“Dopo le mafie”. Così si aiutano i comuni
a dare nuova vita ai beni confiscati.
Si parte da Rozzano e San Donato

Quando un bene viene sequestrato alle mafie, diventa un bene comune, ma solo se viene usato e vissuto dalla cittadinanza: occorre che entri davvero a far parte del tessuto sociale, che rappresenti un’occasione di crescita, solidarietà, consolidamento di legami sociali. Solo allora si potrà dire che quel bene è stato definitivamente liberato dalla mafia.
La Lombardia è la prima regione del Nord per numero di beni confiscati: denaro, veicoli, ma anche immobili, aziende, beni finanziari come partecipazioni societarie e titoli obbligazionari. Stando ai dati dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata, al 30 settembre 2015, la nostra regione contava 1.266 gli immobili e aziende confiscati. Che fine fanno? Escludendo gli immobili già usciti dalla gestione dell’Agenzia, perché venduti, ipotecati o non confiscati definitivamente, il 65% di case, locali e capannoni sottratti ai boss viene destinato e consegnato a enti locali, ministeri o forze dell’ordine. Ma molto spesso rimangono inutilizzati.
Ridare nuova vita a questi luoghi non è semplice come sembra. Ecco perché Veronica Dini, un avvocato che si occupa di tutela del territorio, educazione alla legalità, contrasto alla criminalità organizzata e valorizzazione del rapporto tra le persone e il territorio, ha avuto l’idea di sviluppare un progetto ad hoc, che prevede …

“Dopo le mafie”. Così si aiutano i comuni
a dare nuova vita ai beni confiscati.
Si parte da Rozzano e San Donato

Quando un bene viene sequestrato alle mafie, diventa un bene comune, ma solo se viene usato e vissuto dalla cittadinanza: occorre che entri davvero a far parte del tessuto sociale, che rappresenti un’occasione di crescita, solidarietà, consolidamento di legami sociali. Solo allora si potrà dire che quel bene è stato definitivamente liberato dalla mafia.
La Lombardia è la prima regione del Nord per numero di beni confiscati: denaro, veicoli, ma anche immobili, aziende, beni finanziari come partecipazioni societarie e titoli obbligazionari. Stando ai dati dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata, al 30 settembre 2015, la nostra regione contava 1.266 gli immobili e aziende confiscati. Che fine fanno? Escludendo gli immobili già usciti dalla gestione dell’Agenzia, perché venduti, ipotecati o non confiscati definitivamente, il 65% di case, locali e capannoni sottratti ai boss viene destinato e consegnato a enti locali, ministeri o forze dell’ordine. Ma molto spesso rimangono inutilizzati.
Ridare nuova vita a questi luoghi non è semplice come sembra. Ecco perché Veronica Dini, un avvocato che si occupa di tutela del territorio, educazione alla legalità, contrasto alla criminalità organizzata e valorizzazione del rapporto tra le persone e il territorio, ha avuto l’idea di sviluppare un progetto ad hoc. Grazie al suo lavoro, ha compreso quanto sia difficile per i Comuni, in particolare quelli più piccoli, affrontare in maniera completa ed efficace tutti gli aspetti legati alla gestione dei beni confiscati alla criminalità. A causa di queste difficoltà, spesso, i beni confiscati restano inutilizzati, abbandonati. E i cittadini perdono l’occasione di riappropriarsi di un bene comune di elevato valore simbolico e spesso economico.

Già coinvolti 5 comuni del Parco Sud

L’avvocato Dini ha perciò fatto nascere “Dopo le mafie. Progetto per la valorizzazione e la gestione partecipata dei beni confiscati”, per offrire un sostegno concreto e diversificato ai Comuni: i primi casi concreti verranno attuati a Milano, Pero, Rho, Rozzano e San Donato Milanese. Il progetto infatti fornisce una formazione specifica, tecnico-legale, amministrativa e gestionale agli amministratori dei Comuni che si trovano a dover gestire un bene confiscato alla criminalità, e accompagna l’intera comunità nell’elaborazione di idee condivise sul suo utilizzo, favorendo una presa in carico collettiva del bene che diventa responsabilità di tutti e di ciascuno. Inoltre, coinvolge nel lavoro istituzioni, operatori del settore, cittadini, associazioni, fondazioni, gruppi informali, centri di produzione culturale, centri aggregativi, scuole e biblioteche del territorio, rendendoli protagonisti del progetto.
“Piano piano -spiega Veronica Dini- il progetto è cresciuto ed è diventato più ambizioso. E si è creata una squadra di professionisti che operano in ambiti molto diversi: notai, giuristi, facilitatori, formatori, esperti di progettazione partecipata, comunicatori, insegnanti, educatori…E ci siamo messi in movimento”. Ed è nata Circola, un’associazione composta, oltre che da Veronica Dini, Carmelo Di Marco, notaio rappresentante di FederNotai, Agnese Bertello, facilitatrice rappresentante di Ascolto Attivo, società che si occupa di progettazione partecipata, Annamaria Romagnolo, docente ed esperta di formazione, Elda Sortino, esperta di comunicazione.
“Con noi -aggiunge Dini- collaborano anche altri professionisti, che daranno un contributo specifico su singole iniziative: architetti, urbanisti, giornalisti, fotografi, videomaker, giuristi, magistrati. Circola è una rete che si nutre di scambi e sguardi differenti, che si fonda sull’apprendimento reciproco”.

Sosteniamo insieme la lotta alla criminalità mafiosa

Ma occorre la partecipazione di tutti noi, anche economica. È infatti partita la campagna di crowdfunding promossa dall’Associazione culturale Circola – Cultura, Diritti e Idee in movimento, in partnership con Regione Lombardia, Comune di Milano, Comuni di Rozzano, San Donato, Rho, Pero, con la collaborazione di Transparency International, LABSUS, Studio arch. Boeri e con la partecipazione dell’Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati e del Tribunale di Milano – sez. Misure di prevenzione, in veste di osservatori.
“Sostenete l’iniziativa -invita Veronica Dini- con il vostro contributo, aiuteremo i Comuni, a partire da Rozzano e San Donato, a fare sì che i beni confiscati alla criminalità diventino davvero beni comuni per eccellenza, restituiti ai bisogni e alla creatività della comunità. Lo faremo costruendo intorno alle Amministrazioni una rete di istituzioni, professionisti, associazioni e cittadini che consenta loro di lavorare in modo consapevole, sereno e partecipato. In particolare, il crowdfunding sosterrà le iniziative di coinvolgimento territoriale, delle scuole e delle biblioteche, e il percorso di progettazione partecipata nei comuni di San Donato Milanese e Rozzano, dove lavoreremo su tre immobili confiscati alla criminalità”.
“Abbiamo previsto eventi all’interno delle biblioteche, iniziative specifiche per i ragazzi delle scuole, in un percorso di educazione alla legalità che è soprattutto un’esperienza di cittadinanza attiva. Partecipando al crowdfunding – conclude Dini- sarete invitati a tutti gli eventi organizzati dall’Associazione e potrete partecipare ai percorsi di progettazione partecipata sui beni confiscati oggetto della sperimentazione. Il vostro nome verrà anche affisso su una targa vicina all’immobile”.
Ben vengano iniziative come queste, che contribuiscono alla consapevolezza della presenza radicata delle mafie anche nei nostri territori. La nostra associazione contribuirà al progetto, per far rinascere spazi che, senza la partecipazione di tutti, rischiano il degrado e l’abbandono: magari non per indifferenza, ma per incompetenza della pubblica amministrazione su un tema così difficile. Sosteniamo il progetto Dopo le mafie

19 dicembre 2016

 

“Dopo le mafie”. Così si aiutano i comuni a dare nuova vita ai beni confiscati. Si parte da Rozzano e San Donato

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