Pesticidi in agricoltura,
i Comuni scendono in campo
per difendere la salute
Appena visibile sulle carte geografiche, con nemmeno 500 abitanti su una superficie di 6,7 km quadri, Malosco è un paesino in provincia di Trento. Ma le sue iniziative sono da annoverare tra le più innovative, almeno in fatto di agricoltura sostenibile. Infatti, richiamandosi al “principio di precauzione” contro gli inquinanti ambientali (anche dosi bassissime di pesticidi sono nocive: rischio cancerogenesi e riduzione della capacità riproduttiva e di alterazioni gravi dello sviluppo dell’embrione e del feto), il sindaco di Malosco ha emanato un regolamento comunale, primo in Italia, che ha introdotto la legittimazione giuridica della responsabilità diretta delle amministrazioni su questo tema, facendo riferimento all’art. 32 della Costituzione italiana, che recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”. Un regolamento, che ha visto anche opposizioni al Tar (Tribunale amministrativo regionale) da parte di aziende locali, strappando però una quasi totale conferma ai suoi contenuti.
Pesticidi in agricoltura,
i Comuni scendono in campo
per difendere la salute
Appena visibile sulle carte geografiche, con nemmeno 500 abitanti su una superficie di 6,7 km quadri, Malosco è un paesino in provincia di Trento. Ma le sue iniziative sono da annoverare tra le più innovative, almeno in fatto di agricoltura sostenibile. Infatti, richiamandosi al “principio di precauzione” contro gli inquinanti ambientali (anche dosi bassissime di pesticidi sono nocive: rischio cancerogenesi e riduzione della capacità riproduttiva e di alterazioni gravi dello sviluppo dell’embrione e del feto), il sindaco di Malosco ha emanato un regolamento comunale, primo in Italia, che ha introdotto la legittimazione giuridica della responsabilità diretta delle amministrazioni su questo tema, facendo riferimento all’art. 32 della Costituzione italiana, che recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”. Un regolamento, che ha visto anche opposizioni al Tar (Tribunale amministrativo regionale) da parte di aziende locali, strappando però una quasi totale conferma ai suoi contenuti.
Così, il comune trentino, per difendere salute, ambiente e paesaggio scende in campo e fa da apripista per le altre amministrazioni, imponendo regole locali e promuovendo nel contempo metodi di coltivazione che mirano a un impiego minore, se non nullo, di pesticidi e, quando possibile, la sostituzione di quelli in uso con altre sostanze meno impattanti per l’ambiente e le persone.
Anche nel Parco Sud un’agricoltura “pulita”
Una simile iniziativa non poteva che trovare aspiranti emuli in tutta Italia. E tra questi vi sono anche il circolo Legambiente Terre di Parchi di Abbiategrasso, il Distretto di economia solidale rurale e l’Associazione medici per l’Ambiente che, lo scorso 31 maggio, hanno tenuto un convegno sul tema organizzato dal comune di Albairate, cui hanno aderito Agenda 21 Est Ticino, Sezione Naviglio Grande di Italia Nostra, Circolo Acli di Abbiategrasso, Comitato per il Bene Comune di Abbiategrasso, Rete Gas i Fontanili, ecoistituto della Valle del Ticino, Aiab Lombardia, Consorzio Agrituristico Terre d’Acqua, distretto Neorurale delle Tre acque, Associazione il Punto, Ecoalba, Cooperativa del Sole.
Ecco un breve resoconto della serata proposto da Renata Lovati, di Cascina Isola Maria ad Albairate.
Si può e si deve ridurre l’uso dei pesticidi in agricoltura, con l’informazione ma anche con una regolamentazione per difendere la salute pubblica e le produzioni agricole locali di qualità. Queste le conclusioni del convegno, che ha visto la partecipazione di molti agricoltori, politici e cittadini.
Gli esperti sono stati chiamati a illustrare gli effetti sanitari dei prodotti fitosanitari con particolare rilievo ai danni che un uso massiccio e continuato può arrecare agli stessi operatori agricoli, prime vittime passive di una mancante politica di prevenzione, a causa di un’informazione scarsa e poco autorevole.
Ma è stato anche esposto il problema della deriva dei pesticidi, ovvero dell’ampia mobilità di queste sostanze chimiche nell’ambiente circostante tale da portarle a diffondersi anche negli ambienti urbani e ad entrare nella catena alimentare. Problema particolarmente urgente e attuale anche dalle nostre parti per l’arrivo delle coltivazioni destinate agli impianti energetici a biomasse, che inondano il suolo di pesticidi e disseccanti senza alcuna attenzione all’ambiente circostante, ma solo al profitto di imprese che non appartengono neanche al settore agricolo. In questo caso è particolarmente evidente la necessità di una regolamentazione che difenderebbe la salute, l’ambiente ma anche la sopravvivenza delle stesse aziende agricole locali sia “tradizionali” sia biologiche.
Il tema del pericolo dell’esposizione ai pesticidi riguarda quindi tutti e l’impegno nel salvaguardare l’ambiente e la salute deve portare gli enti preposti ad assumere posizioni precise e coraggiose.
Agricoltori e cittadini devono poter accedere a informazioni corrette, aggiornate e affidabili, mentre purtroppo in Italia, a causa della sistematica carenza di fondi nella ricerca, si deve far conto molto spesso su quanto riportano i depliant delle multinazionali dell’agrochimica.
Un’altra carenza, evidenziata nel corso della serata, è la mancanza di percorsi di studio a livello superiore e universitario in grado di insegnare tutti i metodi alternativi all’agricoltura intensiva convenzionale basata sull’apporto di fattori esterni di origine chimica e sulla meccanizzazione spinta. Fertilità della terra, stato dei terreni, erosione, compattamenti eccessivi, biodiversità, rotazioni colturali, recupero e riuso delle sementi prodotte sono solo alcuni dei temi su cui riflettere e c’è bisogno di tecnici preparati e di formazione professionale.
I saperi contadini
Il ritorno a pratiche di coltivazioni più naturali richiede invece l’umiltà di riscoprire saperi contadini che rischierebbero di perdersi se fortunatamente non ci fossero aziende agricole innovative come quelle che si trovano nei nostri territori in conversione biologica (oltre una ventina nel Parco Agricolo Sud Milano) o comunque a lotta integrata e pronte ad aprirsi al mercato del chilometro zero, alla multifunzionalità, alla difesa del territorio. Si tratta spesso di piccole e medie aziende, tantissime condotte da donne. L’interesse dei cittadini è forte nel richiedere questo tipo di agricoltura e molti sono disposti a sostenerla e a promuoverla.
In definitiva le associazioni che hanno promosso l’incontro chiedono alle amministrazioni comunali di aprire un tavolo tecnico per adottare un regolamento sull’uso dei prodotti fitosanitari più pericolosi a tutela degli operatori ma anche dei cittadini, prevedendo ad esempio zone di rispetto per aree sensibili (residenziali, scolastiche ecc.) e per le aziende con produzioni di qualità. Gli esempi nella nostra regione non mancano: il Parco Agricolo Sud Milano, per esempio, ha già adottato un marchio ambientale per un buon numero delle sue aziende e può così offrire l’opportunità di incrementare il valore della propria agricoltura. Ci vuole solo la volontà per farlo.