Veleni spacciati per fertilizzanti:
coinvolti 78 comuni del nord Italia
alcuni del Parco Sud (tra cui Milano)
(di Pietro Gorlani – dal Corriere della Sera del 25 giugno 2021)
I fanghi tossici della ditta bresciana Wte sono stati sparsi in 78 comuni del nord Italia, quasi tutti lombardi. Sono stati gli stessi Carabinieri Forestali — su sollecito degli enti locali e con il benestare della Procura di Brescia — a inviare alle amministrazioni locali l’elenco delle società agricole che tra il 2018 ed il 2019 hanno ricevuto 176 carichi di finti fertilizzanti, per la bellezza di 150 mila tonnellate, sparse su 3mila ettari di campi agricoli. «Chissà il bimbo che mangia la pannocchia di mais cresciuta su quei campi» diceva al telefono (non sapendo di essere intercettato) Antonio Carucci, responsabile commerciale della Wte.
Ora la stessa Wte, insieme ai proprietari terrieri, dovrà provvedere a rimuovere quelli che il ministero della Transizione Ecologica definisce «rifiuti» e non fertilizzanti. Se non ci penseranno i privati saranno gli stessi Comuni a dover intervenire o, in seconda battuta, la Regione. Ma l’iter della possibile bonifica inizia tutto in salita, come ha ricordato ieri in commissione regionale Agricoltura il direttore di Arpa Brescia, Fabio Cambielli: sono passati due anni dallo spargimento di quei fanghi, sugli stessi terreni potrebbero essere finiti altri liquami e la correlazione tra eventuali inquinanti riscontrati oggi e le responsabilità pregresse della Wte diventa molto flebile. Anche perché se si dovessero scorticare i primi 30 centimetri di tutti gli ettari «avvelenati» dai fanghi si formerebbe una montagna di 10 milioni di metri cubi. Per smaltirli in discarica o trattarli non basterebbero nemmeno i 12 milioni che la Procura ha preventivamente sequestrato alla Wte.
Il territorio che tra il 2018 e il 2019 è stato maggiormente avvelenato dai finti fertilizzanti è il Bresciano. Ed è naturale. Non percorrere troppi chilometri con i rimorchi permetteva al re dei fanghi, Giuseppe Giustacchini, amministratore della Wte di aumentare i suoi profitti.
Sono i 31 comuni bresciani «vittime» degli spargimenti illeciti (da Brescia a Orzinuovi, da Quinzano d’Oglio a Lonato del Garda) ma il fenomeno ha riguardato anche Milano e altri 10 comuni del Milanese (Abbiategrasso, Bareggio, Basiglio, Boffalora sopra Ticino, Canegrate, Legnano, Magenta, Mesero, Parabiago, Robecco sul Naviglio), 14 del Cremonese (da Castelvisconti — paese di uno dei contoterzisti indagati con i vertici Wte — a Casalmorano, da Castelleone a Martignana di Po, da Gussola a Scandolara Ravara e Sospiro), sei del Mantovano (tra cui Castiglione delle Stiviere, Canneto sull’Oglio e Cavriana), quattro del Lodigiano (Lodi, Casalpusterlengo, Castiglione d’Adda, Cavenago d’Adda), due del Pavese (Marzano e Monticelli Pavese) e uno di Como (Mozzate). Spargimenti illeciti anche nel Piacentino, nel Vercellese, in provincia di Novara e Verona.
I sindaci ora potranno farsi consegnare dalle aziende agricole i mappali dei terreni dove sono finiti i fanghi mentre il ministero ha chiesto ad Arpa «dettagliate informazioni» sullo «stato ambientale delle aree interessate». Se risulteranno contaminate «il Comune, o la Regione nel caso questo non provveda, dovrà procedere d’ufficio alla bonifica del sito se il responsabile individuato dalla Provincia non vi provveda».