Legambiente lancia la proposta
di un grande Parco Metropolitano
Ecco il nostro pensiero. E il vostro?
25 agosto 2018. Un grande Parco Metropolitano che circondi l’hinterland e attraversi Milano con raggi e corridoi verdi. Un’area protetta di oltre 55.000 ettari che unisca i due Parchi regionali già esistenti – il Parco Agricolo Sud e il Parco Nord– in collegamento con la ricca rete di Parchi Locali di Interesse Sovracomunale (PLIS), i Parchi pubblici, le aree agricole, il suolo ancora libero del territorio e bagnato dalla rete fluviale che attraversa la metropoli con Seveso, Lambro, Olona e una vasta rete azzurra di fossi, rogge, canali e fontanili.
E’ la proposta che Legambiente Lombardia lancia nel pieno dell’estate milanese, con implicazioni non solo teoriche: ad esempio combattere le isole di calore urbano, fenomeno molto legato alle dimensioni delle città, all’intensa cementificazione e alla insufficiente copertura vegetale. Non mancano però, a nostro avviso, nella proposta insidie e rischi…
Legambiente lancia la proposta
di un grande Parco Metropolitano
Ecco il nostro pensiero. E il vostro?
25 agosto 2018. Un grande Parco Metropolitano che circondi l’hinterland e attraversi Milano con raggi e corridoi verdi. Un’area protetta di oltre 55.000 ettari che unisca i due Parchi regionali già esistenti – il Parco Agricolo Sud e il Parco Nord– in collegamento con la ricca rete di Parchi Locali di Interesse Sovracomunale (PLIS), i Parchi pubblici, le aree agricole, il suolo ancora libero del territorio e bagnato dalla rete fluviale che attraversa la metropoli con Seveso, Lambro, Olona e una vasta rete azzurra di fossi, rogge, canali e fontanili.
E’ la proposta che Legambiente Lombardia lancia nel pieno dell’estate milanese, con implicazioni non solo teoriche: ad esempio combattere le isole di calore urbano, fenomeno molto legato alle dimensioni delle città, all’intensa cementificazione e alla insufficiente copertura vegetale.
Le isole di calore sono infatti in forte aumento in tutta la città, in particolare nelle aree densamente abitate. Lo dimostra le temperature minime rilevate dalle centraline meteo, quelle legate all’inerzia con cui le grandi concentrazioni urbane disperdono il calore accumulato nelle ore diurne. “Non possiamo solo difenderci condizionando in modo non sostenibile l’aria delle nostre case, dei trasporti pubblici e dei luoghi che frequentiamo – spiega Marzio Marzorati, vicepresidente di Legambiente Lombardia -. E’ necessario pensare al territorio e al suolo come una nuova opportunità per vivere meglio e mitigare gli effetti del clima che in questi ultimi anni si sono ulteriormente inaspriti. Il Parco Metropolitano è un’opportunità ambientale e sociale del nostro territorio e può rappresentare un motore di sviluppo foriero di investimenti diventando un vero e proprio brand territoriale”.
Le attuali aree verdi protette della Città Metropolitana superano attualmente i 50.000 ettari: con le connessioni ecologiche che Legambiente propone per il nuovo Parco si arriverebbe a oltre 55.000 ettari. I 5.000 ettari circa in più potrebbero accogliere almeno cinque milioni di alberi, un nuovo polmone per far respirare l’agglomerato urbano.
Cosa ne pensa l’Associazione per il Parco Sud Milano
La proposta di Legambiente rappresenta una sfida avvincente ma, al tempo stesso, nasconde insidie pericolose. Non intendiamo solo il rischio di snaturamento e diluizione della funzione agricola del Parco Sud: non è un caso che gli innovativi distretti agricoli siano nati nel suo territorio che, al di là delle loro specificità, abbiano saputo coniugare cura del territorio e produzioni volte a rispondere ai nuovi bisogni dei consumatori.
Ci preoccupa altresì che la speculazione edilizia non è andata in vacanza: infatti continua a premere, nei comuni grandi e piccoli, per rendere edificabili aree verdi oggi protette.
Senza una forte regia politica, il passaggio dagli attuali parchi al Parco Metropolitano potrebbe comportare il rischio di una fase di “liberi tutti”, con comuni pronti a portare avanti istanze di riduzione delle aree oggi tutelate. Perché, se è vero che ci sono amministrazioni virtuose che hanno chiesto da anni di inserire nuovi territori nei Parchi (e, incredibilmente, nessuno ha dato loro ascolto), sono numerosi ancora i comuni “silenti”, che nell’ombra attendono di svincolare aree da consegnare ai costruttori. Sindaci che ritengono ancora, assurdamente, che i Parchi siano vincoli e legacci, non opportunità di crescita.
Ci piacerebbe allargare il dibattito, per comprendere meglio le istanze del territorio. Voi cosa ne pensate?