Le associazioni animaliste e ambientaliste
si appellano a Governo e cacciatori
perché venga annullata la stagione venatoria
25 agosto 2017. Enpa, Italia Nostra, Lac, Lav, Lipu, Mountain Wilderness e WWF hanno inviato una richiesta al Presidente Gentiloni e ai ministri di ambiente, agricoltura e interna: annullare la stagione di caccia 2017/2018. Si tratta di un atto di responsabilità, considerati i devastanti incendi e la gravissima siccità che hanno portato alla distruzione di oltre 85 mila ettari di aree verdi e provocato la morte di migliaia di animali selvatici: tutta l’Italia ne ha risentito con enormi danni all’economia nazionale e all’ambiente, comportando anche difficoltà per l’approvvigionamento idrico e alimentare delle città. Una situazione che non ha eguali in Europa: un territorio così devastato non è in grado di dare il necessario sostentamento alla fauna selvatica sopravvissuta alle fiamme e alla scarsità d’acqua. E da settembre, con l’apertura della stagione venatoria, la fauna, dopo la strage del fuoco e della siccità, dovrà subire anche quello della caccia.
Le associazioni chiedono quindi un intervento da parte delle istituzioni: “È intollerabile…
Le associazioni animaliste e ambientaliste
si appellano a Governo e cacciatori
perché venga annullata la stagione venatoria
25 agosto 2017. Enpa, Italia Nostra, Lac, Lav, Lipu, Mountain Wilderness e WWF hanno inviato una richiesta al Presidente Gentiloni e ai ministri di ambiente, agricoltura e interna: annullare la stagione di caccia 2017/2018. Si tratta di un atto di responsabilità, considerati i devastanti incendi e la gravissima siccità che hanno portato alla distruzione di oltre 85 mila ettari di aree verdi e provocato la morte di migliaia di animali selvatici: tutta l’Italia ne ha risentito con enormi danni all’economia nazionale e all’ambiente, comportando anche difficoltà per l’approvvigionamento idrico e alimentare delle città. Una situazione che non ha eguali in Europa: un territorio così devastato non è in grado di dare il necessario sostentamento alla fauna selvatica sopravvissuta alle fiamme e alla scarsità d’acqua. E da settembre, con l’apertura della stagione venatoria, la fauna, dopo la strage del fuoco e della siccità, dovrà subire anche quello della caccia.
Le associazioni chiedono quindi un intervento da parte delle istituzioni: “È intollerabile che in un contesto nazionale di tale drammaticità, nel quale diverse Regioni hanno richiesto o si accingono a richiedere lo stato di calamità naturale, nessuna istituzione abbia messo in dubbio l’apertura della caccia; e come se non bastasse le Regioni aggiungono danno al danno concedendo tre settimane in più di caccia grazie alle preaperture”. I Presidenti delle Regioni che a oggi non hanno messo in pratica alcuna azione a tutela degli animali selvatici superstiti, evidenziano il loro disinteresse nei confronti del patrimonio ambientale di tutti i cittadini italiani, che non è esclusiva dei soli cacciatori: infatti, l’articolo 1 della legge 157/1992 stabilisce che: “La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale e internazionale”.
“Considerato il perdurante sbilanciamento delle Regioni a favore della lobby venatoria, abbiamo quindi deciso di rivolgerci al Governo nazionale – dichiarano le associazioni – perché ha piena competenza amministrativa per poter intervenire con adeguati atti contingibili e urgenti ai sensi della Legge 59/1987, allo scopo di tutelare gli animali selvatici, gli habitat e l’ambiente in generale così come disposto dalla nostra Carta Costituzionale.” In pratica, le associazioni mettono l’accento sul fatto che le Regioni sono obbligate ad aggiornare, ogni cinque anni, i piani faunistici: in sostanza, in base a una serie di approfondimenti scientifici che determinano lo stato qualitativo degli habitat delle aree aperte alla caccia, devono stabilire quali sono le specie prelevabili e quelle da escludere. Ma non c’è Regione che sia in regola per il rispetto di questa legge.
Una richiesta di responsabilità anche alle associazioni pro-caccia
La cordata delle grandi associazioni protezionistiche si è anche rivolta, tramite una lettera aperta al mondo venatorio, in particolare alle associazioni di categoria, a partire da Arcicaccia e Federcaccia.
“Ci ritroviamo da sempre su fronti opposti ma tutti quanti, oggi, siamo davanti a un’emergenza naturalistica senza precedenti. Appellandoci al vostro senso di responsabilità vi chiediamo, quest’anno, di rinunciare alla caccia. Non sparate, non aggiungete il fuoco dei fucili a quello che ha devastato tanta parte d’Italia. La caccia in queste condizioni sarebbe davvero un ecocidio”.
I cacciatori affermano di frequente di amare la natura: questo è il momento giusto per dimostrarlo.
Leggi anche La caccia in Italia: verità e “falsi miti” raccontati dalla LIPU
Quando si parla di caccia in Italia è facile scontrarsi con “falsi miti” e posizioni superate. Per fare chiarezza su un argomento così delicato, che coinvolge la sicurezza di uomini e animali, abbiamo chiesto ai nostri esperti di rispondere ad alcune semplici domande.
La caccia e l’attività dei cacciatori sono utili per regolare gli equilibri della natura. FALSO
Le regole che governano gli equilibri naturali sono complesse e dipendono dall’interazione tra molte specie, vegetali ed animali. Non si può pensare di risolvere con le armi da fuoco gli squilibri, spesso provocati dall’uomo e talvolta dagli stessi cacciatori.
Dobbiamo sfatare il mito che la caccia aiuti a regolare la natura, per due motivi. Anzitutto, una parte degli squilibri è dovuta proprio alla crisi degli ecosistemi, all’incessante urbanizzazione e alla scomparsa di grandi carnivori come lupi e orsi (peraltro anche a causa della stessa caccia). In secondo luogo l’introduzione di animali estranei ai nostri ambienti naturali per fini venatori (si vedano alcune sottospecie di cinghiali) ha creato danni e gravi squilibri.
E’ impensabile affidare la soluzione a chi in gran parte ha causato il problema. Servono invece buone pratiche, una corretta gestione di habitat naturali e risorse e un serio management ambientale. Solo così gli squilibri saranno risolti, evitati o comunque contenuti e col tempo potremmo avere un ambiente nuovamente in equilibrio.
I cacciatori possono aiutare a controllare le popolazioni di specie ritenute problematiche come il merlo e il germano reale. FALSO
In natura non esistono specie cattive o problematiche. Tutte le specie svolgono importanti funzioni nell’ecosistema. Esistono specie che, per loro caratteristiche e abitudini, approfittano di situazioni di squilibrio o disordine, spesso proprio causato dalla cattiva gestione umana (si pensi ad esempio alla gestione dei rifiuti in città). In ecosistemi o ambienti ben trattati, anche con presenza di predatori, non ci sono reali squilibri.
La caccia è necessaria alla nostra sopravvivenza. FALSO
Impugnamo i binocoli, non i fucili. Gli animali sono meravigliosi. Meglio un taccuino, una macchina fotografica, l’osservazione rispettosa degli uccelli e degli altri animali.
Per millenni la caccia è stata fonte di sussistenza alimentare. Oggi fatta eccezione per talune popolazioni, non lo è più. La caccia al bisonte era, per gli indiani d’America, parte integrante dello stile di vita. Non rompeva gli equilibri naturali e richiedeva grandissima attenzione e parsimonia nel prelievo degli animali, a fini alimentari e di vestizione. Col tempo queste necessità e questo approccio sono scomparsi, e sono rimaste forme di caccia superflue, consumistiche, inutili e dannose. Oggi la fauna selvatica è “patrimonio indisponibile dello Stato”, quindi un bene della collettività. La cultura è cambiata, la società è cambiata. Perché mai qualcuno dovrebbe privarci di qualcosa che è patrimonio collettivo?
I cacciatori sono capaci di riconoscere con facilità le specie cacciabili di uccelli da quelle protette quando sono in volo. FALSO
Talvolta anche molti scienziati e ornitologi incontrano difficoltà nel riconoscimento delle specie, soprattutto in volo. Se tuttavia è un cacciatore a sbagliare, il danno è ben maggiore, perché le conseguenze sono gli abbattimenti di specie superprotette e non cacciabili, che dunque non dovrebbero assolutamente essere abbattute. A ciò si aggiunga la superficilità con cui talvolta si tengono gli esami di abilitazione e si rilasciano le licenze di caccia.
Lo Stato italiano usa i soldi dei contribuenti per finanziare la caccia. VERO
Le spese sostenute da Stato, Regioni ed enti locali per gestire la caccia provengono dalla fiscalità, cioè dai soldi di tutti. Le tasse che i cacciatori pagano per svolgere la loro attività non sono sufficienti a coprire tutte le spese né tantomeno a curare i danni che la loro stessa attività, con l’abbattimento di milioni di animali o i ripopolamenti scriteriati, ogni anno comporta.
I cacciatori italiani godono di privilegi rispetto ai normali cittadini? VERO
L’articolo 842 del Codice Civile permette ai cacciatori di invadere la proprietà privata senza che il legittimo proprietario possa opporvisi. Se, nel corso della battuta di caccia, un cacciatore si trova a passare su terreni altrui per inseguire l’animale o appostarsi per abbatterlo, può farlo. E ciò in base a una norma vecchia, superata e da rivedere. Non si può privilegiare le esigenze di chi gira con un fucile, a discapito di quelle di chi desidera sicurezza e tranquillità, per sé e per i propri figli.