Disastri ambientali? Assoluzione sicura!
Già 50mila firme per far ripartire
l’iter della legge bloccata al Senato
Se l’Italia fosse un salotto e se ne alzasse il tappeto verrebbero alla luce tutti quei veleni che da anni stanno seminando morte in quantità. Ma nel nostro Paese i reati sulle tematiche ambientali, pur se le vittime si moltiplicano, vengono prescritti: lo confermano le recenti assoluzioni sia per l’Eternit, che pure ha già causato e continuerà a spargere migliaia di tumori per l’amianto, sia per la discarica di Bussi, ovvero quella dei veleni della Montedison scoperte a Bussi sul Tirino (Pescara) nel 2007, che ha contaminato l’acqua bevuta da 700mila persone. Per le 218 discariche illegali presenti sul territorio italiano, la Corte europea di giustizia ha inflitto all’Italia una multa forfettaria di 40 milioni di euro. Ma il Senato blocca da un anno una legge che porterebbe a condanne sicure: 30 associazioni si coalizzano per smuovere la colpevole inerzia dei nostri parlamentari…
Disastri ambientali? Assoluzione sicura!
Già 50mila firme per far ripartire
l’iter della legge bloccata al Senato
Se l’Italia fosse un salotto e se ne alzasse il tappeto verrebbero alla luce tutti quei veleni che da anni stanno seminando morte in quantità. Ma nel nostro Paese i reati sulle tematiche ambientali, pur se le vittime si moltiplicano, vengono prescritti: lo confermano le recenti assoluzioni sia per l’Eternit, che pure ha già causato e continuerà a spargere migliaia di tumori per l’amianto, sia per la discarica di Bussi, ovvero quella dei veleni della Montedison scoperte a Bussi sul Tirino (Pescara) nel 2007, che ha contaminato l’acqua bevuta da 700mila persone. Per le 218 discariche illegali presenti sul territorio italiano, la Corte europea di giustizia ha inflitto all’Italia una multa forfettaria di 40 milioni di euro per il mancato rispetto della normativa Ue in materia di gestione dei rifiuti, a cui si aggiungeranno penalità fino a un massimo di 42,8 milioni per ogni semestre che passerà dalla sentenza fino alla messa in regola di tutte le discariche illegali: infatti, secondo i giudici europei, le procedure italiane non garantiscono la salute umana e la protezione dell’ambiente, soprattutto per i mancati controlli sui rifiuti pericolosi e l’assenza di un sistema che eviti la proliferazione delle discariche abusive.
Colmare il vuoto giuridico
È quindi più che lampante il vuoto giuridico sulle questioni ambientali: i tempi degli effetti dell’inquinamento sono spesso lunghi e facilmente si arriva alla prescrizione del reato. Per sanare questa contraddizione, il 26 febbraio 2014, la Camera aveva approvato praticamente all’unanimità un disegno di legge che inserisce quattro nuovi delitti nel Codice penale: inquinamento ambientale, trasporto e abbandono di materiale radioattivo, impedimento al controllo e disastro ambientale. Da quasi un anno si attende la ratifica da parte del Senato.
Ma visto che tutto tace, lo scorso dicembre sono entrate in azione 30 associazioni che hanno già raccolto oltre 50mila firme attraverso una petizione in cui si chiede di approvare la legge ponendo “una pietra miliare nella lotta alla criminalità ambientale, garantendo una tutela penale dell’ambiente degna di questo nome e, soprattutto, assicurando strumenti investigativi fondamentali per le forze dell’ordine e la magistratura”.
L’iniziativa, avviata da Libera, Gruppo Abele e Legambiente, ha raccolto ampie adesioni: dalla Coldiretti al Forum sull’acqua, dal Fai a Greenpeace e al Wwf, da Federambiente alla rete Rifiuti 0, da Medicina democratica all’Associazione esposti amianto. Uno schieramento molto largo su una richiesta a cui, in linea di principio sembrano aderire tutti.
La pena per il disastro ambientale arriviverebbe a 20 anni
Ma, come spesso avviene in Italia, la battaglia rischia di essere persa per i dettagli. Perché, come riporta La Repubblica del 7 gennaio scorso “La nuova definizione di ‘danno ambientale’ è imprecisa, secondo un’associazione di Taranto, Peacelink, che con un’altra petizione chiede di bloccare tutto. Mentre al Senato i distinguo si moltiplicano e Confidustria apre un fuoco di sbarramento paventando il crollo degli investimenti e sostenendo che “un’efficace politica legislativa dovrebbe colpire con lo strumento penale le condotte intenzionalmente lesive dell’ambiente, ricorrendo invece a misure di tutela civili e/o amministrative per le ipotesi di violazioni incolpevoli commesse in assenza di dolo o grave negligenza”. “È bizzarro sostenere che questa legge non costituisca un importante passo in avanti”, osserva Enrico Fontana, direttore di Libera. “Con il codice attuale esiste solo l’articolo 434 che parla di disastro stradale, ferroviario e altro. Appellandosi a questo ‘altro’ alcuni giudici hanno aperto processi che si sono regolarmente conclusi con una sconfitta, come per l’Ilva nel 2010. Nella nuova legge invece la pena per il disastro ambientale arriva a 15 anni, 20 con le aggravanti, e per la prescrizione ci vogliono 40 anni”.
Anche Felice Casson, ex Pm nel processo su Porto Marghera, oggi senatore Pd, ritiene che ci voglia una svolta legislativa, ma che la legge arrivata dalla Camera vada corretta: “Il senso della norma va nella giusta direzione, ma ci sono errori tecnici che rischiano di vanificare processi in atto. In particolare bisogna evitare che sia troppo complicato dimostrare l’esistenza di un danno ambientale. Meglio parlare di pericolo ambientale. Basta e avanza perché questo è un pericolo che mette in gioco la salute di intere collettività”.
“C’è qualche piccola modifica da fare e noi stessi abbiamo proposto alcuni correttivi, ma non può sfuggire il senso di svolta epocale legato all’approvazione di questa legge”, aggiunge Stefano Ciafani, vicepresidente di Legambiente. “Oggi chi ruba una mela al supermercato può essere arrestato in flagranza perché commette un delitto, mentre chi avvelena una falda idrica se la può cavare con una contravvenzione. Noi abbiamo già preparato una mappa dei disastri ambientali impuniti: non vogliamo doverne aggiungere un’altra”.
Anche l’associazione per il Parco Sud Milano aderisce all’iniziativa a invita tutti a sottoscrivere la petizione, perché la pressione dal basso può smuovere la colpevole inerzia dei nostri parlamentari.