Luisa Carminati, la donna che già dagli anni ’70,
grazie al suo amore per la terra,
ha contribuito alla nascita del Parco agricolo Sud

15 novembre 2017. Lei manca alla vista già dal 1986. Ma le sue battaglie a difesa del mondo contadino dal cemento, le sue opere d’arte, i suoi manoscritti, le sue fiabe e la realizzazione del Museo contadino, rimangono tra le pietre miliari per la nascita del Parco Agricolo Sud Milano. La figlia Elisabetta, nel voler mantenere viva la sua memoria, ci propone una sintesi della breve vita di sua madre, cui il Comune di San Giuliano dedicherà, il prossimo 19 novembre, dedicherà un evento.
E c’è anche un altro obiettivo particolarmente rilevante che Elisabetta cerca di raggiungere: reperire un nuovo luogo dove poter rendere ancora visibitabile il Museo di civiltà contadina Luisa Carminati, un patrimonio di memorie unico nel suo genere, che merita di essere conservato, valorizzato e divulgato. Chi è in grado di aiutarla proponendo…

Luisa Carminati, la donna che già dagli anni ’70,
grazie al suo amore per la terra,
ha contribuito alla nascita del Parco agricolo Sud

15 novembre 2017. Lei manca alla vista già dal 1986. Ma le sue battaglie a difesa del mondo contadino dal cemento, le sue opere d’arte, i suoi manoscritti, le sue fiabe e la realizzazione del Museo contadino, rimangono tra le pietre miliari per la nascita del Parco Agricolo Sud Milano. La figlia Elisabetta, nel voler mantenere viva la sua memoria, ci propone una sintesi della breve vita di sua madre, cui il Comune di San Giuliano dedicherà, il prossimo 19 novembre, dedicherà un evento.
E c’è anche un altro obiettivo particolarmente rilevante che Elisabetta cerca di raggiungere: reperire un nuovo luogo dove poter rendere ancora visibitabile il Museo di civiltà contadina Luisa Carminati, un patrimonio di memorie unico nel suo genere, che merita di essere conservato, valorizzato e divulgato. Chi è in grado di aiutarla proponendo spazi per ospitare il Museo?

Vita ed opere di Luisa Carminati

Infanzia e formazione
Nasce a Brembio (Lodi) il 24 settembre 1927 in una famiglia contadina: il padre Paolo Battista, casaro, la madre, Erminia Lazzari, le sorelle, Franca (1929) e Giuseppina (1930). Bambina vivace e intraprendente ama  cantare, il disegno e anche recitare per beneficenza in parrocchia . Per gli studi superiori si trasferisce a Lodi ospite nel collegio gestito dalle suore di Canossa e frequenta l’istituto statale magistrale Maffeo Vegio, distinguendosi in disegno e matematica e conseguendo il diploma che le consente di accedere all’insegnamento.

La famiglia
Il  15 maggio 1947, ancora diciannovenne, sposa l’agricoltore Giovanni Viganò e si trasferisce a San Giuliano Milanese nella azienda agricola denominata  cascina Carlotta. Divenuta presto madre, lascia l’insegnamento per seguire  i figli, Cornelia, Rinaldo ed Elisabetta, e aiutare nella conduzione dell’azienda agricola. Oltre ad occuparsi della famiglia e della casa, curare l’orto, aiutare nella fienagione e nella mungitura, trova il tempo di collaborare in parrocchia come catechista.

Il dolore per la terra minacciata e la battaglia per la difesa del suolo
Nel maggio 1979 la vita tranquilla viene sconvolta da un piano regolatore che  prevede l’edificazione di una zona artigianale sugli immobili e i terreni della cascina. Di fronte a quello che appare come un destino che accomuna molte delle cascine vicine ormai abbattute per far spazio ad abitazioni e capannoni che modificano per sempre la vita e il paesaggio della zona, allora  per la maggior parte coltivato a prati stabili e  marcite, Luisa non si rassegna. Scrive ai giornali, alle autorità. Grazie alla sua iniziativa, quella che dagli amministratori veniva considerata una questione privata inizia ad assumere interesse pubblico: dopo una sua lettera, viene  contattata dalla RAI che realizza un servizio alla trasmissione  “Agricoltura domani” condotta da Gianni Minoli andata in onda il 17 giugno 1979, il primo luglio  uscirà un articolo su Famiglia Cristiana, primo di centinaia di servizi su quotidiani e riviste. Antesignana della difesa del suolo, è lei che per prima avvia l’opposizione all’avanzata del cemento, ritirandosi poi nell’ombra e lasciando che l’opera venisse continuata dal marito Giovanni Viganò, figli,  associazioni e cittadini, in quella che divenne  una lunga battaglia per la salvaguardia della terra  di una parte  importante del Parco Agricolo Sud Milano. Il 4 marzo 1980, mentre presidia una barricata di trattori volta ad impedire l’avanzata delle ruspe, Luisa è strattonata e ferita  dai costruttori e viene ricoverata otto giorni all’ospedale di Melegnano. La sua intraprendenza, accompagnata da una battaglia legale, porterà alla salvaguardia della cascina e di circa metà dei suoi campi bloccando in parte una speculazione che avrebbe cementificato parte della Valle del Lambro e l’area del Parco Agricolo Sud Milano lungo la direttrice della via Emilia (statale numero nove). 

La custodia della memoria
In questo frangente, Luisa comprende che la speculazione edilizia sta facendo scomparire non solo la fertile terra, ma anche, complice la meccanizzazione dell’agricoltura, tutta una cultura, un modo di vivere e di relazionarsi.
Ecco che, nell’autunno del 1979, inizia a raccogliere in un locale della cascina gli oggetti che andranno a far parte del “Museo della civiltà contadina”. Il suo è un lavoro paziente e meticoloso, fatto senza alcun finanziamento,  raccogliendo gli attrezzi in disuso e appendendoli di persona  alle pareti delle ex abitazioni dei salariati agricoli. La collezione si arricchisce  man mano anche grazie a molte donazioni e Luisa la ordina per argomenti, occupando spazi sempre più estesi tanto che le sale espositive raggiungono il numero di 13 mentre gli oggetti esposti sono più di un migliaio. L’abitazione, la camera, i giochi e le tradizioni, la fienagione e la produzione casearia, le coltivazioni di frumento, granoturco, riso, i tessuti (lino, lana, seta), i mestieri (falegname, ciabattino, maniscalco, spazzacamino ..), l’allevamento del maiale, la pesca, il vino … insomma una panoramica completa della vita campestre. La collezione comprende anche foto e documenti originali e una vastissima raccolta di santini (immagini sacre).

I manoscritti
A  questo periodo risalgono i suoi due manoscritti: “Mondo contadino: lavori, usanze e tradizioni” e “Fiabe, poesie e filastrocche della bisnonna”.

Mondo contadino: lavori, usanze e tradizioni
Nel primo spiega le modalità di coltivazione, i vari lavori rurali e la vita domestica come li ricordava  e  come descritti da vari “esperti”: il marito Giovanni, la cognata Lidia Viganò, la madre Erminia Lazzari, il sigg. Pietro Daghini e il sigg.  Prevosti, due pensionati  che avevano un orto in cascina, e tutte le persone che avevano un’esperienza rurale.

Fiabe, poesie e filastrocche della bisnonna
L’unica fonte del secondo manoscritto è la madre, Erminia Lazzari. Erminia era nata  in una cascina lodigiana il 12/04/1903 in una famiglia numerosa (erano in nove fratelli, ma spesso era presente qualche fratello di latte tenuto a balia dalla madre Elisabetta Soffientini). Ella conservava nella memoria e raccontava, prima alle figlie e poi ai nipoti,  le fiabe ascoltate da piccola  dalla bocca di un bracciante. Questi, lontano da casa, riceveva un piatto caldo dalla famiglia di Erminia e ricambiava intrattenendo grandi e piccini con i  racconti provenienti dalla tradizione orale prima di  salutare e andare a dormire sul fienile. La madre di Luisa era una persona generosa ed allegra e passò gli ultimi anni della sua vita a San Giuliano Milanese, partecipando alle sofferenze  della figlia per la minaccia ai terreni e trasmettendo quel patrimonio della tradizione orale fatto di fiabe, poesie e filastrocche che Luisa ha avuto il merito di trascrivere prima che andassero perdute con la morte della cara madre avvenuta il 19/09/1981.

I quadri
Resasi conto che gli oggetti erano di difficile comprensione per i bambini e per chi non aveva vissuto in campagna , Luisa inizia a fare una narrazione per immagini e realizza dei disegni colorati a pastello che mostrano  le varie fasi dei lavori, momenti di vita familiare e le tradizioni. I 150  quadri diventano parte integrante del suo museo e lo rendono unico nel suo genere e di facile lettura. Vengono molto apprezzati da  scolaresche  e insegnanti che hanno modo di avvicinarsi alla storia e alle radici locali, di comprendere le fatiche e i valori di una vita ritmata dalle stagioni  e dalle tradizioni religiose, con un profondo rispetto dell’ecosistema (ai tempi, tutta l’agricoltura era biologica non essendo ancora in uso erbicidi, fitofarmaci e concimi chimici).

Un patrimonio da riscoprire
Dal 1979, infaticabile e appassionata, fino a quando la salute lo permette, continua a occuparsi della cascina e del museo che arricchisce mano amano di oggetti e  quadri. Il suo lavoro appassionato  viene interrotto dalla morte sopraggiunta  il 3 aprile 1986, a soli 58 anni.

Il suo museo, i suoi quadri e gli scritti  custodiscono  un patrimonio di memorie unico nel loro genere che merita di essere conservato, valorizzato e divulgato.

ulteriori informazioni :
Museo di Civiltà Contadina Luisa Carminati
tel. 02/9840928 (Elisabetta Viganò) /mail elisabettavigano.a@gmail.com

 

Per conoscere tutte le iniziative dell’appuntamento del 19 novembre clicca qui

 

Luisa Carminati

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