Intermezzo verso il Parco Sud,
l’ex scalo merci di Porta Romana
si trasforma in Parco ortofrutticolo
Un luogo dove cogliere i frutti dimenticati, coltivare orti, trovare ortofrutta a km 0, emozionarsi nell’abbracciare alberi e ricaricarsi di energia, dove passeggiare e pedalare in bicicletta vivendo appieno la natura-agricoltura.
È questa -in sintesi- l’idea dell’associazione culturale Hortus 2015 (http://www.hortus2015.org) per la riqualificazione dello scalo ferroviario di Porta Romana, il cui progetto, elaborato da Piùdi3, è stato premiato nel concorso internazionale Agritecture & Landscape, in occasione del Simposio internazionale organizzato alla Triennale di Milano lo scorso giugno.
“L’ex scalo merci di Porta Romana -come ci spiega l’architetto Claudio Sangiorgi, presidente dell’associazione Hortus 2015- è collocato in posizione semicentrale rispetto al tessuto urbano, in forma di area allungata tra le due radiali che, dalla Crocetta, si dipartono verso sud, in direzione di Lodi (Corso Lodi) e della Val Tidone (Via Ripamonti). Nei decenni che datano dall’insediamento dell’infrastruttura ferroviaria e sino alla sua recente sostanziale dismissione, ha costituito un fattore di forte caratterizzazione di questa parte di città, con presenza di medio-piccole industrie, alcune delle quali servite direttamente dai vagoni merci in uscita dallo scalo.
Venuta meno la funzione produttiva, pur in assenza di un piano organico di sviluppo, tale porzione di tessuto sta conoscendo una rapida trasformazione, vuoi nel senso del riuso di alcuni opifici con nuove destinazioni, vuoi con la loro sostituzione con edilizia di cifra, invero, alquanto anonima”.
Hortus 2015, attiva da anni sul tema del verde ortofrutticolo, quale fattore identitario della forma urbis del capoluogo, ha inteso pertanto cogliere l’attuale fase interlocutoria per avanzare una personale proposta su questo significativo brano di città; con l’idea…
Intermezzo verso il Parco Sud,
l’ex scalo merci di Porta Romana
si trasforma in Parco ortofrutticolo
Un luogo dove cogliere i frutti dimenticati, coltivare orti, trovare ortofrutta a km 0, emozionarsi nell’abbracciare alberi e ricaricarsi di energia, dove passeggiare e pedalare in bicicletta vivendo appieno la natura-agricoltura.
È questa -in sintesi- l’idea dell’associazione culturale Hortus 2015 (hortus2015.org) per la riqualificazione dello scalo ferroviario di Porta Romana, il cui progetto, elaborato da Piùdi3, è stato premiato nel concorso internazionale Agritecture & Landscape, in occasione del Simposio internazionale organizzato alla Triennale di Milano lo scorso giugno.
“L’ex scalo merci di Porta Romana -come ci spiega l’architetto Claudio Sangiorgi, presidente dell’associazione Hortus 2015- è collocato in posizione semicentrale rispetto al tessuto urbano, in forma di area allungata tra le due radiali che, dalla Crocetta, si dipartono verso sud, in direzione di Lodi (Corso Lodi) e della Val Tidone (Via Ripamonti). Nei decenni che datano dall’insediamento dell’infrastruttura ferroviaria e sino alla sua recente sostanziale dismissione, ha costituito un fattore di forte caratterizzazione di questa parte di città, con presenza di medio-piccole industrie, alcune delle quali servite direttamente dai vagoni merci in uscita dallo scalo.
Venuta meno la funzione produttiva, pur in assenza di un piano organico di sviluppo, tale porzione di tessuto sta conoscendo una rapida trasformazione, vuoi nel senso del riuso di alcuni opifici con nuove destinazioni, vuoi con la loro sostituzione con edilizia di cifra, invero, alquanto anonima”.
Focus sul progetto
Hortus 2015, attiva da anni sul tema del verde ortofrutticolo, quale fattore identitario della forma urbis del capoluogo, ha inteso pertanto cogliere l’attuale fase interlocutoria per avanzare una personale proposta su questo significativo brano di città; con l’idea di formulare soluzioni che vadano nel senso di evitargli un destino di mera edificazione, ancorché con verde di cornice, privilegiando piuttosto ipotesi capaci di renderlo momento strategico di ridisegno dell’intero settore urbano sud.
“L’assunto del nostro progetto -aggiunge Sangiorgi- è quella di invertire lo storico processo di arretramento della campagna, a fronte dell’opposto avanzare della trama viaria degli isolati, per fare dello scalo un avamposto del Parco Agricolo Sud Milano in città. Così configurato, questo polmone verde si candiderebbe a diventare fulcro delle relazioni urbane e punto di riferimento per la tutela del patrimonio agricolo ancora presente nel territorio milanese. Siamo, infatti, intimamente convinti che la vocazione di un simile luogo di cerniera, come anche riconosciuta dal PGT (Piano di Governo del Territorio) di Milano, sia quella di un’area verde. Al tempo stesso, riteniamo sarebbe un’occasione sprecata, proprio sotto il profilo identitario, che tale aggettivazione resti neutra, e non si colori invece, facendo sistema con i tracciati, i caratteri e i permanenti tratti paesaggistici agricoli del Sud Milano, di un più intimo rapporto con la storia della città, seppur debolmente ancora viva e operante”.
Il progetto – che si estende su 216.430 mq, di cui circa ¼ per aree ad orti destinati all’associazionismo; ¼ a parco urbano; ¼ di aree di sperimentazione orticola urbana e tutela dei cultivar storici e ¼ di rimanenti funzioni pubbliche- si fonda sull’abbassamento del sedime ferroviario, con percorso in trincea scavalcato da ampi passaggi: ipotizza pertanto, sotto il profilo del più minuto disegno del Parco e delle sue destinazioni, lungo il margine sud dello scalo una fascia destinata a orti urbani e cultivar storici, che recuperi la tradizione ortofrutticola milanese, e un’area a carattere naturalistico. Sul lato opposto a nord, invece, decisamente di fisionomia più urbana, la collocazione di strutture di ricerca della Facoltà di Agraria con spazi adibiti alla sperimentazione universitaria, secondo la convinzione di un futuro ampio sviluppo delle pratiche e delle politiche di cosiddetto “agricivismo”.
In posizione centrale e di snodo tra tutte le destinazioni d’uso previste, si collocherebbe infine il piazzale per il mercato a km 0, in rapporto diretto con gli orti e con la nuova stazione ferroviaria, quale utile mezzo di trasporto delle derrate dalla vicina campagna.
Hortus 2015: le ragioni della proposta
Tra le pur molteplici e interessanti iniziative milanesi di questi ultimi anni, aventi per soggetto gli orti urbani, ci sembrava che mancasse un’occasione di più attenta riflessione sul contributo che questi possono dare a una rinnovata qualità del disegno urbano della città, della sua forma urbis.
“Sovente -aggiunge Sangiorgi- ci si sofferma su questa particolare formula di verde attrezzato per il suo evidente richiamo rispetto ad alcuni portati centrali della contemporaneità: la cultura del tempo libero; la “coltivazione” del benessere fisico e psicologico degli individui; l’attenzione alla sostenibilità e all’ecologia; la più generale tensione alla qualità del vivere, articolata in spazi di intrattenimento e formazione per i bambini, di attivo passatempo per gli anziani, di socializzazione e integrazione per gli adulti. Più difficilmente, invece, se non nell’ambito strettamente disciplinare dei tecnici urbanisti addetti ai lavori, essa è messa in relazione organica con la progettazione della città, intesa quale luogo dell’abitare e dell’autorappresentazione simbolica di una comunità”.
Ecco perché Hortus 2015 ha ritenuto opportuno proporre un’idea alternativa per l’area dello Scalo di Porta Romana, che possa svolgere una funzione divulgativa e di stimolo all’approfondimento della relazione, potenzialmente feconda, tra orticoltura e disegno urbano, avanzando ipotesi -per una sua ripresa nell’attualità- basate su possibili ed inedite chiavi di interpretazione centrate sugli orti urbani.
L’associazione per il Parco Sud Milano non può che condividere questo progetto, che sappiamo essere già negli uffici competenti dell’amministrazione del Comune di Milano. Anche perché, la collocazione dello scalo in un’area semicentrale di Milano favorirebbe il sistema delle connessioni, non solo urbane (linea ferroviaria suburbana, linea metropolitana e filobus circolare), ma anche con la campagna, il Parco Agricolo Sud e la rete della cascine. In più, la proposta di Hortus 2015 coglierebbe l’occasione per riportare la tradizione orticola di Milano all’interno della città, non relegando gli orti ai margini periferici del costruito: non si deve correre il rischio che la costruzione continua, attualmente in corso, consumi altro prezioso terreno agricolo, ma occuparsi della salvaguardia del paesaggio agricolo milanese.