Bosco di Vione,
per non dimenticare
quanto sottratto a tutti noi
per mera avidità
20 febbraio 2017. Sono ormai quattro gli anni passati da quando il bosco di Vione, a Basiglio, è stato cancellato, spazzato via dall’avidità del danaro, supponiamo poche migliaia di euro per la vendita del legname, dall’insensibilità nei confronti della natura, dalla mancanza di rispetto di un patrimonio della collettività.
Nel 2013, alla vista del massacro dei 200 alberi, tra cui anche querce farnie centenarie, ci avevano pervaso rabbia, disprezzo, amarezza e l’impotenza. Sentimenti riaccesi nel luglio del 2015, quando, da parte del nostro avvocato, ci è giunto l’avviso di archiviazione. Il sostituto procuratore Roberto Pellicano non aveva riscontrato gli estremi per rinviare a giudizio Emilio Cardazzi, gestore del fondo agricolo di Vione, e Gian Paolo Lissi, agricoltore di Motta Visconti.
Non erano, evidentemente, bastati…
Bosco di Vione,
per non dimenticare
quanto sottratto a tutti noi
per mera avidità
20 febbraio 2017. Sono ormai quattro gli anni passati da quando il bosco di Vione, a Basiglio, è stato cancellato, spazzato via dall’avidità del danaro, supponiamo poche migliaia di euro per la vendita del legname, dall’insensibilità nei confronti della natura, dalla mancanza di rispetto di un patrimonio della collettività.
Nel 2013, alla vista del massacro dei 200 alberi, tra cui anche querce farnie centenarie, ci avevano pervaso rabbia, disprezzo, amarezza e l’impotenza. Sentimenti riaccesi nel luglio del 2015, quando, da parte del nostro avvocato, ci è giunto l’avviso di archiviazione. Il sostituto procuratore Roberto Pellicano non aveva riscontrato gli estremi per rinviare a giudizio Emilio Cardazzi, gestore del fondo agricolo di Vione, e Gian Paolo Lissi, agricoltore di Motta Visconti.
Non erano, evidentemente, bastati l’esposto alla Procura, il dossier corredato di immagini che documentano il bosco prima e dopo lo scempio, le segnalazioni alla Polizia Provinciale e alla Guardia Forestale: ci vuole ben altro per smuovere l’indifferenza nelle stanze del Palazzo di Giustizia nei confronti dei danni ambientali.
Can che abbaia non morde
Anche perché, nonostante l’abbaiare dell’allora Provincia, le mosse seguite sono state l’inerzia. E, giusto per “rinfrescare” la memoria, riportiamo le dichiarazioni dell’allora assessore Bolognini rilasciate al Corriere della sera “Il Parco Sud è patrimonio unico della nostra provincia che va salvaguardato – dice l’assessore alla Sicurezza della Provincia, Stefano Bolognini -. L’impegno della Provincia in difesa dell’ambiente e nel contrasto alle illegalità è massimo. E fondamentale è anche il contributo, nella tutela del nostro territorio, delle guardie ecologiche volontarie, che svolgono un’importante attività di vigilanza”. Pure parole di circostanza. Tanto che non ci sono colpevoli!
Intanto, rimane la distruzione di un habitat secolare, con il taglio di 200 alberi in area protetta, tra cui numerose querce farnie anche centenarie: un danno che richiederà alla natura decenni per essere riparato. E l’agricoltore, dal suo sito, addirittura vanta che “Nel rispetto della conservazione dell’ambiente (sic), l’energia necessaria per la conduzione dell’azienda agricola viene prodotta da un impianto solare fotovoltaico”! Non c’è proprio rispetto per tutti noi. Nessuno.