Nella filiera del buon cibo sostenibile
vincono Francia, Germania e Giappone
Italia sesta per l’agricoltura con minori emissioni

Sul podio dei Paesi in cui il cibo è il “più buono del mondo” vi sono Francia, Giappone e Canada. Un riconoscimento non relativo al semplice gusto, ma perché sono risultati -tra i 25 Paesi analizzati, rappresentanti oltre i 2/3 della popolazione mondiale e l’87% del PIL globale- i più virtuosi nel produrre, distribuire e consumare il cibo. Sono i Paesi cioè dove l’agricoltura è più sostenibile, si spreca meno il cibo (e si adottano politiche innovative per combattere lo spreco) e si mangia in modo più equilibrato, senza eccessi e carenze, attenti alla propria salute e a quella del pianeta. La Francia guadagna il primo posto soprattutto per le sue innovative politiche contro lo spreco e per l’approccio equilibrato all’alimentazione. Giappone e Canada si collocano al secondo e terzo posto, grazie alle loro politiche in tema di agricoltura sostenibile e nella diffusione di regimi alimentari corretti ed equilibrati. E l’Italia? È sesta come miglior Paese UE per emissioni di gas serra in agricoltura…

Nella filiera del buon cibo sostenibile
vincono Francia, Germania e Giappone
Italia sesta per l’agricoltura con minori emissioni

Sul podio dei Paesi in cui il cibo è il “più buono del mondo” vi sono Francia, Giappone e Canada. Un riconoscimento non relativo al semplice gusto, ma perché sono risultati -tra i 25 Paesi analizzati, rappresentanti oltre i 2/3 della popolazione mondiale e l’87% del PIL globale- i più virtuosi nel produrre, distribuire e consumare il cibo. Sono i Paesi cioè dove l’agricoltura è più sostenibile, si spreca meno il cibo (e si adottano politiche innovative per combattere lo spreco) e si mangia in modo più equilibrato, senza eccessi e carenze, attenti alla propria salute e a quella del pianeta. La Francia guadagna il primo posto soprattutto per le sue innovative politiche contro lo spreco e per l’approccio equilibrato all’alimentazione. Giappone e Canada si collocano al secondo e terzo posto, grazie alle loro politiche in tema di agricoltura sostenibile e nella diffusione di regimi alimentari corretti ed equilibrati. E l’Italia? È sesta come miglior Paese UE per emissioni di gas serra in agricoltura -è tra i primi 10 Paesi per agricoltura sostenibile- con ottime performance per la diversificazione nel settore agricolo e la gestione dei consumi idrici. È il Paese europeo che segna la migliore performance per emissioni di gas serra in agricoltura. Inoltre, l’Italia è indicata tra i Paesi che stanno facendo di più per contrastare lo spreco di cibo, come dimostra anche la legge promulgata lo scorso agosto (insieme alla Francia, l’Italia è uno dei pochi Paesi ad avere una legge che affronta questo problema).
Il giudizio è stato emesso dall’Economist Intelligence Unit, con la Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition (BCFN) al Forum Internazionale su Alimentazione e Nutrizione, con anche la presentazione del Food Sustainability Index, svoltosi lo scorso dicembre alla Bocconi di Milano.

Paesi che adottano soluzioni più innovative per contrastare lo spreco di cibo

Il primato della Francia sullo spreco di cibo è stato raggiunto grazie a un approccio olistico basato sull’educazione alimentare e su nuove pratiche commerciali. Un’idea semplice, ma innovativa utile agli altri Paesi che vogliono arginare il problema dello spreco alimentare.
In questo scenario anche l’Italia si classifica nella top ten per gli incentivi alle aziende e ai produttori che donano cibo ai più bisognosi. Ma è evidente che non tutto va ancora per il verso giusto. Infatti, stando ai dati dell’ultimo rapporto del Censis, il totale delle eccedenze alimentari in Italia nel 2015 è stato pari a 5,6 milioni di tonnellate: di queste oggi se ne recuperano solo il 10%. Il restante 90% finisce nella spazzatura ed è pari a 5,1 milioni di tonnellate per un valore economico di 12,6 miliardi di euro. Sorpresa: di tutto lo spreco alimentare, la fetta più grande è quello domestico, pari al 47% del totale gettando in pattumiera anche 6,8 miliardi di euro (ogni famiglia spreca circa 50 kg all’anno).
Secondo il WWF, un terzo dell’intera produzione alimentare viene sprecato (1,3 miliardi di tonnellate vanno a male in azienda, si perdono, diventano immangiabili durante la distribuzione, o vengono gettati via nei negozi alimentari al dettaglio, ristoranti e cucine). Si tratta di circa quattro volte la quantità di cibo necessaria a sfamare le quasi 800 milioni di persone sul pianeta che sono denutrite.
I Paesi sviluppati producono grandissima quantità di rifiuti, soprattutto in virtù del fatto che il cibo è relativamente meno costoso. Gli Stati Uniti gettano via ogni anno circa 46 milioni di tonnellate di cibo, con una media di circa il 40% rappresentato da rifiuti domestici. L’Europa si classifica leggermente meglio: secondo i dati FAO, il cibo sprecato nel nostro continente potrebbe sfamare circa 200 milioni di persone. Ma lo spreco di cibo è un problema anche nei Paesi in via di sviluppo: nei Paesi a basso e medio reddito, il cibo rappresenta la percentuale maggiore della spesa, ma in questo caso, gli sprechi alimentari sono minori. I paesi dove si spreca più cibo sono Arabia Saudita (427 kg per persona l’anno), Indonesia (300 kg), Stati Uniti (277 kg) e Emirati Arabi (169 kg).

 

Meno positiva la performance sugli aspetti nutrizionali

In estrema sintesi, secondo la ricerca, mangiamo troppo: siamo il terzo Paese per ipernutrizione e al secondo posto per sovrappeso e obesità nella fascia di età tra i 2 e i 18 anni. Ci salva, però, la consapevolezza – ampiamente diffusa nella popolazione – di quanto sia importante seguire una dieta equilibrata e salutare, come la dieta Mediterranea. Eppure, proprio quando il resto del mondo celebra questa dieta come la migliore del pianeta, i dati mostrano che i nostri connazionali la stanno abbandonando, soprattutto le generazioni più giovani.
In fondo alla classifica, India, Arabia Saudita ed Egitto, che si trovano ad affrontare la doppia sfida dell’obesità e della malnutrizione. E che ancora sono indietro nell’uso sostenibile delle risorse (acqua, soprattutto) e nella riduzione degli sprechi di cibo nella fase della produzione agricola. L’India si colloca all’ultimo posto sia per la gestione non sostenibile delle risorse idriche, sia per l’inadeguatezza della dieta alimentare: è il Paese con la più alta percentuale di denutrizione nei bambini sotto i 5 anni. L’Arabia Saudita e l’Egitto sono invece rispettivamente al 24mo e 23mo posto della classifica globale, soprattutto in ragione dell’eccessivo spreco di cibo e delle elevate percentuali di obesità.

I Paesi top per sviluppo e promozione dell’agricoltura sostenibile

Si stima che la popolazione mondiale crescerà fino a 8,1 miliardi di persone nel 2025, e che il 95% della crescita avverrà principalmente nei Paesi in via di sviluppo. Dall’altra parte, il nostro pianeta sta diventando sempre più povero di terre coltivabili: soddisfare il bisogno alimentare mondiale significa, contestualmente, ridurre gli sprechi, sviluppare tecniche e tipologie di produzione ancora più sostenibili, migliorare l’efficienza del sistema alimentare e fare delle scelte ponderate e attente sull’uso della terra.
Secondo il Food Sustainability Index, i tre Paesi che stanno operando meglio in questa direzione sono Germania, Canada e Giappone. La Germania si aggiudica il primo posto per l’agricoltura sostenibile, per gli ottimi risultati ottenuti nella gestione delle risorse idriche e per l’utilizzo relativamente basso di pesticidi e fertilizzanti. Il Canada si posiziona al secondo posto grazie agli alti punteggi ottenuti per la qualità dei sussidi, la diversificazione della produzione agricola e l’alta produttività.
Dall’altra parte, ai gradini più bassi della classifica, troviamo India, Emirati Arabi ed Egitto. Per gli Emirati Arabi hanno pesato la scarsità idrica, la poca biodiversità e un pesante impatto ambientale dell’agricoltura sul suolo. Per l’India, invece, le più grandi sfide includeranno un’ottimizzazione nella gestione dell’acqua e una soluzione all’impatto negativo dell’agricoltura nelle risorse idriche.

Sfida nutrizionale: Francia, Giappone e Corea del Sud sul tetto del mondo

Oggi 795 milioni di persone nel mondo sono sottonutrite, mentre sono più di 2,1 miliardi le persone obese o in sovrappeso, e i numeri continuano a crescere. Il mondo ha oggi davanti due grandi sfide nutrizionali: risolvere il problema della fame nel mondo e della malnutrizione e – nel contempo – arginare la crescita di obesità e sovrappeso. Entrambi questi fattori comportano conseguenze a lungo termine come maggiori costi per il servizio sanitario, ma anche mortalità, aspettative di vita e della produttività economica.
Sono Francia, Giappone e Corea del Sud i Paesi che nello studio Food Sustainability Index si piazzano ai primi posti per la qualità dell’alimentazione. In particolare, la Francia deve il suo primato alle politiche che incentivano l’adozione di diete salutari, con iniziative dedicate come la tassazione delle bevande zuccherate.
Di contro, i Paesi che dovranno affrontare le maggiori sfide in campo alimentare sono India, Nigeria e Sudafrica. L’India si posiziona all’ultimo posto della classifica soprattutto a causa del regime alimentare insufficiente della sua popolazione, con altissimi livelli di persone malnutrite, mentre il Sudafrica registra un aumento del consumo di cibo spazzatura (alimenti ricchi di sale, zuccheri semplici e grassi, ma poveri dal punto di vista nutrizionale di vitamine, fibra, proteine).
Ma se da una parte i Paesi più poveri lottano contro la fame e la malnutrizione, dall’altra obesità e sovrappeso crescono nei Paesi ricchi. A livello mondiale, infatti, il numero di persone in sovrappeso è triplicato dal 1965. In particolare, si registra un incremento dal 3,2% al 10,8% per gli uomini e dal 6,4% al 14,9% per le donne. Uno scenario che rischia di riprodursi anche nei Paesi in via di sviluppo che stanno attraversando quella che viene definita “obesità prematura”: qui il sovrappeso in bambini e adolescenti è passato rispettivamente dall’8,1% al 12,9% nei ragazzi e dall’8,4% al 13,4% nelle ragazze. I tassi di obesità, infatti, stanno crescendo sempre di più nei Paesi in via di sviluppo, soprattutto tra i più piccoli, anche se in realtà si continua a soffrire la fame. È qui che i due fenomeni -obesità e malnutrizione- si fronteggiano, con un sostanziale aumento di malattie legate all’obesità come il diabete di Tipo 2, ictus e cancro.
Emirati Arabi sono oggi al top per sovrappeso e obesità, seguiti da Arabia Saudita e Stati Uniti. Negli Emirati Arabi il 74% della popolazione è obesa o sovrappeso (BMI superiore a 25), seguiti in questa classifica della ipernutrizione dall’Arabia Saudita (69,6%) e dagli Stati Uniti (67,3%).
Tra gli altri trend, l’FSI evidenzia alti livelli di carenza di micronutrienti nei Paesi a medio e alto reddito. Turchia, Messico, Argentina, Russia e Brasile sono negli ultimi otto posti per carenza di micronutrienti, classificandosi addirittura sotto Paesi con redditi più bassi (come per esempio il Sud Africa, la Cina, l’Indonesia e la Colombia). Anche Italia, Australia e Germania si classificano a livelli più bassi rispetto ai Paesi poveri per carenza di iodio. La carenza di micronutrienti è peraltro un problema oggi sottostimato, ma in realtà sta causando una serie di condizioni come l’anemia, l’arresto della crescita e la cecità notturna.

I conflitti del buon cibo

“Tra le cause scatenanti di una situazione globale complessa che si confronta con conflitti, migrazioni, crisi economica e cambiamenti climatici, i paradossi che tutt’ora affliggono il sistema alimentare occupano un posto di primo piano -ha commentato Luca Virginio, vice presidente della Fondazione Barilla-. Purtroppo siamo ancora troppo pochi a saperlo e a capirne le implicazioni. Dietro i messaggi che sono lo slogan del Forum ‘mangiare meglio, mangiare meno, mangiare tutti’, c’è un significato profondo: se io mangio meglio e se mangio meno faccio del bene non solo a me stesso, ma anche al mio pianeta e alle persone che ci vivono. E contribuisco, nel mio piccolo, a favorire una distribuzione più equa del cibo”.
Ma tra i nostri lettori probabilmente sono pochi coloro che sprecano il cibo: vanno ai mercatini dei contadini, comprano biologico e… sono coscienti che la sostenibilità del pianeta passa anche dalla scelta del cibo.

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