Dall’esteso patrimonio rurale
del Policlinico di Milano – Ca’ Granda
arriva cibo certificato e a km zero
Già da qualche giorno, e fino all’11 dicembre, nell’atrio della Mangiagalli di Milano è aperto al pubblico un temporary shop (foto La Repubblica) che propone i primi prodotti della filiera corta Ca’ Granda -dal latte al riso, ai ravioli al gorgonzola- provenienti da aziende nei comuni di Morimondo, Ozzero, Vernate e Rosate. Prodotti di qualità forniti anche ai pazienti del Policlinico.
È uno dei primi riscontri della scissione del patrimonio della Fondazione del Policlinico IRCCS, che nel settembre del 2014 ha dato vita alla Fondazione Sviluppo Ca’ Granda al fine di valorizzare il proprio patrimonio rurale, stimato non inferiore ai 600 milioni ed esteso su 8.500 ettari in 96 comuni della Lombardia. In questi territori si trovano 100 cascine pluricentenarie costituite da oltre 2.000 fabbricati tipici rurali.
Inserito nel fertile e bellissimo territorio fra il Ticino e l’Adda, le Prealpi e il Po, oggi tutelato dal Parco del Ticino, dal Parco Adda Sud e dal Parco Agricolo Sud Milano, si tratta di uno dei più grandi ed importanti patrimoni fondiari d’Italia, frutto di donazioni di secoli. L’attuale destinazione d’uso è ancora quella agricola grazie alla continuità ultracentenaria della gestione tramite concessione in affitto a coltivatori diretti, che oggi svolgono principalmente attività di tipo cerealicola e zootecnica-lattiera.
Dall’esteso patrimonio rurale
del Policlinico di Milano – Ca’ Granda
arriva cibo certificato e a km zero
Già da qualche giorno, e fino all’11 dicembre, nell’atrio della Mangiagalli di Milano è aperto al pubblico un temporary shop (foto La Repubblica) che propone i primi prodotti della filiera corta Ca’ Granda -dal latte al riso, ai ravioli al gorgonzola- provenienti da aziende nei comuni di Morimondo, Ozzero, Vernate e Rosate. Prodotti di qualità forniti anche ai pazienti del Policlinico.
È uno dei primi riscontri della scissione del patrimonio della Fondazione del Policlinico IRCCS, che nel settembre del 2014 ha dato vita alla Fondazione Sviluppo Ca’ Granda al fine di valorizzare il proprio patrimonio rurale, stimato non inferiore ai 600 milioni ed esteso su 8.500 ettari in 96 comuni della Lombardia. In questi territori si trovano 100 cascine pluricentenarie costituite da oltre 2.000 fabbricati tipici rurali.
Inserito nel fertile e bellissimo territorio fra il Ticino e l’Adda, le Prealpi e il Po, oggi tutelato dal Parco del Ticino, dal Parco Adda Sud e dal Parco Agricolo Sud Milano, si tratta di uno dei più grandi ed importanti patrimoni fondiari d’Italia, frutto di donazioni di secoli. L’attuale destinazione d’uso è ancora quella agricola grazie alla continuità ultracentenaria della gestione tramite concessione in affitto a coltivatori diretti, che oggi svolgono principalmente attività di tipo cerealicola e zootecnica-lattiera.
La filiera certificata
Delle 180 aziende conduttrici di fondi rustici di proprietà dell’Ospedale Maggiore, la Fondazione Sviluppo ha cominciato a coinvolgere 12 aziende, attive su 2.000 ettari di superficie agricola nei comuni di Morimondo, Ozzero, Vernate e Rosate, poiché qui i conduttori hanno già avviato attività di spacci agricoli e agriturismi.
Gli alimenti proposti non hanno solo la peculiarità di essere a Km 0 -dai campi intorno a Milano, al centro della città- ma anche quella di essere certificati nutrizionalmente dai ricercatori dell’Università degli Studi di Milano. I dipartimenti di Scienze Cliniche e di Comunità e di Fisiopatologia medico-chirurgica e dei trapianti (nel Policlinico), e il Centro Dipartimentale per lo studio della composizione corporea (DISTAM di Milano) hanno, infatti, analizzato riso e latte prodotti nelle cascine ospedaliere, giungendo alla conclusione che si tratta di alimenti con indici glicemici classificabili tra i migliori della propria categoria.
La qualità degli alimenti Ca’ Granda, come spiega il comunicato stampa- deriva innanzitutto dall’essere prodotti in una filiera controllata, che fornisce cioè indicazione precisa sia del produttore sia del contenuto. Sull’etichetta dei prodotti marchiati Ca’ Granda, infatti, è indicata la terra da cui arrivano gli alimenti, l’azienda agricola produttrice come anche la tabella nutrizionale specifica dell’alimento confezionato (rimandando al sito www.fondazionesviluppocagranda.it).
I prodotti in vendita sono:
• Riso carnaroli e Parboiled prodotto dalle aziende agricole Forni e Corte Grande, affittuari rispettivamente della Cascina Lasso e della Cascina Bugo (3,50 al Kg).
• Latte prodotto dall’azienda agricola Cazzalini, affittuaria della Cascina Perdono e imbottigliato dal Consorzio Latte Magenta (1,50 al litro).
• Gorgonzola e Ravioli al gorgonzola prodotti con il latte dell’azienda agricola Cazzalini, affittuaria della Cascina del Perdono, e lavorati dallo storico Caseificio Arioli. La vaschetta da 200 g di gorgonzola, sia dolce sia piccante, costa 3,50 euro. La vaschetta da 250 g di ravioli – in varietà semplice, con mele e cannella, o con noci – è in vendita a 4,50 euro. I proventi delle vendite sono destinati alle attività di ricerca del Policlinico.
Gli altri macro obiettivi
Prossimo obiettivo della Fondazione Sviluppo Ca’ Granda è consolidare il progetto, facendolo proseguire oltre dicembre. Per fare ciò, è necessario proporre gli alimenti della filiera alla grande distribuzione che, richiedendo grossi quantitativi, permetterebbe di ammortizzare i costi derivanti dal controllo di qualità e provenienza degli alimenti.
Fuori dalle polemiche dello scorso anno sulla nascita di questa fondazione, considerata una creatura di Comunione e Liberazione, non possiamo che valutare positivamente questa iniziativa tesa a far conoscere il valore della campagna e dei suoi prodotti agli abitanti della città. Tra l’altro, la Fondazione ha in cantiere ulteriori progetti quali il miglioramento paesaggistico e ambientale, tramite l’incremento di aree verdi, umide e boschive e tutela della biodiversità; la promozione di una fruizione turistica e culturale: percorsi pedonali e ciclabili; itinerari storici; incremento degli agriturismi, nonché lo sviluppo di nuovi modelli agro produttivi, con l’utilizzo della tecnologia informatica per il miglioramento delle tecniche di coltivazione e lo sviluppo delle tecniche agricole a basso consumo di acqua. Inoltre, i terreni del Policlinico saranno utilizzati per la compensazione dell’anidride carbonica (CO2) prodotta dall’ospedale tramite azioni di rimboschimento e contemporaneo miglioramento della rete irrigua.
Interessante anche il progetto di riutilizzo degli immobili rurali dismessi per attività sociali, tra cui la formazione e riqualificazione delle categorie socialmente più svantaggiate o fragili (giovani; disabili; disoccupati).
È tutto oro quello che luccica? Ce lo dirà il tempo.