Il clima è un’emergenza anche per i nostri territori
Un convegno all’Abbazia di Mirasole
per comprenderne gli impatti e i rimedi
10 agosto 2019. Le bizze del clima che tutti osserviamo sono solo un piccolo assaggio dei disastri a venire. Prendere atto dell’emergenza e contrastarla è l’unica soluzione per limitare i danni. Ciò è compito dei governi, ma anche delle istituzioni intermedie e di noi cittadini.
Segnatevi la data di mercoledì 25 settembre, perché all’Abbazia di Mirasole di Opera vi sarà un importante momento di approfondimento sul cambiamento climatico e sulle sue ricadute nel nostro territorio, Il Parco Agricolo Sud Milano.
Si parlerà di come contrastarlo e mitigarne gli effetti, a partire da noi cittadini. È necessario capire che ogni azione compiuta da ogni persona nella sua vita quotidiana, anche nelle più semplici come abbandonare una bottiglietta di acqua in spiaggia o in montagna, può avere conseguenze enormi, soprattutto se si moltiplica questa azione per il totale degli abitanti della terra.
Poi ci sono, certo, anche le soluzioni globali: indicate dagli scienziati e pienamente percorribili, sono da chiedere a gran voce ai nostri politici, senza esitazioni. Un primo passo sarà una grande manifestazione planetaria il 27 settembre prossimo che, a partire dagli studenti, dovrà vedere la partecipazione convinta di noi tutti…
Il clima è un’emergenza anche per i nostri territori
Un convegno all’Abbazia di Mirasole
per comprenderne gli impatti e i rimedi
10 agosto 2019. Le bizze del clima che tutti osserviamo sono solo un piccolo assaggio dei disastri a venire. Prendere atto dell’emergenza e contrastarla è l’unica soluzione per limitare i danni. Ciò è compito dei governi, ma anche delle istituzioni intermedie e di noi cittadini.
Segnatevi la data di mercoledì 25 settembre, perché all’Abbazia di Mirasole di Opera vi sarà un importante momento di approfondimento sul cambiamento climatico e sulle sue ricadute nel nostro territorio, Il Parco Agricolo Sud Milano.
Si parlerà di come contrastarlo e mitigarne gli effetti, a partire da noi cittadini. È necessario capire che ogni azione compiuta da ogni persona nella sua vita quotidiana, anche nelle più semplici come abbandonare una bottiglietta di acqua in spiaggia o in montagna, può avere conseguenze enormi, soprattutto se si moltiplica questa azione per il totale degli abitanti della terra.
Poi ci sono, certo, anche le soluzioni globali: indicate dagli scienziati e pienamente percorribili, sono da chiedere a gran voce ai nostri politici, senza esitazioni. Un primo passo sarà una grande manifestazione planetaria il 27 settembre prossimo che, a partire dagli studenti, dovrà vedere la partecipazione convinta di noi tutti.
Il disastro annunciato dalla scienza
Sono passati 27 anni dalla firma della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change, UNFCCC) sottoscritta a Rio de Janeiro. Sulla base di un imponente mole di dati redatta da migliaia di scienziati climatologi, 12 giugno 1992 154 nazioni firmarono un trattato, sia pure non vincolante, per ridurre le concentrazioni atmosferiche dei gas effetto serra con l’obiettivo di “prevenire interferenze antropogeniche pericolose con il sistema climatico terrestre”.
In questi decenni, le delegazioni tecnico-politiche si sono incontrate annualmente nella “Conferenza delle Parti (COP)” per analizzare i progressi nell’affrontare il fenomeno del cambiamento climatico.
I risultati di questi lavori hanno portato a conclusioni senza appello: per evitare catastrofi non possiamo permettere alle temperature di salire oltre 1,5 gradi e per questo dobbiamo diminuire del 45% le emissioni di CO2 nell’aria entro il 2030, percentuale che deve salire al 100% entro il 2050.
Secondo uno studio, pubblicato il 19 novembre 2018 su Nature Climate Change, il riscaldamento globale sta esponendo l’umanità a rischi enormi. L’aumento di così tanti fenomeni meteorologici estremi potrebbe costringere alcune aree del pianeta ad affrontare almeno 6 crisi legate al cambiamento climatico entro la fine di questo secolo. I 23 autori della ricerca, che si sono impegnati in uno sforzo multidisciplinare senza precedenti, esaminando oltre 3mila articoli sui diversi effetti del cambiamento climatico, hanno determinato 467 modi in cui tali cambiamenti influiscono sulla salute fisica e mentale, sulla sicurezza alimentare, sulla disponibilità di acqua, sulle infrastrutture e su altri aspetti della vita sulla Terra. Il documento include una mappa interattiva dei vari pericoli a seconda dei livelli di emissioni di anidride carbonica da qui al 2095.
E’ di questi giorni la presentazione del rapporto “Cambiamento climatico e territorio” del comitato scientifico dell’Onu sul clima, predisposto da 66 ricercatori di tutto il mondo.
A pagare le conseguenze del riscaldamento globale soprattutto le popolazioni più povere di Africa e Asia, con guerre e migrazioni. Ma anche tutta l’area del Mediterraneo è ad alto rischio di desertificazione e incendi. Il rapporto si concentra sul rapporto fra il cambiamento climatico e il territorio, studiando le conseguenze del riscaldamento su agricoltura e foreste. E’ Nelle regioni aride, il cambiamento climatico e la desertificazione causeranno riduzioni nella produttività dei raccolti e del bestiame. Le zone tropicali e subtropicali saranno le più vulnerabili. Si prevede che Asia e Africa avranno il maggior numero di persone colpite dall’aumento della desertificazione, mentre Nord America, Sud America, Mediterraneo, Africa meridionale e Asia centrale vedranno aumentare gli incendi.
L’allarme è particolarmente grave per il nostro Paese. Analizzando attentamente i dati delle temperature l’Italia si stia scaldando più velocemente della media globale e di altre terre emerse del pianeta. Il nuovo record raggiunto nel 2014 è stato di +1,45°C rispetto al trentennio 1971-2000 (fonte: ISAC-CNR). Anche a livello globale nel 2014 è stato toccato il record delle temperature globali, con un aumento di +0,46°C rispetto al trentennio 1971-2000. La tendenza del riscaldamento globale, che si può calcolare valutando non solo i dati di un anno ma l’andamento degli ultimi decenni, è per l’Italia una volta e mezzo quella delle media delle terre emerse e il doppio di quella di tutto il Pianeta.