I terreni avvelenati di Ca’ del Lambro a Mediglia
sono sotto sequestro da un anno, ma il contadino
continua a coltivare l’area. E chiama il sindaco
9 aprile 2019. Paolo Bianchi, sindaco di Mediglia, è rimasto basito per la telefonata giuntagli lo scorso 20 marzo da parte del signor Gimondi, proprietario del fondo agricolo Ca’ del Lambro, area di 43mila mq dove sono nascosti nel sottosuolo veleni di grave tossicità da oltre 30 anni. Messa sotto sequestro già dal maggio dello scorso anno, con il divieto di coltivazione, il Gimondi chiedeva al sindaco di dissequestrare almeno in parte l’area, da lui ritenuta troppo ampia e che gli impediva di coltivare. Il sindaco gli ha risposto che non dipendeva da lui; il Gimondi allora gli ha fatto notare che aveva chiamato l’Asl (genericamente) e che la stessa gli aveva suggerito di rivolgersi al sindaco. Paradossale!
Ovviamente il sindaco ha fatto intervenire la polizia locale per effettuare una verifica e, a quanto pare, l’area sarebbe stata seminata. Il Comune ha deciso quindi di effettuare un nuovo esposto alla Procura della Repubblica e informato la Città Metropolitana.
Ricordiamo che nel 2017 sono state effettuate, dietro richiesta del Comune, approfondite analisi dei terreni che hanno confermato quanto velenosa fosse l’area. Nell’aprile dello scorso anno si è tenuto un incontro con la Regione per iniziare a capire dove trovare i fondi necessari per la bonifica, stimati in circa 8-10 milioni. Non abbiamo aggiornamenti su questo argomento, tranne che si è svolta in Comune la conferenza di servizi (una forma di cooperazione tra amministrazioni pubbliche introdotta dalla L. 241/90 al fine di snellire l’azione amministrativa) per esaminare il tema della bonifica.
Pur se con ritardo sui tempi, si deve ammettere che il sindaco Paolo Bianchi si sia mosso correttamente: d’altronde, c’è di mezzo la salute pubblica.