Il mercato bio non conosce la crisi
I consumi 2016 in Italia salgono del 20%,
e le coltivazioni in Lombardia a +26,4%

Boom dei prodotti sani puliti, sia in termini di produzione sia di consumo, in Italia come nel mondo. “Anche nel 2016 registriamo una crescita del 20% del mercato biologico” dichiarano da AssoBio, l’Associazione Nazionale delle Imprese di Trasformazione e Distribuzione di Prodotti Biologici e Naturali. Nei primi tre trimestri del 2016, infatti, il fatturato del campione dei soci AssoBio ha già raggiunto quota 493 milioni, superando in soli nove mesi le vendite dell’intero 2014.
Il campione è solo apparentemente ridotto, dato che le imprese monitorate sono di rilievo assoluto nelle vendite di prodotti biologici, che nel 2015 hanno realizzato 2,6 miliardi sul mercato nazionale, oltre a 1,6 miliardi destinati all’export. L’offerta delle aziende biologiche italiane è infatti particolarmente apprezzata dal mercato internazionale (in testa alla classifica degli acquirenti Germania e Francia con il 18% ciascuno, Usa e Canada, l’area del Benelux e quella scandinava; categoria più esportata l’ortofrutta, con il 18% del valore totale).
Una conferma del trend positivo del biologico arriva anche da Coldiretti. A livello nazionale, dove la superficie agricola ha superato l’11,2%, oltre alla crescita nei negozi tradizionali e nella grande distribuzione c’è il boom delle vendite dirette dei produttori agricoli come la rete delle fattorie e dei mercati degli agricoltori.
Crescita sostenuta del bio anche in Lombardia, con le coltivazioni aumentate del 26,4% nel 2015, con Pavia, Brescia, Mantova e Milano…

Il mercato bio non conosce la crisi
I consumi 2016 in Italia salgono del 20%,
e le coltivazioni in Lombardia a +26,4%

Boom dei prodotti sani puliti, sia in termini di produzione sia di consumo, in Italia come nel mondo. “Anche nel 2016 registriamo una crescita del 20% del mercato biologico” dichiarano da AssoBio, l’Associazione Nazionale delle Imprese di Trasformazione e Distribuzione di Prodotti Biologici e Naturali. Nei primi tre trimestri del 2016, infatti, il fatturato del campione dei soci AssoBio ha già raggiunto quota 493 milioni, superando in soli nove mesi le vendite dell’intero 2014.
Il campione è solo apparentemente ridotto, dato che le imprese monitorate sono di rilievo assoluto nelle vendite di prodotti biologici, che nel 2015 hanno realizzato 2,6 miliardi sul mercato nazionale, oltre a 1,6 miliardi destinati all’export. L’offerta delle aziende biologiche italiane è infatti particolarmente apprezzata dal mercato internazionale (in testa alla classifica degli acquirenti Germania e Francia con il 18% ciascuno, Usa e Canada, l’area del Benelux e quella scandinava; categoria più esportata l’ortofrutta, con il 18% del valore totale).
Una conferma del trend positivo del biologico arriva anche da Coldiretti. A livello nazionale, dove la superficie agricola ha superato l’11,2%, oltre alla crescita nei negozi tradizionali e nella grande distribuzione (vedi tabella) c’è il boom delle vendite dirette dei produttori agricoli come la rete delle fattorie e dei mercati degli agricoltori. Ma vola anche l’e-commerce che, secondo un’analisi dell’associazione agricola su dati Biobank, è cresciuto del 71% nel giro degli ultimi cinque anni, mentre nello stesso periodo sono aumentate del 69% le attività di ristorazione bio. Aumentano pure i negozi specializzati di alimenti bio (+15%), gli spacci per la vendita diretta presso le aziende agricole biologiche (+14%), gli agriturismi aperti da coltivatori bio (+13%), le mense scolastiche che utilizzano materie prime biologiche (+12%). Il tutto per una rete che – puntualizza Coldiretti – conta oggi 8.884 attività, con 2.878 aziende con vendita diretta, 1.527 agriturismi, 1.395 negozi, 1.250 mense scolastiche, 877 gruppi d’acquisto, 861 ristoranti, 286 siti di e-commerce alimenti e 221 mercatini (dati agosto 2016).

 

E nella nostra regione…

Crescita sostenuta del bio anche in Lombardia, con le coltivazioni aumentate del 26,4% nel 2015, con Pavia, Brescia e Mantova che guidano la classifica delle province più “naturali”. Il dato Sinab (Sistema informazione nazionale agricoltura biologica) è confermato da un’analisi di Coldiretti Lombardia: “Negli ultimi 5 anni -spiega l’associazione regionale- la superficie bio della Lombardia è cresciuta in media di mille ettari ogni anno, passando dai 16mila del 2010 agli oltre 22mila dell’agosto 2016. In aumento anche gli operatori bio-  calcolato sulla base dei dati di Regione Lombardia- passati da 1.221 a 2.133 con una crescita del 75%. “I terreni a coltivazioni bio -spiega Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia- rappresentano circa il 2,5% del totale della superficie della nostra regione, ma la loro crescita spiega bene quale è il trend di richiesta da parte dei consumatori, sia per i cereali che per i prodotti lattieri caseari e la carne. È una dinamica importante che va tutelata contro ogni frode, anche perché per quest’anno nel nostro Paese si stima un valore al consumo di prodotti bio per circa due miliardi e mezzo di euro, con ben 13 milioni di italiani che portano in tavola cibo bio almeno una volta a settimana”.

 

Il Parco Sud non sta a guardare

Secondo i dati dell’Ente parco, sono quasi 600 le cascine attive e sono naturalmente spesso diverse tra loro. Molte sono cascine multifunzionali, ovvero affiancano all’attività agricola altre tipologie di servizi come ristorazione e pernottamenti, fattoria didattica, vendita diretta. “Sono sempre più i produttori che -come conferma anche GenuinaGente.net- ospitano nelle loro cascine feste, incontri, eventi, che partecipano attivamente alla costruzione e al consolidamento delle reti locali, e che decidono di convertire al biologico i propri sistemi di produzione con il supporto degli altri attori del territorio”.
Per il momento sono solo una quarantina quelle convertite al biologico, ma il trend di adesione al bio è molto alto: basti pensare alle filiere del grano, del riso, dell’ortofrutta, dei latticini, ecc. Il progetto di GenuinaGente punta a ricostruire legami di comunità e nuove relazioni tra città e campagna, attraverso il supporto e la valorizzazione di filiere agroalimentari sostenibili nei territori del Parco Agricolo Sud Milano. “Coinvolge agricoltori e produttori di beni e servizi, Gruppi di Acquisto Solidale e cittadini, Amministrazioni locali, Centri di Ricerca e Università -raccontano da GenuinaGente-. L’insieme delle linee d’intervento si collega anche alla definizione di ‘Piani del cibo’, per dare valore, forza e cornice di riferimento a quanto già realizzato attraverso singoli progetti promossi nei Comuni partner del progetto”. ACLI Terra e AIAB, Buon Mercato, Cascina Cappuccina e Consorzio Terre d’Acqua (tramite alcune Cascine), Desr – Distretto di Economia Solidale Rurale Parco Agricolo Sud Milano, EDS, LIPU, Mag2 sono anch’essi tra i protagonisti dei tanti progetti sviluppati nel Parco agricolo Sud Milano.

 

Un mercato in espansione anche nel mondo

Il mercato globale dei prodotti biologici è in continua crescita in tutto il mondo e nel 2014 aveva raggiunto -secondo i dati AssoBio- un valore di 80 miliardi di dollari. Europa e Nord America generano la maggior parte delle vendite: in queste due aree si concentra circa un terzo delle superfici biologiche, ma circa il 90% delle vendite mondiali.
Negli USA le vendite 2015 hanno sfiorato i 40 miliardi di dollari; nella UE le vendite sono state di circa 35 miliardi. Nel 2014 le vendite di prodotti biologici in Germania (primo mercato del continente, seguito dalla Francia tallonata da Italia e Gran Bretagna e, non a caso, primo sbocco del forte export italiano) hanno superato gli 8 miliardi di euro e nei primi 6 mesi del 2015 sono aumentate dell’8,4% . In Francia, sempre nel 2014, l’assicella aveva raggiunto quota 5 miliardi (+466 milioni sul 2013). Quasi sette franchi su 100, spesi in Svizzera per prodotti alimentari, riguardano prodotti biologici (con una spesa pro capite pari a 210 euro nel 2015), la spesa media in Danimarca è di 163 euro/anno.
L’Asia è il terzo mercato mondiale (in particolare Cina, Giappone e Corea). Le vendite 2014 di prodotti biologici in Cina sono stimate in 7,3 miliardi di euro, in crescita esponenziale, al punto di spingere le imprese locali a guardare all’estero (agli inizi del 2015 il vice ministro kazako dell’agricoltura, Gulmira Isayeva ha annunciato investimenti cinesi nel settore biologico per 1,74 miliardi di dollari nella produzione di carne di manzo e agnello, miele, trasformati del pomodoro, farine e altro).

 

L’immagine del biologico, tra realtà e fantasia

Il bio è una realtà consolidata: rappresenta l’11,2% dell’intera superficie agricola italiana. Ma la percezione dell’agricoltura da parte dei cittadini -secondo un’analisi di AssoBio- è pericolosamente distorta, veicolata dalla dilagante programmazione televisiva: una grande Disneyland di feste danzanti sull’aia in abiti folk, una continua sagra del bue grasso piuttosto che dell’asparago violetto, un profluvio di piatti tipici e ricette tradizionali, il tutto annaffiato da un bicchiere di buon vino DOCG, l’esperto di turno che disserta sulle eccellenze del territorio prodotte purchessia, sullo sfondo le caprette che fanno ciao. E se intanto qualche eco sull’agricoltura arriva, prevalentemente vaga e spettacolarizzata dai programmi d’intrattenimento, sull’agricoltura biologica al cittadino l’informazione arriva ancora meno. L’immagine che ne ha è quella, abbastanza confusa, di una romantica e curiosa fattoria di Nonna Papera, ancora più pittoresca di quelle che vede impegnate nelle feste sull’aia. Oppure di figli dei fiori in fuga dalla città.
Il sistema produttivo biologico, invece, è quanto di più moderno esprima l’agroalimentare italiano. Occupa oltre 200.000 addetti nelle aziende agricole, in quelle di trasformazione e distribuzione, nelle attività di controllo, assistenza tecnica e nel resto dell’indotto. Nel 61,8% dei comuni italiani è attiva almeno un’azienda biologica, con concentrazione maggiore nelle regioni centrali e meridionali. In 41 comuni operano oltre 100 aziende biologiche: sono 446 a Noto (SR), 242 a Corigliano Calabro (CS), 241 a Poggio Moiano (RI). In 55 comuni la superficie agricola biologica supera il 60% di quella totale, in 15 (tutti settentrionali) incide per oltre l’80%. È coltivata con metodi biologici tutta la superficie agricola di Rhêmes Notre-Dame (AO), il 99,5% di quella di Lardirago (PV), il 98,8% di quella di Vaddasca (VA), 10 aziende biologiche coltivano il 95,4% della superficie di Introbio (LC).
Ha in tasca una laurea o un diploma universitario il 16,8% dei conduttori delle aziende biologiche (con una percentuale tripla della media italiana), ha un diploma di scuola media superiore il 32,2%, quasi il doppio della media. I conduttori non hanno soltanto un’istruzione superiore, ma sono anche più giovani: il 22% dei responsabili aziendali ha tra i 20 e i 39 anni (più del doppio della media nazionale), ha oltre 65 anni solo il 19,1% dei conduttori biologici, mentre la media italiana è del 37,2%.
Circa il 17% delle aziende biologiche è impegnato in attività connesse (trasformazione, agriturismo, fattoria didattica, fattoria sociale), più di tre volte la media delle aziende agricole italiane; usa strumenti informatici il 15,6% delle aziende bio (più del quadruplo della media nazionale); il 10,7% ha un sito internet (contro l’1,8% della media) e il 5,2% vende on-line (contro una media nazionale dello 0,7%). L’estensione media delle aziende biologiche è di 27,7 ettari, più del triplo della superficie media aziendale italiana.
È un sistema d’imprese che all’interno di un quadro di controllo e certificazione europeo rappresenta una quota consistente dell’agricoltura italiana, senza un grammo di sostanze chimiche di sintesi che inquinino le falde acquifere, che tutela la biodiversità, incrementa la fertilità naturale del suolo, alleva animali al pascolo e produce non solo beni pubblici (tutela ambientale, sviluppo rurale…), ma anche prodotti che sono distribuiti in vendita diretta, nel canale del dettaglio specializzato, nella grande distribuzione, nella ristorazione e vengono esportati con successo in tutto il mondo.
“È un sistema che, grazie alla caparbietà e alla competenza dei suoi protagonisti è tecnicamente all’avanguardia -spiegano da AssoBio-. Niente Nonna Papera o figli dei fiori, insomma. Però abbiamo le caprette: al 31 dicembre 2014 erano 92.647, sono ancora al pascolo e stanno bene, grazie”.

22 dicembre 2016

Il mercato bio non conosce la crisi I consumi 2016 in Italia salgono del 20%, e le coltivazioni in Lombardia a +26,4%

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