Siamo in debito con la Terra:
con quattro mesi di anticipo
è già scattato l’Earth Overshoot Day
Ieri, 19 agosto, con un giorno di anticipo rispetto al 2013, è scattato l’Overshoot Day, ovvero la data in cui l’umanità ha già esaurito le risorse rinnovabili che la natura ha messo a disposizione per tutto l’anno. Significa che in appena otto mesi abbiamo consumato le riserve di acqua, cibo (animale e vegetale) e materie prime che avrebbero dovuto durare fino a dicembre, oltretutto introducendo nell’ambiente (nelle acque, nel suolo e nell’atmosfera) inquinanti e rifiuti in quantità tali da superare ogni possibilità del nostro pianeta di smaltirli.
La stima della data della fine delle risorse disponibili del nostro pianeta viene effettuato ogni anno da Global Footprint Network (organizzazione internazionale senza fini di lucro dedita a studi di ricerca sulla sostenibilità ambientale), che ci ricorda come nel 1993, la data fatidica cadeva il 21 ottobre e già nel 2003 si arretrava al 22 settembre: è evidente che, con questo trend, il giorno dell’Overshoot della Terra è anticipato di anno in anno. Una data che dovrebbe indurci a riflettere: attualmente, per soddisfare la nostra domanda di risorse rinnovabili e di servizi avremmo bisogno di più di una Terra più grande del 50%.
In termini planetari, il costo della nostra voracità di consumo di risorse naturali è ogni giorno più evidente: le ripercussioni dei cambiamenti climatici -causati dall’emissione di gas serra in quantità superiore a quanto foreste e oceani possano assorbire- sono sotto gli occhi di tutti. Ma c’è anche altro: la deforestazione, la perdita di specie animali e vegetali, il collasso della pesca, l’incremento dei prezzi delle materie prime, solo per citarne alcune, sono tra le tante gravi cause di questo forsennato uso del nostro pianeta.
Siamo in debito con la Terra:
con quattro mesi di anticipo
è già scattato l’Earth Overshoot Day
Ieri, 19 agosto, con un giorno di anticipo rispetto al 2013, è scattato l’Overshoot Day, ovvero la data in cui l’umanità ha già esaurito le risorse rinnovabili che la natura ha messo a disposizione per tutto l’anno. Significa che in appena otto mesi abbiamo consumato le riserve di acqua, cibo (animale e vegetale) e materie prime che avrebbero dovuto durare fino a dicembre, oltretutto introducendo nell’ambiente (nelle acque, nel suolo e nell’atmosfera) inquinanti e rifiuti in quantità tali da superare ogni possibilità del nostro pianeta di smaltirli.
La stima della data della fine delle risorse disponibili del nostro pianeta viene effettuato ogni anno da Global Footprint Network (organizzazione internazionale senza fini di lucro dedita a studi di ricerca sulla sostenibilità ambientale), che ci ricorda come nel 1993, la data fatidica cadeva il 21 ottobre e già nel 2003 si arretrava al 22 settembre: è evidente che, con questo trend, il giorno dell’Overshoot della Terra è anticipato di anno in anno. Una data che dovrebbe indurci a riflettere: attualmente, per soddisfare la nostra domanda di risorse rinnovabili e di servizi avremmo bisogno di più di una Terra più grande del 50%.
In termini planetari, il costo della nostra voracità di consumo di risorse naturali è ogni giorno più evidente: le ripercussioni dei cambiamenti climatici -causati dall’emissione di gas serra in quantità superiore a quanto foreste e oceani possano assorbire- sono sotto gli occhi di tutti. Ma c’è anche altro: la deforestazione, la perdita di specie animali e vegetali, il collasso della pesca, l’incremento dei prezzi delle materie prime, solo per citarne alcune, sono tra le tante gravi cause di questo forsennato uso del nostro pianeta.
I governi che ignorano i limiti delle risorse nel loro processo decisionale potrebbero mettere a rischio la loro performance economica a lungo termine. In tempi di persistente “overshoot”, quei paesi che si trovano in situazione di deficit di biocapacità si renderanno conto che la riduzione della loro dipendenza dalle risorse coincide con i loro interessi. Al contrario, i paesi che sono dotati di riserve di biocapacità hanno un forte incentivo a preservare questi beni ecologici che costituiscono una crescente vantaggio competitivo in un mondo caratterizzato da vincoli ecologici sempre più stringente.
La peggiore è la Cina, ma anche l’Italia…
È vero che il Paese con il maggiore impatto ambientale è la Cina, che da sola è responsabile del 30% delle emissioni dei gas serra e del 75% di quelle di anidride carbonica. Ma, in termini relativi sono gli Emirati Arabi Uniti il Paese meno sostenibile: come mostra la tabella, “consuma” risorse per oltre 12 volte il proprio territorio. Ciò è vero anche per l’Italia, dove consumiamo risorse eco-ambientali 4,4 volte superiori alle nostre capacità.
Continuare a usare la Terra “a credito” dovrebbe essere impensabile. Ma tutto procede senza scalfire la mentalità di chi ha in mano il potere. Pochi agiscono per prevenire ulteriori danni.