Fontanili, navigli, canali, ma non solo acque
tra Rodano, Pioltello, Settala, Melzo e Gorgonzola
il medioevo vi circonderà con gnomi ed elfi
19 ottobre 2019. Il Parco Agricolo Sud Milano rappresenta anche una risorsa culturale. Vi si trovano edifici di valore architettonico e storico distribuiti in angoli poco conosciuti del territorio. Case e palazzi testimonianze del modo di lavorare e di vivere della civiltà contadina appaiono nel silenzio della campagna attorniati da un reticolo di strade rurali, alzaie dei navigli, percorsi ciclabili (allestiti ed in fase di allestimento), rogge, canali, chiuse e fontanili.
Un itinerario che attraversa le cittadine di Rodano, Pioltello, Settala, Gorgonzola e Melzo non solo è davvero ricco di acque, fontanili, rogge e navigli, ma propone anche originali tenute, castelli medievali e antiche cascine che rivelano come l’agricoltura sia ancora oggi una delle ricchezze del Parco. Vi sono poi sentieri nei boschi con scorci di natura dalla straordinaria bellezza, che si specchiano nelle limpide acque e fanno fantasticare su gnomi, ninfe ed elfi. A parte i soliti pigri, che preferiscono l’auto, il percorso può essere effettuato a piedi o in bici, incrociando anche ottime trattorie dove mangiare a prezzi contenuti i gustosi prodotti locali.
Dapprima una breve sintesi, più sotto trovate tutte le “meraviglie” dei singoli paesi di questo itinerario. Nelle vicinanze della Tenuta Trenzanesio di Rodano, è situato il Punto Parco Cascina Castelletto, a Pioltello, che sorge in un particolare edificio a pianta ottagonale adibito anticamente a porcilaia e dove si svolgono diverse attività di fruizione. A ridosso del punto Parco è presente un fontanile, liberamente visitabile
Nel centro della Frazione di Lucino, a Rodano, è situata Casa Gola, edificio medievale di origine monastica restaurato dal Parco Agricolo Sud Milano e sede di diverse attività didattiche e di fruizione. Si prosegue quindi verso la Strada del Duca, percorso di antica centuriazione romana recuperato nel 1700 dal Duca Gabrio Serbelloni, che lambisce la Riserva Naturale delle Sorgenti della Muzzetta.
A est della riserva è situato il Punto Parco Cascina Castello con annesso il Centro Etnografico, una straordinaria raccolta di attrezzi agricoli e documentazione del mondo rurale.
A Settala è situato il monumento naturale Fontanile Rile, le cui acque alimentano le marcite ancora attive di Cascina Cassinetta.
Molto suggestivi sono infine gli scorci a Conterico, antico borgo agricolo, lungo il Canale della Muzza.
Il centro storico di Gorgonzola è uno dei più interessanti tra quelli presenti nell’est milanese. Tra i vari palazzi ed edifici storici che si affacciano sull’antico percorso del Naviglio della Martesana, vera spina dorsale del sistema irriguo dell’est milanese, spicca su tutti il grande complesso di Villa Sola Busca Cabiati, un sistema di varie corti di origine rurale dominato da una torre cinquecentesca. Scorcio molto suggestivo è la vicina passerella interamente in legno a scavalco della Martesana.
Si raggiunge quindi il centro di Melzo, tra i cui monumenti si ricorda la Porta Lodi, testimonianza della fortificazione che cingeva l’allora borgo a partire dal XIII secolo. Interessante è l’edificio dalla facciata neoclassica denominato Palazzo Trivulzio, frutto della trasformazione dell’antico castello risalente al XII secolo, le cui tracce sono ancora oggi visibili per la presenza della torre angolare a pianta quadrata e gli otto orchi a sesto acuto su due lati del cortile di ingresso.
Paese per paese
Rodano
È un comune dell’area nord-est milanese, conta 4.639 abitanti (dato del febbraio 2015), distribuiti tra il nucleo urbano principale e le frazioni Cassignanica, Lucino, Millepini, Pobbiano. La superficie territoriale si aggira intorno ai 12,87 kmq, di cui 10,91 kmq sono parte del Parco Agricolo Sud Milano.
Il comune di Rodano, a differenza, ad esempio, della vicina Segrate, ha preservato ampi spazi legati alla vocazione agricola originaria, inserito com’è nella zona dei fontanili e irrigato da un intrigo di rogge e canali, in parte derivanti dal naviglio Martesana.
L’amministrazione comunale è retta da una giunta che ha nella lista civica Uniti per Rodano la forza politica di maggioranza e in Roberta Maietti il sindaco (in carica dal maggio 2019).
www.comune.rodano.mi.it
Da vedere
Riserva Naturale Sorgenti della Muzzetta.
Istituita dalla Regione Lombardia nel 1984 e inserita nell’elenco dei Siti di Interesse Comunitario, nasce per salvaguardare e valorizzare il complesso di fontanili che danno origine alla Muzzetta. Rappresenta un prezioso angolo di natura, in cui è possibile osservare diversi ambienti tipici della pianura.
Strada del Duca
La strada prende il nome dal duca Gabrio Serbelloni. Intorno alla metà del 1700 la famiglia Serbelloni acquistò dai conti D’Adda la proprietà dei territori posizionati tra la Paullese e la Rivoltana con le cascine Cassinazza (ora demolita), Cassinetta e Crocina presenti nel comune di Pantigliate. Per facilitare i suoi spostamenti all’interno della proprietà, nel 1760, il duca fece ripristinare e rettificare il vecchio tracciato di una strada interpoderale la cui origine ricalcava una centuriazione romana. La Strada del Duca divenne un luogo di rifugio importante durante la Seconda Guerra Mondiale. Da un po’ di tempo la strada è chiusa al traffico veicolare. L’assenza di rumori e di emissioni nocive hanno favorito il ripopolamento di diverse specie faunistiche favorite dall’ambiente naturale di un ecosistema particolarissimo rappresentato dalle Sorgenti della Muzzetta.
Villa Litta Invernizzi
Edificata nel XVI secolo, la villa, con annesso parco, costituisce, insieme alla chiesetta e alle cascine Torrazza, Bruciata e Trenzanesio, la cosiddetta Tenuta Trenzanesio.
La struttura, a pianta quadrangolare, con un salone passante che disimpegna tutti gli altri ambienti e termina in un portico sulla facciata principale, riproduce uno schema tipico di molte ville lombarde. È interessante notare che la villa è disposta e organizzata lungo un asse in direzione est/ovest: a occidente vi è il giardino, contenuto entro un perimetro rettangolare; a oriente, sorgono, invece, i rustici e la chiesa, a costituire un piccolo borgo.
Il giardino intorno alla villa si è conservato intatto, con la grande peschiera rettangolare alimentata da copiosi fontanili, che non seguono il perimetro dell’edificio, ma se ne discostano per lasciare spazio a due piccoli giardini sopraelevati e appartati immediatamente a contatto con la casa.
Alcuni studiosi ritengono che Villa Litta sia stata eretta nel 1540, a cura dell’architetto Giovanni da Pandemuro, allievo del Palladio. Altri sostengono, invece, che sia nata esattamente un secolo dopo, nel 1640, per volere di Guido Litta, Vescovo di Milano. In effetti l’unico riferimento storico di cui si ha certezza risale al 1688, anno in cui la famiglia facente capo a Pompeo Litta ottenne l’investitura feudale di Trenzanesio. Nel 1800 la villa passò, per diritto di successione, alla famiglia Greppi. Negli anni quaranta e cinquanta del secolo scorso fu sede di un colorificio e, solo nel 1955, divenne proprietà della famiglia Invernizzi. Alla scomparsa dei proprietari, in assenza di eredi, la tenuta è infine passata in gestione ad una fondazione.
Casa Gola
Tipico esempio di architettura rurale lombarda, Casa Gola risale al tardo medioevo (1400 circa). Rappresenta il nucleo originale di un abitato rurale a corte chiusa, probabilmente conventuale.
L’edificio presenta pregevoli tratti architettonici e decorativi, un perimetro murario in cotto e ambienti interni dagli alti soffitti, con alcuni disegni a pittura restaurati. Il recente recupero ne consente una fruizione collettiva: in essa è, infatti, ospitato il Polo culturale a carattere botanico del Parco Agricolo Sud Milano, costituito dall’Erbario della Flora Padana e in grado di richiamare l’attenzione delle scolaresche allo studio della botanica, e una piccola biblioteca a sfondo naturalistico, funzionante anche come punto informazioni su tutto il Parco Sud e quindi anche della vicina Riserva Naturale delle Sorgenti della Muzzetta.
Al primo piano di Casa Gola, in una nicchia usata per riporre lampade e candele, è presente un affresco raffigurante una gazza posata su un ramo. L’affresco è stato scelto, tramite un concorso popolare, come logo rappresentativo delle attività culturali del paese.
Sarcofaghi di Rodano
I sarcofaghi recuperati dalle cascine di Rodano ed esposti davanti al Municipio, nella frazione Lucino, sono difficili da datare con esattezza, visto che non possono essere messi in relazione con altri resti. Sarcofagi simili, con tetto a doppio spiovente ornato di acroteri, risalgono solitamente al periodo tardoromano (IV-V secolo) – altomedievale (VI-VII). I sarcofagi romani più antichi (intorno al II-III secolo) hanno spesso gli spioventi più ripidi e gli acroteri maggiormente rilevati. Il fatto che, in questo caso, il coperchio sia piuttosto basso riporterebbe, quindi, all’epoca altomedievale (VI-VII secolo).
Il coperchio stesso sembra inoltre esser stato sagomato per far scorrere meglio l’acqua. Vasche e coperchi dei sarcofagi sono stati spesso usati, in età contemporanea, o come abbeveratoio o come canaline di scolo, attraverso la pratica di fori di scarico, come testimoniano altri rinvenimenti simili.
Museo Scooter e Lambretta
Raccolta privata unica nel suo genere, allestita alla fine degli anni ’80 da Vincenzo Tessera, il museo presenta la storia dello scooter dai primi anni del Novecento agli anni sessanta, con oltre 180 modelli provenienti da tutte le parti del mondo. Ogni nazione è rappresentata non solo dagli esemplari di più larga diffusione, ma anche da pezzi unici di grande valore storico.
La sezione dedicata alla Lambretta comprende i più importanti e rari esemplari prodotti dallo stabilimento Innocenti: prototipi e moto da competizione, oltre a modelli sezionati per uso didattico ed esemplari unici da gara. La produzione di serie è rappresentata dalla prima Lambretta (datata 1947) fino all’ultima, prodotta nel 1971.
È possibile, inoltre, consultare l’archivio storico Innocenti, la manualità tecnica, i filmati e la pubblicità. Il museo rientra (insieme a quello di altre grandi realtà aziendali lombarde, quali Alfa Romeo, Kartell e Zucchi) nel circuito Musei d’Impresa della Città Metropolitana di Milano.
Croce di Rodano
La Croce di Rodano è un interessante reperto ritrovato agli inizi del secolo scorso nella frazione Cassignanica. Ricavata da una sottile lamina d’oro lavorata a sbalzo, è un esempio delle decorazioni funerarie che i longobardi avevano in uso nel VII secolo. La Croce presenta un disegno di notevole complessità, difficile da decifrare. È mancante del braccio di sinistra, che si crede riportasse specularmente le immagini riprodotte su quello di destra. Sicuramente l’iconografia rappresentata non è quella classica cristiana.
Oggi conservata nel Museo Archeologico di Milano, nella sezione dedicata al popolo longobardo, ne è esposta una copia anche nella sala comunale di Casa Gola. Una rappresentazione della Croce di Rodano è inoltre conferita annualmente dal sindaco ai cittadini benemeriti.
Chiesa di San Vincenzo
Struttura databile al XVII secolo, sorta in luogo di un’antica cappella, della quale esistono documenti storici del XIII secolo. Si trova nella frazione Cassignanica, di cui è chiesa parrocchiale.
Chiesa di San Giovanni Evangelista
Situata nella frazione Lucino, la chiesa di San Giovanni evangelista è attestata come parrocchia fin dal XVI secolo: compare, infatti, negli atti delle visite pastorali compiute, tra XVI e XVIII secolo, dagli arcivescovi di Milano e dai delegati arcivescovili nella pieve di Settala.
Pioltello
Comune dell’area nord-est milanese, Pioltello conta 37.049 abitanti, distribuiti tra il nucleo urbano principale e le frazioni Limito, Seggiano, Rugacesio, San Felice e Malaspina. La superficie territoriale si aggira intorno a 13,11 kmq, di cui 3,13 kmq rientrano nel perimetro del Parco Agricolo Sud Milano.
L’amministrazione comunale è retta da una giunta che ha nel PD la forza politica di maggioranza e in Ivonne Cosciotti il sindaco (in carica dal giugno del 2016).
www.comune.pioltello.mi.it
Da vedere
Chiesa di Sant’Andrea e oratorio di San Sigismondo
La proloco di Pioltello così descrive i due monumenti: “Si tratta di un tempio settecentesco, che non ha subito modifiche sostanziali da circa due secoli. È il più illustre del genere in tutta l’area del nord-est Milanese. Una cappella dedicata a Sant’Andrea esisteva già dal Duecento; nel Cinquecento fu poi ricostruita e, tra il 1742 e il 1745, venne completamente trasformata e allargata, con la facciata e il campanile realizzati dall’architetto Carlo Giuseppe Merlo. Particolari le Cappelle del Rosario e di San Francesco di Paola, ornate da finte prospettive del ‘700, il settecentesco Altare Maggiore e il superbo organo ottocentesco. Più recenti gli affreschi di Giovanni Valtorta, Romeo e Paolo Rivetta e dei fratelli Rino e Federico Bertini. Non lontano dalla chiesa parrocchiale di Sant’Andrea è tuttora visibile la chiesetta di San Sigismondo, dedicata al re di Borgogna, che nel 516 fondò il celebre monastero di San Maurizio nel Vallese. Edificato all’inizio del ‘700 e benedetto nell’anno 1706, l’oratorio fu radicalmente restaurato all’inizio del ‘900.
Chiesa dell’Immacolata
Risalente al 1748, è un vero gioiello dell’epoca. Si trova nei pressi della Corte della Pesa, di cui è ancora visibile il bel portale ormai occluso. La chiesa fu eretta come cappella di famiglia per volontà di Elisabetta Giulia Ferrario Stoppani. Accanto all’attuale portone d’entrata della corte si trova la bottega che, fino al 1981, fu dei fratelli Fumagalli, maestri del ferro battuto. (dal sito della proloco)
Santuario della Beata Vergine Assunta
Il Santuario era già definito vecchio in un documento del 1573. Una leggenda narra anche di un’apparizione della Madonna. Durante le pestilenze, il Santuario venne utilizzato come ricovero per i malati. Distrutto nel 1944 da un bombardamento venne ricostruito l’anno successivo. Nel 1950, in occasione della cerimonia di consacrazione, il cardinal Schuster regalò alla parrocchia il quadro della Madonna della Farfa (comune della provincia di Rieti, dove si può ammirare l’Abbazia di Farfa, uno dei monumenti più insigni del Medio Evo europeo), collocata sulla pala d’altare. Attualmente il Santuario è il centro religioso della comunità di Seggiano.
Villa Trasi
Già citato e documentato nel catasto di Maria Teresa d’Austria (1764), in origine il palazzo aveva una forma a U. Di proprietà dei marchesi Rescalli, verso la metà dell’800 venne acquisito dai signori Trasi, e successivamente ai signori Trevisini.
Parco delle Cascine
Area di circa 200 ettari, compresa tra le strade provinciali Cassanese e Padana Superiore, cui Regione Lombardia ha riconosciuto lo stato di parco sovracomunale. “L’Amministrazione comunale si legge nel sito del comune- è impegnata a trovare le risorse per il recupero delle cascine e la valorizzazione dei percorsi, delle rogge e di tutto ciò che caratterizza la campagna lombarda. Il parco delle Cascine è ormai l’unica realtà di queste dimensioni, praticamente incontaminata, vicina a Milano: un piccolo gioiello da salvaguardare e consegnare ai nostri figli come indispensabile polmone di verde che ci separa da Milano, un valore prezioso non solo per Pioltello, ma anche per i comuni adiacenti”.
Bosco della Besozza
Si tratta di un’area, in prossimità della frazione Limito, a sud della Rivoltana, che si estende per circa 50 ettari. Qui è stato realizzato un intervento di forestazione, il ripristino dei fontanili esistenti e la rivalorizzazione di aree aperte e attrezzate per attività ricreative, orti sociali, percorsi ciclabili e pedonali. Il Bosco si collega a Limito attraverso un ponte ciclopedonale lungo via Deledda, che è chiusa al traffico.
Area del Castelletto
In pieno Parco Agricolo Sud, l’area comprende le Cascine Castelletto e Croce, unitamente al Fontanile Castelletto, recuperato nel 1999 con la pulizia, il ripristino e la ripiantumazione della riva. Oltre a offrire percorsi per piacevoli passeggiate nel verde, l’area è anche meta didattica per diverse classi elementari, che trovano nel fontanile un ideale elemento di congiunzione tra la storia e le radici rurali del territorio e il suo presente.
Settala
Comune dell’area est milanese, conta circa 7.400 abitanti, distribuiti tra il nucleo storico principale e le frazioni Caleppio e Premenugo. La superficie territoriale si estende per circa 17,50 kmq, 13,32 dei quali sono parte del Parco Agricolo Sud Milano.
L’amministrazione comunale è retta da una giunta che ha nella lista civica Uniti per Settala la forza politica di maggioranza e in Andrea Carlo il sindaco (in carica dal settembre 2014).
www.comune.settala.mi.it
Da vedere
Cascina Castello e Centro Etnografico
Situata nella zona nord del territorio comunale, in un’area agricola nei pressi delle Sorgenti della Muzzetta, Cascina Castello è un grande complesso a corte chiusa edificato su quattro lati (sec. XIV – sec. XV). La cascina Castello, di proprietà privata, è situata nel comune di Settala, in posizione isolata nella campagna agricola nei pressi delle Sorgenti della Muzzetta (sito d’importanza comunitaria), nella zona nord del territorio comunale dove è localizzata l’area industriale artigianale.
La cascina è organizzata intorno ad una grande corte con aia e tre accessi carrabili sterrati, di cui quello a est permette l’ingresso dal viale delle Industrie mediante la strada vicinale per Cascina Castello.
L’edificio che connota il complesso nel paesaggio è il cosiddetto Castello, un edificio a blocco di tre piani, considerato la parte più antica del complesso. Il fronte verso la corte è dotato di un portico di quattro campate ad archi a sesto acuto di mattoni, sorretti da colonne di granito bianco sormontate da capitelli stemmati. Alla sommità dell’edificio è una corona di merli ghibellini realizzati probabilmente nell’Ottocento. I fronti sono rivestiti di intonaco liscio. L’edificio è sede di uno dei Punti Parco del Parco Agricolo Sud Milano e ospita al piano terra il Centro Etnografico e Storico-Agricolo delle Arti e Tradizioni contadine che accoglie gli attrezzi legati alla civiltà contadina raccolti da alcuni volontari residenti nel Comune di Rodano.
Gli altri edifici che compongono attualmente il complesso sono principalmente: la chiesa dell’Immacolata, le case coloniche, la stalla grande, due sili circolari posti a sud all’esterno della cascina e alcuni fienili e portici.
La chiesa dell’Immacolata è un edificio a navata unica terminato da abside. La facciata è piana, semplice con due lesene ai lati che arrivano sino all’imposta delle falde del tetto, a capanna. Al centro il portone, contornato da una cornice non modanata di granito, sormontato da una finestra centrale rettangolare. Ad una prima osservazione, la parte sommitale della facciata sembrerebbe essere stata modificata in tempi non recenti. Si notano, infatti, sopra i capitelli le imposte di un arco; sarebbero necessari in questo senso approfondimenti documentari e analisi stratigrafiche.
Le abitazioni coloniche si trovano in un lungo edificio a schiera costituito da dieci moduli abitativi organizzati su due piani, con ingresso autonomo. Solai e scale interne sono in legno, il pavimento del piano terra in elementi di cotto (per il modulo che è stato possibile visitare).
La facciata è scandita da una fascia marcapiano tra piano terra e primo piano e dai pilastri di mattoni della struttura. Tra le abitazioni coloniche e la chiesa dell’Immacolata è un altro edificio residenziale per dimensioni e allineamento simile a quello appena descritto, tranne che per alcune differenze formali e dimensionali dei vani finestra e per la collocazione della scala, il cui accesso è dall’esterno. Attualmente è disabitato. Di fronte a questi edifici, nella corte, ci sono la vecchia pesa e la legnaia. La stalla si attesta lungo tutto il lato sud del cortile. E’ un edificio imponente con fienile, in muratura di mattoni, solaio in putrelle e voltine di mattoni, tetto a due falde con orditura lignea a capriate. Svolge ancora nella quasi totalità la sua funzione originaria. I fienili e i portici sono a doppia altezza con struttura a pilastri in muratura di mattoni e tetto a due falde su struttura lignea a capriate. La cascina Castello è un’azienda agricola attiva per la gran parte nella coltura cerealicola.
Chiesa di San Tommaso
Documenti storici attestano la presenza di una cappella nella frazione Premenugo sin dal 1398. Nel corso del XVI secolo ha acquisito il titolo di parrocchia, come risulta dagli atti delle visite pastorali degli arcivescovi di Milano. In anni recenti i lavori di riqualificazione del centro storico della frazione hanno portato alla realizzazione di una piazza, ricavata dall’allargamento di via Roma, di cui la chiesa di San Tommaso è punto di riferimento.
Chiesa di Sant’Agata
Situata in piazza della Repubblica, si tratta della chiesa parrocchiale di Caleppio. La struttura originaria risale al XVIII secolo, ma nel 1992 è stata ricostruita per far fronte alla rapida crescita demografica fatta registrare dalla frazione, che oggi conta circa 2.800 abitanti.
Chiesa di Sant’Ambrogio
Situata nella centrale piazza Vittorio Veneto, è la chiesa parrocchiale del paese. Edificata nel XVIII secolo, ha mantenuto una struttura abbastanza fedele a quella originale.
Parco Sorgenti della Muzzetta
Costituita come Riserva Naturale nel 1993 e riconosciuta poi come Sito di Interesse Comunitario nel 2005, le Sorgenti della Muzzetta sono costituite da 3 fontanili. Il maggiore è il Molino: probabilmente il più grande della Città Metropolitana, ha forma triangolare e aspetto suggestivo per la presenza di numerose polle emergenti dalla superficie libera dello specchio d’acqua. Al suo interno è presente un’isola caratterizzata da vegetazione elofitica a Carex elata (piante che pur essendo radicate al suolo, vivono prevalentemente con le radici e le gemme ricoperte da acqua, mentre restano aeree foglie e fiori), per un’estensione di circa 300 mq, intercalata da un nucleo di vegetazione arborea a Salice bianco.
Il fontanile Vallazza ha, invece, una fisionomia differente: più piccolo, completamente circondato dalla vegetazione forestale, molto ombreggiato e privo di vegetazione elofitica.
Infine, il fontanile Regelada è il risultato di un recente intervento operato dal Parco Agricolo Sud Milano che, sulla base di vecchie carte catastali risalenti al diciottesimo secolo, ha ricostruito la testa del fontanile, negli anni andata completamente perduta.
La storia del fontanile, come pure la data di scavo degli invasi, risulta assai difficile da ricostruire, perché molti documenti storici si sono persi con l’ultima guerra. Alcuni riferimenti diretti e indiretti a rogge adiacenti alla risorgiva permettono, tuttavia, di individuare tra il XVI e il XVII secolo l’ipotetica data di scavo e di tracciare un quadro generico delle tappe evolutive per quanto riguarda la morfometria e l’idraulica.
Nei pressi della testa dei due fontanili Molino e Vallazza si è costituito un bosco igrofilo formato da ontani neri, olmi e salici. La presenza di un tratto ricoperto a canneto ha, inoltre, permesso l’insediamento di una discreta avifauna acquatica, che contribuisce a fare della riserva un’interessante meta di visite guidate, anche a scopo didattico.
Gorgonzola
Comune dell’area nord-est milanese, conta 20.266 abitanti (dato aggiornato ad aprile 2016) distribuiti su una superficie territoriale che si aggira intorno ai 10,69 kmq. Di questi, 3,93 kmq sono parte del Parco Agricolo Sud Milano. Caratterizzato dall’attraversamento del Naviglio Martesana, il paese è noto anche per avere dato il nome all’omonimo formaggio, insignito del marchio Dop (Denominazione origine protetta).
L’amministrazione comunale è retta da una giunta con una lista di centro-sinistra con Angelo Stucchi sindaco (in carica dal 2013).
info@comune.gorgonzola.mi.it
Da vedere
Palazzo Freganeschi-Pirola
Affacciato su piazza della Repubblica e con approdo al Naviglio Martesana, si tratta di una delle architetture più importanti del paese. I primi documenti storici risalgono al XVIII secolo, quando il palazzo risultava proprietà della nobile famiglia cremonese dei Freganeschi. Nel XIX secolo passò alla nobildonna Maria Bianchi di Sambrunico, per poi divenire -agli inizi del XX secolo- proprietà della famiglia Pirola. Nel corso dei secoli, l’edificio fu oggetto di diversi interventi che ne hanno modificato sia l’aspetto esterno sia quello interno. Recenti operazioni di restauro hanno permesso di riportare alla luce numerosi affreschi, realizzati in particolare sulle pareti e sulle volte degli ambienti più rappresentativi. Tra questi, citiamo le decorazioni del piano terra raffiguranti episodi di carattere mitologico, quali Il mito di Demetra ed Eros e Antares.
Oggi l’edificio (in parte di proprietà comunale) si sviluppa su tre piani ed è preceduto da un pronao monumentale risalente al periodo neoclassico (XVIII-XIX secolo), costituito da quattro colonne di granito sorrette da una semplice trabeazione (struttura orizzontale sostenuta da colonne; si compone di architrave, fregio e cornice) e sormontato da un timpano triangolare. Il carattere neoclassico, di cui il pronao (la parte anteriore) è l’elemento più rappresentativo, è riconducibile all’architetto Simone Cantoni, che tanto contribuì, con le sue opere, alla qualificazione del paese.
Corte dei Chiosi (o dei Chiostri)
Situata in via Piave, con ogni probabilità è quanto rimane dell’antico Convento delle Umiliate, costruzione del XIII secolo e all’epoca dimora dell’omonimo ordine religioso, soppresso nel luglio 1568 per ordine di Papa Pio V. Da allora il convento subì diverse trasformazioni, sino a presentarsi com’è oggi, costituito cioè da un portone d’ingresso, attraverso cui ci si affaccia su una costruzione caratterizzata da quattro archi a sesto acuto, al piano terra, e due finestre, sempre a sesto acuto, al primo piano. In onore degli Umiliati e dell’impronta che hanno lasciato sul territorio, sino al XVIII secolo si celebrava la Fiera di Sant’Erasmo. A caratterizzarla era la commercializzazione del lino, la cui produzione fu introdotta proprio dagli Umiliati e che, anche a distanza di anni, continuò a essere una delle principali attività di Gorgonzola.
Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio
È stata edificata tra il 1806 e il 1820 in luogo del più antico edificio sacro, per volontà testamentaria del duca Gian Galeazzo Serbelloni (1744-1802), signore di Gorgonzola. Nelle sue volontà testamentarie, il duca indicò in Simone Cantoni, architetto di fiducia già del padre Gabrio e autore, tra l’altro, del palazzo Serbelloni di Milano, la persona incaricata di curare il progetto della nuova chiesa. I lavori, avviati nel giugno del 1806, proseguirono anche dopo l’improvvisa morte dell’architetto Cantoni, colpito da malore durante un sopralluogo al cantiere nel 1818 e sepolto nel mausoleo che lui stesso aveva progettato. Il progetto venne quindi affidato all’architetto milanese Giacomo Moraglia e fu consacrato nel 1820.
Le opere di completamento e decorazione, tuttavia, proseguirono per buona parte dei decenni successivi (il pronao al centro della facciata, ad esempio, è del 1881).
L’edificio presenta uno stile neoclassico, con la facciata rialzata rispetto al sagrato e un grande porticato, che continua oltre i due lati della chiesa, caratterizzato da un grande pronao centrale con trabeazione sorretta da quattro grandi colonne corinzie in travertino di Baveno. Sui lati sorgono due corpi simmetrici fra loro: a destra, l’Oratorio della SS. Trinità, completato a metà ottocento; a sinistra, il Mausoleo Serbelloni, fatto costruire già nel 1776 a opera dell’architetto Cantoni. Nel lato posteriore della chiesa svetta, coi suoi 46 metri d’altezza, il campanile. Quest’ultimo, tra il 2015 e il 2016, è stato oggetto d’importanti interventi di restauro.
L’interno, a croce latina, si presenta a navata unica, con ampio transetto coperto da cupola e abside munita di deambulatorio. Le quarantadue semicolonne sporgenti dalle pareti e le quattro colonne libere che reggono il coro svolgono la doppia funzione di sostegno strutturale e di scansione ritmica dello spazio. Tutti i volumi sono raccordati ed enfatizzati dalla grande cupola, impostata su quattro vele e avvolta, all’esterno, da un tiburio ottagonale-
La volta della cupola, il catino absidale, gli arconi e i capitelli delle colonne sono decorati da motivi a stucco realizzati da maestranze ticinesi, coordinate dall’architetto Cantoni. La luce, irrompendo dai finestroni diafani, pervade l’unica navata, ed è valorizzata dai toni pastello delle colonne rosa, dagli intonaci giallini e dagli stucchi candidi.
L’artista più celebre che fu chiamato a dare il suo contributo all’abbellimento della nuova chiesa è stato Benedetto Cacciatori (1794-1871), carrarese di origine, ma milanese per formazione e professione. Sono opera sua, per esempio, tutte le dodici sculture in pietra poste nelle nicchie delle pareti (dottori della Chiesa, evangelisti, profeti), i due angeli in marmo di Carrara dell’altare maggiore e i bassorilievi raffiguranti gli episodi del Vangelo. Degni di nota sono anche i due pulpiti in legno di noce, in stile Impero, e i fregi dorati dell’altare maggiore, opera di Domenico Moglia (1782-1867), maestro dell’Accademia di Brera. L’altare maggiore e i confessionali, invece, sono stati disegnati dallo stesso Cantoni. (ripreso in parte da Wikipedia)
Santuario Madonna dell’Aiuto
Si tratta del più antico luogo di culto del paese. La chiesa, in principio dedicata a San Pietro, era con ogni probabilità parte del Convento delle Umiliate. La leggenda vuole che sia stata in seguito dedicata alla Madonna dell’Aiuto perché il vescovo di Bobbio, che era solito trascorrere le sue vacanze a Gorgonzola, vi portò il dipinto attuale posto sopra l´altare maggiore, ovvero una riproduzione della Madonna venerata nel santuario di Bobbio. All’interno si può ammirare l’altare secentesco in marmo, con ai due lati le statue in gesso colorato di San Pietro e Paolo. La chiesa è stata oggetto di opere di restauro e arricchita da una Via Crucis lignea di pregevole fattura. Come ricordo dei secoli passati rimane solo uno sbiadito quadro in cui si può leggere S. Jacob, conosciuto come il protettore dell’ordine claustrale dei Serviti.
Palazzo Serbelloni
Costruzione databile intorno al XVI secolo, come testimonierebbe il 1571 indicato su un portale in pietra, sorge a sud del Naviglio Martesana. Dal 1802 il palazzo è stato denominato Sola Busca: è caratterizzato da un ampio giardino, oggi adibito a parco pubblico, e da un ponte di legno che conduce a un’altra costruzione sulla riva opposta.
Torretta del Parco
Concepita in origine come torre di un castello d’epoca medievale, fu in seguito acquisita dalla famiglia Serbelloni, che nel XVI secolo divennero signori di Gorgonzola. I Serbelloni trasformarono quello che era un castello di concezione militare in un palazzo gentilizio di città, con annesse corti e costruzioni per lo stoccaggio dei prodotti agricoli e per luogo dedicato ai cavalli. La torre perse quindi la sua caratteristica difensiva e divenne un ornamento del palazzo stesso, cui è collegata attraverso delle porte utilizzate ancora oggi.
La torre ha una struttura quadrata e si articola su quattro piani. Tra un piano e l’altro presenta piccole finestre strombate, che richiamano architettonicamente l’originario stile medioevale. La struttura muraria termina con un tetto di coppe rosse su cui, fino a pochi anni fa, svettava una banderuola che segnava la direzione del vento. I gradine delle scale interne (125 totali, di cui gli ultimi 14 a chiocciola) sono di pietra e hanno una ringhiera di ferro battuto ad aste. L’ultimo piano della torre è un locale quadrato, con pavimento in cotto lombardo e finestre su ogni lato.
Ospedale Serbelloni
Si tratta di un’altra opera riconducibile alle volontà testamentarie di Gian Galeazzo Serbelloni: riteneva che la nuova chiesa parrocchiale e l’ospedale fossero due opere fondamentali per il paese. I lavori di realizzazione iniziarono nel giugno 1848, sotto l’egida di Luigia Serbelloni, figlia del duca Gian Galeazzo. Il progetto fu affidato all’architetto Giacomo Muraglia, che lo concepì seguendo lo schema dei palazzi signorili del tempo. Muraglia, tuttavia, tenne conto anche delle indicazioni dei medici, adattando dunque l’impronta stilistica della struttura alle esigenze del ricovero. A questo si deve, per esempio, l’accortezza a non far sorgere l´edifico in prossimità delle vie più frequentate o del naviglio, così come la disposizione dei vani, realizzata secondo le tendenze più avveniristiche della metà XIX secolo, e la sala operatoria accanto alle infermerie. Caratterizzata, a livello stilistico, da un portale d’ingresso con un ben congegnato insieme di classicheggianti colonne e archi e attrezzata con le più moderne metodologie strutturali, si trattò di un’opera grandiosa per l’epoca, capace di offrire ricovero a un gran numero di pazienti e di far fronte così alle numerose patologie infettive che flagellavano la popolazione del tempo.
Non in grado di tenere il passo delle nuove tecnologie ed esigenze dettate dalla scienza medica, la struttura è andata incontro, nel secolo scorso, ad un inevitabile periodo di decadenza. Oggi, tuttavia, nei rinnovati locali sorge una struttura sanitaria che offre molte prestazioni al territorio. Resta però indubbia la particolare storia di questo nosocomio, tutto realizzato, migliorato e ampliato, negli anni, grazie alle generose donazioni non soltanto dei fondatori Serbelloni, ma di tante altre famiglie, associazioni ed opere religiose, che ne hanno fatto una specie di monumento alla beneficenza e alla solidarietà.
Melzo
Comune dell’area nord-est milanese, conta 18.718 abitanti (dato del dicembre 2015) distribuiti su una superficie territoriale di 9,60 kmq. Di questi, 4,94 kmq rientrano nel perimetro del Parco Agricolo Sud Milano.
Il comune è governato da un lista civica, con Antonio Fusè sindaco dal maggio 2017).
www.comune.melzo.mi.it
Da vedere
Palazzo Trivulzio
L’attuale complesso architettonico ha preso corpo da una preesistente struttura medievale, eretta a difesa della città. Attualmente rimane, sul lato sinistro della costruzione, il possente torrione, mentre, all’interno, si può osservare la sequenza di portici che costituisce parte della corte e gli interessanti sotterranei (murati negli anni ’60), attraverso i quali un complesso sistema di corridoi collegava ai principali punti strategici posti a difesa della città. Palazzo Trivulzio evidenzia una forma alquanto irregolare, a L, costeggiante la cortina delle mura che un tempo circondavano l’intera città. I resti di tali mura -già ricordate dai Capitani Ferdinando e Don Alfonso d’Avalos nella battaglia per la presa del Castello di Melzo dell’anno 1512- sono riaffiorate nel 1963 grazie ai lavori eseguiti nelle vicinanze del complesso. Alla seconda metà del 1500 risalgono le opere di abbellimento, che hanno interessato tutti gli interni del palazzo, con la realizzazione di decorazioni a stucco e affreschi di vicende militari e politiche che commemorano le gesta della famiglia Trivulzio.
Torre Civica
La torre era, in realtà, il campanile della Chiesa di S. Ambrogio, la cui costruzione fu avviata nel 1500. Mai terminata, la chiesa venne demolita nel 1809, eccezion fatta per il campanile, che ora troneggia in piazza Vittorio Emanuele II. La centralità di questa costruzione è un’ulteriore testimonianza del grande rilievo storico attribuibile ai signori Trivulzio, conti di Melzo. La storicità della torre è legata alla presenza originaria di tre campane, dedicate ad alcuni santi, tra i quali San Teodoro (cui è dedicata la campana maggiore) e i Santi Ambrogio, Carlo e Margherita (campana minore).
Chiesa di Santa Maria delle Stelle
La sua presenza è testimoniata, già a partire dal XIV secolo, come parte del vicino convento dei Carmelitani. Di ridotte dimensioni, la chiesa si presenta con una modesta facciata a capanna, disposta su una pianta a navata unica, senza cappelle e con quattro campate scandite da archi a sesto acuto. Appena entrati, sulla sinistra, si trova l’affresco dei Profeti Elia ed Eliseo, fortemente danneggiato nella parte inferiore. Proseguendo, sempre sullo stesso lato, si trovano un Crocefisso e una statua di San Vincenzo de Paoli. Sull’altare è collocata la statua della Madonna del Carmelo, cui la chiesa è dedicata. Sull’altro lato si può osservare un affresco raffigurante il Seppellimento di Cristo, rovinato dalle infiltrazioni di umidità.
Chiesa di Sant’Alessandro e Santa Margherita
È una chiesa dalle antiche origini. Nonostante la struttura sia caratterizzata da uno stile gotico lombardo, la forma della pianta lascia supporre che sia di origine romanica, riferibile all’XI o al XII secolo. Inizialmente era una semplice abbazia dedicata al Santo Nome di Dio. Nel 1555, per volere del Vescovo di Lodi, venne dedicata ai Santi Alessandro e Margherita. Nel 1863 fu restaurata e ridipinta. L’interno della navata unica è scandito da grandi archi, con cappelle laterali. Parte della preziosa decorazione murale risale al XV secolo, mentre la restante parte è riconducibile a interventi tardo-ottocenteschi. Di rilievo è soprattutto il Martirio di Santa Caterina d’Alessandria, firmato nel 1569 da Cristoforo Magnani. Nella terza cappella, sulla destra, è situato l’affresco strappato del Cristo morto, attribuito a Giovanni Battista Crespi, detto il Cerano. Da sottolineare, infine, l’altare della Madonna del Rosario, con le sue colonne in marmo verde di Verona. L’edificio è stato dichiarato, nel 1912, monumento storico-artistico di rilevanza nazionale.
Chiesa di Sant’Andrea
L’oratorio dedicato a Sant’Andrea nasce intorno all’anno 1000 come cappella privata di alcune famiglie aristocratiche del luogo. Assume importanza come chiesa con l’inserimento, nel 1205, di un’adiacente cappellania. Si presenta strutturata su una pianta rettangolare, dotata di una navata con abside semicircolare. La chiesa presenta – nei muri di pietra e nella pavimentazione in terra battuta – caratteristiche proprie dell’architettura rurale, fino al suo ampliamento in stile gotico-lombardo, con l’abside quadrata dal soffitto a vele. La navata unica è suddivisa in quattro campate da archi a sesto acuto. Nel Settecento vennero poi realizzate nuove cappelle laterali in stile barocco, interamente affrescate. Nell’800 la Chiesa di Sant’Andrea subì una mutazione d’uso, venendo adibita a struttura di accoglienza e assistenza di persone bisognose. In questo periodo andò incontro a un degrado, dal quale solamente negli anni Settanta del secolo scorso trovò riscatto. Sono di quel periodo, infatti, le ultime importanti opere di restauro, che hanno portato al rinvenimento di ulteriori affreschi, oggi ammirabili, insieme a quelli risalenti al XV secolo e che rappresentano l’elemento di maggior pregio artistico della chiesa.
Chiesa di San Francesco
Costruita per volere dei Trivulzio, questa chiesa era, in origine, l’oratorio del sodalizio del SS. Sacramento. Presenta una facciata sobria, che introduce all’interno, costituito da un’unica navata, dove a risaltare è il monumentale altare barocco, proveniente dalla chiesa adiacente allo scomparso monastero dei cappuccini. Da questa stessa chiesa provengono anche gli affreschi della Madonna della neve, attribuita al Luini, e quello con il Cristo morto, opera riconducibile al Cerano.