Nei 10 punti dello Sblocca Italia di Renzi
solo briciole al dissesto idrogeologico
Appello al governo: più impegno
Dopo gli scarsi ritorni del Salva Italia di Monti e del decreto del Fare di Letta, Matteo Renzi ha riassunto in 10 punti la sua strategia di rilancio definita Sblocca Italia. Al primo posto le grandi opere per un valore di 30 miliardi (il 57% privati, ma abbiamo visto quanto sia scarsamente veritiera questa affermazione: basti pensare a Tem 330 milioni elargiti a fondo perduto e i vari regali fiscali per Pedemontana e altre autostrade!). Per la salvaguardia del patrimonio culturale-ambientale 0 investimenti.
Per il dissesto idrogeologico non è possibile valutare l’entità precisa dell’investimento in quanto aggregato al punto Sblocca Porti: complessivamente si prevede: “570 cantieri per opere antidissesto idrogeologico per un valore di 650 milioni di euro e opere idriche (depuratori, reti e collettori fognari) dalla Campania alla Sicilia (entro il 2014 verranno aperti 104 cantieri per un valore di 480 milioni di euro). Inoltre, riduzione e aggregazione nelle società pubbliche, affidamenti dei servizi nel rispetto delle norme Ue e introduzione di poteri sostitutivi in caso di inerzia”. A voi l’arduo compito di comprendere quanto effettivamente si prevede di fare per la messa in sicurezza del territorio.
Un appello per mettere in sicurezza il Paese .
Nei 10 punti dello Sblocca Italia di Renzi
solo briciole al dissesto idrogeologico
Appello al governo: più impegno
Dopo gli scarsi ritorni del Salva Italia di Monti e del decreto del Fare di Letta, Matteo Renzi ha riassunto in 10 punti la sua strategia di rilancio definita Sblocca Italia. Al primo posto le grandi opere per un valore di 30 miliardi (il 57% privati, ma abbiamo visto quanto sia scarsamente veritiera questa affermazione: basti pensare a Tem 330 milioni elargiti a fondo perduto e i vari regali fiscali per Pedemontana e altre autostrade!). Per la salvaguardia del patrimonio culturale-ambientale 0 investimenti.
Per il dissesto idrogeologico non è possibile valutare l’entità precisa dell’investimento in quanto aggregato al punto Sblocca Porti: complessivamente si prevede: “570 cantieri per opere antidissesto idrogeologico per un valore di 650 milioni di euro e opere idriche (depuratori, reti e collettori fognari) dalla Campania alla Sicilia (entro il 2014 verranno aperti 104 cantieri per un valore di 480 milioni di euro). Inoltre, riduzione e aggregazione nelle società pubbliche, affidamenti dei servizi nel rispetto delle norme Ue e introduzione di poteri sostitutivi in caso di inerzia”. A voi l’arduo compito di comprendere quanto effettivamente si prevede di fare per la messa in sicurezza del territorio.
Un appello per mettere in sicurezza il Paese
Cifre incomprensibili e comunque irrisorie rispetto alle reali necessità: ogni anno spendiamo circa 1 miliardo per riparare i danni provocati dai dissesti idrogeolgici. Negli ultimi 12 anni hanno perso la vita 300 persone, solo l’anno scorso 24. E, tra le ultime tragedie, ricordiamo Treviso, con 4 morti.
Una tragedia infinita! Vittorio Cogliati Dezza, presidente Legambiente, Leopoldo Freyrie, presidente Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori, Paolo Buzzetti, presidente Ance (associazione nazionale costruttori edili) lanciano un appello che inviamo a firmare.
È arrivato il momento di uscire dall’emergenza, investendo in prevenzione e mitigazione del rischio, si legge nella petizione. Per questo si chiede al Governo:
1) di far partire un Piano unico nazionale di manutenzione e prevenzione, con politiche e interventi per ridurre il rischio idrogeologico e salvaguardare le città e i territori colpiti dai disastri causati da frane e alluvioni;
2) di liberare tutte le risorse già stanziate per la prevenzione che Stato e Enti locali non sono riusciti a spendere, con l’allentamento dei vincoli del Patto di stabilità interno per le spese relative alla mitigazione del rischio idrogeologico e di inserire la difesa del suolo e gli interventi di prevenzione come priorità all’interno della programmazione dei fondi strutturali per reperirne di nuove;
3) di garantire a livello nazionale, attraverso opportuni interventi normativi, un controllo sulla qualità dei progetti e degli interventi di manutenzione e prevenzione del rischio, ispirati a un modello di sostenibilità ambientale ed economica, efficacia, trasparenza delle regole e delle procedure.
L’associazione per il Parco Sud Milano si unisce all’appello poiché anche queste opere sboccano cantieri, creano occupazione e mettono in sicurezza il Paese, salvando potenzialmente centinaia di vite umane.