Condannato lo Stato olandese:
deve tagliare le emissioni di gas serra
A quando una class action anche in Italia?
Gli avvocati dei partecipanti alla class action ambientalista che lo scorso aprile hanno trascinato il governo olandese in tribunale hanno dimostrato come il rifiutarsi di adottare politiche in grado di limitare a 2 gradi centigradi la crescita della temperatura globale costituisca non soltanto una scelta miope e catastrofica per le sorti della Terra, ma una vera e propria violazione dei diritti umani. Infatti, ieri, 24 giugno, il tribunale dell’Aia ha sentenziato: “Il governo ha il dovere di proteggere i suoi cittadini dagli incombenti pericoli del cambiamento climatico e deve tagliare le emissioni di gas serra di almeno il 25% entro il 2020”. Ci rivolgiamo alle grandi associazioni nazionali sia ambientaliste sia dei diritti della salute pubblica, che hanno forze economiche per affrontare temi di così ampia portata: devono copiare quanto fatto in Olanda per mettere freno alle emissioni di gas serra nel nostro Paese: lo “Sblocca Italia” come noto, in massima sintesi punta a tanto asfalto in autostrade spesso di dubbia utilità e con ingegneria e materiali “cedevoli” (vedi quanto successo con Anas in Sicilia, Sardegna e per la Salerno Reggio Calabria), favoritismi per trivellare la penisola, incluso il Parco Sud…
Condannato lo Stato olandese:
deve tagliare le emissioni di gas serra
A quando una class action anche in Italia?
Gli avvocati dei partecipanti alla class action ambientalista che lo scorso aprile hanno trascinato il governo olandese in tribunale hanno dimostrato come il rifiutarsi di adottare politiche in grado di limitare a 2 gradi centigradi la crescita della temperatura globale costituisca non soltanto una scelta miope e catastrofica per le sorti della Terra, ma una vera e propria violazione dei diritti umani. Infatti, ieri, 24 giugno, il tribunale dell’Aia ha sentenziato: “Il governo ha il dovere di proteggere i suoi cittadini dagli incombenti pericoli del cambiamento climatico e deve tagliare le emissioni di gas serra di almeno il 25% entro il 2020”. Guidati dalla Ong Urgenda, i partecipanti a questa class action ambientalista hanno ottenuto, contro ogni previsione, l’accoglimento delle loro istanze. “Si tratta -ha spiegato Marjan Minnesma, direttrice dell’associazione- di un risultato epocale: questa sentenza conferma il fatto che i cambiamenti climatici rappresentano un problema enorme, che necessita di essere affrontato con decisione. E se i politici non sono in grado di impegnarsi, sono i giudici ad intervenire”.
In Italia, le associazioni maggiori devono promuovere la class action
Ci rivolgiamo alle grandi associazioni nazionali sia ambientaliste sia dei diritti della salute pubblica, che hanno forze economiche per affrontare temi di così ampia portata: devono copiare quanto fatto in Olanda per mettere freno alle emissioni di gas serra nel nostro Paese: lo “Sblocca Italia” come noto, in massima sintesi punta a tanto asfalto in autostrade spesso di dubbia utilità e con ingegneria e materiali “cedevoli” (vedi quanto successo con Anas in Sicilia, Sardegna e per la Salerno Reggio Calabria), favoritismi per trivellare la penisola, incluso il Parco Sud, e i suoi mari alla ricerca di gas e petrolio, a realizzare gasdotti e rigassificatori o autorizzare inceneritori.
Tutte politiche -quelle dello Sblocca Italia- che incrementano le emissioni di C02, per di più sostenute da miliardi di euro che l’Italia elargisce come sussidi alle fonti fossili (vedi tab a fondo pagina).
Fin qui, in Italia, sono solo i network ambientalisti che chiedono di sopprimere i sussidi alle fonti fossili e di accelerare sulla decarbonizzazione delle economie. Secondo Fatih Birol, il capo economista dell’International Energy Agency (IEA), la cancellazione di tali sussidi potrebbe garantire metà degli obiettivi di riduzione dei gas serra necessaria a contenere l’aumento di temperatura globale di 2°C: un taglio di 750 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 (5,8%) al 2020.
I politici non agiscono, facciamolo noi
Tra gli obiettivi dell’associazione Ong Urgenda vi era anche quello politico: accendere i riflettori sulla questione ambientale in vista della conferenza mondiale sul clima (Cop 21), che si terrà in autunno a Parigi.
“Non possiamo aspettare che i politici si mettano d’accordo -ha aggiunto Minnesma- perché non c’è più tempo, occorre agire subito”. Cittadini sensibili e ambientalisti, facciamoci avanti!