Con la fase 2 della legge ‘ammazzasuoli’
la Regione Lombardia cementificherà
aree verdi al ritmo di 80 mq al minuto
L’ostinata perseveranza della politica di favorire i soliti pochi, a discapito dell’interesse della collettività è dura a morire, anzi. Infatti, dopo la fase 1, conclusasi nel dicembre 2014 con la legge 31/2014 che avrebbe dovuto perseguire la diminuzione di consumo di suolo, lo scorso 10 marzo, in Regione Lombardia, è iniziata la fase 2 di questa legge, ribattezzata dagli ambientalisti ammazzasuoli. L’obiettivo di questa fase è di definire l’adeguamento del Piano Territoriale Regionale (PTR) che propone le ‘soglie’ di riduzione del consumo: in realtà al Pirellone si è svolto il forum di VAS (Valutazione ambientale Strategica*) più farsesco cui si sia mai assistito. “Ormai -dichiara Legambiente- per la Regione Lombardia la ‘partecipazione’ ai procedimenti di VAS è diventata solo un’occasione di retorica, in cui il pubblico si deve sorbire una vagonata di inutili interventi istituzionali, che non affrontano i profili di sostenibilità delle scelte pianificatorie, senza di fatto avere facoltà di intervento”.
“In realtà -aggiunge l’associazione ambientalista- la legge puntava a garantire le previsioni di nuovi interventi dei PGT (Piano di governo del territorio) per due anni e mezzo. Sempre la stessa legge prevedeva che entro un anno (quindi entro il 1° dicembre 2015), la Regione avrebbe dovuto approvare le modalità di calcolo e gli indici massimi di consumo di suolo. Sono passati più di 15 mesi e siamo solo alla proposta iniziale: se tutto va bene ci sarà il ritardo di almeno un anno nella decisione regionale e con contenuti non certo condivisibili”.
Entro il 2025 la regione concede di cementificare 37.210 ettari di suoli agricoli, pari a 80 mq cancellati al minuto: è questa la proiezione che…
Con la fase 2 della legge ‘ammazzasuoli’
la Regione Lombardia cementificherà
aree verdi al ritmo di 80 mq al minuto
L’ostinata perseveranza della politica di favorire i soliti pochi, a discapito dell’interesse della collettività è dura a morire, anzi. Infatti, dopo la fase 1, conclusasi nel dicembre 2014 con la legge 31/2014 che avrebbe dovuto perseguire la diminuzione di consumo di suolo, lo scorso 10 marzo, in Regione Lombardia, è iniziata la fase 2 di questa legge, ribattezzata dagli ambientalisti ammazzasuoli.
L’obiettivo di questa fase è di definire l’adeguamento del Piano Territoriale Regionale (PTR) che propone le ‘soglie’ di riduzione del consumo: in realtà al Pirellone si è svolto il forum di VAS (Valutazione ambientale Strategica*) più farsesco cui si sia mai assistito. “Ormai -dichiara Legambiente- per la Regione Lombardia la ‘partecipazione’ ai procedimenti di VAS è diventata solo un’occasione di retorica, in cui il pubblico si deve sorbire una vagonata di inutili interventi istituzionali, che non affrontano i profili di sostenibilità delle scelte pianificatorie, senza di fatto avere facoltà di intervento”.
“In realtà -aggiunge l’associazione ambientalista- la legge puntava a garantire le previsioni di nuovi interventi dei PGT (Piano di governo del territorio) per due anni e mezzo. Sempre la stessa legge prevedeva che entro un anno (quindi entro il 1° dicembre 2015), la Regione avrebbe dovuto approvare le modalità di calcolo e gli indici massimi di consumo di suolo. Sono passati più di 15 mesi e siamo solo alla proposta iniziale: se tutto va bene ci sarà il ritardo di almeno un anno nella decisione regionale e con contenuti non certo condivisibili”.
Entro il 2025 la regione concede di cementificare 37.210 ettari di suoli agricoli, pari a 80 mq cancellati al minuto: è questa la proiezione che Legambiente calcola a partire dai dati illustrati alla conferenza di VAS per tradurre in indirizzi vincolanti la contestata ‘ammazzasuoli’. Indirizzi che poi dovranno progressivamente essere trascritti nei piani territoriali della Città metropolitana e delle Province e, da queste, ai Piani comunali di governo del territorio.
Il consumo di suolo in Lombardia sarà pianificato
Su quali basi poggiano le stime di Legambiente? La legge 31/2014 affida al PTR il compito di definire l’entità della riduzione del consumo di suolo da tradurre in indici precisi e vincolanti rispetto alle previsioni dei PGT. Compito che l’adeguamento del PTR ha svolto prescrivendo, da qui al 2025, una riduzione del 45% delle superfici residenziali e del 20% di quelle produttive previste nei programmi edificatori, ovvero nei cosiddetti ‘ambiti di trasformazione’ dei Piani di Governo del Territorio comunali. E così, partendo da piani comunali notoriamente gonfiati, la dieta regionale impone di scendere a 4.348 ettari di previsioni residenziali su suolo libero e a 7.162 ettari di previsioni produttive. Cui si sommano 1.739 ettari di nuove infrastrutture (essenzialmente strade) previste su aree agricole. Il totale dunque ammonterebbe a 13.249 ettari (laddove per effetto delle previsioni dei PGT dei comuni lombardi attualmente, invece, ne sarebbero contemplati 19.629). Un grande risultato? Per nulla. Si tratta infatti di cifre del tutto ipotetiche e largamente eccedenti rispetto a quanto concretamente potrà essere realizzato nelle condizioni attuali del mercato edilizio. E questo anche perché il PTR non si occupa della più consistente fetta di territorio considerato appetibile per le nuove costruzioni, vale a dire delle aree libere, in gran parte dei casi ancora agricole, che i comuni hanno incluso nel perimetro dei cosiddetti ‘tessuti urbani consolidati’, considerandole come zone di necessario completamento.
Impetuosa cementificazione, paragonabile agli anni del boom edificatorio
“Un trabocchetto al limite della frode -aggiunge Legambiente- ma perfettamente legittimo per la legge regionale, che da solo vale la bellezza di 23.961 ettari, secondo gli ultimi dati disponibili, aggiornati solo al 73% dei comuni lombardi (il dato reale è dunque sicuramente di molto superiore). Numeri che sommati ai territori degli ambiti di trasformazione su cui si dovrebbe operare la riduzione prevista dal PTR, producono la cifra impressionante di 37.210 ettari di suoli agricoli che potrebbero essere cementificati da qui al 2025, in ossequio alla legge che dichiara di voler ridurre il consumo di suolo. Quindi, se si proietta il dato sull’intero periodo, si tratta di 4.135 ettari all’anno: 80 mq di suolo cancellato al minuto”.
Per effetto del nuovo PTR, dunque, la Lombardia pianifica una stagione di impetuosa cementificazione, paragonabile agli anni del massimo boom delle costruzioni, gli anni dal 1999 al 2007, nei quali in Lombardia si è costruito al ritmo di 4.270 ettari l’anno.
“Il nostro giudizio sul nuovo PTR è severo -conclude Legambiente- e suona come un’amara conferma delle facili previsioni fatte alla vigilia dell’approvazione della norma che la maggioranza di Palazzo Lombardia celebrava come ‘la prima legge in Italia per fermare il consumo di suolo’. Siamo in presenza di una norma e di un piano mistificatori -secondo Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia- che imporranno a province e comuni enormi complicazioni per arrivare a legittimare una spalmatura di cemento in ogni caso molto superiore a quella che le condizioni del mercato edilizio potrebbero realisticamente determinare nel prossimo decennio. In Lombardia, la regione più cementificata d’Italia, in presenza di enormi aree dismesse e sottoutilizzate, continua a mancare una legge che contrasti il consumo di suolo e dia impulso alla rigenerazione urbana e, in generale, all’edilizia del recupero”.
La folle corsa al cemento sulla terra
Eppure il suolo è una risorsa limitata -come l’acqua e l’aria- e non rinnovabile: è indispensabile per la vita sulla terra, in quanto consente la produzione di alimenti per tutte le specie animali terrestri e quindi anche per l’essere umano. Un bene comune dunque, da tutelare e preservare. Il suolo ha un valore ambientale, sociale, culturale ed economico, fondamentale per tutta la collettività. Un valore che viene quotidianamente eroso dall’inarrestabile attività edificatoria e dalla dissennata cementificazione dei territori, tanto a livello regionale, quanto a livello nazionale, dove anni giacciono proposte di legge per mettere un freno al consumo di suolo: evidentemente per mancanza di volontà politica.
Non dovremmo rimanere indifferenti all’inerzia e, peggio, al cinismo di questi politici che si fanno beffe di tutti noi e delle future generazioni.
12 marzo 2016
(*) La Valutazione Ambientale Strategica (VAS) è un processo finalizzato ad integrare considerazioni di natura ambientale nei piani e nei programmi di sviluppo, per migliorare la qualità decisionale complessiva. In particolare l’obiettivo principale della VAS è valutare gli effetti ambientali dei piani o dei programmi di sviluppo, prima della loro approvazione (ex ante), durante ed al termine del loro periodo di validità (in-itinere, ex post). Ciò serve soprattutto a sopperire alle mancanze di altre procedure parziali di valutazione ambientale, introducendo l’esame degli aspetti ambientali già nella fase strategica che precede la progettazione e la realizzazione delle opere. Altri obiettivi della VAS riguardano sia il miglioramento delle informazioni fornite alle persone sia la promozione della partecipazione pubblica nei processi di pianificazione-programmazione.