Cassina de’ Pecchi e Bussero primi protagonisti
del PLIS Martesana: a fine anno avrà 1.500 ettari
Intanto l’Ente Parco Sud rifiuta il dono di 18 ettari
17 febbraio 2018. Sono anni che se ne discute, si fanno riunioni, incontri… poi però non si era concretizzato un bel nulla. Ma ecco che in questi giorni è arrivata la notizia: nasce il PLIS (Parco locale di interesse sovracomunale) della Martesana, per ora con due comuni, Cassina de’ Pecchi e Bussero, che partono con 81 ettari di aree a verde e agricole. “Entro fine anno – ci racconta Tommaso Chiarella, assessore di Cascina de’ Pecchi- dovrebbero aggiungersi Gessate, Gorgonzola, Melzo, Inzago, Vaprio d’Adda, Segrate, Pioltello, Cologno Monzese e alcune aree di Milano: insieme dovremmo superare i 1.500 ettari”. Un mix di comuni del Parco Sud, ma non solo: benvengano le aree protette che salvaguardano e valorizzano ambiente, agricoltura, paesaggio e consentono la fruibilità di un’area davvero bella e ricca di beni storici. Perché i comuni si adoperano per la valorizzazione delle aree, mentre l’Ente Parco Sud non vuole quelle donate da Cassina de’ Pecchi?
Cassina de’ Pecchi e Bussero primi protagonisti
del PLIS Martesana: a fine anno avrà 1.500 ettari
Intanto l’Ente Parco Sud rifiuta il dono di 18 ettari
17 febbraio 2018. Sono anni che se ne discute, si fanno riunioni, incontri… poi però non si era concretizzato un bel nulla. Ma ecco che in questi giorni è arrivata la notizia: nasce il PLIS (Parco locale di interesse sovracomunale) della Martesana, per ora con due comuni, Cassina de’ Pecchi e Bussero, che partono con 81 ettari di aree a verde e agricole. “Entro fine anno – ci racconta Tommaso Chiarella, assessore di Cascina de’ Pecchi- dovrebbero aggiungersi Gessate, Gorgonzola, Melzo, Inzago, Vaprio d’Adda, Segrate, Pioltello, Cologno Monzese e alcune aree di Milano: insieme dovremmo superare i 1.500 ettari”. Un mix di comuni del Parco Sud, ma non solo: benvengano le aree protette che salvaguardano e valorizzano ambiente, agricoltura, paesaggio e consentono la fruibilità di un’area davvero bella e ricca di beni storici.
Perché l’Ente Parco Sud non vuole i 183mila mq donati da Cassina de’ Pecchi?
L’Amministrazione comunale di Cassina de’ Pecchi, fin dal suo insediamento nel 2014 ha difeso e perseguito temi come sostenibilità, impatto zero, riuso, partecipazione, consumo zero di suolo, tanto da avere previsto, nell’ambito del suo Piano di Governo del Territorio (PGT), il “dono” di 138mila mq di aree verdi e agricole al Parco Agricolo Sud Milano. Quest’ultimo ente, in data 2 dicembre 2015 aveva espresso parere di conformità al PGT. Ma poi non è andato oltre.
Un caso analogo era stato pianificato nel PGT del comune di Corsico: eravamo a luglio del 2012 quando l’amministrazione decideva di rinunciare a urbanizzare un’area agricola di 150mila mq per inserirla nel Parco Sud: “Certo -precisava l’allora assessore all’urbanistica Emilio Guastamacchia- non è facile fare queste scelte quando gli oneri di urbanizzazione sono l’unica strada per far sopravvivere il bilancio del proprio Comune, ma occorre qualche sacrificio e una razionalizzazione della spesa pubblica per evitare di generare una eccessiva dipendenza dagli oneri di urbanizzazione”. Corsico ufficializzava questa decisione anche perché è conscia del suo livello di urbanizzazione: infatti, il territorio di questo Comune è già ricoperto da edifici e strade per l’86,7% è (dati Istituto Nazionale Urbanistica, Legambiente Politecnico di Milano).
Quando però il Comune decise di passare dalla teoria alla pratica e si rivolse all’Ente Parco, presieduto ai tempi da Guido Podestà, si era trovato davanti a un muro: in un incontro sul tema, l’allora direttore Pasquale Cioffi aveva espresso perplessità e dichiarato che non ci sono norme specifiche in grado di consentire di allargare i confini del Parco! Ma come, per ridurre i confini si chiamano a raccolta tutti i comuni del Parco e per fare il percorso inverso, il direttore non sa che pesci pigliare?
Eravamo andati a leggerci il Regolamento del Parco Agricolo Sud Milano e avevamo “scoperto” che l’articolo 1, comma 5, recita così: “L’Ente Gestore – su proposta del Consiglio Direttivo – può proporre alla Regione modifiche territoriali al Parco. I Comuni possono richiedere all’Ente Gestore di aderire al Parco proponendo l’inclusione in esso di propri territori in ordine alle finalità di cui all’articolo n. 2 della legge istitutiva.
“Fortunatamente -avevamo scritto nel 2015- l’attuale direttivo sembra più orientato ad affrontare anche le situazioni positive per il Parco, come quelle di ricevere in dono territori agricoli da preservare per le generazioni future”. È evidente che avevamo preso un abbaglio: la volontà politica di conservare aree agricole e a verde non c’è né a destra né a sinistra! Altri interessi…