Gli ultimi barbari d’Europa
Sì alla Camera ai richiami vivi nella caccia
e la Lombardia approva una deroga
“per salvaguardare le tradizioni”
Dopo il voto favorevole alla Camera di Lega e PD sull’uso dei richiami vivi nella caccia, ovvero uccelli incatenati per attirarne altri nella rete, la Lombardia approva una deroga tirando in ballo la salvaguardare le tradizioni. Questo nonostante le sentenze del Tar (ultima nel luglio 2013) e l’apertura di procedure di infrazione dall’Unione europea.
Sono passati pochi giorni dal voto favorevole espresso alla Camera lo scorso 10 luglio dal duo PD-Lega sull’utilizzo dei richiami vivi nella caccia: e questo è accaduto nonostante l’appello lanciato dalle associazioni animaliste e ambientaliste per l’abolizione di questa barbara usanza, che hanno trovato un appoggio nell’emendamento presentato dal Movimento 5 Stelle. Nulla da fare, è stato respinto. A favore si sono espressi anche Sel, Scelta civica, buona parte di Forza Italia e del Gruppo misto. Contro l’emendamento hanno invece votato la Lega, Fratelli d’Italia e il Pd, sostenuti dal parere del Governo. Eppure, con una lettera di messa in mora dello scorso marzo, la Commissione europea ha avviato una nuova procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per la cattura e l’utilizzo degli uccelli selvatici come richiami vivi per la caccia.
Gli ultimi barbari d’Europa
Sì alla Camera ai richiami vivi nella caccia
e la Lombardia approva una deroga
“per salvaguardare le tradizioni”
Sono passati pochi giorni dal voto favorevole espresso alla Camera lo scorso 10 luglio dal duo PD-Lega sull’utilizzo dei richiami vivi nella caccia: e questo è accaduto nonostante l’appello lanciato dalle associazioni animaliste e ambientaliste per l’abolizione di questa barbara usanza, che hanno trovato un appoggio nell’emendamento presentato dal Movimento 5 Stelle. Nulla da fare, è stato respinto. A favore si sono espressi anche Sel, Scelta civica, buona parte di Forza Italia e del Gruppo misto. Contro l’emendamento hanno invece votato la Lega, Fratelli d’Italia e il Pd, sostenuti dal parere del Governo. Eppure, con una lettera di messa in mora dello scorso marzo, la Commissione europea ha avviato una nuova procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per la cattura e l’utilizzo degli uccelli selvatici come richiami vivi per la caccia.
“Respingere l’emendamento e mantenere intatto l’uso dei richiami vivi, semplicemente rimettendolo in deroga, è una scelta gravissima e imbarazzante, che fa male all’Europa e fa male alla natura, mantiene le sofferenze e i maltrattamenti di centinaia di migliaia di uccelli migratori, e che vale come anticamera per la condanna comunitaria -dichiarano Animalisti italiani, Enpa, Cabs, Lac, Lav, Leida, Lipu-BirdLife Italia, Vas, Wwf Italia-. L’articolo proposto dal Governo non solo non risolverà la procedura, ma aggraverà la gestione della materia, aumentando il peso delle deroghe, da cui l’Italia è sommerso. Ripartiamo per l’azione sul Senato, dove daremo battaglia, perché finalmente, contro la violenza di tradizioni futili e illegittime come quella dei richiami vivi, prevalgano il diritto, il buon senso, la civiltà”.
E la regione Lombardia approva una deroga e si attacca alle tradizioni da salvaguardare
Non può stupire quindi che, per l’ennesima volta, la giunta regionale lombarda abbia approvato la deroga al divieto di catturare alcune specie di uccelli selvatici perché i cacciatori possano utilizzarli come richiami (esche) vivi nel corso della stagione venatoria, consentendo la cattura di 19.000 uccelli (cesana 5.100 esemplari, merlo 2.809, tordo bottaccio 5.619, tordo sassello 5.472). Ma la gioia dei tanti cacciatori (circa 800mila in Italia, con un valore di mercato delle armi civili pari circa 240milioni nel 2010) ancorati a questa barbara pratica vale evidentemente di più.
Lipu e Lega italiana per la protezione degli uccelli hanno annunciato un ricorso alla Corte di giustizia europea.
L’assessore regionale lombardo Gianni Fava ha confermato la possibilità di catture in deroga alle norme europee e si è fatto forte dell’appoggio dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Ente governativo).
“La deroga proposta da Regione Lombardia vuole sostenere la prosecuzione di una attività venatoria significativamente diffusa e radicata nelle province” si legge in un comunicato stampa di Fava, dall’eloquente titolo: salvaguardare pratiche e interessi storici. Infatti, aggiunge l’esimio assessore “Impianti e metodi di cattura sono profondamente inseriti in usi secolari delle popolazioni lombarde e sono funzionali al mantenimento di una caccia, consolidata nella tradizione della nostra regione. I roccoli, tipici impianti di cattura del nord Italia, con la particolare architettura vegetale che li caratterizza, rappresentano una peculiarità del paesaggio rurale lombardo di elevato pregio ambientale”.
E il tutto viene riproposto nonostante la sentenza del TAR della Lombardia del 16 luglio 2013, che aveva affossato la delibera della giunta regionale del settembre 2012 che autorizzava le Province alla cattura nei roccoli.
Gli ultimi barbari d’Europa
I roccoli sono impianti di cattura a reti verticali destinati all’uccellagione, ovvero alla caccia agli uccelli senza impiego di armi, il cui utilizzo si diffuse a partire dal XVI secolo. Collocati in prossimità di rilievi e colline, in aree di campagna aperte e lungo le direttrici delle principali rotte migratorie degli uccelli, hanno una complessa struttura che comprende arbusti e alberi opportunamente potati e reti disposte verticalmente, tra la vegetazione.
Munito di un attrezzo a forma di racchetta chiamato spauracchio, l’uccellatore spaventa gli uccelli introdottisi nel roccolo perché attirati dai richiami di uccelli vivi legati con fili a una struttura detta zimbello; in tal modo, gli uccelli fuggono dirigendosi attraverso un corridoio e infine rimangono impigliati nelle reti.
I roccoli sono caduti progressivamente in disuso a partire dagli anni Sessanta per vari fattori economici e sociali; vietati in Italia dalla legge 799/1967, sono stati in seguito in parte ripristinati per scopi scientifici (inanellamento e censimenti ornitologici) e per la cattura temporanea di alcune specie. Per Maroni, Fava e amici si tratta di una tradizione da salvaguardare!
Certo a fatica, gli inglesi hanno rinunciato da un decennio alla caccia alla volpe, una pratica storica iniziata intorno al ‘600. E senza richiami dall’Unione europea.
Perché dobbiamo continuare a farci riconoscere come barbari?