Reti idriche nazionali colabrodo,
persa oltre il 37% dell’acqua.
E arriva l’aumento delle tariffe
A livello mondiale è in crescita scarsità delle risorse idriche. Entro il 2025 si prevede che metà della popolazione del pianeta vivrà in condizioni di “stress idrico”. L’Italia, che si può considerare un Paese ricco d’acqua, intanto ne spreca enormi quantità a causa di infrastrutture carenti, obsolete e inadeguate: tra il 2008 e il 2012, dalle reti acquedottistiche, è andato perso il 37,4% di questo bene prezioso, ormai definito “oro blu”.
A rilevarlo è il 48° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2014, che evidenzia come, rispetto all’ultimo rilevamento, le perdite siano incrementate del 5,3%. In pratica, rispetto alla totalità dell’acqua che viene immessa in rete, più di un terzo sparisce.
Reti idriche nazionali colabrodo,
persa oltre il 37% dell’acqua.
E arriva l’aumento delle tariffe
A livello mondiale è in crescita scarsità delle risorse idriche. Entro il 2025 si prevede che metà della popolazione del pianeta vivrà in condizioni di “stress idrico”. L’Italia, che si può considerare un Paese ricco d’acqua, intanto ne spreca enormi quantità a causa di infrastrutture carenti, obsolete e inadeguate: tra il 2008 e il 2012, dalle reti acquedottistiche, è andato perso il 37,4% di questo bene prezioso, ormai definito “oro blu”.
A rilevarlo è il 48° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2014, che evidenzia come, rispetto all’ultimo rilevamento, le perdite siano incrementate del 5,3%. In pratica, rispetto alla totalità dell’acqua che viene immessa in rete, più di un terzo sparisce.
Il dato sulle perdite di rete ci caratterizza come una vera e propria anomalia tra i grandi Paesi europei: queste sono infatti pari al 6,5% in Germania, al 15,5% in Inghilterra e Galles, al 20,9% in Francia.
Nella pubblicazione, il Centro Studi Investimenti Sociali spiega come ciò costringa ad “aumentare il prelievo di acqua alla fonte, impoverendo la risorsa ed esponendo alcuni territori a cronici disservizi”.
Inoltre, il 20% delle acque reflue, viene smaltito senza essere depurato, portando inquinamento nei mari, fiumi e laghi: per la mancata depurazione delle acque reflue – ricorda il Censis – l’Italia già avuto due condanne in sede europea, in quanto una quota consistente di popolazione (il 15%, con punte del 22% nel Mezzogiorno) non è allacciata ad alcuna rete fognaria e il 30% non è collegato a un impianto di depurazione. Anche nei Comuni capoluogo il 10% della popolazione non è servito da depuratore. “Rischiamo di pagare multe salate per il mancato adeguamento degli scarichi dei nostri agglomerati urbani, ma soprattutto sono a rischio la salute dei cittadini, l’ambiente e l’economia turistica”, rileva il CentroStudi.
E arriva l’aumento del costo dell’acqua
Per recuperare il terreno perduto, rimettendo a posto reti acquedottistiche colabrodo e realizzando finalmente reti fognarie e impianti di depurazione delle acque reflue adeguati, servono investimenti rilevanti, valutati intorno ai 65 miliardi da spalmare nell’arco di 30 anni.
Ma anche da questo punto di vista il confronto con l’Europa più avanzata è preoccupante: in Italia si investe ogni anno l’equivalente di 30 euro ad abitante, in Germania 80, in Francia 90 e nel Regno Unito addirittura 100 euro.
C’è da rilevare, comunque, che le tariffe italiane sono le più basse d’Europa: in media una famiglia di tre persone con un consumo annuo di 180 metri cubi spende 307 euro all’anno, 25,6 euro al mese. Si tratta dello 0,9% della spesa media mensile di una famiglia. Per lo stesso servizio in Spagna si spendono 330 euro all’anno, in Francia 700 euro, in Austria, Germania e Regno Unito 770 euro.
E, per evitare sanzioni da Bruxelles, il governo, già a settembre ha “riprogrammato le risorse finanziare” da destinare al problema acque/depuratori/fogne e nella legge Sblocca ha creato un apposito “Fondo destinato al finanziamento degli interventi relativi alle risorse idriche” per far fronte alla “procedura di infrazione o di provvedimento di condanna della Corte di Giustizia dell’Unione europea in ordine all’applicazione della direttiva 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane”.
Intanto, è proprio di questi giorni l’aumento dei costi per i cittadini: un aggiornamento medio, rispetto all’anno precedente, del 3,9% nel 2014 e del +4,8% nel 2015.
Concludiamo con la beffarda dichiarazione di Guido Pier Paolo Bortoni presidente dell’Autorità per l’energia elettrica il gas ed il sistema idrico, nel comunicato stampa che annuncia gli aumenti: “La crescente spesa per gli investimenti prevista per mantenere in efficienza la rete idrica …”. Ma a chi vuole darla a bere?