Brebemi –Tem
finanziate con soldi pubblici
(altro che Project Financing)
Lo scorso 12 dicembre CDP (Cassa Depositi e Prestiti) ha elargito 760 milioni di euro a favore di Brebemi Spa, per la realizzazione del collegamento autostradale a pedaggio da circa 62 km tra le città di Brescia, Bergamo e Milano. Il finanziamento copre il 47% del totale del costo dell’opera. Come dichiara la società, l’autostrada sarà realizzata attraverso una delle più grandi e complesse operazioni di Finanza di Progetto (Project financing) realizzate in Italia ed in Europa.
L’autostrada in costruzione parte da Brescia e arriverà a Melzo, dove troverà sbocco con la Tangenziale Est Esterna (TEM), che consentirà di raggiungere Milano attraverso due diversi percorsi, totalmente in via riqualificazione (causa del scempio del taglio dei filari secolari del Parco Trenzanesio): verso nord si imboccherà la SP103 Cassanese, verso sud la SP14 Rivoltana. Entrambe le strade si immettono sulla Tangenziale esterna di Milano.
Brebemi –Tem
finanziate con soldi pubblici
(altro che Project Financing)
Lo scorso 12 dicembre CDP (Cassa Depositi e Prestiti) ha elargito 760 milioni di euro a favore di Brebemi Spa, per la realizzazione del collegamento autostradale a pedaggio da circa 62 km tra le città di Brescia, Bergamo e Milano. Il finanziamento copre il 47% del totale del costo dell’opera. Come dichiara la società, l’autostrada sarà realizzata attraverso una delle più grandi e complesse operazioni di Finanza di Progetto (Project financing) realizzate in Italia ed in Europa.
L’autostrada in costruzione parte da Brescia e arriverà a Melzo, dove troverà sbocco con la Tangenziale Est Esterna (TEM), che consentirà di raggiungere Milano attraverso due diversi percorsi, totalmente in via riqualificazione (causa del scempio del taglio dei filari secolari del Parco trenzanesio): verso nord si imboccherà la SP103 Cassanese, verso sud la SP14 Rivoltana. Entrambe le strade si immettono sulla Tangenziale esterna di Milano.
Soldi privati o soldi nostri?
La società Brebemi, come la Tem, vede tra i propri soci e promotori tanto soci pubblici (Province, Comuni, Milano, Serravalle, ecc.) quanto privati (banche, Camere di Commercio, Pizzarotti ed esponenti del mondo delle cooperative rosse). Ci si aspetterebbe, dalle dichiarazioni di Brebemi, che siano i privati a finanziare l’opera. Ma, per una buona parte non è così: infatti, chi elargisce il prestito è la Cassa Depositi e Prestiti, una Società per azioni controllata dallo Stato italiano. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze è azionista al 70%. Il restante 30% del capitale è posseduto da un nutrito gruppo di Fondazioni di origine bancaria.
Da dove attinge CDP i fondi (223 miliardi)? Da 24 milioni di risparmiatori postali. Come dire dalle nostre tasche.
Massima discrezionalità nell’uso dei fondi
Nella trasmissione di Report del 14 ottobre scorso, Stefania Rimini ha ben focalizzato la discrezionalità dell’uso dei fondi per finanziare una ristretta cerchia di privati o opere sbandierate come esempio di imprenditorialità privata.
Nata nel 1850, per raccogliere piccoli risparmi da utilizzare per finalità sociali, nel 2006, la Cassa ha mutato pelle con il governo Berlusconi e dal ministro del Tesoro Tremonti, permettendo da un lato l’entrata di fondazioni bancarie a prezzi superscontati e dall’altro riorientandosi a sostenere operazioni “di sistema” che però coinvolgono i soliti nomi.
Ad esempio, 1 miliardo della CDP è finito nelle tasche dei Benetton (per le sue autostrade), 450 milioni nelle tasche di Gavio, per la terza corsia della Rimini Ancora non ancora terminata. Non è un caso se molti degli imprenditori finanziati sono anche i “capitani coraggiosi” della cordata Cai-Alitalia.
Questo perché le nomine del cda della Cassa sono prettamente politiche, dall’ex ministro socialista Bassanini (e tutti gli altri ex politici, banchieri, ecc): è avvenuto un processo di “tremontizzazione” o di “leghizzazione”, che ha portato a sborsare 1 miliardo di euro per le municipalizzate del nord, per continuare con la privatizzazione dei servizi pubblici. Questa tendenza ha portato, come detto, a finanziare la BreBeMi, dove nel Consiglio d’Amministrazione siedono figure nominate dalla Regione Lombardia e dalle Province coinvolte nel progetto.
In assenza di una politica industriale di Stato, pubblica, succede allora a che a fare le scelte industriale per tutto il paese sono strutture rette da politici che operano le loro scelte in maniera tutt’altro che trasparente. Con i soldi nostri, per intenderci.