Il decreto del fare
non fa bene
ad acque e ambiente
Oggi, 26 luglio, blindato dal Governo, senza possibilità di emendamenti, alla Camera è stato approvato il decreto del fare. A breve toccherà al Senato dare il suo assenso.
Tra le altre critiche, arrivano anche quelle del Wwf, che ne boccia le misure contenute, rilevando come anche il Governo Letta non si discosti dalla cattiva abitudine dei Governi Berlusconi e Monti di predisporre semplificazioni abborracciate per favorire i combustibili fossili, la costruzione di infrastrutture di trasporto in perdita, le incompiute in edilizia e la proliferazione incontrollata di parcheggi interrati, lo sversamento in mare di fanghi provenienti dai fondali contaminati dei Siti nazionali di bonifica, l’uso delle acque di falda nei siti contaminati e l’uso scriteriato dei materiali di riporto anche se inquinati.
Il decreto del fare
non fa bene
ad acque e ambiente
Oggi, 26 luglio, blindato dal Governo, senza possibilità di emendamenti, alla Camera è stato approvato il decreto del fare. A breve toccherà al Senato dare il suo assenso.
Tra le altre critiche, arrivano anche quelle del Wwf, che ne boccia le misure contenute, rilevando come anche il Governo Letta non si discosti dalla cattiva abitudine dei Governi Berlusconi e Monti di predisporre semplificazioni abborracciate per favorire i combustibili fossili, la costruzione di infrastrutture di trasporto in perdita, le incompiute in edilizia e la proliferazione incontrollata di parcheggi interrati, lo sversamento in mare di fanghi provenienti dai fondali contaminati dei Siti nazionali di bonifica, l’uso delle acque di falda nei siti contaminati e l’uso scriteriato dei materiali di riporto anche se inquinati. Per il Wwf non è un bel segnale quello che viene dal primo decreto bandiera del Governo Letta, su cui l’esecutivo molto probabilmente sarà costretto a mettere la fiducia: si continua a credere che diminuendo le tutele alla salute e all’ambiente si possa rilanciare l’economia, ma la politica dei due tempi – favoriamo oggi gli operatori economici e domani gli interessi dei cittadini – è solo dannosa, il caso ILVA ne è l’esempio più eclatante.
Infine, il Wwf rileva come si continui ad intervenire su tematiche estremamente complesse con provvedimenti spot e non organici che peggiorano il quadro complessivo, determinando confusione ed incertezza normativa.
Le critiche prioritarie
Tra le note dolenti vi è l’Art. 243. (Gestione delle acque sotterranee emunte – cioè, estratte n.d.r.) 1. Nei casi in cui le acque di falda contaminate determinano una situazione di rischio sanitario, oltre all’eliminazione della fonte di contaminazione ove possibile ed economicamente sostenibile, devono essere adottate misure di attenuazione della diffusione della contaminazione conformi alle finalità generali e agli obiettivi di tutela, conservazione e risparmio delle risorse idriche stabiliti dalla parte terza.
Il Wwf è alquanto preoccupato sulla scelta delle parole. Una domanda, infatti, sorge spontanea: all’azienda che non possiede le risorse economiche necessarie per bonificare il sito che ha inquinato, basterà sottoscrivere un’autocertificazione per dimostrare l’indigenza ovvero se potrà semplicemente limitarsi ad attenuare la diffusione della contaminazione?
Inoltre, nel Decreto del Fare si legge ancora “In deroga a quanto previsto dal comma 1 dell’articolo 104, ai soli fini della bonifica delle acque sotterranee, è ammessa la reimmissione, previo trattamento, delle acque sotterranee nello stesso acquifero da cui sono emunte“. E quindi, altra domanda: se non è stato economicamente possibile eliminare la fonte di contaminazione, come si può escludere che le acque trattate e depurate non vengano nuovamente contaminate?
Questo in materia di acque. C’è poi la questione delle Terre e Rocce da Scavo: «Il decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti 10 agosto 2012, n. 161, …., si applica solo alle terre e rocce da scavo che provengono da attività o opere soggette a valutazione d’impatto ambientale o ad autorizzazione integrata ambientale».
Ciò sta a significare che le procedure previste dal regolamento d.m. 161/2012 si applicano solo ai materiali di scavo prodotti nell’ambito delle grandi opere, in quanto per lavori più piccoli le stesse procedure risulterebbero gravose.
Tutela dei beni ambientali e del paesaggio
A ciò si aggiunge quanto denuncia il Sottosegretario ai Beni culturali Ilaria Buitoni Borletti, già presidente del Fondo per l’Ambiente Italiano, che a Metro news, in data 26 luglio, ha dichiarato: “La blindatura del decreto del fare, con l’eliminazione di tutti gli emendamenti, ha lasciato aperte due falle che rischiano di facilitare opere dannose per il paesaggio e l’ambiente dei nostri comuni, già ampiamente danneggiati dal ricorso troppo frequente a interventi invasivi. Nelle commissioni avevamo raggiunto l’accordo su alcuni emendamenti correttivi, ma purtroppo sono saltati insieme a tutti gli altri. I rischi riguardano la tutela dei centri storici e l’accorciamento dei tempi per i pareri delle Soprintendenze”.
“Infatti -aggiunge Buitoni Borletti- in Italia non tutti i entri storici sono sottoposti a vincolo e così le modifiche al regolamento delle ristrutturazioni edilizie previste dal decreto del fare ne mettono a rischio il profilo. Dove non c’è vincolo basterà una comunicazione Scia (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) per modificare sagome e porzioni, con interventi e materiali che rischiano di provocare stravolgimenti”.
Un’altro fatto preoccupante riguarda l’accorciamento dei tempi concessi alle Soprintendenze per i pareri sulle autorizzazioni paesaggistiche, che passa da 90 a 45 giorni. “Ridotte all’osso come sono -conclude Buitoni Borletti- ciò significa renderne impossibile il lavoro: il decreto del fare prosegue nel progressivo svuotamento delle prerogative delle Soprintendenze”.
Gli emendamenti proposti da diversi partiti avrebbero potuto migliorare questo insano – e certamente non solo per le sue tematiche ambientali – decreto del fare. Ma siamo a fine luglio, il Governo vuole, oltre al decreto, vuole fare le vacanze.