I veleni del passato impregnano
91 aree dei Comuni del Parco Sud
Ma anche Milano non è indenne
Su un totale di quasi 900 siti lombardi da bonificare, 218 sono a Milano e 91 negli altri comuni del Parco Sud. Non è ancora tra gli elenchi la ex discarica di Vizzolo Predabissi, che con i suoi liquami inquina le acque del Lambro e della falda. Ma vi sono le aree dell’ex Saronio di Cerro al Lambro e Melegnano, con i veleni chimici e cancerogeni di quella che fu una fabbrica di armi e gas, voluta da Mussolini, le terre agricole alla diossina di Carpiano, il parco serbatoi della Mapei a Mediglia, la ex Omar di Lacchiarella, con tonnellate di rifiuti tossico-nocivi contenenti solventi chimici altamente dannosi e con elevata presenza di cloro e acido solforico accumulati nella ex raffineria da Andrea Rossi. E anche tante altre grigie realtà immerse nei comuni Parco Agricolo Sud Milano. Dall’elenco dei siti da bonificare censiti da Dataset Socrata della Regione Lombardia, abbiamo estrapolato quelli che riguardano il Parco Sud e Milano (pochi sanno che la metropoli ha una vasta parte delle aree verdi all’interno del Parco): su un totale di circa 900 siti lombardi, 218 sono a Milano e 91 negli altri comuni del Parco Sud. Premesso che il numero elevato di siti da bonificare non necessariamente corrisponde a una maggiore pericolosità, la palma d’oro spetta ex-equo a Buccinasco e Rho con 9 siti contaminati, seguiti a pari merito da Peschiera Borromeo e San Giuliano Milanese con 7 siti. Assago ne conta 5, mentre -con “soli” 3 siti da bonificare- troviamo Trezzano sul Naviglio, San Donato, Rozzano, Lacchiarella, Gaggiano e Corsico. (Vedi qui sotto gli elenchi completi, aggiornati a febbraio 2014). A questi va aggiunto il sito di Rodano-Pioltello (ex Sisal) che è di competenza del Ministero dell’Ambiente.
Va precisato che in questo censimento non sono incluse le bonifiche per l’amianto…
I veleni del passato impregnano
91 aree dei Comuni del Parco Sud
Ma anche Milano non è indenne
Su un totale di quasi 900 siti lombardi da bonificare, 218 sono a Milano e 91 negli altri comuni del Parco Sud. Non è ancora tra gli elenchi la ex discarica di Vizzolo Predabissi, che con i suoi liquami inquina le acque del Lambro e della falda. Ma vi sono le aree dell’ex Saronio di Cerro al Lambro e Melegnano, con i veleni chimici e cancerogeni di quella che fu una fabbrica di armi e gas, voluta da Mussolini, le terre agricole alla diossina di Carpiano, il parco serbatoi della Mapei a Mediglia, la ex Omar di Lacchiarella, con tonnellate di rifiuti tossico-nocivi contenenti solventi chimici altamente dannosi e con elevata presenza di cloro e acido solforico accumulati nella ex raffineria da Andrea Rossi. E anche tante altre grigie realtà immerse nei comuni Parco Agricolo Sud Milano. Dall’elenco dei siti da bonificare censiti da Dataset Socrata della Regione Lombardia, abbiamo estrapolato quelli che riguardano il Parco Sud e Milano (pochi sanno che la metropoli ha una vasta parte delle aree verdi all’interno del Parco): su un totale di circa 900 siti lombardi, 218 sono a Milano e 91 negli altri comuni del Parco Sud. Premesso che il numero elevato di siti da bonificare non necessariamente corrisponde a una maggiore pericolosità, la palma d’oro spetta ex-equo a Buccinasco e Rho con 9 siti contaminati, seguiti a pari merito da Peschiera Borromeo e San Giuliano Milanese con 7 siti. Assago ne conta 5, mentre -con “soli” 3 siti da bonificare- troviamo Trezzano sul Naviglio, San Donato, Rozzano, Lacchiarella, Gaggiano e Corsico. (Vedi qui sotto gli elenchi completi, aggiornati a febbraio 2014). A questi va aggiunto il sito di Rodano-Pioltello (ex Sisal) che è di competenza del Ministero dell’Ambiente.
Va precisato che in questo censimento non sono incluse le bonifiche per l’amianto: dalle ASL sono stati censite 149.233 strutture private e pubbliche tra cui scuole, ospedali ed edifici aperti al pubblico, di cui 100.585 da bonificare, a cui corrisponde un volume di 3.247.603 metri cubi di materiale contenente amianto (dati di maggio 2015).
I siti che saranno bonificati nel 2016 dalla Regione
Stando a quanto dichiarato lo scorso ottobre dall’assessore all’Ambiente della Regione Lombardia, Claudia Maria Terzi “A oggi, la Regione ha investito direttamente oltre 240 milioni di euro per bonificare circa 1.400 siti. Se è vero, quindi, che la nostra Regione è quella con più siti da bonificare, è altrettanto vero che è quella con la maggior percentuale di casi affrontati e risolti, in particolare nell’ultimo triennio. Resta però ancora molto da fare”.
Per il 2016 sono stati stanziati 17 milioni di euro per i comuni lombardi: 10 milioni andranno ad Asola (Mantova); 172.000 a Calolziocorte (Lecco); 130.000 a Verdellino (Bergamo, per la messa in sicurezza); 216.000 a Mediglia (Milano); 400.000 euro a Rho (Milano); 2.150.000 euro alla Valle Lomellina (Pavia); 2,6 milioni di euro a Lacchiarella (Milano); 380.000 euro a Gardone Valtrompia (Brescia); 756.000 euro ad Albaredo Arnaboldi (Pavia); per altri interventi di messa in sicurezza d’emergenza (Ministero viluppo economico) circa 48 mila euro.
Si tratta di interventi a favore dei Comunali per la realizzazione degli interventi di bonifica e per il completamento e/o l’avanzamento delle operazioni già avviate e quindi oggetto di precedenti finanziamenti deliberati dalla Giunta regionale. In parte, le quote di finanziamento sopra citate sono necessarie per il completamento dei lavori (a Lacchiarella, per esempio, la bonifica della ex Omar è già in fase avanzata).
Ma chi inquina, paga davvero?
Da quanto si è potuto constatare, il principio “chi inquina paga” viene spesso inficiato dai ricorsi ai tribunali dei soggetti che avrebbero procurato i danni ambientali. E si sa che in Italia, tra appelli e ricorsi al Consiglio di Stato, possono passare decenni (come per esempio per l’ex Saronio di Cerro al Lambro: Edison è diventata responsabile di questa zona perché ha acquisito l’Acna-Montecatini che possedeva la Saronio, ma con i ricorsi la situazione non si è ancora sbloccata). Poi ci sono le aziende fallite, gli imprenditori desaparecidos e via dicendo. Così, chi inquina paga diventa un’utopia e i conti li salda la pubblica amministrazione.
Intanto, il 29 maggio 2015, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale inquinamento, disastro ambientale, traffico e abbandono di materiale radioattivo, impedimento del controllo e omessa bonifica sono diventati cinque nuovi reati introdotti nel Codice Penale. Speriamo che gli amministratori sappiano farne buon uso.