvenuto lo scorso gennaio: in quella sede, e ancora oggi, ribadiamo la richiesta che non sia solo Pieve a consentire l’espansione, ma che la decisione venga presa di concerto, in apposita conferenza sovra comunale, con la Provincia e gli altri Comuni coinvolti (Rozzano e Basiglio). La viabilità sulla carta è assolutamente insufficiente: per il momento si prevedono solo cinque nuove rotatorie sull’asse viario Basiglio-Rozzano, mentre per il futuro si vagheggiano metropolitane, linee ferroviarie (la stazione inaugurata di recente a Pieve è ben lontana dall’Humanitas) e altre meraviglie del genere.
La droga degli oneri di urbanizzazione
Infine, gli oneri di urbanizzazione, ovvero quei contributi dovuti ai comuni da chi realizza interventi di costruzione e di trasformazione edilizia.
È noto che i comuni attualmente versano in condizioni economiche precarie: entrate in diminuzione e uscite in aumento che conducono a bilanci in forte disequilibrio. Un fatto che porta le amministrazioni locali, ancor più che in passato, a giocare la carta degli oneri di urbanizzazione: soldi facili da spalmare nei bilanci per coprire i buchi, ma che comportano la svendita del territorio.
È risaputo che la giunta di Pieve, insediatasi lo scorso anno, ha ricevuto in carico un bilancio con un buco di oltre 8 milioni. A marzo di quest’anno, però, il sindaco Paolo Festa dichiarava a Il Giorno “Adesso stiamo cercando di predisporre il bilancio di previsione 2013 diminuendo la spesa, combattendo gli sprechi e cercando i contributi da altri enti. Siamo stati a Roma al ministero dell’Infrastrutture per il finanziamento di 7 milioni e 460mila euro che abbiamo ottenuto e perciò non ci dovrebbero essere grossi problemi per le opere pubbliche. Mentre le difficoltà che abbiamo sono nella parte corrente del bilancio e perciò per non aumentare le tasse, dobbiamo cercare di ridurre la spesa”.
Certo, 7 milioni di euro dall’Humanitas, pur se a rate, rimpingueranno le casse del comune, che saranno utilizzati per le spese correnti. Ma con quali danni -sia in termini di traffico, ambientali e quindi di salute- per tutti coloro che vivono in quest’area e per chi dovrà recarsi alla clinica?
I comuni, tranne qualche eccezione di sindaci “virtuosi”, continueranno in quest’ottica di svendita del territorio fino a quando questo bene collettivo sarà esaurito, fino all’ultimo centimetro di suolo. E allora, quali stratagemmi inventeranno? Non sarebbe opportuno che gli amministratori pubblici mettessero in atto “il passaggio da una cultura di espansione a una cultura di riqualificazione”, come suggerito dal presidente dell’Ance (Associazione nazionale costruttori edili) Paolo Buzzetti? Che di certo non è un ambientalista!
Oneri compensativi ai comuni confinanti
Inoltre, ci permettiamo di sottolineare che i 7 milioni di oneri di urbanizzazione andrebbero investiti come prevede la legge per il governo del territorio n. 12/2005, che all’art. 44, comma 19 recita: Qualora gli interventi previsti dalla strumentazione urbanistica comunale presentino impatti significativi sui comuni confinanti, gli oneri di urbanizzazione possono essere utilizzati per finanziare i costi di realizzazione di eventuali misure mitigative o compensative.
E valutando l’impatto, non sarebbero sufficienti nemmeno il doppio degli oneri di urbanizzazione per salvaguardare la salute e la qualità della vita della cittadinanza locale e limitrova.