Inversione dei ruoli!
Ora l’agricoltura
mangia il cemento

Comuni che modificano i Piani regolatori per trasformare aree destinate a industria e residenza in zone esclusivamente agricole: questa è la notizia. Ma arriviamoci con alcuni passaggi logici.

La crisi edilizia, sfociata nella giornata della collera, ha messo sul tavolo dati impressionanti, non solo economicamente, ma anche in termini di perdita di posti di lavoro, calcolati, includendo l’indotto, intorno a 550mila disoccupati. Ovviamente non si può che essere solidali con i lavoratori oggi senza impiego, ma non si può neppure ignorare che il settore è in crisi anche a causa dell’eccesso di offerta di abitazioni e di capannoni.

Inversione dei ruoli!
Ora l’agricoltura
mangia il cemento

Comuni che modificano i Piani regolatori per trasformare aree destinate a industria e residenza in zone esclusivamente agricole: questa è la notizia. Ma arriviamoci con alcuni passaggi logici.

La crisi edilizia, sfociata nella giornata della collera, ha messo sul tavolo dati impressionanti, non solo economicamente, ma anche in termini di perdita di posti di lavoro, calcolati, includendo l’indotto, intorno a 550mila disoccupati. Ovviamente non si può che essere solidali con i lavoratori oggi senza impiego, ma non si può neppure ignorare che il settore è in crisi anche a causa dell’eccesso di offerta di abitazioni e di capannoni.

Il ciclo dell’edilizia come motore di crescita economica, a nostro avviso, è ormai superato: occorre mettere fine a investimenti insensati in questo settore, che dovrebbe invece rigenerarsi attraverso il ramo della ristrutturazione edilizia, di cui l’Italia avrebbe tanta necessità. C’è un intero patrimonio abitativo, di fabbriche dismesse e non solo su cui intervenire. Per ristrutturarlo, ma soprattutto per renderlo più efficiente e in linea con le norme sulle emissioni e sul risparmio energetico. Ed esprimiamo questa opinione nonostante quanto dichiarato da Paolo Buzzetti, presidente dell’Ance (associazione nazionale costruttori edili), che ritiene ci sia un fabbisogno potenziale di 600.000 abitazioni. Ci permettiamo di dubitare su tale necessità: forse, se Buzzetti intende case popolari, si potrebbe parzialmente essere d’accordo, perché altrimenti bisogna metterlo al corrente che l’Italia pullula di case vuote e sfitte.

La ricetta del buonsenso

Noi comunque non siamo economisti e non abbiamo effettive ricette per rilanciare un settore maturo. Ma riteniamo, senza tema di smentita, che la continua cementificazione del territorio sia un danno per la collettività intera. I dati preoccupanti contenuti nel recente studio dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), evidenziano che in Italia otto metri quadrati di suolo se ne vanno ogni secondo coperti di cemento e asfalto, da case e strade, centri commerciali e capannoni. A questo ritmo ogni cinque mesi viene cementificata un’area pari a quella di Napoli; ogni anno una pari alla somma di Milano e Firenze. Con gravissime conseguenze soprattutto per il dissesto idrogeologico, ma anche per la perdita di produzione agricola. Comparto, quest’ultimo, che viene continuamente considerato come la Cenerentola dell’economia, quando invece è un settore, tra i rari, che continua a crescere per produttività e redditività, pur se dovrebbe rendersi più competitivo.

La prima svolta

Fortunatamente, pur se un caso unico, in controtendenza rispetto al passato, a Cesena, la giunta comunale torna riscoprire l’agricoltura: infatti, sta per cambiare destinazione d’uso ad una serie di terreni. Non terreni agricoli che lasciano il passo a nuove case o a nuovi insediamenti artigianali ed industriali, ma l’opposto: ovvero zone produttive e residenziali, che tornano ad essere a vocazione esclusivamente agricola. In totale si tratta di 20 ettari che, secondo le indicazioni del Piano regolatore, erano stati destinati all’edificazione sia per abitativo sia per produttivo.
Certo, come si suol dire, una rondine non fa primavera, ma è un piccolo segnale significativo di un possibile cambiamento di mentalità: il verde non è uno spazio vuoto su cui si deve obbligatoriamente cementificare. L’agricoltura è cibo, è vita, è verde da valorizzare.

Agricoltura vince cemento

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