A Milano Silla 2, di A2A, brucia sempre più rifiuti
senza rispetto delle norme d’impatto ambientali
Il governo ammette e invia ISPRA
18 luglio 2017. Secondo le norme vigenti, per gli impianti di incenerimento di rifiuti non pericolosi con capacità superiore a 100 tonnellate al giorno occorre la procedura di Valutazione di impatto ambientale. E Silla 2 ne brucia ben 12 volte di più! Partendo da questo presupposto, e grazie al lavoro svolto da attivisti e portavoce comunali, regionali ed europei, è stata iniziata una battaglia di trasparenza e legalità per la tutela della salute dei cittadini sottoposti alle emissioni dell’inceneritore Silla 2 a Milano, in area del Parco Agricolo Sud Milano.
Una battaglia che è arrivata in Parlamento ed è stata oggetto di un question time in Commissione ambiente alla Camera da parte del deputato Massimo De Rosa (M5S) per chiedere il motivo per cui questo impianto non fosse mai stato sottoposto a valutazione di impatto ambientale. “Una situazione assurda che mette a rischio la salute dei cittadini, l’ambiente circostante e ci espone a possibili multe europee -spiega il deputato- multe che, non scordatelo, alla fine paghiamo sempre noi! Le autorizzazioni a questo tipo di impianti, date in emergenza, non tutelano i cittadini, ma qui siamo di fronte a qualcosa di più: si persevera nel non volere sottoporre a una valutazione di impatto ambientale una struttura che, è ormai provato, causa diversi problemi in materia di salute alle popolazioni limitrofe e provoca inquinamento non solo dell’aria (per mezzo delle micro e nano polveri) ma anche dei terreni e delle falde circostanti. Come se non bastasse la mancanza di tutela dei cittadini, rischiamo persino di cadere nella solita trappola delle infrazioni europee…
A Milano Silla 2, di A2A, brucia sempre più rifiuti
senza rispetto delle norme d’impatto ambientali
Il governo ammette e invia ISPRA
18 luglio 2017. Secondo le norme vigenti, per gli impianti di incenerimento di rifiuti non pericolosi con capacità superiore a 100 tonnellate al giorno occorre la procedura di Valutazione di impatto ambientale. E Silla 2 ne brucia ben 12 volte di più! Partendo da questo presupposto, e grazie al lavoro svolto da attivisti e portavoce comunali, regionali ed europei, è stata iniziata una battaglia di trasparenza e legalità per la tutela della salute dei cittadini sottoposti alle emissioni dell’inceneritore Silla 2 a Milano, in area del Parco Agricolo Sud Milano.
Una battaglia che è arrivata in Parlamento ed è stata oggetto di un question time in Commissione ambiente alla Camera da parte del deputato Massimo De Rosa (M5S) per chiedere il motivo per cui questo impianto non fosse mai stato sottoposto a valutazione di impatto ambientale. “Una situazione assurda che mette a rischio la salute dei cittadini, l’ambiente circostante e ci espone a possibili multe europee -spiega il deputato- multe che, non scordatelo, alla fine paghiamo sempre noi! Le autorizzazioni a questo tipo di impianti, date in emergenza, non tutelano i cittadini, ma qui siamo di fronte a qualcosa di più: si persevera nel non volere sottoporre a una valutazione di impatto ambientale una struttura che, è ormai provato, causa diversi problemi in materia di salute alle popolazioni limitrofe e provoca inquinamento non solo dell’aria (per mezzo delle micro e nano polveri) ma anche dei terreni e delle falde circostanti. Come se non bastasse la mancanza di tutela dei cittadini, rischiamo persino di cadere nella solita trappola delle infrazioni europee, che ci richiamano all’ordine su norme basilari puntualmente disattese dall’Italia”.
Autorizzazioni concesse senza VIA e il rischio di infrazione europea
Grazie all’interrogazione di De Rosa, è stato fatto un passo avanti: la correttezza delle richieste ha portato il ministero dell’Ambiente, pur senza criticare apertamente le azioni compiute dalla giunta regionale, ad ammettere implicitamente che sono mancati i controlli adeguati e che quindi darà mandato a ISPRA (anche se in questi giorni circola la voce che questo importante Ente tecnico governativo potrebbe essere chiuso!), nell’ambito del sistema delle agenzie, di svolgere una valutazione sullo stato ambientale nel contesto territoriale dell’impianto.
L’inceneritore Silla 2, stando al gestore: “è stato autorizzato con procedure di emergenza e in sede AIA(*) è stato prodotto uno studio di impatto ambientale come indicato dalla Regione: (http://www.a2aambiente.eu)”.
Risulta evidente che manca a monte e nel prosieguo, una valutazione d’impatto ambientale (VIA) dell’installazione nonché la produzione di uno studio di impatto ambientale persino in sede di rinnovo dell’AIA nel 2006 (lo studio è del 2005, peraltro mai aggiornato). Perché i commissari di Governo pro tempore, nelle more dell’emergenza rifiuti, e nemmeno la Regione Lombardia hanno ravvisato la necessità di una VIA, anche cessato il periodo di emergenza? A maggior ragione, alla luce degli interventi di manutenzione straordinaria compiuti e da compiere sull’inceneritore destinati ad aumentarne la capacità termica con inevitabili impatti sulle matrici ambientali.
Un po’ di storia dell’inceneritore Silla 2
Nel 2001 l’inceneritore era autorizzato per 900 t/giorno di rifiuti urbani, nel 2004 la Regione ha autorizzato un aumento fino a 1450 t/giorno senza giudicare l’impianto assoggettabile a VIA e dopo la richiesta di AMSA per la messa a regime della piena potenzialità dell’impianto. La non assoggettabilità a VIA per assurdo è stata valutata basandosi sugli atti regionali contenuti nella documentazione che compone lo studio di impatto ambientale presentato da AMSA stessa per la realizzazione dell’impianto. Nel 2015 è quindi stato approvata una integrazione dell’autorizzazione abilitando l’impianto a una potenza di 184,6 MW e 1233 t/giorno di rifiuti con prescrizioni tecniche di adeguamento dell’impianto. Nel 2013 infine regione Lombardia ha autorizzato lo svolgimento dei lavori straordinari di manutenzione presso l’inceneritore Silla 2 per accrescere la sua potenza termica nominale complessiva a 212,6 Megawatt, lavori non ritenuti modifiche sostanziali e quindi senza necessità di assoggettare l’impianto alla VIA.
E speriamo che ISPRA arrivi presto per sanare una situazione che mette a rischio la salute pubblica.
(*) Si tratta dell’autorizzazione integrata ambientale (AIA) ed è l’autorizzazione di cui necessitano alcune aziende per uniformarsi ai principi di integrated pollution prevention and control (IPPC) dettati dall’Unione Europea a partire dal 1996. Da allora il quadro normativo di riferimento per le AIA è comune in tutta Europa: venne inizialmente istituito con la Direttiva 96/61/CE, riscritto dalla Direttiva 2008/1/CE e poi confluito nella Direttiva emissioni industriali (IED, Dir. 2010/75/UE). La Direttiva IPPC n. 96/61/CE fissò entro entro il 2007 termine d’adeguamento oltre il quale determinate tipologie di installazioni produttive non possono più operare senza un’AIA; le attività produttive che devono sottostare a queste procedure d’autorizzazione sono quelle più rilevanti per l’ambiente. La disciplina IPPC-IED inoltre per le AIA prevede l’obbligo d’informazione e partecipazione dei cittadini e l’approccio di collaborazione tra amministrazioni e gestori impianti per conseguire un miglioramento continuo delle performance ambientali. Le AIA sono collegate a diverse altre procedure d’autorizzazione, previste dalle norme europee e nazionali; in particolare le AIA sono connesse alle Valutazioni di impatto ambientale (VIA) e alle Autorizzazioni Uniche Ambientali (AUA, che incorporano in un unico atto diverse autorizzazioni ambientali applicate a tutte le categorie di imprese ed impianti non soggetti ad AIA o VIA).