La Lombardia ha una Banca della Terra
spetta ai comuni segnalare i terreni incolti
da assegnare a giovani agricoltori
Alla ricerca di campi non coltivati per favorirne il recupero, incentivare l’agricoltura e anche il ricambio generazionale. Con questo obiettivo Regione Lombardia ha istituito una “banca dati della terra” aggiornata costantemente online, per consentire a tutti di monitorare la disponibilità e l’offerta di terreni agricoli di proprietà pubblica e privata. Così annunciava la Regione subito dopo l’approvazione della legge n. 30 del 2014 Ora, a due anni di distanza, si avvicina l’importante scadenza che i singoli comuni devono affrontare: entro il 28 febbraio 2017 devono presentare un inventario completo e aggiornato dell’offerta dei terreni incolti di proprietà pubblica e privata disponibili nel proprio territorio, per favorire il ricambio generazionale affidando ai giovani le terre demaniali abbandonate. L’inventario, con l’offerta dei terreni, è consultabile sul web attraverso il Siarl (Sistema Informativo Agricolo Regione Lombardia), periodicamente aggiornato: al momento l’unico comune che risulta avere effettuato il censimento è quello di Varedo (MB), che segnala due terreni con le peculiarità richieste, per un totale di 15.400 mq. È poco più di un orto, ma per avviare un’attività agricola di nicchia a km zero può bastare.
Entrando nel dettaglio, la legge considera abbandonati o incolti…
La Lombardia ha una Banca della Terra
spetta ai comuni segnalare i terreni incolti
da assegnare a giovani agricoltori
Alla ricerca di campi non coltivati per favorirne il recupero, incentivare l’agricoltura e anche il ricambio generazionale. Con questo obiettivo Regione Lombardia ha istituito una “banca dati della terra” aggiornata costantemente online, per consentire a tutti di monitorare la disponibilità e l’offerta di terreni agricoli di proprietà pubblica e privata. Ora, a due anni di distanza dall’approvazione della legge n. 30 del 2014, si avvicina l’importante scadenza che i singoli comuni devono affrontare: entro il 28 febbraio 2017 devono presentare un inventario completo e aggiornato dell’offerta dei terreni incolti di proprietà pubblica e privata disponibili nel proprio territorio, per favorire il ricambio generazionale affidando ai giovani le terre demaniali abbandonate. L’inventario, con l’offerta dei terreni, è consultabile sul web attraverso il Siarl (Sistema Informativo Agricolo Regione Lombardia), periodicamente aggiornato: al momento l’unico comune che risulta avere effettuato il censimento è quello di Varedo (MB), che segnala due terreni con le peculiarità richieste, per un totale di 15.400 mq. È poco più di un orto, ma per avviare un’attività agricola di nicchia a km zero può bastare.
Entrando nel dettaglio, la legge considera abbandonati o incolti:
– i terreni agricoli che non siano stati destinati a uso produttivo da almeno due anni, a esclusione dei terreni oggetto di impegni derivanti dalla normativa europea e di quelli espressamente indicati dalla normativa vigente;
– i terreni già destinati a colture agrarie e a pascolo in cui si sono insediate formazioni arbustive e arboree spontanee.
Un’opportunità da non perdere
Secondo le associazioni degli agricoltori, su tutto il territorio italiano esisterebbero 140mila ettari di terra incolta che darebbe lavoro a 10mila agricoltori. L’iniziativa ha quindi una valenza strategica: cerca infatti di rafforzare le opportunità occupazionali e di reddito delle aree rurali, promuovendo contemporaneamente la salvaguardia della biodiversità e la tutela del paesaggio, prevenire dissesti idrogeologici e difendere le zone e le popolazioni di montagna e non dalle calamità naturali.
La Regione Lombardia, una volta completata la segnalazione delle aree, provvederà all’assegnazione temporanea dei beni inseriti nella Banca della Terra. E assegnerà dei fondi europei (Psr 2014-2020) per favorire l’ingresso di nuovi giovani nelle campagne. I Comuni che non avranno effetto il censimento dei loro terreni, saranno esclusi temporaneamente da ogni trasferimento, bando o finanziamento regionale.
Dunque ora tocca ai comuni muoversi: e per i 61 del Parco Agricolo Sud Milano può essere un’opportunità per mettere a frutto aree incolte mal utilizzate e nel contempo dare la possibilità di offrire lavoro ai giovani che hanno intenzione di dedicarsi all’agricoltura e potrebbero coltivare questi terreni, anche se non provengono da famiglie di agricoltori o non hanno terreni di proprietà.
5 dicembre 2016