Recuperi o ammazza-cascine?
La legge esce dall’aula regionale
con qualche miglioria e ancora tanti difetti
24 novembre 2019. Avevamo lanciato l’allarme due settimane fa: la Regione Lombardia, sotto il nobile pretesto di andare a rigenerare le strutture edilizie malmesse, rischiava di dare una mazzata al territorio agricolo a tutto favore dei costruttori, e il tutto grazie a un emendamento presentato -ironia della sorte- dall’assessore all’agricoltura Fabio Rolfi (leggi qui). Dopo il passaggio in aula, grazie al recepimento di numerosi emendamenti di maggioranza e opposizione, ne esce una legge meno pericolosa per l’agricoltura e il paesaggio, ma decisamente ancora troppo sbilanciata a favore dei proprietari delle strutture. Volete una prova? Ve ne forniamo due: -60% per gli oneri di urbanizzazione e +20% per le cubature da ri-costruire. Una vera goduria per gli immobiliaristi, non c’è che dire.
La Regione delle belle intenzioni
Non è la prima volta: anzi, sembra ormai un tratto distintivo. Le leggi urbanistiche della Lombardia hanno spesso presupposti ineccepibili, pienamente condivisibili, ma… La nuova legge regionale mette in campo incentivi e meccanismi di semplificazione per favorire il recupero di immobili abbandonati e per prevenire il degrado urbano. Ma, a causa dell’emendamento già detto, sono entrate pesantemente in gioco le cascine, andando potenzialmente a confliggere con le attività agricole e il paesaggio.
La discussione in aula è riuscita a contenere i pesanti impatti inizialmente previsti: ad esempio è stata cancellata la norma che consentiva l’avvio del recupero dopo tre soli anni dalla dismissione delle attività agricole: un vero e proprio stimolo ai proprietari terrieri non agricoltori (fondazioni, banche, assicurazioni, immobiliaristi, ecc.) a sfrattare il gestore della cascina. Al posto della struttura agricola avrebbe potuto sorgere del residenziale ipertrofico (con il bonus del 20% sulle volumetrie) o, volendo essere fantasiosi, sale bingo o centri benessere.
Molto attenuata è stata la norma che avrebbe permesso la realizzazione di questi progetti in “deroga anche alle previsioni dei piani urbanistici generali dei comuni” e “…anche alle previsioni dei piani territoriali degli enti sovracomunali”: in pratica nessuna possibilità per Comuni e Parchi di metterci il becco! Su questo punto, dopo il confronto in aula, è passato il concetto che gli Enti possano dare dei pareri.
La discussione in aula è riuscita ad eliminare simili orrori (o favori ai costruttori) e, grazie a ulteriori emendamenti sia di maggioranza che di minoranza, è nata una legge meno impattante, votata dai gruppi di Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Noi con l’Italia ed Energie per la Lombardia. Non ha partecipato al voto il Movimento 5Stelle, contrario il Partito Democratico e astenuti altri piccoli gruppi e singoli.
Per comprendere bene gli effetti della nuova legge, bisognerà aspettare i decreti attuativi per comprendere, ad esempio, il reale grado di controllo di questi processi di trasformazione da parte di Comuni o Parchi. Perché è giusto semplificare procedure di riqualificazione urbana, ma dando sempre l’ultima parola all’interesse pubblico.
Nel Parco Agricolo Sud Milano non mancano certo gli esempi dove questa legge potrà essere messa alla prova e cascine o interi borghi come Assiano o Macconago, ambedue alla periferia milanese, potrebbero trovare finalmente una nuova vita. Va da sé che noi, come tanti cittadini, ci batteremo per destinazioni d’uso compatibili, che apportino cioè ricchezza al territorio, combattendo ogni speculazione che voglia snaturare il loro senso storico e il retaggio del nostro paesaggio agrario.