Borgo di Macconago
sotto i riflettori del gotha finanziario milanese
ma “dimenticato” da Comune e Sovrintendenza


6 gennaio 2021. “L’area storico-monumentale di via Ripamonti è area d’oro. La speculazione edilizia (c’è l’intero gotha della finanza) usa le onlus che vi operano come cavallo di Troia. La Soprintendenza aveva avviato un incoraggiante iter per la protezione di chiesa e paesaggio, ma lo ha sospeso”. Questo è l’incipit/sintesi di un articolo di Roberto Schena, apparso sul suo sito http://www.ilcielosumilano.it/ che, con una competenze e completezza rara, (ri)accende i fari sul borgo milanese di Macconago. Qui, per la troppa vicinanza dell’ospedale privato IEO (Istituto Oncologico Europeo), la fame edilizia dei personaggi forti della finanza rischia di cancellare/snaturare il piccolo centro intriso di storia, come testimonia la presenza di un castello medievale e di una chiesa del XVIII. E gli attori pubblici, che dovrebbero tutelare e valorizzare il borgo? Non ne escono bene, con la Sovrintendenza che tentenna e l’assessore Pierfrancesco Maran che sembra quantomeno disinteressato, forse ingolfato da troppe deleghe pesanti.

A MACCONAGO IL CEMENTO INIZIA A INVADERE IL BORGO

di Roberto Schena

Allo IEO, l’istituto oncologico europeo sito in quel di Macconago (via Ripamonti 435), sembra stiano per iniziare la costruzione di un nuovo corpo di fabbrica. Secondo i piani dovrebbe essere collocato in aderenza alla costruzione già esistente denominata IEO 1, sul lato verso la chiesa di San Paolo e San Carlo, del XVII secolo, oggetto di studio da parte della Soprintendenza. Quest’ultima ha ne redatto una relazione storica apposta, resa nota nel luglio 2020 (vedi una sintesi della relazione in Milano, il patrimonio dimenticato, Magenes, 2020, pagg. 68-69).
Con quella relazione si è così venuti a sapere che l’intera area di Macconago Grande è attualmente oggetto di studio per l’apposizione di vincoli di rispetto sia monumentali, sia di paesaggio. Secondo quanto si è potuto accertare, la nuova costruzione in progetto si compone di due piani fuori terra per uffici, ambulatori e nuovo acceleratore per protonterapia. Sarebbe costruita in luogo dello spazio dei 59 parcheggi attualmente esistenti, con diminuzione di una ventina di posti. Il disequilibrio degli standard urbanistici è evidente.

Arriva lo IEO 3

Trattandosi di uno dei borghi antichi più belli e caratteristici di Milano, lo stile molto moderno previsto dal progetto è, per precisa scelta, in netto contrasto non solo con il paesaggio d’epoca ma anche con il resto delle costruzioni dello Ieo, tutte in stile falso rurale. Ed ecco il colpo finale. Come si può notare dalla delibera 10/2019 del 16 aprile, pubblicata dal sito del Parco Sud, viene surrettiziamente introdotta anche una nuova costruzione – denominata IEO 3. Un mastodonte edilizio di ben 4 piani fuori terra, con tetto terrazzato che supererebbe perfino la quota del tetto dello IEO 1, rendendo la struttua ancora più incombente verso il borgo di Macconago.
L’altezza raggiungerebbe quasi 17 metri. Con le varie attrezzature tecnologiche previste sul tetto, la costruzione raggiungerebbe più o meno i 20 metri, superiore all’altezza della vicina chiesa di epoca barocca. In altri termini, la costruzione si imporrebbe di fatto nel contesto del borgo antico, sul quale spiccherebbe in maniera rilevante, contribuendo a snaturare viepiù il luogo ed il paesaggio, senza nessun rispetto per la protezione dello stesso, in dispregio a basilari norme di civiltà.
Da un primo approccio al Municipio 5, pare che nessuno ne sappia nulla di codesto IEO 3, per cui è troppo presto per presentare eventualmente opposizione (in tempo utile). Il Municipio, in effetti, può vedere i progetti solo quando arrivano dalla direzione urbanistica con richiesta di parere, mentre prima della riforma dei Consigli di Zona, gli stessi potevano bene o male esaminare tutti i progetti che riguardavano la zona.

Le sorprese del Parco Sud

Una sorpresa è stato scoprire che il Consiglio direttivo del Parco Sud, nell’aprile del 2019 aveva concecesso il proprio benestare al progetto. In cambio, senza avvertire alcuna offesa al paesaggio, il direttivo ha chiesto la riqualificazione di un’area comunale, a titolo di compensazione ambientale. La riqualificazione, peraltro, non avverrebbe in loco ma in altra zona già verde del Parco Sud, molto probabilmente al Parco Agricolo del Ticinello, distante qualche chilometro, con la sistemazione a bosco di querce e carpini di due aree per un totale di 35mila metri quadrati e la realizzazione di un percorso in calcestre all’interno per un valore totale di circa 133mila Euro.

Entra Agrivis

Non solo. Sempre il direttivo del Parco Sud approva la costruzione di un edificio in un campo totalmente libero attiguo al laghetto, denominato Lago Verde. La richiesta proviene da Agrivis – cooperativa agricola sociale – per l’inserimento di persone fragili al lavoro, e consta di un magazzino, stoccaggio e logistica (46 mq); area lavorazione (72 mq); aula didattica con servizi annessi (44 mq); abitazione per i dipendenti dell’azienda (60 mq); portico chiuso per il ricovero dei mezzi agricoli (96 mq). L’edificio è attualmente in fase di costruzione. Questa scelta di andare a toccare un’area “vergine” risulta ancora più incomprensibile se si pensa che a poche decine di metri c’è l’ex tiro a segno in disuso da anni. Se proprio occorreva un nuovo edificio, perché non utilizzare questo posto? Era proprio necessario consumare dell’altro suolo?

Nell’area l’intero gotha finanziario

La sensazione è che dietro attività scientifiche, ospedaliere e di recupero sociale, in sé encomiabili, si stiano muovendo altri interessi per far passare il piano edilizio vero, sponsorizzato da banche e assicurazioni, ben più esteso e remunerativo. Si prepara un’enorme speculazione su terreno agricolo, con gran consumo di suolo. La classica”porcata edilizia”. Forse è bene ricordare chi sono i soci dello IEO. C’è l’intero gotha finanziario di Milano. Eccoli: Mediobanca, Fondazione Leonardo Del Vecchio (18%), Unipol Sai, Intesa Sanpaolo, Pirelli & C., Allianz, Assicurazioni Generali, Banco BPM, Banca Mediolanum, Telecom Italia, Banca Popolare di Sondrio, Fondazione Cabrino Carena in Vigevano, Istituti Clinici Scientifici Maugeri, UniCredit. E’ lo stesso gruppo che ha in animo la creazione, su terreno agricolo di Macconago, del Cerba, Centro europeo di ricerca biomedica avanzata, con vari residence e quant’altro di più pesante e redditizio possibile.
Eppure, nella proprietà sono incluse forze finanziare di grande notevolezza, non dovrebbe essere un problema acquistare un’area dismessa in zona o in altra parte della città (ci sono anche le aree Expo, libere), per realizzare tutti gli istituti scientifici che si vuole, evitando il pessimo esempio di consumare parecchio suolo, rovinare il paesaggio tipico e di fare della beneficenza non con il proprio (minimo) sacrificio, ma con quello (grande) degli altri.

La Soprintendenza sospende l’iter di tutela

A questo proposito, risulta un po’ strano l’iter di dichiarazione di Macconago Grande come località monumentale protetta da parte della Soprintendenza di Milano. Il 24 luglio scorso, con una lettera inviata alle proprietà e all’Assessorato all’Urbanistica, la soprintendente Antonella Ranaldi avvertiva dell’apertura del procedimento. La relazione si componeva di un’approfondita ricerca storica eseguita dagli esperti della Soprintendenza stessa. Spiegava che oggetto della tutela non erano solo chiesa e castello, bensì anche il paesaggio. La Soprintendenza criticava apertamente l’architettura dello IEO, definita inadatta, poco accorta, per nulla studiata in riferimento al borgo antico, vera e propria barriera al contesto paesaggistico. Il 24 ottobre, la Fondazione del Vecchio, socio importante dello IEO e comproprietario dei terreni agricoli di Macconago, opponeva le proprie osservazioni. Successivamente, in novembre, non senza qualche preoccupazione degli ambientalsiti, la Ranaldi sospendeva l’iter del procedimento in attera di ulteriori verifiche.

Disinteresse di palazzo Marino

In dicembre, il consigliere comunale Simone Sollazzo, chiedeva all’assessore Pierfrancesco Maran, titolare di una marea di deleghe “pesanti”, come Urbanistica, Agricoltira e Verde, se stesse seguendo l’intera vicenda, anche perché proprio il suo assessorato aveva co-firmato con Fondazione Del Vecchio un piano di recupero della chiesa e della cascina attigua (Macconago grande). Maran risponde di non saperne nulla. Con la Sorprintendenza – dice – ha poco a che fare, in genere ci litiga. Anzi, afferma di averlo saputo dai giornali di questo interesse della Soprintendenza per Macconago.
Affermazione come minimo strana dal momento che fra i destinatari della lettera firmata il 24 luglio 2020 da Antonella Ranaldi ci sono gli uffici del Comune di Milano sotto il suo assessorato. Maran si dice poi certo della bontà del progetto della Fondazione Del Vecchio, coproprietaria dell’area. Quali siano le intenzioni del Comune,quali idee abbia riguardo uno dei borghi più belli di Milano e come stia seguendo la pratica indipendentemente da come si sta muovendo il privato, non è dato sapere.

Finanza e incuria contro il borgo milanese di Macconago
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