Popolazione giù, crescita urbanistica su
Qualcuno fermi la bolla speculativa
nell’hinterland milanese e nel Parco Sud
15 maggio 2018. La demografia è una scienza quasi esatta, nel senso che si basa sulle rigide regole della statistica. L’urbanistica, all’opposto, sembra più seguire i desiderata dei comuni con casse dissestate o le spinte speculative, per cui spesso si traduce in un libro dei sogni. O degli incubi, come nel nostro caso.
Uscito i primi di maggio, il recente studio dell’Istat “Il futuro demografico del Paese” (per aprirlo clicca qui), fornisce indicazioni inequivocabili di decrescita: rispetto ai 60,6 milioni di abitanti del 2017, la popolazione rimane sostanzialmente stabile sino al 2025, per poi calare nei successivi 20 anni a 59 milioni e, al 2065, scendere a poco più di 54 milioni. Prima di addentrarci più nel dettaglio, fate mente locale su cosa prevedono i PGT (Piani di Governo del Territorio) dei nostri comuni: naturalmente tante case in più, per sostenere una prevista crescita più che sostanziosa della popolazione, incremento che in qualche caso supera la quota del 50%. La domanda non è chi sbaglia (per noi è evidente), ma il perché si lascia mano libera alla speculazione finanziaria, prima ancora che edilizia, non tenendo conto che dalle bolle speculative in genere si esce con le ossa rotte (nel senso economico, s’intende)…
Popolazione giù, crescita urbanistica su
Qualcuno fermi la bolla speculativa
nell’hinterland milanese e nel Parco Sud
15 maggio 2018. La demografia è una scienza quasi esatta, nel senso che si basa sulle rigide regole della statistica. L’urbanistica, all’opposto, sembra più seguire i desiderata dei comuni con casse dissestate o le spinte speculative, per cui spesso si traduce in un libro dei sogni. O degli incubi, come nel nostro caso.
Uscito i primi di maggio, il recente studio dell’Istat “Il futuro demografico del Paese” (per aprirlo clicca qui), fornisce indicazioni inequivocabili di decrescita: rispetto ai 60,6 milioni di abitanti del 2017, la popolazione rimane sostanzialmente stabile sino al 2025, per poi calare nei successivi 20 anni a 59 milioni e, al 2065, scendere a poco più di 54 milioni. Prima di addentrarci più nel dettaglio, fate mente locale su cosa prevedono i PGT (Piani di Governo del Territorio) dei nostri comuni: naturalmente tante case in più, per sostenere una prevista crescita più che sostanziosa della popolazione, incremento che in qualche caso supera la quota del 50%. La domanda non è chi sbaglia (per noi è evidente), ma il perché si lascia mano libera alla speculazione finanziaria, prima ancora che edilizia, non tenendo conto che dalle bolle speculative in genere si esce con le ossa rotte (nel senso economico, s’intende).
Il perché del calo in Italia
Prima di accettare un dato tanto sconvolgente, quanto ignorato dai mass media e quindi non percepito a dovere dai cittadini, è bene vedere quali ipotesi ci sono alla base.
Non ci sono guerre o pestilenze in arrivo, ma solo la continuazione delle attuali tendenze di nascite e morti, di immigrazione ed emigrazione. Anzi, c’è anche qualche aggiustamento cautelativo per non fare crollare ulteriormente le previsioni. Si prevede che le donne fertili torneranno a fare più figli (da 1,34 figli per donna nel 2017a 1,59 entro il 2065) ma, con la diminuzione del numero di donne in età feconda (è l’invecchiamento della popolazione, baby), ciò non basterà a far sì che il numero di nuovi nati compensi l’aumentato numero di morti: la geriatria non può fare miracoli!
Va bene, si dirà, ma ci sono gli immigrati. Ebbene, nello studio se ne tiene conto: la proiezione Istat non prevede rimpatri biblici forzati, ma la prosecuzione dei flussi di stranieri in arrivo, sia pure a ritmi leggermente attenuati: dagli attuali 337mila a 271mila arrivi all’anno nel 2065.
È giusto però fare una considerazione importante: i numeri qui snocciolati riguardano l’intero Paese, ma tra le varie macrozone i flussi cambiano sostanzialmente. Concentrandosi sul Nord-Ovest, l’immigrazione dal Sud e dalle regioni insulari modificherà sostanzialmente le tendenze demografiche. La popolazione inizialmente crescerà (+200mila unità nel 2025) per poi stabilizzarsi e diminuire nel più lungo termine (-400mila nel 2065).
Bastano allora queste frazionali crescite a giustificare i faraonici PGT dei comuni dell’hinterland?
Milano cresce. E il suo hinterland?
Milano, negli ultimi decenni, è stata oggetto di imponenti flussi di popolazione in entrata e in uscita. Se ai tempi dell’unità d’Italia (1861) contava meno di 300mila abitanti, cento anni dopo il numero era sestuplicato e nel 1971 raggiunge il picco di 1,7 milioni. Successivamente, si assiste a una vistosa decrescita, assestandosi a 1,2-1,3 milioni di residenti nel primo decennio del 2000. È la grande fuga verso l’hinterland, dove i prezzi delle case più bassi e le condizioni di vita più allettanti portano quasi mezzo milione di persone a trasferirsi: comuni che erano borghi decuplicano in pochi anni e le fasce dei comuni limitrofi alla città si ingolfano di casermoni e centri commerciali. Poi la vistosa ripresa demografica del capoluogo, con 100mila nuovi abitanti in questo decennio.
Non approfondiamo le tante ragioni di questo yo-yo. La domanda è sempre la stessa: cosa si prevede per Milano nei prossimi anni?
Qui ci viene in aiuto un altro studio, quello del Cresme (Centro di ricerche economiche e sociali del mercato dell’edilizia), che al 2025 prevede che la città arrivi a quasi un milione e mezzo di abitanti, con un incremento di oltre 100mila unità (+11,2% di residenti).
Ci sembra che questa previsione abbia le gambe per marciare: grazie alle opportunità di lavoro e alla facilità di muoversi con i mezzi pubblici, Milano è tornata a essere attrattiva soprattutto per i giovani: nel 2016, ad esempio, gli universitari sono arrivati a 171mila iscritti, il 13% della popolazione. E gli spazi non mancano: ci sono i vecchi scali ferroviari, l’area Expo da convertire, le caserme da recuperare. Non siamo certamente favorevoli a indiscriminate colate di cemento e riteniamo strategico per la qualità della vita mantenere a verde la gran parte delle aree libere, ma spazi residuali per nuove costruzioni non mancano. Visto anche che il nuovo PGT in elaborazione punta a semplificazioni e incentivi per riqualificare stabili e quartieri degradati e, soprattutto, ci si indirizza ad aumentare la densità abitativa dove le metropolitane e altri mezzi di trasporto collettivi lo permettono.
Hinterland: tra consumo di suolo e speculazione finanziaria
Per concludere: se per tutto il Nord Ovest italiano le previsioni demografiche indicano una crescita per i prossimi otto anni di 200mila abitanti e la sola Milano prevede (e ha i mezzi) di crescere di 100mila residenti, quale spazio e quale credibilità ha, ad esempio, il PGT di Rozzano, che prevede una crescita di 14mila? È un caso poi che il pezzo forte di questo Piano sia un nuovo quartiere di oltre 11mila abitanti -denominato non a caso Città Nuova- che è da quasi 50 anni nelle previsioni di crescita, ma per tante ragioni non è mai stato avviato? (per saperne di più sulle maxi previsioni di Rozzano, clicca qui). Ma ci sono anche, tra quelli più impattanti Gorgonzola, Melegnano, Basiglio, ecc. Comunque, anche tenendoci bassi, vale a dire prevedendo circa 2mila abitanti in più di media, con i nuovi PGT nei 60 comuni del Parco Sud (quindi senza contare Milano e gli altri 73 comuni della Città Metropolitana) la popolazione, in solo questa frazione di hinterland, salirebbe di 120mila nuovi abitanti!
Che queste previsioni folli rimangano solo sulla carta è, paradossalmente, il rischio minore. La speculazione finanziaria sa anche come costruire e lasciare poi il cerino acceso ad incauti compratori. È stato il caso del Girasole, “vetusto commerciosauro” (definizione di Repubblica) costruito nei primi anni ’80 da Berlusconi per diventare la nuova cittadella della moda e poi -quando il business non è decollato- rifilato a Enti pubblici e non come Inps, Inpdap e Cassa Geometri (tanto paga Pantalone). Lo stesso è valso per la cittadella di Basiglio, che ha visto in quel periodo l’edificazione di Milano3, con il 50% degli immobili venduto a enti pubblici e/o banche.
Da allora, la finanza si è evoluta (si fa per dire) arrivando a livelli molto più sofisticati: oggi pacchetti immobiliari possono essere spezzettati e inseriti nei risparmi anche di ignari vecchietti e pensionati. Per chi fa domande, il solerte funzionario di banca o venditore di polizze può rispondere con il logoro luogo comune, “cosa c’è più di sicuro del mattone”? E se il valore crollerà… potevano anche essere meno avidi e incauti. O no?