Preti in prima linea nella Terra dei Fuochi
a don Marco Ricci, ecologista e antiracket
il premio Luisa Minazzi-ambientalista dell’anno
14 gennaio 2018. Comuni cittadini che s’impegnano nel volontariato, giornalisti, esponenti delle istituzioni, artisti e imprenditori che innovano nel segno della sostenibilità: sono gli otto finalisti del Premio Luisa Minazzi(*)-Ambientalista dell’Anno, che hanno ricevuto il riconoscimento lo scorso dicembre nella sede del Comune di Casale Monferrato (Al).
Promosso da Legambiente e La Nuova Ecologia unitamente al Comitato organizzatore che raccoglie un’ampia rete di associazioni locali, il primo premio è andato a don Marco Ricci, sacerdote di Ercolano, in prima linea nella difesa della salute e dell’ambiente nella Terra dei Fuochi. A lui sono andate, infatti, 629 preferenze sul totale delle 3.061 giunte da tutta Italia durante gli ultimi due mesi alla Segreteria organizzativa. Ma ciascuno dei candidati nel corso della cerimonia ha ricevuto un premio speciale a conferma che nel loro insieme gli “ambientalisti dell’anno” rappresentano un’idea di Italia che s’impegna a tutela della legalità, pratica esperienze d’impresa sociale e sostenibile, condivide con coerenza e in maniera originale e coinvolgente i valori dell’ambientalismo.
Nato a Napoli nel 1973, Marco Ricci è cresciuto e vissuto a Ercolano, città degli scavi e del Vesuvio. Ordinato sacerdote nel 1998, è un pastore sensibile e attento alle necessità delle persone e vive prettamente tra la gente fuori le mura della Chiesa. Attualmente è parroco nella città di Ercolano nella parrocchia Sacro Cuore di Gesù, la più vasta della diocesi di Napoli per estensione territoriale, alle falde del Vesuvio, nel cuore dell’omonimo Parco Nazionale. Negli anni, don Marco ha raccolto il grido di dolore di tante persone morte e ammalate di tumore e leucemia nella zona di S. Vito e, dopo aver constatato un’elevata percentuale di morti e ammalati nel territorio parrocchiale…
Preti in prima linea nella Terra dei Fuochi
a don Marco Ricci, ecologista e antiracket
il premio Luisa Minazzi-ambientalista dell’anno
14 gennaio 2018. Comuni cittadini che s’impegnano nel volontariato, giornalisti, esponenti delle istituzioni, artisti e imprenditori che innovano nel segno della sostenibilità: sono gli otto finalisti del Premio Luisa Minazzi(*)-Ambientalista dell’Anno, che hanno ricevuto il riconoscimento lo scorso dicembre nella sede del Comune di Casale Monferrato (Al).
Promosso da Legambiente e La Nuova Ecologia unitamente al Comitato organizzatore che raccoglie un’ampia rete di associazioni locali, il primo premio è andato a don Marco Ricci, sacerdote di Ercolano, in prima linea nella difesa della salute e dell’ambiente nella Terra dei Fuochi. A lui sono andate, infatti, 629 preferenze sul totale delle 3.061 giunte da tutta Italia durante gli ultimi due mesi alla Segreteria organizzativa. Ma ciascuno dei candidati nel corso della cerimonia ha ricevuto un premio speciale a conferma che nel loro insieme gli “ambientalisti dell’anno” rappresentano un’idea di Italia che s’impegna a tutela della legalità, pratica esperienze d’impresa sociale e sostenibile, condivide con coerenza e in maniera originale e coinvolgente i valori dell’ambientalismo.
Nato a Napoli nel 1973, Marco Ricci è cresciuto e vissuto a Ercolano, città degli scavi e del Vesuvio. Ordinato sacerdote nel 1998, è un pastore sensibile e attento alle necessità delle persone e vive prettamente tra la gente fuori le mura della Chiesa. Attualmente è parroco nella città di Ercolano nella parrocchia Sacro Cuore di Gesù, la più vasta della diocesi di Napoli per estensione territoriale, alle falde del Vesuvio, nel cuore dell’omonimo Parco Nazionale. Negli anni, don Marco ha raccolto il grido di dolore di tante persone morte e ammalate di tumore e leucemia nella zona di S. Vito e, dopo aver constatato un’elevata percentuale di morti e ammalati nel territorio parrocchiale, ha fondato l’Associazione Salute Ambiente Vesuvio di cui è presidente. Grazie alle sue denunce sono stati rinvenuti rifiuti tossici interrati nel Parco Nazionale dalla camorra negli anni ’80-’90; ancora oggi, con l’aiuto dei volontari dell’associazione, svolge una costante azione di denuncia e sensibilizzazione sulla salvaguardia del creato. Ha vissuto alcune esperienze missionarie ed è anche socio onorario dell’Associazione antiracket Ercolano per la legalità.
Far prendere coscienza dei problemi ambientali e non solo
Grande l’emozione di Don Marco nell’apprendere di essere l’Ambientalista dell’Anno 2017. “Più emozionato -ha commentato- che essere nominato monsignore!”. Il sacerdote ha raccontato le difficoltà incontrate in questi anni, la voglia di lottare per una terra così martoriata e posto l’accento sul valore della battaglia che sta conducendo per la sua comunità: “Sono un pastore, colui che, anche in senso biblico, ha un ruolo di guida. Quello che faccio, come qualcuno sostiene, non è politica. È invece piena applicazione della dottrina sociale della Chiesa di Giovanni Paolo II. Il mio obiettivo nel medio periodo è che le persone prendano coscienza dei problemi: è questa la base necessaria sulla quale lavorare nel lungo periodo per arrivare a contrastare i fenomeni di inquinamento e a procedere con le bonifiche”.
Oltre a Don Marco Ricci, erano candidati al Premio Luisa Minazzi-Ambientalista: Antonello Brunetti di Castelnuovo Scrivia, che ha coordinato la mobilitazione contro il Terzo Valico; Isabella Conti, il sindaco anticemento di San Lazzaro di Savena in provincia di Bologna; Cristina Gerardis impegnata come avvocato dello Stato contro lo smaltimento illecito di rifiuti nella discarica di Bussi (Pe); il Gruppo Cooperativo GOEL, gruppo di imprese etiche operanti in Calabria, rappresentato per l’occasione da Fratel Stefano Caria; il giornalista Domenico Iannacone, conduttore del programma di RaiTre I dieci comandamenti; la mamma green blogger Linda Maggiori; il Manzella Quartet, un gruppo di musicisti che utilizza materiali di riciclo. Ognuno di loro, intervistato dalla giornalista Marina Maffei durante la cerimonia di premiazione, ha potuto raccontare la propria esperienza, trasmettendo al numeroso pubblico un messaggio importante: tutti possono, gettando il cuore oltre l’ostacolo, fare cose straordinarie e raggiungere obiettivi eccezionali.
(*) Il Premio, giunto all’undicesima edizione, è intitolato a Luisa Minazzi, morta di mesotelioma nel 2010, a 58 anni, sorte beffarda per chi come lei ha trascorso la vita lottando contro l’amianto.