Giornata mondiale dell’ambiente
L’aria inquinata provoca 7 milioni di morti
E gli ambientalisti lanciano “Giudizio universale”
Oggi, 5 giugno, si celebra la giornata mondiale dell’ambiente: quest’anno la ricorrenza vuole attirare l’attenzione sull’inquinamento atmosferico, causato da molte abitudini che possono essere modificate anche a livello individuale.
Ed è proprio l’aria inquinata (nove persone su dieci la respirano), il fattore di rischio che causa 7 milioni di morti premature ogni anno. Sono questi i dati del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente divulgati in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, che viene celebrata dal 1972 ogni anno il 5 giugno.
Eccezione fatta per una piccola parte di origine naturale (ovvero per eruzioni vulcaniche, tempeste di polvere e altri processi), l’inquinamento atmosferico è in gran parte causato dall’uomo. Per questo il tema dell’edizione 2019 della Giornata Mondiale dell’Ambiente è proprio la lotta agli inquinamenti atmosferici: al plurale, perché in effetti esistono diversi tipi di inquinamento atmosferico. Conoscerne le caratteristiche e le peculiarità, nonché come essi influenzano ambiente e salute, ci aiuta a capire quali misure adottare per contribuire a migliorare la qualità dell’aria. Ciascuno di noi può fare la sua parte, e la celebrazione di questa Giornata può essere l’occasione per inaugurare comportamenti virtuosi. Il ruolo dell’industria, quello dell’agricoltura l’inquinamento domestico, la gestione dei rifiuti, l’inquinamento domestico….
Giornata mondiale dell’ambiente
L’aria inquinata provoca 7 milioni di morti
E gli ambientalisti lanciano “Giudizio universale”
Oggi, 5 giugno, si celebra la giornata mondiale dell’ambiente: quest’anno la ricorrenza vuole attirare l’attenzione sull’inquinamento atmosferico, causato da molte abitudini che possono essere modificate anche a livello individuale.
Ed è proprio l’aria inquinata (nove persone su dieci la respirano), il fattore di rischio che causa 7 milioni di morti premature ogni anno. Sono questi i dati del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente divulgati in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, che viene celebrata dal 1972 ogni anno il 5 giugno.
Eccezione fatta per una piccola parte di origine naturale (ovvero per eruzioni vulcaniche, tempeste di polvere e altri processi), l’inquinamento atmosferico è in gran parte causato dall’uomo. Per questo il tema dell’edizione 2019 della Giornata Mondiale dell’Ambiente è proprio la lotta agli inquinamenti atmosferici: al plurale, perché in effetti esistono diversi tipi di inquinamento atmosferico. Conoscerne le caratteristiche e le peculiarità, nonché come essi influenzano ambiente e salute, ci aiuta a capire quali misure adottare per contribuire a migliorare la qualità dell’aria. Ciascuno di noi può fare la sua parte, e la celebrazione di questa Giornata può essere l’occasione per inaugurare comportamenti virtuosi.
L’inquinamento domestico
La principale fonte di inquinamento domestico è la combustione fossile, fondamentale per cucinare, riscaldare e illuminare le nostre case. Circa 3,8 milioni di morti premature ogni anno (la maggior parte nei paesi in via di sviluppo) sono proprio causate dall’inquinamento domestico. Come ridurlo? Innanzitutto risparmiando energia ogni giorno con piccoli accorgimenti: basta spegnere la luce quando si esce dalle stanze e non lasciare tv e computer in stand by (con la classica lucina rossa accesa). E ancora, sostituire le vecchie lampadine con quelle a risparmio energetico e, se possibile, installare pannelli solari. Soprattutto, non esagerare con aria condizionata e riscaldamento, cercando di non superare i 21°C. Se si sta ristrutturando casa, è il caso di pensare di sostituire gli infissi con finestre con doppi vetri, per garantire il massimo dell’isolamento e della tenuta del calore, e limitare al massimo gli sprechi. Un altro utile consiglio, se si è in procinto di nuovi acquisti nel campo degli elettrodomestici, è quello di controllare l’etichetta che indica la classe di efficienza energetica, così da avere un risparmio sul lungo periodo, anche in bolletta.
Il ruolo dell’industria
Le centrali elettriche, i processi industriali e l’impiego di solventi nelle industrie chimiche e minerarie sono solo alcuni esempi di come l’industria nel suo complesso contribuisca all’inquinamento atmosferico. Secondo le Nazioni Unite, al momento 82 paesi su 193 hanno incentivi che promuovono investimenti nella produzione di energia rinnovabile e nel controllo dell’inquinamento atmosferico. Qui l’intervento del singolo è ovviamente limitato rispetto che in altri ambiti: a livello collettivo, invece, i decisori politici hanno il compito di incentivare comportamenti virtuosi e allo stesso tempo far rispettare le normative sul tema.
Come ci muoviamo?
Il settore dei trasporti rappresenta quasi un quarto delle emissioni di CO2 e quindi ha un impatto importante sull’inquinamento atmosferico. Si stima che questo settore sia responsabile di 400.000 morti premature, di cui la metà per le emissioni di gasolio. Vivere vicino ad una zona trafficata espone il singolo a un alto rischio, e pertanto ridurre le emissioni dei veicoli è un passo fondamentale per migliorare la qualità dell’aria e della vita di tutti. Ognuno può contribuire cercando di limitare l’uso della propria auto, e prediligendo mezzi di trasporto pubblici, bicicletta, servizi di carsharing e carpooling, e ovviamente camminando, qualora possibile. Se avere una macchina privata è indispensabile, è bene prediligere un’auto elettrica o ibrida. Inoltre per contribuire a ridurre le emissioni è bene spegnerla quando è in sosta, come fanno automaticamente alcuni modelli recenti, che si spengono quando si è fermi al semaforo.
Il ruolo dell’agricoltura
Sono due le principali fonti di inquinamento atmosferico di origine agricola: il bestiame, che produce ammoniaca e metano (il cui impatto ambientale è 34 volte maggiore in un periodo di 100 anni rispetto all’impatto della CO2), e la combustione dei rifiuti agricoli. Ci sono molti modi per ridurre l’inquinamento atmosferico derivante da questa fonte. Uno tra tutti è proprio la nostra dieta: infatti, per contribuire ad abbassare le emissioni basta ridurre gli sprechi alimentari e passare ad un’alimentazione a contenuto ridotto di prodotti caseari e carne. Anche gli allevatori possono ridurre la produzione di metano del proprio bestiame, ottimizzando la digeribilità dei mangimi e migliorando la gestione dei pascoli.
La gestione dei rifiuti
Le Nazioni Unite stimano che il 40% dei rifiuti venga bruciato all’aria aperta, rilasciando pertanto gas nocivi nell’ambiente, soprattutto nelle aree in via di sviluppo, anche se l’incenerimento dei rifiuti è praticato da ben 166 paesi su 193. Per ridurre l’inquinamento atmosferico bisogna cercare di ridurre i rifiuti, migliorando la raccolta differenziata e lo smaltimento degli stessi, e al contempo cercando di trasformare quanti più avanzi possibili in compost riutilizzabile.
La campagna europea Giudizio Universale
Che la Terra sia in pericolo ormai non è più un mistero e che i suoi abitanti debbano fare qualcosa di concreto per assicurarsi un futuro, neppure. Ma che cosa? E soprattutto come? Un gruppo di associazioni, movimenti e semplici cittadini riuniti in una campagna dal titolo emblematico, Giudizio universale, ha deciso di passare dalle parole ai fatti, o meglio, dalle manifestazioni dei Fridays for future ai tribunali. Sì perché l’obiettivo della mobilitazione lanciata proprio oggi in occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente ha un obiettivo preciso: portare davanti a un giudice lo Stato italiano per non aver agito di fronte allo sconvolgimento climatico.
L’iniziativa è la prima nel suo genere in Italia e si ispira a un’azione simile lanciata nel 2015 in Olanda dalla Urgenda Foundation. Il presupposto era lo stesso e cioè un’accusa al governo (olandese) di non aver fatto abbastanza nella lotta contro l’inquinamento e il surriscaldamento globale. Oggi i promotori di Giudizio Universale si augurano di ottenere lo stesso risultato perché a distanza di 4 anni la causa legale olandese ha superato i primi due gradi di giudizio, ha ottenuto sentenze di condanna ed è entrata nella fase cruciale, quella in cui il governo dovrà dare delle risposte.
Le indicazioni del mondo scientifico sulla strada da intraprendere non mancano. L’ultimo rapporto dell’Ipcc (Internationl Panel on Climate Change) invita i Paesi ha un drastico cambio di rotta che porti a dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030 e ad azzerarle del tutto entro il 2050 considerato come l’anno del non ritorno. Finora gli Stati hanno fatto poco e male. I “progressi” in questo senso sono fermi all’accordo di Parigi del 2015 quando venne firmato un accordo (peraltro non vincolante) di mantenere l’aumento delle temperature entro la soglia di +1,5°C rispetto al periodo preindustriale. Ma questo proposito non si è tradotto in azioni concrete.
A marzo l’Italia ha presentato il “Piano energia e Clima 2030” che dovrebbe recepire gli obiettivi europei e in questi giorni a Torino il governo ha lanciato il protocollo “Aria pulita”, ma il percorso è tutt’altro che in discesa: «L’impegno del nostro Paese è insufficiente a garantire il rispetto degli obiettivi suggeriti dai più importanti scienziati del clima – spiega Fabio Ciconte, fra i referenti della campagna Giudizio Universale -. Il Piano non contiene gli interventi radicali di cui abbiamo bisogno per azzerare le emissioni nette entro il 2050. Con questa azione legale vogliamo spingere l’Italia a fare un passo in più nella lotta al cambiamento climatico, che è la più grande emergenza del nostro tempo».
Restano 11 anni per cercare di arginare i mutamenti climatici e le sue conseguenze, fenomeni estremi come inondazioni, ondate anomale di caldo, siccità, alluvioni e uragani. Calamità che non risparmiano nessuna area del mondo. E la conferma arriva dai numeri diffusi dalla onlus Terra! secondo cui sono oltre 1000 i contenziosi che vedono la società civile in 25 Paesi portare alla sbarra lo Stato, le imprese o singoli progetti dal forte impatto sul clima. La causa legale italiana verrà depositata in autunno e la data non è casuale. A novembre in Cile si terrà la prossima Conferenza sul clima (Cop25). In quella sede serviranno pressioni esterne e una forte mobilitazione della società civile se non vogliamo veder naufragare un’altra volta le speranze e insieme anche il Pianeta.
(La campagna europea Giudizio Universale è ripreso da la Stampa, firmato da Alberto Aburrà)