Glifosato e insetticidi dentro di noi?
Si abbattono con due settimane di dieta bio
I risultati della dieta biologica di 15 giorni
30 novembre 2017. Lo scorso 15 novembre avevamo pubblicato l’articolo “Trovate alte concentrazioni di sostanze chimiche nelle urine di una normale famiglia italiana. La campagna per sconfiggere la chimica nel piatto”, raccontando di come una famiglia (D. Marta, Giorgio e i loro due figli di 7 e 9 anni), già attenta ai cibi che acquistava, in seguito ad analisi delle urine, presentava alte concentrazioni di glifosato, l’erbicida per cui l’Europa, purtroppo, ha deciso di consentirne l’utilizzo per ulteriori 5 anni.
Soprattutto uno dei genitori registra 0,26 microgrammi per litro (mg/l), mentre il bambino più piccolo arriva 0,19 rispetto a una media generale di 0,12 microgrammi per litro. Lo stesso bambino, solo 7 anni di età, registra oltre 5 microgrammi di clorpirifos per grammo di creatinina, un valore altissimo rispetto alla media della popolazione che è 1,5 (mg/g). Quest’insetticida provoca – tra i tanti altri danni – particolari effetti sulla capacità di apprendimento e di attenzione. Infine, due prodotti della contaminazione da piretroidi (Cl2CA e m-PBA) sono consistemente presenti nella famiglia. In particolare, m-MPA arriva nella mamma a concentrazioni di circa 3,4 microgrammi per grammo: un record che si trova solo nel 5% delle statistiche finora analizzate. La famiglia, come suggerito dalla campagna Cambia La Terra, progetto di informazione contro i pesticidi voluto da Federbio con Isde- Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu e WWF e coordinato da un comitato dei garanti di cui fanno parte – oltre ai rappresentanti delle associazioni citate- singole personalità del mondo della ricerca, ha quindi accettato di sottoporsi a una dieta biologica per 15 giorni, per verificare se il nuovo menu portasse a un abbassamento di detti valori.
Ed ecco il risultato…
Glifosato e insetticidi dentro di noi?
Si abbattono con due settimane di dieta bio
I risultati della dieta biologica di 15 giorni
30 novembre 2017. Lo scorso 15 novembre avevamo pubblicato l’articolo “Trovate alte concentrazioni di sostanze chimiche nelle urine di una normale famiglia italiana. La campagna per sconfiggere la chimica nel piatto”, raccontando di come una famiglia (D. Marta, Giorgio e i loro due figli di 7 e 9 anni), già attenta ai cibi che acquistava, in seguito ad analisi delle urine, presentava alte concentrazioni di glifosato, l’erbicida per cui l’Europa, purtroppo, ha deciso di consentirne l’utilizzo per ulteriori 5 anni.
Soprattutto uno dei genitori registra 0,26 microgrammi per litro (mg/l), mentre il bambino più piccolo arriva 0,19 rispetto a una media generale di 0,12 microgrammi per litro. Lo stesso bambino, solo 7 anni di età, registra oltre 5 microgrammi di clorpirifos per grammo di creatinina, un valore altissimo rispetto alla media della popolazione che è 1,5 (mg/g). Quest’insetticida provoca –tra i tanti altri danni– particolari effetti sulla capacità di apprendimento e di attenzione. Infine, due prodotti della contaminazione da piretroidi (Cl2CA e m-PBA) sono consistemente presenti nella famiglia. In particolare, m-MPA arriva nella mamma a concentrazioni di circa 3,4 microgrammi per grammo: un record che si trova solo nel 5% delle statistiche finora analizzate. La famiglia, come suggerito dalla campagna Cambia La Terra, progetto di informazione contro i pesticidi voluto da Federbio con Isde- Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu e WWF e coordinato da un comitato dei garanti di cui fanno parte – oltre ai rappresentanti delle associazioni citate- singole personalità del mondo della ricerca, ha quindi accettato di sottoporsi a una dieta biologica per 15 giorni per verificare se il nuovo menu portasse a un abbassamento di detti valori.
Ed ecco il risultato: le alte concentrazioni di glifosato, erbicidi e altri fitofarmaci sono “crollate”, come illustra la grafica nell’immagine.
Il cibo biologico fa crollare il glifosato
“Per quasi tutte le sostanze chimiche analizzate – spiegano i promotori dell’esperimento alimentare – si passa da livelli di contaminazione alti a quantità molto basse e spesso sotto i limiti di rilevabilità. La ‘decontaminazione’ ha funzionato per alcuni degli insetticidi più utilizzati dall’agricoltura convenzionale (clorpirifos e piretroidi) e per il glifosato”.
In complesso, su 16 analisi delle urine effettuate (quattro per ognuno dei membri della famiglia), ben 13 hanno dato risultati estremamente positivi, con significative differenze tra prima e dopo la dieta, e solo in un due casi non si sono registrati miglioramenti. In altre parole la dieta bio ha avuto effetto su oltre l’80% delle analisi effettuate. Un’indicazione importante del fatto che la chimica contenuta negli alimenti da agricoltura convenzionale – anche in presenza di cibi che rispettano le soglie stabilite di fitofarmaci, come capita nella maggior parte dei prodotti consumati in Italia – rimane e si accumula nel nostro corpo, con conseguenze che ancora non sono state totalmente studiate e comprese.
Le analisi in dettaglio
Per il glifosato, dopo la dieta tutti i valori sono sotto la soglia di rilevabilità. Nel papà Giorgio raggiungeva concentrazioni pari a più del doppio della media della popolazione di riferimento (+116%): dopo 15 giorni di cibi senza chimica, le tracce di erbicida non ci sono più. E lo stesso è successo ai bambini. Prima dei 15 giorni, il più piccolo era a quota 0,19 microgrammi di glifosato per litro e la più grande a 0,16 rispetto a una media, per la popolazione di riferimento, di 0,12 microgrammi/litro: ora i residui di erbicida sono assenti.
Più complesse le analisi per rilevare, prima e dopo, la presenza di piretroidi. Per farlo, occorre analizzare le molecole che l’organismo stesso produce degradando le sostanze chimiche. I due metaboliti “sentinella” si chiamano Cl2CA e m-PBA. Per tutte e due le sostanze, le analisi della famiglia mostrano una diminuzione importantissima degli inquinanti: solo per Marta il valore rimane appena sopra la soglia di rilevabilità.
“Il bio è una risposta efficace”
Spiega Maria Grazia Mammuccini, FederBio e portavoce della campagna #StopGlifosato: “L’ iniziativa che abbiamo condotto ci spinge a una seria riflessione sul fatto che se cerchiamo ‘i pesticidi dentro di noi’ è molto probabile che li troviamo. Ma su questo non ci sono monitoraggi su ampia scala: è incredibile che ancora oggi ci si ponga in maniera molto vaga il tema dell’effetto dei pesticidi all’interno del nostro organismo”. Paolo Carnemolla, presidente di Federbio, ha aggiunto: “I risultati provano che la dieta biologica è una risposta più che valida alla chimica nel piatto. Due sole settimane sono bastate a cambiare significativamente la quantità di pesticidi rilevabili. Il biologico si conferma come l’unica strada per evitare i rischi chimici che sono associati direttamente al consumo alimentare, oltre che per garantire un ambiente sano per tutti”.