Ardono i Falò di Sant’Antonio
illuminano il Parco Sud
e scaldano i cuori più della TV
Un fine settimana che illumina la campagna milanese, come anche un po’ tutta la Lombardia: si accendono i Falò di Sant’Antonio. Eventi semplici, ancorché accompagnati spesso da vin brulé, cioccolata calda, senza effetti speciali in 3D, ma capaci di toccarci nel profondo, di riportarci bambini (e ai bambini di vivere un momento magico), di riportarci indietro in epoche lontane, dove un bel fuoco spazzava le paure del buio e dell’inverno dei nostri avi lontani, promettendo il profumo e la luce di una nuova primavera.
Non è un caso infatti che in quasi tutti i Falò ci sia anche la benedizione degli animali, nostra fonte di vita e di compagnia, nonché spesso canti e balli. Insomma, è una serata giusta per uscire con amici o da soli (tanto alla luce delle fiamme non ci si sente estranei), per sentirsi un po’ più paesani e meno cittadini, per sentire il profumo del passato e delle proprie radici, per provare emozioni vere, non indotte dalla televisione. Leggi dove e come ci saranno i falò …
Ardono i Falò di Sant’Antonio
illuminano il Parco Sud
e scaldano i cuori più della TV
Un fine settimana che illumina la campagna milanese, come anche un po’ tutta la Lombardia: si accendono i Falò di Sant’Antonio. Eventi semplici, ancorché accompagnati spesso da vin brulé, cioccolata calda, senza effetti speciali in 3D, ma capaci di toccarci nel profondo, di riportarci bambini (e ai bambini di vivere un momento magico), di riportarci indietro in epoche lontane, dove un bel fuoco spazzava le paure del buio e dell’inverno dei nostri avi lontani, promettendo il profumo e la luce di una nuova primavera. Non è un caso infatti che in quasi tutti i Falò ci sia anche la benedizione degli animali, nostra fonte di vita e di compagnia, nonché spesso canti e balli. Insomma, è una serata giusta per uscire con amici o da soli (tanto alla luce delle fiamme non ci si sente estranei), per sentirsi un po’ più paesani e meno cittadini, per sentire il profumo del passato e delle proprie radici, per provare emozioni vere, non indotte dalla televisione.
Dove e come si accendono i falò
Cominciamo da Milano città, ma sempre nel Parco Sud, dove venerdì 16 apre la serie di eventi la Cascina Campazzo (in zona 5), per poi proseguire nei due giorni successivi al Parco Lambro e nella periferia ovest milanese (scarica il programma cliccando qui).
Un evento un po’ diverso sarà quello di quest’anno al Parco delle Cave-Cascina Linterno, dove ben cinque incendi negli ultimi due mesi hanno interessato il deposito di foraggio: parecchie centinaia di “balloni” sono andati perduti per mano dei vandali, che hanno distrutto foraggio di prima qualità, pazientemente raccolto nei mesi estivi e conservato per l’alimentazione degli animali. In segno di protesta, gli Amici della Cascina Linterno hanno quindi deciso di esprimere il proprio disappunto sospendendo la distribuzione del ristoro caldo e l’esecuzione dei Balli Popolari in occasione del Falò di Sant’Antonio che si terrà nel “Prato del Falò” al “Vecchio Vivaio Proverbio”, nei pressi della Cascina. La sera del 17 gennaio la tradizione verrà in ogni caso rispettata, ma senza la parte ludica e di spettacolo mantenendo la benedizione degli animali, l’accensione della catasta ed, alla fine, il rito “de brusa la barba al Sant’Antoni”, con figure di rara bellezza e suggestione disegnate nel buio dai lapilli ardenti. Il Falò di Sant’Antonio a Cascina Linterno è anche in ricordo di Alma Brioschi, Mariella Borasio, Pierino Benaglia e di Ferruccio Vanzù, il Maestro del “Falò Scientifico”.
Anche fuori Milano si accenderanno i falò notturni. Nel Parco Sud si ripete da molti anni la tradizione a Rosate, mentre a Corbetta, sempre sabato 17 gennaio, i falò si accenderanno in diversi punti e frazioni del paese: alle ore 21.00, in via Monte Rosa; alle 20.30 a Cerello, presso l’Oratorio S. Giovanni Bosco; alle 21.00 a Soriano; alle 21.00 in via Gorizia; alle 20.30 in via Nievo. Ma i fuochi brilleranno anche nel nord Milano, nel Lodigiano e nel Parco del Ticino (A Boffalora sopra Ticino sabato 17 vi saranno anche stand gastronomici).
Rito fuori dai tempi, fra il sacro e il profano
Partecipare, sia per i credenti sia per i meno religiosi, è un modo per “bruciare” l’anno vecchio e gioire in compagnia, degustando nel freddo dell’inverno, un buon bicchiere di vin brulé.
È una ricorrenza estremamente sentita nel mondo contadino, non tanto per la vita del Santo (patriarca del monachesimo ascetico in Egitto del 300 d.C.), quanto nei riti a lui connessi, che si richiamano alle tradizioni precristiane e celtiche, in particolare.
Iniziamo dal fuoco che si accende la sera, con i suoi molteplici significati: segno potente per esorcizzare il lungo e buio inverno e per “aiutare” la luce a rafforzarsi. “A Sant’Antoni un’ura bona”, era un detto del milanese, a commento soddisfatto che dal solstizio le giornate si sono un po’ allungate.
Altro significato è la purificazione. Si brucia cioè ciò che resta del vecchio anno, compresi i mali e le malattie, a volte raffigurati da manichini, maschere e diavoli. Non è un caso che il Santo sia considerato guaritore dell’herpes zoster, il cosiddetto “fuoco di sant’Antonio”. Ma, più in generale, la tradizione popolare lo considera padrone del fuoco e custode dell’inferno, da cui riuscì a trafugare la fiamma grazie al maialino. Questo animale ci porta a un’altra importante usanza della sera: la benedizione degli animali. Il maialino è un attributo della Grande Madre Cerere dei Romani e la cerimonia ricalca analoghe cerimonie pagane di purificazione degli animali, tipiche del mese di gennaio. Il legame con il maiale è così forte che il Santo è considerato protettore dei fabbricanti di spazzole, fabbricate una volta con le setole suine. I fili che uniscono passato e presente in questa festa sono fortissimi: il maialino è anche la cristianizzazione del cinghiale, simbolo del dio celtico Lug che assicurava il ritorno della primavera e della luce, garante di fecondità e di nuova vita.