San Donato Milanese
Comune sito nel sud-est di Milano, conta 32.557 abitanti (censiti al 31.5.2016) distribuiti tra il nucleo urbano principale e le frazioni di Poasco, Bolgiano e Metanopoli. San Donato Milanese ha un’estensione territoriale di 12,55 kmq, di cui 5,81 afferenti al Parco Agricolo Sud Milano. Il nucleo principale del paese si sviluppa, al pari del confinante comune di San Giuliano Milanese, attorno all’importante arteria stradale della via Emilia.
L’amministrazione comunale è retta da una giunta di centro-sinistra, che ha nel PD il partito di maggioranza e in Andrea Checchi il sindaco, rieletto al suo secondo mandato nel maggio 2017.
protocollo@cert.comune.sandonatomilanese.mi.it
www.comune.sandonatomilanese.mi.it
Da vedere
Pieve di San Donato
Edificata nel 1600, l’attuale Pieve di San Donato sorge sui resti di un’antica pieve longobarda, attestata per la prima volta nel X secolo e successivamente (nel XIII secolo) descritta anche dal sacerdote e scrittore Goffredo da Bussero. Nel XV secolo la canonica di San Donato Milanese disponeva di un prevosto e di sette canonici, che le sette chiese parrocchiali sottoposte al suo governo. Ai canonicati, poi, nel XVI si aggiunsero anche le rettorie di Santa Maria di Poasco e di Zelo, oltre al clericato di San Siro di Triulzo. Sostanziali mutamenti non ve ne furono sino al XX secolo, quando i confini delle pievi dovettero sopportare alcuni cambiamenti, che portarono infine la Pieve di San Donato a divenire sede di un decanato.
Oggi, in piazza della Pieve, si trovano la nuova chiesa, inaugurata nel maggio del 1980, l’oratorio, il centro parrocchiale e il relativo salone.
Chiesa di Santa Barbara
È la chiesa situata al centro di Metanopoli, cittadella costruita per volere di Enrico Mattei, fondatore dell’ENI. Progettata dall’architetto aziendale Marco Bacciocchi, fu edificata nel 1954 e, a fronte della continua crescita demografica di Metanopoli, nel 1963 le fu riconosciuto il titolo di parrocchia. Intitolata a Santa Barbara, patrona delle attività minerarie, si rifà a schemi progettuali tradizionali, reinterpretati però in chiave moderna. La facciata, a capanna, si presenta con un forte cromatismo che richiama le cattedrali toscane; alla base si apre un portico, che ripara i tre portali d’ingresso, di cui quello centrale fu disegnato dai fratelli Arnaldo e Giò Pomodoro. L’interno è a navata unica, con un transetto di larghezza limitata, ed è ornato da un grande numero di opere d’arte, quali i pannelli che decorano il soffitto, realizzati da Andrea Cascella, e il mosaico che chiude il presbiterio (opera di Fiorenzo Tomea).
Metanopoli
Fu lo stesso Enrico Mattei a ideare cittadella (edificata su un’area di 80.000 mq): non voleva essere solo un centro direzionale, ma una realtà viva, nell’ottica di una razionale connessione tra gli edifici adibiti a terziario e il quartiere residenziale.
Il quartiere fu concepito con criteri urbanistici d’avanguardia, in un’area strategica per la Snam, la Società Nazionale Metanodotti (allora in orbita ENI), con ampi spazi agricoli liberi alle porte di Milano e lungo l’asse dei metanodotti che univano i pozzi di Caviaga agli stabilimenti Falck di Sesto San Giovanni. Dal 1954 al 1958 la cosiddetta cittadella del gas non si arricchì solo di strutture industriali, ma anche di edifici per i residenti del quartiere, come il campo sportivo e la chiesa di Santa Barbara, entrambi a firma di Mario Bacciocchi. Negli stessi anni ebbe così un forte impulso l’edilizia residenziale per i dipendenti.
Con la morte di Mattei, avvenuta nel 1962, iniziò una seconda fase per il quartiere, più legata ai rapporti con la vicina San Donato Milanese. Di questi anni è significativa la chiesa di Sant’Enrico (1963), in via Morandi, realizzata in ricordo di Mattei su progetto dell’architetto Ignazio Gardella. Dopo la definizione del piano regolatore di San Donato Milanese, nell’area di Metanopoli sorsero altri tre grandi edifici aziendali: il Terzo palazzo uffici, rossa sede della Snamprogetti (1971-73, su progetto di Marco Albini, Franco Albini, Franca Helg, Antonio Piva, detto il Cremlino); il Quarto palazzo uffici (1982-’84, su progetto di Bacigalupo e Ratti, detto Palazzo del Vescovo), austero edifico quadrato a corte interna; il Quinto palazzo Uffici (1988-91, su progetto di Roberto Gabetti e Aimaro Isola). Quest’ultimo, noto per la sua articolata struttura ad anfiteatro e caratterizzato dalla presenza di giardini verticali, fu il felice risultato di un concorso di idee promosso dall’azienda nel 1985.
A partire dagli anni Novanta, Metanopoli è stata interessata da progetti di nuove integrazioni urbane, in coerenza con i più avanzati criteri di efficienza energetica e con una particolare attenzione alla vivibilità.
Connessa alla metropolitana M3 di Milano e a ridosso dell’autostrada del Sole e della via Emilia, Metanopoli è una delle più importanti porte d’ingresso di Milano e rappresenta ancora oggi la fervida testimonianza di una realtà urbana in movimento, concepita secondo criteri di sostenibilità ambientale ed efficienza, sul modello delle grandi città industriali statunitensi.
Chiesa di Santa Maria Assunta
Situata nella frazione di Poasco, di cui è ancora oggi la parrocchia di riferimento, ha origini incerte. Secondo una tradizione tramandata oralmente, sarebbe stata costruita dai monaci cistercensi di Chiaravalle, proprietari dei terreni circostanti, ma non esistono prove che documentino questa tesi. Sembrerebbe più fondata, invece, l’ipotesi che si tratti di una delle tante chiese costruite nelle campagne della bassa padana intorno al VII-VIII secolo, ad opera di ricchi proprietari terrieri, probabilmente ex soldati aretini, convertiti al cristianesimo, che desideravano essere seppelliti in una tomba di famiglia. La presenza di questi soldati di Arezzo nelle campagne circostanti S. Donato e, quindi, Poasco risale al periodo delle occupazioni longobarde, quando furono assoldati da Grimoaldo, duca di Benevento, chiamato in aiuto da Gotoperto per scalzare l’autorità del fratello Bertando a Milano. Il duca di Benevento, dopo aver concluso vittoriosamente le proprie campagne, seppe sfruttare a proprio favore le vittorie riportate e, ucciso Gotoperto, si proclamò re del regno longobardo.
Grimoaldo trattenne presso di sé i militi aretini e cedette loro in premio alcuni terreni nella zona del Lambro e di S. Donato. Convertitosi al cristianesimo, Gotoperto cambiò la sua politica aspramente anticattolica. I suoi soldati iniziarono così a costruire, nelle terre loro concesse (solitamente in prossimità di un cimitero), piccole chiese perlopiù dedicate a santi protettori dei guerrieri longobardi.
Edificata con ogni probabilità nel VII secolo, la chiesa venne praticamente rifatta verso il 1450, assumendo la singolare planimetria a elle attestata dalle piante cinquecentesche. Benché mascherata all’esterno da sovrapposte strutture nello stesso stile quasi squallido che caratterizza le opere edilizie frettolosamente compiute dopo la terribile peste del 1630, il suo interno, risalente alla seconda metà del XV secolo, presenta interessanti aspetti architettonici. Si tratta di un quadrato centrale con volta a crociera a cordonature tonde poggianti, ai quattro lati, su mensoloni a fiorami. Predomina l’arco acuto, mentre i quattro archivolti si addossano su sporgenze di poco conto. Circa tre secoli fa, però, uno dei bracci fu allungato e la chiesa allargata sul lato dov’era originariamente l’ingresso del cimitero della comunità.
Al suo interno vi sono opere d’indubbio interesse artistico, tra cui il dipinto oggi alla parete destra dell’ingresso, sopra il confessionale: risalente all’età di Federico Borromeo, rappresenta il commiato di Gesù dalla Vergine Maria.
Nell’Ottocento la chiesa subì altri notevoli interventi: la pala di San Lorenzo (attualmente conservata nell’archivio della casa parrocchiale) e quella dell’Orazione nel Getsemani (sopra il Fonte Battesimale), sono esempi di un accademismo tardo neo-classico e di spunti eclettici, a testimonianza di una vitalità artistica inesausta che ha caratterizzato questa chiesa nel corso dei secoli.
Cascina Roma
Situata alle spalle della vecchia pieve di San Donato e di fronte alla chiesa nuova, si presenta con la facciata settentrionale rivolta verso piazza delle Arti, che si apre su via Martiri di Cefalonia. L’edificio odierno era la parte principale di un complesso tipico delle grandi cascine lombarde dell’Ottocento, formato da vari corpi, oggi scomparsi, e destinati alle attività agricole: stalle, scuderie, fienili, botteghe e abitazioni dei contadini e dei braccianti.
L’edificio, già ampiamente nominato nelle cronache della battaglia di Marignano (l’antica Melegnano) deve il suo nome alla nobile famiglia Orsini di Roma, che a seguito di complicati passaggi, lo ereditò nel XVII secolo dai Rasini. Durante i due secoli successivi passerà quindi ai Falcò e ai Brivio.
Non si conosce la data esatta della costruzione, ma gli storici la fanno risalire al periodo visconteo. L’impianto architettonico del complesso e la sua posizione alle spalle della chiesa lasciano ipotizzare che, in origine, facesse parte di un monastero, precursore o contemporaneo dei più famosi Chiaravalle e Viboldone.
Fino al dopoguerra Cascina Roma fu un’importante azienda agricola, condotta dalla famiglia Castelnuovo. È spesso citata nelle cronache degli anni ’30 perché più volte vincitrice dei premi che il Governo riconosceva alle unità agricole più produttive.
In anni più recenti fu oggetto di un importante intervento di restauro, ad opera dell’architetto Carlo Baccalini. Utilizzando tutti i materiali recuperati dalle parti crollate (l’edificio era infatti in condizioni di estremo degrado), si è resa visibile la struttura originaria, senza tuttavia occultare la storia delle trasformazioni subite in cinquecento anni. Sulle scale è stato messo in evidenza l’antico corrimano in cotto, di epoca antecedente all’ultima ristrutturazione, alla quale appartengono i camini e le decorazioni delle volte e dei controsoffitti. Le parti rinnovate non imitano l’antico, ma si accostano e si integrano perfettamente a quelle originali.
Oggi Cascina Roma è il centro delle arti e della cultura sandonatese. Qui si tengono mostre, concerti, convegni e dibattiti. Negli ampi ed eleganti spazi di cui dispone hanno attualmente sede l’emeroteca (al piano terra) e un punto pubblico d’accesso alla rete civica cittadina RecSando, la sala per i matrimoni civili, la sala conferenze e uno spazio espositivo dedicato agli artisti locali e alle mostre fotografiche. Al primo piano, oltre agli spazi destinati per l’allestimento di mostre e iniziative culturali, si trova la galleria d’arte contemporanea, dove sono esposte trenta opere di pittori e scultori, acquistate dall’amministrazione comunale o donate da artisti e dai loro eredi. Al secondo piano, infine, è stata ricavata la sala concerti, utilizzata anche in occasione di conferenze e dibattiti, dove si svolgono gli eventi della stagione musicale sandonatese e ci si ritrova per parlare di letteratura e poesia.
La biodiversità in città
Nel Comune di San Donato Milanese (Mi), nel Parco Agricolo Sud Milano, sulle sponde del fiume Lambro si può ammirare l’Oasi Levadina, gestita dal WWF.
All’interno dell’area – circa 12 ettari – sono state piantumate essenze vegetali autoctone e posate alcune bacheche didattiche con pannelli illustrativi degli ambienti umidi e altri ausili utili alla fruizione.La Levadina in passato è stata oggetto anche di un altro intervento di rinaturalizzazione realizzato in loco dall’allora Provincia di Milano, Parco Agricolo Sud e Ricoh Italia, che ha provveduto all’acquisto e alla posa di ottomila nuovi alberi.
Feste
• La festa patronale si celebra la terza domenica di settembre. Il programma degli eventi si articola solitamente tra sabato e domenica, con manifestazioni di carattere religioso, come la messa solenne nella chiesa di San Donato Martire e la processione per le vie del paese insieme a una serie d’iniziative ludiche e d’intrattenimento, che vedono coinvolte le varie associazioni attive sul territorio.
• Il secondo fine settimana di ottobre si tiene la festa patronale di Poasco (Santa Maria dell’Assunta) e Sorigherio. Cuore della festa è, ovviamente, la frazione Poasco, che viene animata da stand gastronomici allestiti per le vie del paese, oltre che da concerti e altri spettacoli d’intrattenimento. Nella giornata di domenica si concentrano le celebrazioni religiose.