La Città metropolitana è in pre-fallimento
e si appella allo Stato per avere risorse
Intanto la Regione Lombardia le sottrae i Parchi
21 settembre 2017 – Dopo la minaccia dello scorso maggio dei 24 consiglieri di dimissionarsi in blocco se il Governo non avesse trovato una soluzione alla impossibilità di gestire senza i fondi necessari la Città Metropolitana, ieri il Consiglio metropolitano ha approvato all’unanimità una mozione urgente con cui si chiede al Governo, al Parlamento e al Presidente della Repubblica un intervento strutturale per garantire il rispetto dell’art. 119 della Costituzione che prevede “i Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa”, la proroga dei termini di bilancio, un intervento immediato per garantire le risorse necessarie per l’approvazione del bilancio preventivo e soprattutto la proroga dei contratti a tempo determinato per garantire la tutela del posto di lavoro ai lavoratori precari e impedire la paralisi in alcuni settori nevralgici dell’amministrazione in cui essi operano (leggi a fondo pagina l’articolo di G. Barbacetto su come si è arrivati a questo punto).
Parchi accentrati nelle mani della Regione: altissimo rischio di cemento
Passata inosservata, complice (sarà un caso?) il periodo estivo, ma forse anche sottovalutata dalle forze politiche, incluse quelle di opposizione, la Regione Lombardia, nella legge di assestamento di bilancio (n. 22/10 agosto 2017), ha introdotto una norma difficile da rispettare da parte degli enti coinvolti: se entro il 31 dicembre 2017…
La Città metropolitana è in pre-fallimento
e si appella allo Stato per avere risorse
Intanto la Regione Lombardia le sottrae i Parchi
21 settembre 2017 – Dopo la minaccia dello scorso maggio dei 24 consiglieri di dimissionarsi in blocco se il Governo non avesse trovato una soluzione alla impossibilità di gestire senza i fondi necessari la Città Metropolitana, ieri il Consiglio metropolitano ha approvato all’unanimità una mozione urgente con cui si chiede al Governo, al Parlamento e al Presidente della Repubblica un intervento strutturale per garantire il rispetto dell’art. 119 della Costituzione che prevede “i Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa”, la proroga dei termini di bilancio, un intervento immediato per garantire le risorse necessarie per l’approvazione del bilancio preventivo e soprattutto la proroga dei contratti a tempo determinato per garantire la tutela del posto di lavoro ai lavoratori precari e impedire la paralisi in alcuni settori nevralgici dell’amministrazione in cui essi operano (leggi a fondo pagina l’articolo di G. Barbacetto su come si è arrivati a questo punto).
Parchi accentrati nelle mani della Regione: altissimo rischio di cemento
Passata inosservata, complice (sarà un caso?) il periodo estivo, ma forse anche sottovalutata dalle forze politiche, incluse quelle di opposizione, la Regione Lombardia, nella legge di assestamento di bilancio (n. 22/10 agosto 2017), ha introdotto una norma difficile da rispettare da parte degli enti coinvolti: se entro il 31 dicembre 2017
la Città Metropolitana (e le altre province lombarde) non versa le proprie quote ai Parchi regionali, la Regione subentra con propri rappresentanti nella gestione dei Parchi. Ma come detto, nelle casse della Città Metropolitana e delle province “ghe’ minga de danè” (sarà contento Maroni, pur se varesotto).
In sostanza, se le Province e la Città Metropolitana non pagano le quote dovute ai Parchi, la Regione scalza questi enti nella gestione inserendo propri nominati (per sovrappiù, con i soldi sottratti alle risorse destinate alle funzioni ambientali che la Regione trasferisce a province e Città Metropolitana).
La ex provincia milanese detiene la maggioranza nel Parco Nord, oltre che quote minori nel Ticino, Adda Nord, ecc. Dando giustamente le responsabilità allo Stato centrale, che prima crea le Città Metropolitane e poi le fa morire per dissanguamento, la mossa della Regione comporta che dal 1° gennaio la Città Metropolitana non si occuperà più dei Parchi (eccetto per il momento del Parco Sud, più difficile da sfilare…). Tenendo presente anche che la Città Metropolitana già ha ceduto alla Regione l’Agricoltura, significa che è perfettamente inutile e senza senso parlare di Parco Metropolitano.
Con questo atto si esplicita la politica centralista della Regione, che vuole Parchi “asserviti” alle logiche sviluppiste, eliminando qualsiasi tipo di contraddittorio nelle sue scelte dall’alto.
Noi parliamo dei Parchi, ma i problemi di mancanza di fondi per la Città Metropolitana stanno causando gravi disagi in ogni settore: dai trasporti pubblici, alle scuole, alle strade provinciali ecc. Perché comunque, la legge Delrio ha lasciato tutte le competenze di sempre alle province e Città Metropolitane. Ma di soldi…
La Grande Milano da oggi è in fallimento
di Gianni Barbacetto (da Il Fatto Quotidiano)
Oggi, 30 giugno 2017, è il giorno della verità per la Città metropolitana di Milano. Scade il termine per depositare il bilancio. Non sarà depositato, perché dovrebbe evidenziare un buco di almeno 50 milioni. Conseguenze: scatterebbe il default, con il fallimento dell’ente che un tempo si chiamava Provincia di Milano e con la decadenza del sindaco metropolitano, Giuseppe Sala, e di tutti i 24 consiglieri dell’ente, che in base alle (confuse) norme del testo unico degli enti locali potrebbero, in quanto amministratori di ente che dichiara dissesto finanziario, non solo decadere, ma anche avere la proibizione di ricandidarsi per tre anni. Una brutta sanzione, al Monopoli della politica.
Preoccupati, tutti e 24 i consiglieri – destra e sinistra e centro – hanno minacciato di dimettersi in blocco se il governo non troverà una soluzione. Il prefetto di Milano, Luciana Lamorgese, nei giorni scorsi li aveva rassicurati: il governo individuerà un modo per far slittare la scadenza della consegna del bilancio.
Come? È escluso che il governo Gentiloni possa fare in fretta e furia, oggi stesso, un decreto salva-Milano. Forse sarà sufficiente un decreto di proroga del ministero dell’Interno, magari anticipato da una decisione della conferenza Stato-Regioni, convocata per il 6 luglio. La soluzione sarà comunque quella di spostare in avanti la data di consegna del bilancio, prevedibilmente al 30 settembre. Intanto però, a partire da oggi, si avvia la procedura del default. La Città metropolitana di Milano, la più grande d’Italia dopo quella di Roma, è da oggi tecnicamente fallita.
Al governo lo sanno da tempo, ma finora non hanno fatto nulla. Ora, il problema che pone Franco D’Alfonso, consigliere delegato al bilancio della Città metropolitana di Milano, è il seguente: anche quando arriverà la proroga, il default sarà solo rimandato, ma non risolto. I conti resteranno gli stessi, il 30 settembre come oggi. Ed eccoli, i conti: 250 milioni, in media, di cassa; 600 milioni di debito, metà in mutui e metà in derivati; e oltre 1 miliardo di patrimonio. Una situazione non disastrosa. Molti tagli alle spese sono già stati fatti, molti risparmi già conseguiti. Il personale è stato ridotto del 38 per cento e oggi il suo costo è di 45 milioni l’anno, circa il 10 per cento delle spese.
Il problema esplode nella partita tra entrate e uscite. In cassa entrano ogni anno circa 400 milioni, per lo più quote, trasferite all’ente, delle imposte sui rifiuti e su assicurazioni e passaggi di proprietà auto, oltre alle multe per autovelox e infrazioni sulle strade provinciali. Le uscite sono invece di circa 310 milioni, costi per gestire strade, scuole, ambiente e per pagare il debito. I tagli, secondo Franco D’Alfonso, non possono più essere fatti senza tagliare servizi. “Siamo fortunati che finora siano crollati solo un paio di ponti: se non abbiamo più soldi, non possiamo più fare le manutenzioni. La situazione di strade e scuole provinciali per ora è ancora buona, ma senza risorse nei prossimi anni è destinata a peggiorare”.
I conti della Città metropolitana di Milano saltano a causa della voce “contributo al bilancio dello Stato”: quest’anno è di 165 milioni, chiesti dal governo. È questo contributo che fa alla fine chiudere i conti con un buco tra i 50 e i 70 milioni. Ed è uno squilibrio strutturale, sostiene Franco D’Alfonso, che non si può affrontare con una correzione fatta una tantum sul bilancio di quest’anno, perché il problema si ripresenterebbe del tutto simile il prossimo anno.
La Città metropolitana di Milano è nata al posto della Provincia di Milano, con più o meno le stesse competenze ma senza le stesse risorse, anzi con il “contributo al bilancio dello Stato” introdotto dalle leggi finanziarie che obbligano l’ente ogni anno a un esborso fisso. Ora Forza Italia protesta contro Sala: “Il pericolo commissariamento si fa sempre più incombente”, dichiara la coordinatrice lombarda Mariastella Gelmini, “e tutti i servizi erogati dall’ente, dal trasporto pubblico provinciale alla manutenzione di strade ed edifici scolastici, saranno a rischio. I governi Renzi e Gentiloni devono assumersi la responsabilità di questo disastro, insieme al sindaco Sala: la sua gestione si è rivelata inconcludente, incapace di interloquire con Roma e di portare a casa risultati”.
Sala smorza: “Nei primi giorni di luglio avremo la visita, da noi chiesta, di una commissione composta da funzionari della presidenza del Consiglio e del ministero delle Finanze. Io mi faccio forte di una promessa del presidente del Consiglio di occuparsi della cosa. Ed è tutto quello che al momento posso fare”.